21/02/2024
Desiderio e individuazione : La Fiaba del Film” Wish” di W.Disney
Articolo di Giancarla Tisselli
Psicoterapeuta
in collaborazione col Gruppo di ricerca sull’inconscio delle donne “Fiabe e Sogni”
della Casa delle donne di Ravenna
Perché mi piace la Fiaba dell’ultimo film di W.Disney,“Wish”, voluto dalla direttrice creativa della Disney Animation Studios, Jennifer Lee?
Prima di tutto mi piace perché ha come protagonista una giovane ragazza dai lineamenti mediterranei e nordafricani, intelligente, autonoma, spirituale e un po’ magica, attorniata da amiche e amici.
Penso al Movimento Me too che non ha solo evidenziato le molestie sessuali subite dalle donne in ambito cinematografico, ma ha messo in luce disparità più subdole, che a volte passano sotto al livello di coscienza. La gestione economica da parte dei produttori che, distribuendo ai registi uomini il 98% dei finanziamenti mentre alle registe donne non restava che il 2%, creava la condizione di avere sugli schermi un’infinità di protagonisti ed eroi maschi. Ciò oltre a lasciare meno posti di lavoro ad attrici e registe, lascia un vuoto culturale di modelli femminili per le ragazze, la cui psiche rimane priva di immagini di donne eroiche alle quali potersi ispirare per trovare la propria strada realizzativa. E inoltre nell’immaginario dei ragazzi si forma un’idea svalutante e ancillare delle figure femminili, viste come al servizio del desiderio e del piacere maschili, e della realizzazione del successo degli eroi maschi, nutrendo così stereotipi di genere difficili da modificare.
Ebbene mi sembra che questo film di ampia divulgazione stia provando a cambiare qualcosa.
Fare film con protagoniste ragazze, eroine che possano costituire modelli positivi per il desiderio di individuazione del pubblico femminile, rappresenta già una novità!
Ma vediamo la storia.
C’è un Re di nome “Magnifico” che nel suo castello protegge i desideri o sogni delle persone del suo regno, che sorge in un’isola del Mediterraneo.
Non mi piace la parola Re, né “Magnifico”, né proteggere.
La parola Re mi ricorda la gerarchia, opposto della democrazia, un protagonismo maschile a cui far riferimento come capo di persone che vivono sottomesse in un regno di sua proprietà, dove lui si trova al vertice, nel punto più alto.
Se consideriamo la struttura psichica, possiamo ipotizzare, come M. Louise von Franz scrive nel suo libro Le fiabe interpretate, che la figura del Re possa corrispondere all’Io, nel senso di centro della coscienza e di Funzione superiore o parte prevalente. Dal punto di vista delle dinamiche interiori: se nella nostra psiche prevale il Re possiamo immaginare che ci sia una gerarchia e quindi una sudditanza di altre parti. La dinamica psichica di tipo gerarchico non favorisce il dialogo fra le parti interiori. Per parti interiori intendiamo sia i personaggi che mettiamo in scena tutte le notti quando sogniamo, sia le parti di noi che ogni giorno mettiamo in luce nella vita, un po’ come accadeva nella mitologia greca con le tante Dee che rappresentavano varie istanze interiori che possono avere spazio ancor oggi rappresentando i nostri modi di essere.
C. G. Jung ci ricorda che più personaggi riusciamo a far convivere in democrazia nella nostra personalità più viviamo in armonia con le nostre dinamiche psichiche.
Invece la parola Magnifico fa riferimento all’idea di essere meglio di tutti gli altri, anche qui torna il simbolico maschile di gerarchia e soprattutto il narcisismo.
Così pure la parola proteggere riporta al concetto di gerarchia, connessa alla distinzione fra deboli e forti, dove c’è un nemico di cui diffidare. Questo mi ricorda il pensiero paranoico che costruisce nemici anche dove non ci sono. Il paranoico arma un esercito per prepararsi alla guerra e perde tutte le sue energie negli armamenti in modo che quando arriva una minaccia reale si trova privo di soluzioni diverse dall’unica che ha previsto.
Nel racconto il re ha accanto a sé una regina, poi ha alcuni soldati, nessun altro se non le sue guardie e un libro di magia nera.
La ragazza protagonista, di nome Asha, intelligente e dinamica, lavora come guida turistica, è affezionata a sua madre e a suo nonno (il padre non c’è, comparirà poi come ricordo positivo di insegnamenti di vita e di fiducia spirituale, che avranno un ruolo importante).
Veniamo alla dinamica: la protagonista inizialmente presa dalla volontà di integrarsi in questo sistema patriarcale, chiede di diventare aiutante del re, aspira a imparare la sua arte magica. Viene invitata per un colloquio dove Magnifico le spiega alcuni poteri fra i quali quello di conservare i desideri/sogni di ognuno e consentire che uno all’anno possa essere realizzato. Avrà cura lui stesso di far realizzare soltanto quelli che non interferiscono col protrarsi dell’ordine prestabilito che il sistema deve conservare. Mai potranno essere accolti da lui desideri che rischino di creare cambiamenti destabilizzanti per l’ordine del regno.
La fanciulla chiede al re se può far avverare il desiderio di suo nonno che proprio quel giorno compie i 100 anni. Ma Magnifico si irrita, la reputa troppo presuntuosa, e le comunica, con una certa sospettosità, che il desiderio del nonno di fare musica suonando insieme a un gruppo di amici, potrebbe essere pericoloso, potrebbe sovvertire seppur minimamente il sistema.
Asha comincia a percepire qualcosa di stonato, sente che non le piace il giudizio del re verso suo nonno e non le piace neppure che sia il re a decidere quali persone possano realizzare i loro sogni e quali no.
Ma soprattutto smaschera come tradimento il fatto che i sudditi del Re perdano la memoria del loro desiderio, e quindi anche la volontà di realizzarlo, nel momento in cui lo affidano al Re.
Asha si sente in contatto col proprio centro, il suo “mi sento”, “mi piace/non mi piace“, il suo ascolto di sé e il suo desiderare, ha una buona intelligenza emotiva.
All’inizio, quando viene congedata dal colloquio, la giovane protagonista ha un Logos non ancora autonomo, tuttavia quando viene lusingata con la condivisione del potere,- poiché in una cerimonia viene mostrata a tutti come collocata in un posto altolocato, vicino al trono del sovrano-, si sente visibilmente irritata, non vorrebbe essere messa in un posto d’onore, inglobata in quel sistema, accanto a un Re che sente di non condividere affatto.
Delusa, percepisce una grande ingiustizia. Il suo umore si abbassa, si isola andando a meditare nei luoghi della natura, dove il padre la accompagnava da bambina, invoca l’aiuto della natura. Dal cosmo scende una stella, Star!
Qui inizia la svolta del film, la dinamicità è creata dalla magia della stella e dell’unione di tutte le creature.
Sappiamo che il termine desiderio deriva da de – sidere : mancanza di stella, e possiamo ipotizzare che indichi la capacità di attingere alla propria interiorità per reperire i propri desideri, senza affidarsi a un potere esterno , poi l’aiuto nella realizzazione forse avrà a che fare anche col destino? Qui è emblematico che sia proprio Star ad allearsi con la protagonista e i suoi amici, nella battaglia per riappropriarsi della capacità di desiderare!
La capacità di realizzare i desideri è dentro di noi, ed è connessa alla capacità di mettersi in contatto con la propria natura. Quindi lottare affinché ognuno possa prendere in mano la propria vita e la propria realizzazione diventa lottare per la libertà. Questo è lo scopo della protagonista.
La collaborazione con le forze della natura è presente in tantissime fiabe, da Biancaneve che viene aiutata dagli uccelli e dagli animali del bosco a trovare la casa dei nanetti, a Cenerentola aiutata dai topolini a credere in se stessa e a rinnovare il suo vestito, e a formare la sua carrozza, cioè il mezzo per andare all’incontro col principe che simbolicamente rappresenta – non un uomo esterno- ma il suo maschile interiore.
A proposito di natura, mi piace ricordare anche la casa nel bosco della fiaba La fanciulla senza mani, nella quale la protagonista trova la scritta “Qui si vive gratis”: un insegnamento valido anche per noi con cui si intende che bisogna aver fiducia nei propri talenti, e che essi verranno alla luce con naturalezza e senza sforzo, se riusciremo ad uscire dal piano delle logiche e dalle nevrosi competitive.
Nel film inizia una lotta dove le forze della natura sono tutte a disposizione della protagonista: le forze del simbolico femminile si attivano e collaborano, si uniscono per contrastare l’antagonista, il sovrano che si è rivolto alle potenti forze del male, rappresentate dalla magia nera.
Troviamo qui un’analogia col pensiero di Donna Harawey quando nel suo libro Chthulucene scrive che dall’antropocentrismo ci può salvare solo la creazione di nuove forme di parentele fra creature umane e creature non umane, basate sulla cura, sulla collaborazione per immaginare e costruire un futuro diverso.
Già nel 19° secolo la femminista statunitense Charlotte Perkins Gilman nel suo libro La terra di lei, ipotizza una società basata sulla cooperazione, sulla cura e sull’uguaglianza.
Anche Herbert Spencer scrisse ”Non è la specie più forte che sopravvive, ma quella più recettiva al cambiamento”. Alcuni studi recenti hanno evidenziato il ruolo della cooperazione e dell’altruismo nell’evoluzione, sia tra gli animali che tra gli esseri umani.
I sentimenti, le relazioni, la magia, vengono svalutati da chi ha una struttura mentale unicamente logica, e c’è ancor oggi chi nega l’esistenza dell’inconscio, e l’esistenza di medicine appartenenti ad altre culture che non siano “dimostrate scientificamente”. Ma che cosa significa dimostrare scientificamente? Che se non ho gli strumenti per dimostrare il perché un evento avviene, questo evento non esiste? Sappiamo quanto Jung e Pauli cercarono mediante il concetto di Sincronicità di accogliere anche la veridicità di eventi sincronici uniti fra loro da un legame di senso. Spesso queste coincidenze sono date da un legame di affetto, oppure da un archetipo che ci accomuna nel modo di essere umani e con affinità di anima. Legami di anima che a volte toccano anche i nostri animali. Legami che oltrepassano il cervello logico e ci danno un senso di collegamento col Sé e con l’Inconscio collettivo che è molto più grande dei nostri limitati ragionamenti dell’Ego.
Ma torniamo alla storia, non solo tutte le creature si uniscono per lo scopo comune di liberare la facoltà di desiderare, che deve essere restituita ad ognuno, ma avviene qualcosa di inedito: la Regina ha un comportamento inaspettato.
Fra gli aiutanti della protagonista Asha troviamo 7 personaggi, di cui 3 donne. Il numero 7 potrebbe ricordare i 7 vizi e le 7 virtù, a cui ci riconducono i 7 nani, scopritori di pietre preziose nei sotterranei della psiche. In questa narrazione agli aiutanti si unisce anche la stessa Regina: le donne sentono la necessità del cambiamento. La Regina ha una presa di coscienza, esprime un Logos autonomo che parte dal suo sentito, non è più al servizio del Logos del Re. Recita un bellissimo canto di liberazione Non si può più restare sottomessi, si unisce così a tutte le altre donne e al popolo.
La Regina aveva tentato di dissuadere Magnifico dall’utilizzare la Magia nera, ricordandogli che chi la utilizza poi non riesce più a liberarsene, ma la voglia di primeggiare e il narcisismo portato agli eccessi da un gioco di specchi, spinge il Re a intraprendere la strada della guerra.
L’unione delle donne, degli aiutanti della natura e del cosmo, fanno sì che il popolo si risvegli dal maleficio.
Il Re viene inghiottito dal vertice del suo stesso scettro e risucchiato nelle viscere della terra.
Il popolo riappropriato della libertà di riprendere in mano la propria facoltà di sentire e di desiderare, vede nella Regina la figura attorno alla quale aggregare le idee di democrazia e libertà.
Il film presenta una visione inclusiva della diversità, sia culturale che individuale, soluzioni in cui il simbolico femminile scardina il sistema patriarcale per sostituirlo con un modello di democrazia dove i personaggi di varie etnie convivono in armonia e collaborano per raggiungere un bene comune: la libertà di donne e uomini di desiderare e di realizzarsi, con pari possibilità di individuarsi. Mi ha dato lo spunto per cercare di mettere in luce qualche dinamica psichica di dialogo dei personaggi interiori che escono dal conflitto gerarchico e patriarcale, -stile che spesso governa anche la nostra mente -, per lasciare spazio a un dialogo paritario, quello auspicato per il benessere individuale dato dalla democrazia interiore.