13/07/2025
IL TOCCO CHE SALVA
“Ma un Samaritano, che era in viaggio, gli passò accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, fasciò le sue ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui.” (Lc 10,33-34)
Cinque verbi, come cinque tappe di un viaggio, descrivono un tocco che non ferisce ma guarisce: vedere – avere compassione – farsi vicino – toccare – prendersi cura.
Ogni coppia, nel proprio cammino di intimità, attraversa queste stesse tappe, anche senza saperlo. Perché la sessualità, quando è autentica, non è solo un atto fisico ma una grammatica dell’amore che insegna a guardarsi, riconoscersi, toccarsi con delicatezza e custodirsi con cura.
1. VEDERE (desiderio)
Il desiderio nasce da uno sguardo che riconosce. Vedere l’altro davvero – con le sue fragilità, con la sua bellezza nascosta – è il primo gesto d’amore. Ma quante volte la paura di essere visti per ciò che siamo ci chiude? Paura di non piacere, di essere giudicati, di non meritare amore. Eppure… desiderare significa rischiare di essere guardati e di guardare.
2. AVERE COMPASSIONE (eccitazione)
L’eccitazione è un lasciarsi muovere, un vibrare insieme. Compassione non è solo soffrire con, ma emozionarsi con. Qui emergono insicurezze profonde: “sarò all’altezza?”, “riuscirò a donarmi?”. Eppure è proprio nella vulnerabilità che nasce il coraggio di aprirsi, di osare, di lasciarsi andare al flusso della vita.
3. FARSI VICINO (incontro/coito)
La vera vicinanza non è fretta di consumare, ma capacità di restare. È un “dimorare” nel corpo e nel cuore dell’altro. Restare presenti, senza fuggire né per paura né per difesa. Il corpo diventa linguaggio, il respiro diventa preghiera silenziosa: “sono qui, con te, per te”.
4. TOCCARE (orgasmo)
Il tocco che fascia le ferite è un tocco pieno, consapevole, che libera e consola. Lasciarsi andare al piacere è anche affrontare paure antiche: il timore di perdere il controllo, di essere feriti, di non essere abbastanza. Ma è proprio lì, in quell’abbandono fiducioso, che l’amore diventa guarigione.
5. PRENDERSI CURA (risoluzione)
Dopo l’onda, c’è la riva. Prendersi cura significa integrare l’esperienza: accogliere la quiete, la complicità, il respiro condiviso. Qui il contatto diventa memoria viva, che rafforza il legame e nutre la relazione nel tempo.
Quando aiuto le coppie a riscrivere la loro grammatica dell'amore, la sessualità torna ad essere un sacramento dell’incontro: un tocco che salva, che fascia, che ricrea. Un percorso di crescita, di riconoscimento e di guarigione reciproca.
E tu? In quale di queste tappe senti di aver bisogno di più consapevolezza? Dove ti accorgi che il contatto si interrompe?