15/07/2020
📍 Il Commento di Barbara Pascale, avvocato penalista, membro del progetto in collaborazione con ACUE, L’angolo dell’ascolto.
✅ Nel leggere ed analizzare l’articolo commentato , è evidente che il fatto come esposto grammaticalmente ci porta subito a fare la seguente considerazione sul titolo, che mostra quello che dice , oltre quello che dice: “Figli dati in pegno agli usurai, per saldare i debiti della famiglia”. A ben riflettere l’incipit si sposta sui genitori come se fossero loro gli autori del reato. Invero, se provassimo con un titolo alternativo del tipo “ Usurai chiedono in pegno i figli, per saldare i debiti della famiglia”, avremmo la percezione reale di tutte le parti: i primi i rei ed i componenti della famiglia le vittime.
✅ Cos’è l’usura?
L’usura è il reato previsto dall’art. 644 del Codice Penale che commette chi , sfruttando lo stato di bisogno di denaro di un altro individuo, concede un prestito chiedendone la restituzione a tasso di interesse superiore al cosiddetto “tasso soglia” consentito dalla legge, è punito con la reclusione da 2 a 10 anni e con la multa da € 5.000 ad € 30.000. L’usuraio , che spesso viene considerato da chi ormai ha tutte le porte chiuse, un “ amico” che offre aiuto e fiducia, ben presto rivela la sua precisa e volontà perversa e pervertitrice: l’aiuto nel suo disegno diventa una sorta di sabbia mobile finanziaria ed economica per chi vi ricorre con la speranza di liberarsi dai propri disagi economici.
L’usura diventa la condanna a lunghe agonie coinvolgendo sia la vittima , sia i familiari, quando ne vengono a conoscenza e tentano soccorsi impossibili con compromessi di carattere morale e finanziario. Le implicazioni partono da quelle interpersonali e si ampliano in relazioni tra organizzazione malavitosa e persona, costretta alla fine, non solo a sostenere gruppi criminali , dotandoli di “onnipotenza finanziaria”, ma anche ad aggregarsi alla malavita, come manovalanza o con altre collaborazioni compromettenti. La nuova frontiera dell’usura è gestita dalla criminalità organizzata, che utilizza il prestito usuraio per riciclare il denaro ed estendere il proprio controllo sul tessuto economico.
Il diritto al lavoro
Gli artt. 4 e 36 della Costituzione riconoscono a tutti i cittadini il diritto al lavoro ed una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro sufficiente a garantire a sé ed alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
“ Il lavoro rende liberi” , come proclama , non senza una pesante ironia, il cancello di ingresso del campo di Auschwitz”, ancora echeggia su queste fabbriche dove i figli, maggiorenni e minorenni che siano, lavorano senza una retribuzione ad estinzione del debito usurario, spersonalizzandoli e demotivandoli al fine di confinarli ad uno stato di schiavitù e senza una via di uscita fin tanto perdurerà la sproporzione dilagante tra le ore di lavoro sottopagate e la spirale degli interessi crescenti.
✅ Come combatterla
La maggior parte dei casi di usura continua ad essere sommersa perché le caratteristiche della sua pratica sono la solitudine , l’isolamento, la riservatezza , la non condivisione del problema e la paura del pregiudizio che ne deriva. Sperare di uscire dall’usura continuando a pagare le rate del prestito è uno sbaglio. Dall’usura si esce solo con una denuncia , e non bisogna avere paura di denunciare, perché la legge è dalla parte delle vittime offrendo loro tutela ed assistenza.
La denuncia arriva dal presidente della Camera di Commercio di Caserta, Tommaso de Simone che sottolinea inoltre come