25/08/2025
Uno spunto per il rientro ...
Un fantasma si aggira per l’Europa.
O più discretamente per l’Italia.
È il fantasma dei suggerimenti psicologici sul rientro dalle ferie, un grande classico.
“Non ripartire a mille”, “dedicati a te stesso”, “coltiva le relazioni”, “fai attività fisica”.
Sono suggerimenti che, presi singolarmente, non hanno nulla di sbagliato. Lo dice anche la ricerca.
Ma se diventano la risposta dominante alla fatica delle persone, rischiano di assolvere il sistema che quella fatica la produce.
Il sottinteso è sempre lo stesso: se quando rientri stai male, il problema sei tu, il tuo stile di vita, la tua resilienza.
Eppure il contesto pesa. Eccome.
Contratti precari, part-time involontari, finte partite IVA, stipendi tra i più bassi d’Europa, servizi sempre più privatizzati.
Un sistema che ti logora 11 mesi e mezzo l’anno, che ti spreme fino all’osso e poi sei licenziato (cit.), con ritmi che consumano salute, relazioni, progetti di vita.
E che in cambio ti concede – se va bene – il lusso di una camminata in collina con un panino, perché quest’anno nemmeno l’ombrellone in sedicesima fila ci siamo potuti permettere.
La vocazione sociale della psicologia non può squagliarsi sotto il sole di agosto.
Se riduciamo il malessere a un problema solo individuale, smettiamo di ascoltare davvero.
E rischiamo, senza volerlo, di diventare complici di ciò che ammala i nostri pazienti.
Lo dicono le ricerche: il lavoro è oggi una delle principali fonti di sofferenza psicologica – burnout, ansia, depressione, insonnia.
Non è solo perché le persone non sanno “gestire lo stress”, ma è soprattutto perché sono immerse in sistemi che lo producono e lo normalizzano.
Il compito della psicologia non è addestrare i singoli a resistere meglio a sistemi malsani, ma contribuire a ripensarli quei contesti.
Denunciare quando i sistemi sono malati: organizzazioni del lavoro disumane, precarietà che diventa stile di vita, salari insufficienti, logiche produttive che consumano più di quanto restituiscano.
La salute psicologica non è mai solo privata. È sociale, economica, politica.
Ed è parte del nostro compito di cura dire quali sono le condizioni strutturali che ammalano e quelle che invece generano benessere.