Maieutiké Ravenna - Dott.ssa Ines Casadio

Maieutiké Ravenna - Dott.ssa Ines Casadio Servizi di consulenza psicologica, coaching e
formazione.

    Il QI medio della popolazione mondiale, che dal dopoguerra alla fine degli anni '90 era sempre aumentato, nell'ultim...
20/09/2022




Il QI medio della popolazione mondiale, che dal dopoguerra alla fine degli anni '90 era sempre aumentato, nell'ultimo ventennio è invece in diminuzione.
È l’inversione dell’effetto Flynn.
Sembra che il livello d’intelligenza misurato dai test ora diminuisca nei paesi più sviluppati.
Una delle cause di questo fenomeno potrebbe essere l'impoverimento del linguaggio.
Diversi studi dimostrano infatti la crescente diminuzione della conoscenza lessicale e l'impoverimento della lingua.
E non si tratta solo della riduzione del vocabolario utilizzato, ma anche delle sottigliezze linguistiche che permettono di elaborare e formulare un pensiero complesso.
Ed allora la graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento, ncapace di proiezioni nel tempo.
Poi, la semplificazione dei tutorial, la scomparsa delle maiuscole e della punteggiatura sono esempi di “colpi mortali” alla precisione e alla varietà dell'espressione.

E così meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero.
inevitabilmente.
E non c'è pensiero senza parole.
(...)
Come si può costruire un pensiero ipotetico-deduttivo senza il condizionale?
Come si può prendere in considerazione il futuro senza una coniugazione al futuro?
Come è possibile catturare una temporalità, una successione di elementi nel tempo, siano essi passati o futuri, e la loro durata relativa, senza una lingua che distingue tra ciò che avrebbe potuto essere, ciò che è stato, ciò che è, ciò che potrebbe essere, e ciò che sarà dopo che ciò che sarebbe potuto accadere, è realmente accaduto?
E coloro che affermano la necessità di semplificare l'ortografia, scontare la lingua dei suoi “difetti”, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana.

Non c'è libertà senza necessità.
Non c’è bellezza senza il pensiero della bellezza.

Christophe Clavé - politologo, giornalista - 2020

       Cosa mi succede la notte? Perché non riesco a dormire?La notte succede che le luci del palcoscenico si spengono e...
18/09/2022



Cosa mi succede la notte? Perché non riesco a dormire?
La notte succede che le luci del palcoscenico si spengono e il sipario si chiude, smettiamo di essere "attori"....
Il giorno ci chiede, a volte, ci impone di assumere dei ruoli.
Il giorno siamo genitori, figli, fratello,nonni, sorella, nipoti, coniugi, amici, compagni,
professionisti. E di conseguenza indossiamo varie maschere.
Si, esattamente così, indossiamo maschere e interpretiamo ruoli.
Il giorno ci impone le responsabilità, ci sottopone a giudizi, pregiudizi, stereotipi.
Di giorno facciamo parte della società, dobbiamo seguire, rispettare regole, leggi, l'etica, la religione etc.
E la notte?
La notte siamo e rimaniamo soli, con noi stessi, al buio. Tutte le maschere le poggiamo sul comodino e arriva il momento di fare i conti con ciò che realmente siamo.
La notte ci mette di fronte tutte le nostre paure, sensi di colpa, sentimenti, emozioni, rimpianti, ricordi, progetti..
La notte ci mette di fronte la realtà, quella che di giorno è abbagliata, soffusa,
nascosta, taciuta.
Perché la notte non riesco a dormire?
Perché ho bisogno di ritrovarmi, di riconquistarmi, ricompormi, di sentirmi e ascoltarmi.........💙

Fabiana Turco

07/08/2022

Dal 1’ luglio la modifica in Camera di Commercio è divenuta realtà, la mia professione sarà legata sempre più al mondo del Coaching, Pnl, implementazione dell' autostima e del potenziale individuale. Per singoli e per gruppi professionali.
I miei percorsi di consulenza, formativi, pedagogici e mediazionali in studio proseguiranno disgiunti dall’area sanitaria.
Le tariffe proposte come consulenza/ coaching e formazione rimangono calmierate nel rispetto del periodo storico che stiamo vivendo.
Lo studio riaprirà il 16 agosto.
Buona continuazione di questa calda estate a tutti.💙

20/04/2022
       "Nonna, come si affronta il dolore?" "Con le mani, tesoro. Se lo fai con la mente il dolore invece di ammorbidirs...
17/02/2022

"
Nonna, come si affronta il dolore?"
"Con le mani, tesoro. Se lo fai con la mente il dolore invece di ammorbidirsi, s'indurisce ancora di più."
"Con le mani nonna?"
"Si. Le nostre mani sono le antenne della nostra anima. Se le fai muovere cucendo, cucinando, dipingendo, suonando o sprofondandole nella terra invii segnali di cura alla parte più profonda di te. E la tua anima si rasserena perché le stai dando attenzione. Così non ha più bisogno di inviarti dolore per farsi notare."
"Davvero le mani sono così importanti?"
"Si, bambina mia. Pensa ai neonati: loro iniziano a conoscere il mondo grazie al tocco delle loro manine. Se guardi le mani dei vecchi ti parlano della loro vita più di qualsiasi altra parte del corpo. Tutto ciò che è fatto a mano si dice che è fatto con il cuore. Perché è davvero così: mani e cuore sono connessi. I massaggiatori lo sanno bene: quando toccano il corpo di un'altra persona con le loro mani creano una connessione profonda. E' proprio da questa connessione che arriva la guarigione. Pensa agli innamorati: quando le loro mani si sfiorano fanno l'amore nel modo più sublime."
"Le mie mani nonna... da quanto tempo non le uso così!"
"Muovile tesoro mio, inizia a creare con loro e tutto dentro di te si muoverà. Il dolore non passerà. Ma si trasformerà nel più bel capolavoro. E non farà più male. Perché sarai riuscita a ricamarne l'essenza."

Elena Bernabè

Oggi è San Valentino e il mio pensiero va a chi ha un amore difficile, a chi non è ricambiato, a chi ama ma viene trascu...
14/02/2022

Oggi è San Valentino e il mio pensiero va a chi ha un amore difficile, a chi non è ricambiato, a chi ama ma viene trascurato. Un abbraccio a chi è costretto ad essere un amante, a chi non può scegliere, a chi un amore non è capitato, a chi un amore non lo ha riconosciuto. Alle donne distrutte dall'amore, agli uomini fregati, a chi è stato raggirato a chi ha investito cuore e vita e si ritrova solo. Sono vicina a chi ha frainteso l'amore, a chi si accorge di non essere quanto meriterebbe di essere, a chi è stato usato, a chi è stato abbandonato. Un abbraccio a chi ha perso il compagno, a chi ha paura dell'amore, a chi non ci crede più, a chi vive nel limbo senza capire se è riamato o no. E un bacio a chi oggi l'amore ce l'ha e se ne frega di San Valentino perché festeggia con piccole attenzioni, con la presenza e con la cura ogni giorno ❤️

    Mia nipote Oriana ha 13 anni.È una ragazzina semplice che vive la vita con la gioia dei suoi anni.Ascolta musica, fa...
13/02/2022




Mia nipote Oriana ha 13 anni.
È una ragazzina semplice che vive la vita con la gioia dei suoi anni.
Ascolta musica, fa i tik tok, segue le serie tv, ama i suoi compagni di scuola, stravede per l’amichetta del cuore e fino a qualche giorno fa non c’erano quasi più ombre nei suoi occhioni scuri.
Stiamo uscendo dalla pandemia e il mondo tornerà a colori?

Poco fa si è seduta accanto a me ed era stranamente silenziosa.
Ho capito che era turbata ma ho pensato a qualche litigio con la sorellina.
Mi sbagliavo.
Mi si avvicina e con la sua vocina strozzata, sottovoce per non farsi sentire dagli altri, me lo chiede.
"Zia… ma secondo te la guerra ci sarà?”
E capisco che è davvero spaventata.
“Non so tesoro, potrebbe succedere purtroppo…”
“Ma sarebbe la terza guerra mondiale?… arriverà pure da noi?…lanceranno i missili?… ci saranno i soldati in strada?… mancherà il cibo?”
Un fuoco di fila di domande.
E percepisco la sua paura.
“Sto troppo in ansia zia…troppo davvero… ho paura…”
Cerco di rasserenala, le dico che sicuramente alla fine prevarrà la ragione, di non pensarci.

Ma non funziona.
Mia nipote ha davvero paura.
E anche io.
Paura e rabbia.

E mi chiedo se questi cretini di grand’uomini che giocano alla guerra si siano mai soffermati a guardare gli occhi di un bambino.
Se hanno qualche figlio o nipote con gli occhi adombrati come quelli di mia nipote.
Se riescono a capire che il gioco della guerra è davvero un gioco da idioti.
Perché se questo gioco non riesce avremo perso tutti.
Finitela!
In nome di ogni Dio, finitela.
Per mia nipote e per tutti i bambini del mondo che guardano con terrore la tv e che la loro parte di dolore e angoscia l’hanno già avuta.

E che adesso meritano solo un mondo a colori ❤️

- Antonella Pavasili

Non possiamo interrompere la continuità del dive**re, il flusso continuo delle nostra esperienza, la coscienza del prose...
09/02/2022

Non possiamo interrompere la continuità del dive**re, il flusso continuo delle nostra esperienza, la coscienza del proseguire della nostra esistenza.
Comunque vada, panta rei ...💚

" Nello stesso fiume non è possibile entrare due volte.
Le acque che lo compongono non sono mai le stesse; anche il fiume, come il sole, come la realtà, non è mai lo stesso fiume.
E non è dato tuffarvisi più di una volta, la seconda volta il fiume non sarà lo stesso della prima.
Tutto scorre..."
( Panta rei)

Eraclito

07/02/2022

Riprende la mia attività in studio! 🌷
Ci si rinnova, si cambia, si sperimentano nuove strade.. ma restano in me immutate la motivazione, la determinazione e soprattutto l' esperienza.
Da oggi posso inoltre offrire percorsi brevi quanto efficaci di Mental & Life coaching!
Segnalo a chi non mi conosce che il primo appuntamento è sempre gratuito. A presto! 🌷

" Scegliamo il nostro mondo successivo in base a ciò che noi apprendiamo in questo.
Se non impari nulla, il mondo di poi sarà identico a quello di prima, con le stesse limitazioni."
R.Bach - Il Gabbiano Jonathan Livingston.

Servizi di consulenza psicologica, coaching e
formazione.

      Tutti abbiamo bisogno talora di un complice, qualcuno che ci aiuti a usare il cuore.Che ci aspetti orgoglioso nell...
05/02/2022


Tutti abbiamo bisogno talora di un complice, qualcuno che ci aiuti a usare il cuore.
Che ci aspetti orgoglioso nelle vecchie stanze,
che denudi il passato e disarmi il dolore.

Complice dell'immaginario ci difende dal mondo,
dalla sciabolata del raggio e dalle fiamme del sole.
Tutti abbiamo bisogno talora di un complice,qualcuno che ci aiuti a usare il cuore.

(MARIO BENEDETTI, Adioses y bienvenidas, 2005)

         Il motto di Socrate ci risulta essere stato "nosce te ipsum”, conosci te stesso.Egli credeva nella necessità um...
05/02/2022




Il motto di Socrate ci risulta essere stato "nosce te ipsum”, conosci te stesso.
Egli credeva nella necessità umana di elevarsi attraverso la ricerca della conoscenza. E sua fu la definizione di uno dei modi per farlo, quello attraverso il dialogo maieutico, il dialogo che porta alla luce...
Il motto non fu però da lui inventato, nosce te ipsum , ma in greco antico, campeggiava sul frontone del tempio di Apollo a Delfi.

Ed anche il mio pensiero, il mio desiderio di conoscenza vogliono tornare alla luce.. 🌷

     ' "La società sembra esser diventata oggi il luogo di una competizione infinita, nella quale ogni singolo individuo...
30/01/2021

'

"La società sembra esser diventata oggi il luogo di una competizione infinita, nella quale ogni singolo individuo deve emergere rispetto agli altri, proponendo se stesso come oggetto di valore che deve essere riconosciuto.. I social sono il posto dove la competizione ha luogo..
https://www.gazzettafilosofica.net/2021-1/gennaio/le-stragi-di-tik-tok-la-necessit%C3%A0-di-riflettere-sulla-societ%C3%A0-dello-spettacolo/

Gli ultimi fatti avvenuti a Palermo – riguardanti Antonella, una bambina di dieci anni morta per strangolamento, dopo aver partecipato ad una sfida sul noto canale social diffusissimo tra i ragazzi – non possono essere trattati come casi isolati, ma devono attenzionare su come la società stia o...

"La loro più grande paura era di essere scoperti dai genitori".... ❤️ " Non abbiate paura, che noi genitori ne abbiamo v...
11/07/2020

"La loro più grande paura era di essere scoperti dai genitori".... ❤️

" Non abbiate paura, che noi genitori ne abbiamo viste tante, di tutti i tipi. Più di quante ne possiate immaginare. E sì che i rimproveri non sarebbero mancati, più o meno corposi, più o meno prolungati. Ma non abbiate mai paura di noi genitori, per la maggioranza siamo gente semplice e innamorata delle proprie figlie e dei propri figli.
Non abbiate mai paura di noi genitori, la paura è una cattiva consigliera, sempre.
Parlateci come noi proviamo a fare con voi, non sempre riuscendoci.
Passate parola, ragazzi.. "❤️
S.

       " Vado a trovare mia madre nella Comunità Alloggio per malati psichiatrici dove vive e dove da marzo è rinchiusa ...
28/06/2020


" Vado a trovare mia madre nella Comunità Alloggio per malati psichiatrici dove vive e dove da marzo è rinchiusa senza poter più uscire. Niente più caffè al bar del paese, niente passeggiata al mercato, niente di niente, zero contatti con il mondo esterno.
Premetto che mia mamma è una persona molto più sana di quelle che vedo in giro normalmente, ha solo visto e vissuto tante cose brutte e la sua mente entra in un processo maniacale e ossessivo, ma per il resto ci puoi parlare veramente di tutto e ti risponde spesso con più lucidità di una persona normale.
Fatto sta che dopo 4 mesi di lockdown in mezzo a solo gente matta e molto più di lei, sta iniziando a sbroccare!
La vado a trovare, naturalmente a distanza, io da una parte del cancello e lei dall'altra, due metri e mezzo di distanza che non si sa mai....
Mi guarda e sottovoce mi fa:
"Oh, oh Francesca, forse arrivano dei soldi..."
E io: "ma che dici in che senso?"
Lei: " eh, non te lo posso dire"
Molto sottovoce guardando che nessuno la stia ascoltando.
Io: "Dai, mamma, dai dimmi"
Lei: " non posso dire niente"
Continua così per un po' finché non esordisce:
" Forse mi danno il NOBEL per la PACE "
Me ne vado ridendo e piangendo insieme..."
Francesca C.

In tempi di isolamento coatto da covid mai fu così premonitrice la frase che sull' insegna di un vecchio e famoso ospedale psichiatrico recita : ❤️

   Trieste. Due ragazzini giocano a pallone in piazza. Una scena vista chissà quante volte.A un certo punto, un tiro un ...
19/06/2020


Trieste. Due ragazzini giocano a pallone in piazza.
Una scena vista chissà quante volte.
A un certo punto, un tiro un po’ più forte, una traiettoria imprevista, e la palla finisce dritta sul vaso di un vicino, rovinando la pianta che contiene.
Fuga? Nient’affatto. Il ragazzino che ha calciato, 11 anni, decide di prendere carta e penna e lasciare un biglietto.
“Mi scusi per la pianta, l’ho colpita accidentalmente con un pallone da calcio. Ecco i soldi per il danno” scrive, allegando una banconota da 5 euro.
Ma non finisce qui.
Il padre del suo amico, Giovanni Grandi, professore all’Università di Trieste, legge il biglietto. Lo pubblica sui social e commenta:
“Il mio prossimo corso di Etica Pubblica in Università non potrà che partire da qui”.
(...)
L’Italia di oggi e di domani. C’è speranza.
Lorenzo Tosa

  (von Schiller poeta filosofo tedesco)Valeria Vincenti, pedagogista  e medico, in tempi di covid. Parole di scienza, um...
11/06/2020


(von Schiller poeta filosofo tedesco)
Valeria Vincenti, pedagogista e medico, in tempi di covid. Parole di scienza, umanità e profonda conoscenza dei bambini.. ❤️

"Mi è impossibile capire il senso di quel che accade.
Ho appena terminato di vedere un video dove si mostrano gli spazi per i bambini del nido e della materna per un prossimo centro estivo, bambini che dopo aver superato con successo la barriera della pi***la termometrica alla fronte ed aver disinfettato le manine con sostanze chimiche per nulla salutari, saranno accolti ognuno nel proprio esclusivo spazio isolato e recintato, con il personale tavolino di plastica, i propri giochi a loro volta disinfettati e con la maestra che lo guarda a distanza protetta da occhiali e mascherina.

La riprogrammazione neurologica che il Covid 19 sta manifestando parte da qui: dai bimbi più piccoli che invece di socializzare attraverso il contatto con gli altri, la vicinanza, l’attaccamento fisico, gli scambi percettivi sensoriali, il gioco comune, l’imitazione spontanea, saranno costretti a subire le ammonizioni
per il distanziamento, la lontananza fisica, l’impossibilità di vedere l’espressione del volto di chi lo educa e lo accompagna pedagogicamente, ormai ridotto a ruolo di secondino.

Non ci metteranno molto i bambini a diventare capaci di distanziarsi, ad avere paura della vicinanza dell’altro, a rifugiarsi nel solipsismo del gioco isolato che non è più possibile chiamare tale ma solo ripetizione autistica del nulla, a cadere nella depressione della mancanza di senso.
Ma anche a rischiare di diventare fobici e ossessivi, compulsivi della ripetuta pulizia e della disinfezione che ha come corollario il non toccare, non sporcarsi, in ultimo non giocare, che per il bambino equivale al non essere.

Il bambino che gioca non sta trascorrendo il suo tempo trastullandosi; è impegnato mente, cuore, e volontà in un’attività serissima paragonabile ai più meritori lavori che impegnano noi adulti.

La sua salute fisica, psichica ed emotiva traggono beneficio dal gioco, il quale consente la strutturazione di apprendimenti comportamentali duraturi e utili per l’equilibrio individuale della sua crescita futura.
Il bambino che gioca mai si stanca, ma rigenera le sue forze di vita attraverso il gioco ponendosi in una ritmica relazione interiore tra sé e il mondo fuori di sé, ripetendo il gesto instancabile del nostro ritmo respiratorio o del pulsare del nostro cuore.
Impedire tutto questo è ben più grave che confinare i bambini in casa, dove almeno con la fantasia erano liberi nell’immaginazione: vedere l’altro ma non toccare l’altro è una vera tortura dell’anima oltre che del fisico.
Sappiamo che i bambini in questa nuova sindrome virale sono stati i meno colpiti.
I dati attualmente in possesso della comunità scientifica dimostrano di questo virus una grande contagiosità ma una bassissima letalità soprattutto per la popolazione infantile.

Perché allora separarli?
I bambini che frequentano uno stesso ambiente di gioco si affraternano, non solo fisicamente (a volte i bimbi che si frequentano abitualmente finiscono per somigliarsi), ma si contagiano psichicamente imitandosi, e si contagiano immunologicamente attraverso lo scambio di virus e batteri che circolano più
facilmente all’interno della stessa comunità.
Il nostro fisiologico sistema difensivo è la chiave della nostra evoluzione antropologica, culturale e fisica.
Il sistema immunitario immacolato del feto, dal momento in cui esso si impegna nel canale da parto e viene al mondo con il suo primo respiro, si contagia con il mondo fuori di lui, che a piccole dosi e continuamente egli porta dentro di sé per rinforzarsi, conformarsi, crescere e trasformarsi.
La parola contagio, oggi così temuta, non ha solo una valenza negativa: sappiamo tutti il valore del contagio culturale e dello scambio che da questo deriva. Contagio e contatto presuppongono relazione, interesse, trasmissione di valori e di conoscenze.
Ma nessuno si contagia in maniera identica, ognuno lo fa individualmente, che sia sul piano della trasmissione di una malattia o dell’acquisizione di nuove competenze culturali.
Come esseri in evoluzione ricerchiamo nuovi equilibri innovativi, resilienti e salutari per tutta la vita.
Lo facciamo sul piano fisico attraverso il sistema immunologico e tutto il correlato cellulare, organico, sistemico del riconoscimento del sé e del diverso da sé presente in noi, fisiologicamente e geneticamente, e che ci preserva o ci fa superare le malattie.
Lo facciamo sul piano psichico attraverso quella meravigliosa forza di imitazione che esercitiamo per tutta la vita, ma di cui è dotato in modo particolare il bambino piccolo e che gli permette di compiere da solo, senza nessun insegnamento esterno, i fondamentali passi dei primi tre anni che sono il camminare il parlare e il pensare.
Ma sappiamo che senza altri esseri umani da imitare i bambini non acquisirebbero queste tappe evolutive e tutti i successivi apprendimenti, e tristi esperimenti medievali ci confermano conseguenze grandemente drammatiche di tale grave deprivazione.

Chi e cosa potranno mai imitare i bambini nel recinto?
Così piccoli avranno istruzioni verbali dall’insegnante/guardiana di turno, con un precoce richiamo a forze di coscienza, disconoscendo totalmente le leggi dell’apprendimento intrinseco proprio di questa fase evolutiva basato sull’attività imitativa spontanea non verbale, dalla vicinanza fisica, dal contatto e dallo spontaneo esprimersi di forze di simpatia che li avvicinano a ciò cui si vogliono legare e fare proprio.
La relazione con l’adulto sarà viziata dall’impossibilità di leggere i segni non verbali che accompagnano ogni nostro agire e sentire, ovvero l’espressione mimica, nascosta dall’uniformante mascherina e la lettura dello sguardo dalla visiera o dagli occhiali.
Questa incapacità di interagire empaticamente con la totalità dell’essere che abbiamo di fronte nel volto, nello sguardo, nel sorriso, e che ci rende possibile lo sviluppo psichico sano dai primordi del nostro ve**re al mondo, sono veri attentati per la salute e la crescita del bambino.
L’analfabetismo espressivo ne sarà la diretta conseguenza; inoltre, se gli unici bisogni per i quali il distanziamento sarà superato saranno le necessità fisiche o fisiologiche dell’essere cambiati, nutriti e disinfettati, il bambino sarà portato ad una regressione a stadi precedenti, neonatali in cui era accudito in funzione del fatto che non poteva muoversi e non sapeva agire.
Veramente dobbiamo assecondare tutto questo?
A quali tipi di malattie psichiche dovremo far fronte nell’immediato futuro per le nuove generazioni?
Ci sentiamo davvero più sicuri noi adulti dopo aver isolato i bambini? (...)Di cosa abbiamo veramente paura immaginando possibile e salutare tutto ciò per i nostri bambini?"

21/04/2020



Magnifiche parole di U. Galimberti❤️

" Il cambiamento imposto dal coronavirus sembra una sofferenza difficile da sopportare, anche se l’umanità ha superato di molto peggio. Succede perché ci troviamo nella condizione in cui tutta la nostra modernità, la tutela tecnologica, la globalizzazione, il mercato, insomma tutto ciò di cui andiamo vantandoci, ciò che in sintesi chiamiamo progresso, si trova improvvisamente a che fare con la semplicità dell’esistenza umana. Siamo di fronte all’inaspettato: pensavamo di controllare tutto e invece non controlliamo nulla nell’istante in cui la biologia esprime leggermente la sua rivolta. Dico leggermente, perché questo è solo uno dei primi eventi biologici che denunceranno, da qui in avanti, gli eccessi della nostra globalizzazione.
Se questo è il quadro, c’è forse un’incapacità di evolverci, come esseri umani? Il Cristianesimo ha diffuso in Occidente un ottimismo che ci ha insegnato a pensare in questi termini: il passato è male, il presente è redenzione e il futuro è salvezza. Questa modalità di considerare il tempo è stata acquisita dalla scienza, che a sua volta dice che il passato è ignoranza, il presente è ricerca e il futuro è progresso. Persino Karl Marx è un grande cristiano quando predica che il passato è ingiustizia sociale, il presente farà esplodere le contraddizioni del capitalismo e il futuro renderà giustizia sulla Terra. E Sigmund Freud, che pure scrive un libro contro la religione, sostiene che i traumi e le nevrosi si compongono nel passato, che il presente sia magico e che il futuro sia guarigione. Non è così. Il futuro non è il tempo della salvezza, non è attesa, non è speranza. Il futuro è un tempo come tutti gli altri. Non ci sarà una provvidenza che ci viene incontro e risolve i problemi nella nostra inerzia. Speriamo, auguriamoci, auspichiamo: sono tutti verbi della passività. Stiamo fermi e il futuro provvederà: non è così.
Quindi cosa dobbiamo fare? Non c’è niente da fare, c’è da subire. Accettiamo che siamo precari: ce lo siamo dimenticati? Rendiamoci conto che non abbiamo più le parole per nominare la morte perché l’abbiamo dimenticata. Ammettiamo che quando un nostro caro sta male lo affidiamo all’esterno, a una struttura tecnica che si chiama ospedale, e da lì non abbiamo più alcun contatto. Una volta i padri vedevano morire i figli quanto i figli vedevano morire i padri. C’erano le guerre, le carestie, le pestilenze. Esisteva, concreta, una relazione con la fine. Oggi l’abbiamo persa. Quando qualcuno sta male, mancano le parole per confortarlo. Diciamo: vedrai che ce la farai. Che sciocchezza. Che bugia. Perché abbiamo perso il contatto con il dolore, con il negativo della vita. E quindi come facciamo ad avere delle strategie quando il negativo diventa esplosivo?
Mi chiedete: il timore di cambiare è un limite valicabile? Facciamo prima un punto sulla realtà. Sono trent’anni che il Paese non è governato: accorgerci ora che abbiamo cinquemila letti in terapia intensiva quando la Germania ne ha 28 mila, scoprire che le carceri sono in subbuglio e che è possibile scappare sui tetti, ammettere adesso che andavano costruite altre strutture perché i detenuti potessero vivere in condizioni almeno vivibili; è il conto che stiamo pagando per essere stati distratti, per non aver preteso una guida vera. Per non parlare del debito pubblico: un macigno che si farà ancora più pesante per sopperire alle difficoltà economiche di questi mesi. È questo il limite, reale. E se lo troveranno davanti soprattutto i giovani, che al momento sembrano non morire con la stessa velocità e intensità dei vecchi: poi toccherà a loro, se non si ammalano, continuare a esistere in questo mondo.
È un momento di sospensione, specie dalla frenesia quotidiana. Mi dicono: per molti è un valore positivo, per altri un monito del fato. Io penso che la sospensione ci trovi soprattutto impreparati: ci lamentiamo tutti i giorni di dover uscire per andare a lavorare, ma se dobbiamo fermarci non sappiamo più cosa fare. Non sappiamo più chi siamo. Avevamo affidato la nostra identità al ruolo lavorativo. La sospensione dalla funzionalità ci costringe con noi stessi: degli sconosciuti, se non abbiamo mai fatto una riflessione sulla vita, sul senso di cosa andiamo cercando. Siccome non lo facciamo, poi ci troviamo nel vuoto, nello spaesamento. E allora chiediamoci: il paesaggio era il lavoro? L’identità era la funzione? Fuori da quello scenario non sappiamo più chi siamo? Questo è un altro problema. Non basta distrarsi nella vita, bisogna anche interiorizzare e guardare se stessi. Finora siamo scappati lontano, come se noi fossimo il nostro peggior nemico. I nostri week end non erano l’occasione per volgere lo sguardo a noi, ai nostri figli. Erano fughe in autostrada. Perché conosciamo due modalità dell’esistenza: lavorare e distrarci. Fuori dal quel cerchio, è il nulla.
Un quarto della popolazione italiana è estremamente fragile: il virus lo ha dimostrato. C’è chi si sorprende del relativismo della società rispetto ai più deboli. Ma è inevitabile. So bene che se mi dovessi ammalare io passerei in secondo piano, perché sono da salvare prima i giovani. Il problema è perché siamo arrivati a dover affrontare questo tipo di scelta, perché non abbiamo provveduto a creare le condizioni, e le strutture, per fronteggiare il dilemma. Moriremo per inefficienza. Se un virus si propaga con un numero di vittime paragonabile ai morti in guerra è chiaro che andrà tracciata − netta − la linea tra chi deve vivere e chi morire.
Ora: l’egoismo non sta diventando adesso un valore primario. È già il valore primario nella nostra cultura. La solidarietà è andata a picco in questi anni. Individualismo, narcisismo, egoismo: sono tutte figure di solitudine. La socializzazione si è ridotta alla propria parvenza digitale. E se anche l’istruzione, superata questa fase sperimentale, costretta dai tempi, dovesse poi ve**re diffusa via internet? I ragazzi hanno bisogno di imparare ma anche di guardarsi in faccia, di ridere, di capire attraverso lo sguardo se l’altro dice la verità o sta mentendo. Hanno bisogno di esperienze fisiche. Nell’isolamento e nelle avversità, gli esseri umani hanno bisogno di sentire di non essere soli a lottare. I cinesi di Wuhan se lo gridavano dalle finestre. Quindi se la rete digitale ha reso possibile la connessione là dove non c’è possibilità di incontro, mi viene da pensare: bene, ottimo, ha dimostrato la sua utilità. Ma per come ha funzionato fino a ora, Internet ha anche isolato i nostri corpi. Un conto è dirsi le cose in rete, un conto è dirsele di persona. Il problema, da qui in poi, è di continuare ad avere una relazione sociale secondo natura, in cui un uomo incontra un uomo, e non l’immagine di un uomo in uno schermo.
Quando potrà risollevarsi l’animo umano? E come? Il degrado è stato significativo. Secondo me l’animo umano era più all’altezza di queste situazioni all’epoca dei nostri nonni, quando la fatica e la penuria e la povertà erano le condizioni della solidarietà. Nelle società opulente abbiamo sviluppato invece l’egoismo, perché ci era consentito, non avendo più bisogno del nostro prossimo. Che l’umanità occidentale sia a perdere mi sembra evidente: siamo costretti in casa con le nostre scorte alimentari e il nostro letto caldo, l’unica pena che ci è inflitta è non poter uscire. Siamo il popolo più debole della Terra, il più assistito dalla tecnologia: se manca la luce per dodici ore andiamo nel panico. Mi spingo oltre: il razzismo di noi italiani, al di là di come viene indotto, ha una ragione radicata nell’inconscio. Abbiamo paura degli africani perché capiamo che quei signori capaci di attraversare i deserti, sopravvivere alle carceri e attraversare il mare sono biologicamente superiori a noi. Bios vuole dire vita. Ed è la biologia, accettiamolo, che vincerà.

Indirizzo

Viale V. Randi, 106
Ravenna
48124

Orario di apertura

Martedì 11:00 - 20:00
Giovedì 11:00 - 20:00
Sabato 09:00 - 13:00

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339 840 5057

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