Il Bee Boost ,l'Apistan etc. da Savorelli dal 1997"

Il Bee Boost ,l'Apistan etc. da Savorelli dal 1997" dal 1997 mi occupo di capire le malattie delle api e curarle .

Gli effetti  di probiotici sulle infestazioni di varroa  nelle api mellifere Abbiamo coltivato tre ceppi di lattobacilli...
28/05/2025

Gli effetti di probiotici sulle infestazioni di varroa nelle api mellifere

Abbiamo coltivato tre ceppi di lattobacilli: Lactoplantibacillus plantarum Lp39 (American Type Culture), Lactocaseibacillus rhamnosus GR-1 (ATCC 55826) e Apilactobacillus kunkeei BR-1. Ciascun ceppo in quantità contenente 5 × 1010 unità formanti colonie (UFC) è stato riunito in un volume di 4 mL di PBS (soluzione salina tampone fosfato). Si è in questo modo ottenuta una formulazione probiotica denominata LX3 da veicolare negli alveari aggiungendola a 250 g di succedaneo proteico preparato utilizzando una ricetta standard per sostituire il polline composta da 28,5 g di farina di soia, 74,1 g di saccarosio granulato, 15,4 g di lievito di birra deamarizzato e 132,1 g di una semplice soluzione di sciroppo a base di saccarosio.
Si è poi realizzata anche una formulazione spry di LX3 aggiungendo la sospensione concentrata di LX3 a 28 mL di PBS (soluzione salina tampone fosfato) in un flacone spray sterile per ottenere una concentrazione diluita di 1,6 × 109 CFU/mL per ceppo.
Successivamente è stata condotta una prova di campo multi-sito per testare in quale maniera la somministrazione tramite pasta e la somministrazione spray di una formulazione contenente tre ceppi di lattobacilli immunostimolanti puo influenzare la resistenza delle api allo stress ambientale, e la suscettibilità a varroa. Abbiamo dimostrato che la somministrazione della formulazione LX3 sviluppata da Daisley et al. (30) sotto inserita in succedaneo proteico ( Bio Patty ) è stata efficace nel mantenere bassi i carichi di Varroa, nonostante l’ovvia tendenza della Varroa ad aumentare nel corso dell'esperimento. Questo effetto soppressivo è stato osservato in tre siti separati che riflettevano versioni di aree urbane, agricole e relativamente incolte e ricche di nutrimento naturale. L’applicazione spray di LX3 si è rivelata inefficace rispetto alla “ polpetta proteica “, il che sottolinea l'importanza del tipo di somministrazione quando si applicano terapie microbiche. Entrambi i metodi di somministrazione facilitano l'assorbimento di LX3 nelle api adulte, sebbene i ceppi non sembrino colonizzare le stesse a lungo termine (32). I nostri risultati mostrano quindi consistente utilità del BioPatty infuso di lattobacilli in una vasta gamma di ambienti apistici.
La somministrazione di LX3 tramite BioPatty si è rivelata utile contro gli ectoparassiti, probabilmente perché le api operaie la somministrano alle larve, rendendole più resistenti, oppure perché l'acido lattico stesso può inibire la capacità dell'acaro di attaccarsi o muoversi all'interno della colonia (50). Sono ora necessari studi di follow-up per determinare se la modalità d'azione sia tramite l'immunità innata o comportamentale, oppure attraverso effetti fisiologici sulle capacità motorie. Precedenti studi hanno tuttavia dimostrato che BioPatty può alterare temporaneamente il microbioma intestinale (32) e contribuire al ripristino del microbioma intestinale a seguito di una perturbazione antibiotica (13). BioSpray può comunque essere efficace anche nel controllo di patogeni microbici della covata come Melissococcus plutonius e Ascosphaera apis (32). Le terapie microbiche possono sfruttare le capacità naturali delle api di prevenire alcuni tipi di stress attraverso la barriera microbica intestinale (53).
L'applicazione dei probiotici come trattamento strategico per le colonie in condizioni di stress ha il potenziale per diventare parte integrante di una strategia completa di gestione delle malattie.

tratto da Probiotic effects on ectoparasitic mite infestations in honey bees (Apis mellifera) are modulated by environmental conditions and route of administration
Andrew P. Pitek,1 Brendan A. Daisley,2 John A. Chmiel,3,4 Anna M. Chernyshova,1 Gurpreet Dhami,1 Gregor Reid,3,4,5 Graham J. Thompson1
open access Environmental Microbiology | Research Article
Downloaded from https://journals.asm.org/journal/spectrum on 23 May 2025 by 2001:b07:647a:5ece:c806:5cd9:6f25:ffa9.

Microbiology Spectrum is a a new open access journal that will publish research from all domains of basic, applied and clinical microbial sciences.

Nutrimento come medicina:  elencazione dei metaboliti secondari delle piante, derivati ​​da polline, nettare e resina, c...
13/05/2025

Nutrimento come medicina: elencazione dei metaboliti secondari delle piante, derivati ​​da polline, nettare e resina, con benefici per la salute delle api

La nutrizione delle api non si limita ai macronutrienti; oltre a carboidrati, lipidi e proteine, il polline e il nettare di molte specie contengono diversi metaboliti secondari vegetali (PSM, noti anche come fitochimici). Si ritiene che questi composti svolgano principalmente funzioni di proteziione delle piante da erbivori, patogeni e fattori di stress ambientale [13–21]. Nonostante il loro presunto ruolo primario di composti difensivi, recenti ricerche hanno rivelato che diversi PSM presenti nel polline e/o nel nettare sono benefici per gli impollinatori, anche attraverso i loro effetti antiparassitari contro gli endoparassiti e i patogeni delle api [22] e la detossificazione di sostanze tossiche ambientali [23–25].
Questi risultati, uniti alla diffusa preoccupazione per il declino delle popolazioni di api, causato in parte dall'esposizione a parassiti, patogeni e sostanze tossiche [26–28], hanno portato a un crescente interesse nello sfruttare le proprietà "medicinali" dei prodotti floreali di interesse apistico per promuovere la salute e la conservazione delle api [29,30]. Tuttavia, al di là di un piccolo numero di specie ben studiate, non siamo ancora in grado di comprendere quanto possano essere diffusi questi effetti "medicinali" e quanto siano rilevanti per la salute individuale e le dinamiche di popolazione delle api. Questo lavoro si propone di sintetizzare le informazioni disponibili sugli effetti "medicinali" dei prodotti vegetali rilevanti per gli impollinatori (polline e nettare) al fine di iniziare a colmare questa lacuna conoscitiva. Nello specifico, identifichiamo i PSM, così come alcuni acidi grassi (AG) e prodotti vegetali contenenti questi composti, con effetti benefici sulla salute delle api.

In questa revisione, distinguiamo tra diversi tipi di benefici medicinali: promozione della longevità, riduzione dell'impatto delle malattie attraverso la funzione immunitaria e la difesa contro gli agenti patogeni, e disintossicazione da sostanze tossiche. Di seguito, definiamo brevemente ciascun tipo di beneficio in relazione ad api e bombi.

Longevità
Nelle api, una maggiore longevità è associata a un maggiore successo riproduttivo nelle regine [36,37]. Per le operaie, un inizio precoce del foraggiamento è correlato a una durata di vita più breve; se fattori di stress innescano un foraggiamento precoce, il numero di operaie potrebbe non essere in grado di sostenere lo sviluppo delle larve, con conseguente morte della colonia [38–40]. La relazione tra longevità e successo della colonia suggerisce che i fattori che promuovono la longevità potrebbero migliorare il successo della colonia nelle api.
Funzione immunitaria e protezione dalle malattie
Api e bombi sono suscettibili a numerosi agenti patogeni, tra cui batteri, funghi, virus, endoparassiti ed ectoparassiti [41–43]. I metaboliti secondari delle piante possono influenzare le malattie in diversi modi, sia attraverso effetti diretti sull'agente patogeno che attraverso effetti mediati dall'ospite [22]. Tra gli effetti mediati dall'ospite, forse il più significativo è il potenziale dei PSM di influenzare il funzionamento del sistema immunitario delle api.
Nelle api eusociali, la risposta immunitaria comprende sia l'immunità innata che quella sociale. L'immunità innata è l'insieme delle vie di segnalazione cellulare che consentono a una singola ape di rilevare un agente patogeno e di innescare una risposta per neutralizzarlo o riparare i danni da esso causati [51–54]. Elementi cruciali del sistema immunitario delle api includono la produzione di peptidi antimicrobici (AMP), la melanizzazione e l'incapsulamento [55,56]. Inoltre, le vie di risposta immunitaria possono essere mediate da simbionti microbici [55,57], suggerendo che il microbioma delle api svolga un ruolo chiave nel supportare la funzione immunitaria nelle api eusociali. Mentre i dettagli del sistema immunitario innato possono differire tra i taxa di api, il sistema nel suo complesso è altamente conservato tra gli insetti [52,54,58], il che significa che gli effetti osservati dei PSM sulla funzione immunitaria in un taxon potrebbero essere più probabilmente applicabili a tutti i taxa di api. L'immunità sociale, al contrario, opera solo nelle api eusociali. Comprende una serie di comportamenti che aiutano le api a ridurre il rischio di infezioni e infestazioni, tra cui l'auto- e l'allogrooming, la rimozione delle carcasse dalla colonia e, per le api mellifere, la raccolta di resina per produrre propoli [32,59–62].
2.3. Disintossicazione
Le api allevate e selvatiche sono esposte a una varietà di sostanze tossiche ambientali, in particolare ai pesticidi. Queste sostanze tossiche causano effetti acuti e cronici, tra cui una riduzione della capacità di orientamento, della capacità di foraggiamento, delle funzioni cognitive e della fecondità, e un aumento della mortalità [63–78]. Inoltre, l'esposizione a sostanze tossiche spesso rafforza altri fattori di stress, portando infine al declino della popolazione [79]. Ad esempio, i prodotti agrochimici possono interagire con i patogeni in modo tale che le api colpite subiscano esiti più negativi quando esposte a entrambi [80–84]. È stato inoltre dimostrato che l'esposizione ai pesticidi riduce anche la funzione immunitaria delle api, il che può esacerbare le infezioni esistenti [85–88].
3. Metaboliti secondari delle piante con benefici medicinali
Dalla letteratura, abbiamo identificato 51 metaboliti nel polline, nel nettare e nella resina (PNR) in grado di produrre benefici documentati per la salute delle api (Tabella S1).

Sono stati documentati otto metaboliti benefici appartenenti a dieci o più famiglie; questi includono quercetina (35 famiglie in 22 ordini di piante ), kaempferolo (29 specie, 19 ordini), acido linolenico (22 famiglie, 20 ordini), acido linoleico (18 famiglie, 16 ordini), ramnetina (15 famiglie, 12 ordini), acido p-cumarico (11 famiglie, 8 ordini), rutina (10 famiglie, 10 ordini) e acido cinnamico (10 famiglie, 9 ordini). La maggior parte delle famiglie con un'elevata diversità di metaboliti benefici (ad esempio, Arecaceae, Asteraceae, Brassicaceae, Fabaceae) condivide gruppi di metaboliti sostanzialmente simili, inclusi la maggior parte di questi metaboliti diffusi. Diverse famiglie delle Lamiales (Lamiaceae e Verbenaceae) presentano gruppi di metaboliti molto distintivi, privi della maggior parte dei metaboliti diffusi sopra elencati (6 su 20) e composti invece da una varietà di terpenoidi. Anche le Burseraceae, le Rubiaceae e le Rutaceae sono caratteristiche, con una diversità di metaboliti da bassa a moderata, ma un'alta prevalenza di terpenoidi nelle prime e di caffeina nelle ultime due (Figura 2).

La maggior parte dei metaboliti benefici proviene dal polline; abbiamo trovato un totale di 301 registrazioni da polline di 141 specie, contro 57 da nettare (di 31 specie) e 65 dalla resina (di 28 specie). Poiché il polline costituisce i gameti mobili delle piante, mentre il ruolo del nettare è esclusivamente quello di attrarre impollinatori o nemici naturali, una maggiore abbondanza e diversità di metaboliti nel polline rispetto al nettare è anche coerente con la teoria e i dati secondo cui le piante allocano in modo differenziale i composti difensivi tra i tipi di tessuto a seconda della loro importanza per la fitness (Teoria della Difesa Ottimale; [96–98]). Tuttavia, sottolineiamo un'importante avvertenza: questi benefici sono spesso dipendenti dal contesto e il consumo di un particolare metabolita può conferire un beneficio in una dimensione della salute delle api ma comportare un costo in un'altra dimensione. Tra i 51 metaboliti inclusi in questa revisione, il 76% ha avuto solo effetti positivi documentati su una o più dimensioni della salute delle api e un ulteriore 24% ha avuto effetti dipendenti dal contesto. Nessuno dei metaboliti riportati in questa revisione ha avuto effetti puramente negativi. Un'analisi approfondita dei potenziali impatti negativi dei metaboliti sulla salute delle api esula dallo scopo di questa revisione, ma merita chiaramente ulteriori studi.

Longevità
Solo pochi metaboliti sono stati associati a una maggiore longevità nelle api: acido abscissico, caffeina, resveratrolo e timolo [101,102]. Inoltre, gli effetti dell'acido abscissico sembrano dipendere dal livello di organizzazione, riducendo la longevità individuale ma promuovendo la longevità della colonia nelle api mellifere [101]. Al contrario, molteplici metaboliti con impatti benefici in un'altra dimensione della salute sono associati a una diminuzione della longevità individuale in almeno alcuni contesti; questi includono acido acetico [103], eugenolo [104], acido p-cumarico [103] e timolo [104]. Questi risultati evidenziano come un singolo metabolita possa influenzare molteplici parametri di salute, a volte in modi opposti, rendendo difficile generalizzare i benefici o gli svantaggi di specifici metaboliti senza fare riferimento a un contesto specifico.

Funzione immunitaria e microbioma
È stato dimostrato che una più ampia varietà di metaboliti influenza positivamente la funzione immunitaria e/o il microbioma delle api. L'espressione genica immunitaria e la produzione di peptidi antimicrobici nelle api mellifere sono potenziate da acido p-cumarico, anabasina, aucubina, catalpolo, eugenolo e nicotina [104,106,107]. L'acido abscissico aumenta l'attivazione dei granulociti, che contribuisce alla guarigione delle ferite [108,109], mentre la caffeina, l'acido gallico, il kaempferolo e l'acido p-cumarico aumentano la diversità, l'abbondanza e la ricchezza del microbioma intestinale [110]. Al contrario, l'acido cinnamico e l'esperidina, pur avendo effetti antifungini (Tabella 1), sono associati a una ridotta espressione del gene immunitario chiave imenoptaecina [111].

Tra i metaboliti associati a un aumento della funzione immunitaria, kaempferolo, acido abscissico, acido gallico e acido p-cumarico sono stati riscontrati nel PNR di diverse famiglie di piante non strettamente correlate, suggerendo una loro possibile diffusione. Analogamente, l'eugenolo è stato documentato in diverse famiglie. La presenza di caffeina, un alcaloide, è stata documentata in un numero minore di famiglie, in particolare Rubiaceae e Rutaceae. L'anabasina e i glicosidi iridoidi aucubina e catalpolo sono ancora più limitati, con presenza documentata rispettivamente in Nicotiana spp. (Solanaceae) e in diverse famiglie delle Asteridi (Figura 2).

Difesa contro gli agenti patogeni
Di gran lunga, il beneficio più documentato dei metaboliti delle piante è la difesa contro gli agenti patogeni, con 41 dei 51 metaboliti benèfici totali che mostrano effetti difensivi contro uno o più agenti patogeni (Tabella 1). La maggior parte degli studi è stata condotta su parassiti tripanosomatidi e microsporidi, mentre la ricerca apistica si è concentrata maggiormente su batteri e Varroa. Tuttavia, gli effetti dei metaboliti osservati in vitro spesso non si traducono completamente in effetti nell'ospite (ad esempio, [112]), rendendo difficile generalizzare gli effetti di un metabolita sulla base di una singola via di esposizione. Esistono prove crescenti che i metaboliti si trasformino durante il passaggio attraverso l'intestino delle api, sia attraverso effetti diretti dei processi metabolici nell'ape, sia mediati dal microbioma intestinale [113,114]. La trasformazione dei metaboliti mediata dall'ospite spiega anche, almeno in parte, perché alcuni composti abbiano effetti profilattici ma non terapeutici o viceversa . Mentre gli effetti documentati da studi in vitro rappresentano effetti diretti del composto sull'agente patogeno, la maggior parte degli studi condotti in vivo non ha identificato il meccanismo causale che collega il metabolita o il prodotto vegetale alla riduzione dell'infezione (vedi tuttavia [100,113]), il che significa che questi potrebbero rappresentare effetti diretti o effetti mediati dall'ospite (ad esempio, migliorando la funzione immunitaria).

Disintossicazione
Abbiamo trovato prove di effetti detossificanti per 11 metaboliti (Tabella 2). Alcuni di questi metaboliti (ad esempio, la quercetina) sembrano aiutare le api aumentando l'espressione dei geni di detossificazione [106,115]; la modalità d'azione per altri metaboliti disintossicanti non è chiara. Inoltre, ci sono molteplici metaboliti in questo gruppo che sembrano avere effetti dipendenti dal contesto. Ad esempio, la luteolina sembra peggiorare gli effetti del tebuconazolo ma riduce gli effetti del tau-fluvalinato sulle api mellifere [24]. Un altro metabolita con effetti dipendenti dal contesto nelle api mellifere è l'acido indolo-3-acetico nelle api mellifere: ad alta concentrazione, causa una riduzione della sopravvivenza, mentre a una concentrazione intermedia, causa un aumento della sopravvivenza [116].

Nel complesso, esistono solide prove a sostegno dell'efficacia delle piante medicinali per le api. Tuttavia, delle oltre 200 piante "medicinali" presentate in questa revisione, solo una piccola frazione fornisce prodotti rilevanti per le api che sono stati testati direttamente sulle api o sui loro agenti patogeni. La piccola percentuale dimostra la necessità di ulteriori indagini sugli effetti di polline, nettare e resina sulla salute delle api, al di là dell’alimentazione

tratto dalla pubblicazione open access Food as Medicine: A Review of Plant Secondary Metabolites from Pollen, Nectar, and Resin with Health Benefits for Bees
Bandele Morrison 1, Laura R. Newburn 2 and Gordon Fitch 2,3,*
Insects 2025, 16, 414

Bees rely on pollen and nectar for nutrition, but floral products provide more than just macronutrients; many also contain an array of plant secondary metabolites (PSMs). These compounds are generally thought to serve primarily defensive purposes but also appear to promote longevity and immune funct...

Effetti di diete artificiali contenenti aminoacidi liberi rispetto a proteine ​​intatte sui biomarcatori della nutrizion...
09/05/2025

Effetti di diete artificiali contenenti aminoacidi liberi rispetto a proteine ​​intatte sui biomarcatori della nutrizione e sui livelli del virus delle ali deformi nell'ape mellifera

In questo studio, abbiamo confrontato gli effetti sulla nutrizione e sulla salute delle api in gabbia di tre diversi sostituti del polline con diversa disponibilità di amminoacidi. Nello specifico, abbiamo esaminato come i sostituti del polline ottenuti da piante (IP - essenzialmente dieta a base di soia ) differissero da quelli composti da amminoacidi liberi (FAA) nel loro impatto sulla sopravvivenza delle api, sulla conta degli emociti, sull'espressione di due biomarcatori nutrizionali ( vitellogenina VG e proteine maggiori della pappa reale mrjp1 ) e sui livelli di presenza del virus DWV. Abbiamo riscontrato differenze significative nella sopravvivenza delle api alimentate con i diversi sostituti del polline. Le api alimentate con una dieta contenente solo IP hanno avuto una sopravvivenza maggiore rispetto a quelle alimentate con diete contenenti FAA. Questo risultato suggerisce un legame tra il consumo di FAA e un aumento della mortalità. Il nostro studio ha anche rivelato che queste differenze nella sopravvivenza erano associate a variazioni nell'assunzione di cibo e nel consumo di acqua: le api con una dieta a base di IP mangiavano meno cibo ma bevevano più acqua rispetto a quelle con una dieta contenente FAA. Ipotizziamo che i FAA abbiano un effetto fagostimolante, portando a un maggiore apporto di aminoacidi totali . Questa supposizione è supportata da prove che dimostrano che le api possono rilevare variazioni nella concentrazione di aminoacidi liberi sia in soluzioni liquide [49] che solide [70]. Tuttavia, è probabile che l’ aumento di DWV, piuttosto che la maggiore assunzione di cibo, abbia avuto un impatto sostanziale sulla mortalità delle api alimentate con diete contenenti acidi grassi aminoacidici (FAA). Sono necessari ulteriori studi per disaccoppiare i fattori confondenti nel nostro disegno sperimentale, inclusi gli effetti dello stato fisico del sostituto pollinico (solido vs. liquido) e della disponibilità di aminoacidi (IP vs. FAA) della dieta testata.
Gli emociti sono essenziali per la risposta immunitaria cellulare negli insetti, funzionando in processi come la fagocitosi, l'incapsulamento e la formazione di noduli [71]. Ricerche precedenti hanno dimostrato che il consumo di polline aumenta il numero di emociti [72], mentre l'alimentazione con un sostituto del polline lo riduce [73]. Questo studio ha esplorato come le diete con diversa disponibilità di aminoacidi influenzino il numero di emociti nel tempo. I nostri risultati mostrano un declino statisticamente significativo del numero di emociti con l'età. Le api appena sfarfallate presentavano la più alta conta di emociti, che è gradualmente diminuita nelle settimane successive nelle api sopravvissute.
Questo declino correlato all'età è in linea con precedenti dimostrazioni di una minore conta di emociti nelle api bottinatrici [74,75]. D'altra parte, le api nutrite con sostituti del polline, in particolare quelle a cui erano stati somministrati pollini ( dieta Ubee), tendevano a presentare un numero maggiore di emociti rispetto al gruppo di controllo con zuccheri. Tuttavia, la differenza non era statisticamente significativa. Questo risultato suggerisce che la sola disponibilità di amminoacidi potrebbe non essere sufficiente a modulare la produzione di emociti, almeno nelle condizioni testate. Come precedentemente ipotizzato, altri componenti nutrizionali presenti nel polline naturale, come i fitosteroli, potrebbero essere necessari per sostenere o stimolare lo sviluppo degli emociti [72]. Non abbiamo riscontrato differenze significative nei livelli di VG tra le api che hanno consumato una dieta a base di FAA e quelle che hanno consumato sostituti del polline contenenti IP da soli o in combinazione con FAA. Tuttavia, i livelli di mrjp1 erano significativamente più alti nelle api che hanno ingerito la dieta a base di FAA rispetto a quelle che hanno consumato diete contenenti IP. Questi risultati hanno implicazioni pratiche per l'apicoltura e un significato fisiologico. In primo luogo, suggeriscono che l'uso combinato di entrambi i biomarcatori potrebbe aiutare a caratterizzare in modo più efficace il valore nutrizionale di diversi sostituti del polline. In secondo luogo, i nostri risultati suggeriscono che la disponibilità di amminoacidi influenza l'espressione dei geni regolati nutrizionalmente in modo diverso, con mrjp1 più fortemente sovraregolato dalla disponibilità di amminoacidi rispetto al VG. I meccanismi fisiologici alla base di queste differenze sono attualmente sconosciuti. Tuttavia, ipotizziamo che i livelli di aminoacidi, che fungono da indicatori nutrizionali, possano indurre una produzione più rapida di proteine ​​della pappa reale nelle ghiandole ipofaringee rispetto alla sintesi di Vg nei corpi adiposi. Questa idea è coerente con il ruolo proposto di Vg nell'immagazzinamento delle risorse nutrizionali nei corpi delle operaie sterili [77].
I nostri risultati mostrano anche un importante effetto della disponibilità di aminoacidi sui livelli di DWV. Le api alimentate con diete contenenti aminoacidi liberi presentavano elevati livelli di DWV durante la prima settimana di studio. Durante la seconda settimana, i livelli di DWV non sono stati misurati nelle api alimentate con TAA ( formulazione contenente la totalità degli aminoacidi ) a causa della loro elevata mortalità, ma i livelli con Apitir, prodotto commerciale messicano , erano a loro volta più elevati rispetto a quelle alimentate esclusivamente con IP ( prodotto commerciale Ultra bee -UBee). Questi risultati suggeriscono una relazione positiva tra la media disponibilità di aminoacidi liberi e rapido aumento dell'infezione virale. Tuttavia, i livelli di DWV sono aumentati

dopo tre settimane anche in UBee a livelli pari a quelli con dieta TAA nella prima settimana. Pertanto, sebbene l'ingestione di tutti i sostituti del polline abbia indotto alti livelli di presenza di DWV, questo aumento è stato ritardato di due settimane nella dieta composta esclusivamente da IP. Poiché alti titoli di DWV sono collegati alla mortalità delle api [78], questo ritardo potrebbe essere vantaggioso per il mantenimento della popolazione della colonia. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi a livello di colonia per supportare questa ipotesi.
Il confronto tra le api nutrite con sciroppo di zucchero e quelle nutrite con sostituti del polline rivela preziose informazioni sulle relazioni tra nutrizione delle api e sviluppo fisiologico. In primo luogo, in linea con il loro utilizzo come biomarcatori nutrizionali, i livelli di espressione di VG e MRJP1 erano bassi nel gruppo di controllo nutrito solo con carboidrati. In secondo luogo, VG e MRJP1 sono anche marcatori dello sviluppo fisiologico, che è strettamente legato allo sviluppo comportamentale [51]. Bassi livelli di questi geni nelle giovani api alimentate con carboidrati suggeriscono che abbiano sperimentato una transizione precoce allo stato fisiologico di foraggiamento a causa di uno stress nutrizionale acuto. Al contrario, le api alimentate con sostituti del polline hanno mostrato alti livelli di questi geni durante le prime due settimane, indicando uno stato fisiologico simile a quello delle nutrici. In terzo luogo, i livelli di DWV erano bassi nelle api alimentate con zuccheri nella prima settimana, ma sono aumentati dopo due settimane. Questo schema assomiglia in parte a quello riportato da DeGrandi-Hoffman et al. (2010), dove i livelli di DWV sono aumentati con l'età nelle api alimentate con zuccheri, sebbene questi livelli fossero ancora inferiori rispetto a api nutrite con polline o un sostituto del polline a base vegetale in api di 11 giorni [60]. Infine, sia il rapido aumento correlato all'età dei livelli di DWV nelle api nutrite con carboidrati sia l'aumento ritardato dei livelli virali osservato nelle api di 3 settimane nutrite con sostituti del polline IP potrebbero essere influenzati da cambiamenti immunologici associati alla transizione fisiologica nutrice-bottinatrice, dato che il foraggiamento è associato a livelli di DWV aumentati a livello di colonia [51]. Sono necessari ulteriori studi per comprendere gli effetti della disponibilità di amminoacidi e dei cambiamenti indotti dalla nutrizione nella fisiologia e nell'immunità delle api.
Non siamo a conoscenza di studi precedenti che riportano un aumento dei livelli virali dopo l'ingestione di sostituti del polline. Tuttavia, altri ricercatori hanno riscontrato livelli di DWV aumentati associati all'ingestione di polline in gabbie [55] e in studi a livello di colonia [51]. Inoltre, Branchiccela et al. (2019) hanno scoperto che le api nutrite con polline poliflorale ad alto valore nutrizionale presentavano livelli di DWV più elevati rispetto a quelle nutrite con polline monoflorale a basso valore nutrizionale [61]. I diversi risultati degli studi che esaminano l'impatto della nutrizione sui livelli di DWV suggeriscono l'esistenza di fattori precedentemente trascurati. Proponiamo che l'effetto della nutrizione sull'infezione virale possa variare a seconda dei livelli iniziali di DWV nelle api studiate. Secondo questa idea, ci sarebbe una soglia di infezione virale in cui livelli moderati e alti di DWV porterebbero a un aumento della replicazione virale se le api infette ingeriscono cibo ricco di proteine ​​o aminoacidi ( così come è dimostrato nel caso di infezione da Nosema ndt ). Tuttavia, i livelli di virus nelle api sperimentali potrebbero non essere determinati esclusivamente dai livelli di infestazione di Varroa nelle colonie al momento del loro utilizzo nei trattamenti nutrizionali, ma anche dai livelli di infestazione di Varroa passati. Le prove mostrano che i titoli di DWV nella colonia diminuiscono significativamente dopo il trattamento acaricida, sebbene i livelli virali aumentino gradualmente in assenza di Varroa [79]. Nei nostri esperimenti, le colonie donatrici presentavano bassi livelli di infestazione da Varroa (5%) prima di essere trattate con un acaricida a base di timolo un mese prima dell'esperimento. Considerando che la pulizia dell'infezione da DWV nella colonia comporta il ricambio della popolazione e richiede circa sei settimane [79], è probabile che le api utilizzate nel nostro esperimento presentassero ancora livelli moderati di DWV. Se la nostra ipotesi è corretta, i livelli iniziali di DWV nelle api NEB utilizzate nel nostro studio, prima dell'applicazione dei trattamenti, potrebbero aver superato la soglia necessaria per innescare la replicazione virale in caso di alimentazione con una dieta ricca di proteine ​​o aminoacidi.
Conclusioni
Questo studio ha confrontato le differenze tra i sostituti del polline a base di proteine derivate da p iante e quelli a base di amminoacidi liberi misti, in termini di impatto sull'espressione di due geni che codificano importanti proteine ​​nutrizionali – vg e mrjp1 – nonché di un virus prevalente delle api (DWV). Indipendentemente dalle differenze nella disponibilità di amminoacidi, non abbiamo riscontrato variazioni significative nell'espressione di vg nelle api alimentate con i diversi sostituti del polline. Tuttavia, abbiamo osservato differenze significative nell'espressione di mrjp1 tra le diete a base di FAA e quelle contenenti amminoacidi liberi. Questi risultati suggeriscono che l'utilizzo di una combinazione di biomarcatori nutrizionali potrebbe essere utile per valutare il valore nutrizionale di diversi tipi di sostituti del polline. Analogamente a precedenti studi sull'ingestione di polline, i nostri risultati indicano che il consumo di sostituti del polline può anche portare a livelli elevati di DWV. Tuttavia, si sono osservate notevoli differenze nel momento in cui le api alimentate con i diversi sostituti del polline hanno mostrato elevati livelli di DWV: quelle che consumavano una dieta a base di FAA hanno mostrato livelli di DWV aumentati dopo una settimana, mentre le api alimentate con una dieta a base di IP hanno mostrato livelli di DWV elevati dopo tre settimane. Possibili spiegazioni per questi risultati includono differenze tra le diete in termini di assorbimento intestinale degli amminoacidi e cambiamenti indotti dalla nutrizione nello sviluppo fisiologico delle api. L'impatto della nutrizione sulle infezioni virali nelle api può variare in base ai livelli iniziali di DWV presenti nelle api studiate.

tratto dalla pubblicazione open access The Effects of Artificial Diets Containing Free Amino Acids Versus Intact Proteins on Biomarkers of Nutrition and Deformed Wing Virus Levels in the Honey Bee
José Carlos Tapia-Rivera 1, José María Tapia-González 1 , Mohamed Alburaki 2 , Philene Chan 2, Rogelio Sánchez-Cordova 3, José Octavio Macías-Macías 1 and Miguel Corona 2,*
Insects 2025, 16, 375

Pollen is bees’ primary source of proteins. Using pollen substitutes could reduce colony losses in areas with limited floral resources. In this study, we compared the effects of pollen substitutes made from intact proteins versus free amino acids on bee survival, as well as the levels of vitelloge...

Indirizzo

Via Brunelli 11
Ravenna
48123

Orario di apertura

Lunedì 09:30 - 18:00
Martedì 09:30 - 18:00
Mercoledì 09:30 - 18:00
Giovedì 09:30 - 18:00
Venerdì 09:30 - 18:00

Sito Web

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Il Bee Boost ,l'Apistan etc. da Savorelli dal 1997" pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Condividi