Dott. Francesco Cuzzocrea - Gestalt Counselor familiare e di coppia

Dott. Francesco Cuzzocrea - Gestalt Counselor familiare e di coppia Non è mai troppo tardi per prendersi cura della propria relazione di coppia
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L’ACCORDO GIUSTO«Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.» (Sal 98,1)Come una chitarra appoggia...
15/10/2025

L’ACCORDO GIUSTO

«Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.» (Sal 98,1)

Come una chitarra appoggiata al muro,
anche l’amore ha bisogno di mani che lo facciano vibrare.
Non basta avere corde:
il Maestro le accorda, se ne prende cura,
mentre la coppia sceglie ogni giorno quale melodia suonare insieme.

Il bacio riflesso non è illusione,
è eco che la luce regala all’amore:
segno che l’incontro lascia traccia,
che l’intimità diventa figura,
che il noi prende forma anche oltre i corpi.

Nella prospettiva psicologica del contatto si parla di adattamento creativo:
ogni contatto è un’improvvisazione a due,
un dialogo di ritmi che non si ripete mai identico,
e che trova senso solo se ciascuno porta la propria nota, anche quando è stonata.

Quando accompagno le coppie,
mi accorgo che la domanda non è:
“Ci amiamo ancora?”
ma piuttosto:
“Sappiamo ancora suonare insieme?”

Amare non significa non stonare mai,
ma avere la pazienza di riascoltarsi,
di ritrovare la nota giusta,
di accordarsi di nuovo,
di trovare un adattamento migliore.

Perché l’amore vero è questo:
una chitarra che non smette di attendere,
e due cuori che non smettono di cercare il loro accordo.

LE CHIAVI DELL’AMORE“Le grandi acque non possono spegnere l’amore,né i fiumi travolgerlo.”(Ct 8,7)Due lucchetti e la for...
07/10/2025

LE CHIAVI DELL’AMORE

“Le grandi acque non possono spegnere l’amore,
né i fiumi travolgerlo.”
(Ct 8,7)

Due lucchetti e la forma del cuore, incatenati insieme.
Due chiavi, due possibilità.
Il gesto è chiaro:
un amore che si dona,
una fedeltà che si custodisce,
una responsabilità che si condivide.

Non è fusione che annulla,
ma legame che si sceglie.
Non è prigione,
ma atto di fiducia:
ti affido la mia chiave,
e tu custodisci la tua.

In Gestalt diciamo che il confine del contatto
è il luogo in cui nasce la relazione:
io resto me stesso,
tu resti te stessa,
eppure ci incontriamo in un “noi” che ci lega.

La chiave diventa allora simbolo prezioso:
ci ricorda che l’amore non è mai scontato.
Ogni giorno può aprire o chiudere,
può custodire o allontanare,
può far respirare o incatenare.

Se uno sceglie di liberarsi,
può riprendere in mano la propria vita.
Ma resta la consapevolezza che l’altro,
se non usa la sua chiave,
può rimanere bloccato,
incatenato al suo passato.

Per questo l’amore non è solo emozione,
ma responsabilità reciproca.
È dono che chiede libertà,
fedeltà che domanda cura,
legame che resiste al tempo
perché nutrito ogni giorno.

Dio stesso si affida così:
non forza mai i nostri lucchetti,
ma si consegna con fiducia.
Bussa e attende,
perché solo un cuore che sceglie liberamente
può custodire davvero un altro cuore.

DUE LUCI E UN SOLO ALBERO“E i due saranno una sola carne.”(Mc 10,8)La barca nella notte è un’icona della coppia.Non navi...
01/10/2025

DUE LUCI E UN SOLO ALBERO

“E i due saranno una sola carne.”
(Mc 10,8)

La barca nella notte è un’icona della coppia.
Non naviga perché non ci sia buio,
ma perché c’è una luce che guida.

Guarda quelle due lampade:
sono agli antipodi, diverse, lontane,
eppure unite dallo stesso albero maestro.
Non si annullano, non si fondono,
restano distinte, e proprio così
danno equilibrio alla navigazione.

Così è l’amore:
non la cancellazione delle differenze,
ma la loro armonia attorno a un centro condiviso.
Non una fusione che soffoca,
ma una comunione che custodisce.

In Gestalt parliamo di confine di contatto:
l’io e il tu restano separati,
ma trovano un punto di incontro vitale.
Nella coppia quel punto è l’albero maestro:
il progetto comune, la promessa che regge,
l’asse intorno a cui i due poli trovano senso.

Quando accompagno le coppie,
vedo che la crisi nasce spesso quando le lampade
si spengono per paura di restare sole,
o quando si confondono al punto da non distinguersi più.

La sfida, invece, è questa:
restare luce unica e irripetibile,
ma lasciarsi tenere insieme da un centro che unisce.

Perché la barca della coppia non avanza
se non ci sono entrambe le luci accese.

SOLLEVARE E AFFIDARSI“Portate i pesi gli uni degli altri”(Galati 6,2)Ci sono momenti in cui l’amore è questo:sollevare c...
23/09/2025

SOLLEVARE E AFFIDARSI

“Portate i pesi gli uni degli altri”
(Galati 6,2)

Ci sono momenti in cui l’amore è questo:
sollevare chi ami, anche solo per un istante,
perché senta il cielo più vicino.

Il gesto è semplice: due braccia che si tendono,
un corpo che si affida, un salto che diventa volo.
Ma dietro c’è una verità profonda:
nessuno si solleva da solo.
C’è sempre bisogno di mani che reggano,
di cuori che si fidino, di sguardi che dicano:
“Puoi lasciarti andare, io ci sono.”

Lo chiamiamo "contatto di sostegno":
quel momento in cui uno si appoggia e l’altro regge,
uno si affida e l’altro custodisce.
Non è dipendenza, non è possesso:
è fiducia reciproca, che alterna i ruoli,
perché a volte sei tu a portare,
altre volte sei tu a lasciarti portare.

Nella coppia questo gesto è quotidiano,
anche quando non ce ne accorgiamo.
È sollevare l’altro da un peso che non riesce a nominare.
È affidarsi senza paura di cadere.
È lasciarsi sorprendere da un tramonto
che illumina di luce nuova le fatiche del giorno.

Ecco perché, quando accompagno le coppie, cerco di comprendere se qualcuno ha smesso di reggere o di appoggiarsi all’altro.
Perché a volte la crisi nasce proprio lì:
quando uno non ha più la forza di sostenere,
o quando l’altro non osa più affidarsi.

Oppure quando i due movimenti non si alternano più: se uno regge sempre e l’altro si appoggia soltanto, la relazione si sbilancia e diventa peso.
Se invece entrambi si fondono senza confini, il rischio è la dipendenza,
dove non c’è più respiro, non c’è più io e tu, ma solo un intreccio che soffoca invece di liberare.

L’amore maturo è danza di ruoli:
a volte sei colui che sostiene,
altre volte sei colui che si lascia sollevare.
È un equilibrio vivo, non una formula statica.
In Gestalt diciamo che la relazione è contatto creativo:
si costruisce nell’andare e nel tornare,
nel prendere e nel lasciare,
nel sorreggere e nell’affidarsi.

Per questo invito le coppie a domandarsi:
“Io oggi riesco ancora a reggere l’altro?
E mi permetto ancora di appoggiarmi a lui/lei?”

Sono domande semplici, ma decisive.
Perché solo lì, nel movimento reciproco,
la coppia diventa davvero luogo di crescita,
e il volo torna possibile.

Perchè l’amore non si misura dalle sensazioni,
ma dalla capacità di reggere insieme il peso,
e di regalarsi, ogni tanto,
la leggerezza di un volo.

IL TOCCO CHE RIMARGINA“La tua destra mi abbraccia” (Ct 2,6)Ci sono carezze che non sono semplici gesti,ma parole taciute...
16/09/2025

IL TOCCO CHE RIMARGINA

“La tua destra mi abbraccia” (Ct 2,6)

Ci sono carezze che non sono semplici gesti,
ma parole taciute, promesse incarnate, verità che non hanno bisogno di voce.

La carezza è il linguaggio più antico dell’amore.
Non spiega, non dimostra, non argomenta:
accoglie.
È il “ci sono” che passa dalla pelle al cuore.
È il “sei al sicuro” che si dice senza parlare.

La scienza lo conferma:
una carezza stimola i cosiddetti neuroni C-tattili, fibre nervose specializzate nel percepire il tocco affettivo.
Questi segnali arrivano direttamente alle aree cerebrali che regolano le emozioni,
favorendo rilassamento, fiducia, senso di connessione.
Una carezza rilascia ossitocina, l’ormone del legame,
e abbassa i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress.
Non è un dettaglio: è una medicina naturale che rigenera la coppia.

Nella vita quotidiana, le carezze sono spesso le prime a mancare.
Travolti dai ritmi, dai conflitti, dalle preoccupazioni,
dimentichiamo che il corpo non mente,
e che l’altro ha bisogno di sentire non solo idee o progetti,
ma la presenza viva dell’amore.

In Gestalt diciamo che il contatto è vita.
E la carezza è contatto puro:
un confine che non ferisce ma custodisce,
un incontro che non invade ma libera,
un tocco che non possiede ma affida.

Quante volte, in una crisi, una carezza può più di mille discorsi.
Perché scioglie il ghiaccio,
spezza il silenzio,
ricorda che l’altro non è un nemico ma un compagno di viaggio.

Quando accompagno le coppie,
vedo che il primo passo della riconciliazione non è quasi mai una spiegazione.
È una carezza.
È quel tocco che dice: “Sei ancora parte di me. Nonostante tutto.”

Perché l’amore vero non è fatto solo di parole,
ma di mani che imparano a restare,
di dita che si intrecciano,
di carezze che non chiedono nulla,
se non di ricordare che l’altro è sempre casa.

LA SCALA INSIEME“Fammi conoscere, Signore, le tue vie,insegnami i tuoi sentieri.”(Salmo 25,4)Una scala non è mai neutra:...
13/09/2025

LA SCALA INSIEME

“Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.”
(Salmo 25,4)

Una scala non è mai neutra: porta in alto, ma può anche dividere.
È fatta di gradini, di fatica, di passi che chiedono fiducia.
Così è la coppia: un cammino che non si vive sul piano, ma nell’ascesa reciproca.

IL GRADINO
Ogni gradino è un tempo della vita. Non si può saltare: occorre sostarlo, riconoscerlo, integrarlo. In Gestalt ogni passo è figura che chiede di emergere: se lo eviti, resta incompiuto. In coppia il gradino è la pazienza di crescere insieme.

LA MANO
Due mani che si cercano non sono un gesto estetico. Sono la scelta di fidarsi. Chi guida non trascina, chi segue non subisce: entrambi si affidano al ritmo dell’altro. È la reciprocità, che non è mai simmetria, ma danza di fiducia.

LA FATICA
Salire stanca, e l’amore non fa eccezione. Le ginocchia tremano, il respiro si accorcia, ma la mano che sostiene diventa forza condivisa. La coppia si rivela proprio lì: nella capacità di resistere, di reggere insieme il peso, di trasformare la fatica in legame.

LA META
La scala porta sempre oltre. Non è luogo di sosta, ma di passaggio. Così l’amore: non si chiude in un traguardo raggiunto, ma apre continuamente nuovi orizzonti. La meta non è un punto, ma una promessa da rinnovare ogni giorno.

Quando accompagno una coppia a ritrovare il passo, li invito a guardarsi le mani: è lì che scoprono che non salgono da soli.
Ogni gradino diventa crescita, e ogni salita diventa occasione per ricordare che l’amore è cammino condiviso, non vetta solitaria.

L’INNOCENZA DEL NOI“Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli.”(Matteo 18,3)C’è un’armonia che ...
09/09/2025

L’INNOCENZA DEL NOI

“Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli.”
(Matteo 18,3)

C’è un’armonia che non si insegna e non si costruisce: nasce dallo sguardo limpido dei bambini.
È fatta di trasparenza, lealtà, spontaneità.
È l’abbraccio che non calcola, il sorriso che non teme giudizi, la vicinanza che non pretende nulla.

LA LEALTÀ
Nei bambini non c’è doppiezza. Loro vivono il qui-e-ora senza maschere, senza strategie. In Gestalt lo chiamiamo contatto autentico: il coraggio di mostrarsi così come si è, senza veli.
In coppia, la lealtà è proprio questo: non la perfezione, ma la verità che ci si dona.

LA TRASPARENZA
Un fiore non si chiede se è degno di sbocciare: semplicemente fiorisce. Così il cuore dei piccoli: esprime ciò che sente senza paura di sembrare fragile. Una coppia sana custodisce questa trasparenza, perché sa che l’altro non è un giudice ma uno specchio.

L’ARMONIA
I bambini non recitano la parte dell’amore: lo vivono, lo respirano, lo donano. Anche la coppia è armonia quando smette di rincorrere un modello e accoglie il ritmo unico che nasce dall’incontro tra due diversità. Non è simmetria, ma danza.

IL DONO
Due mani che stringono fiori, due volti che si sfiorano. È così che si ricorda che l’amore è dono reciproco. In counseling, ogni volta che una coppia riscopre questa dimensione, rinasce la leggerezza: non si tratta di possedere, ma di offrire ciò che si è.

Quando aiuto una coppia a ritrovare l’innocenza perduta, non li invito a tornare bambini, ma a imparare da loro: a guardarsi con occhi nuovi, a dirsi la verità con dolcezza, a sorprendersi con gesti semplici.
Perché l’amore, nella sua essenza più pura, non è complicato: è trasparenza che fiorisce, lealtà che sostiene, armonia che danza.

LE CORDE DEL NOI“Una corda a tre capi non si rompe tanto presto.”(Qoèlet 4,12)In mare, ogni corda è vita: trattiene, sos...
31/08/2025

LE CORDE DEL NOI

“Una corda a tre capi non si rompe tanto presto.”
(Qoèlet 4,12)

In mare, ogni corda è vita: trattiene, sostiene, orienta, protegge.
Così è la coppia: un intreccio "a tre" che resiste al tempo e alle tempeste, non perché non si logori, ma perché viene continuamente annodato, curato, teso e allentato.
In Gestalt, la relazione è un campo dinamico: come la cima che collega barca e porto, non esiste da sola ma solo nel suo tendersi tra due poli.

L’INTRECCIO
Una corda è fatta di fili singoli, fragili se presi uno ad uno. Ma intrecciati diventano forza. Così è la coppia: la differenza dei due diventa solidità solo se intrecciata. Non si tratta di annullarsi, ma di reggere insieme. E per chi crede è lasciarsi intrecciare a partire dalla corda principale del divino Mistero.

I NODI
Nessuna barca resta ferma senza nodi. Ma il nodo giusto non stringe per soffocare: tiene fermo e allo stesso tempo permette di sciogliere quando è tempo di ripartire. In counseling lo vediamo spesso: i nodi di una relazione possono essere vincoli tossici o legami vitali. Dipende da come li annodi e da come sai scioglierli.

LA TENSIONE
Se la cima è troppo molle, la barca sbatte. Se è troppo tesa, rischia di spezzarsi. La coppia vive dello stesso equilibrio: non troppa distanza, non troppa rigidità. La creatività relazionale sta nel modulare vicinanza e autonomia, fino a trovare il “giusto tiro” che tiene insieme.

L’USURA
Il sale, il sole, il vento consumano le fibre. Anche le corde più forti si sfibrano. Anche le coppie più belle si logorano. Per questo occorre manutenzione: lavare, riparare, sostituire ciò che non tiene più. Non è fallimento: è cura del legame. Ma credere che la "potatura" sia sopravvivenza e miglioramento, significa contare su quel filo principale che resta sicurezza mentre tutto cambia.

IL PORTO E IL MARE
Una barca non è fatta per stare sempre legata. Le corde servono a tenerla ferma, ma anche a lasciarla andare. Così l’amore: ci si ancora l’uno all’altro per trovare sicurezza, ma solo per prendere il largo insieme. Il porto è la fiducia, il mare è la vita, il progetto è la rotta.

Quando aiuto le coppie a riscoprire che ciascuna è una corda unica, riconoscono che la corda può spezzarsi, sì, ma può anche essere riannodata. Può logorarsi, ma può essere rinforzata. Ciò che conta non è che non si consumi mai, ma che resti sempre un legame vivo, capace di tenere e di lasciare andare.

LA CREPA CHE RESPIRA«La forza si manifesta pienamente nella debolezza.»(2Corinzi 12,9)Ogni coppia porta in sé una crepa,...
24/08/2025

LA CREPA CHE RESPIRA

«La forza si manifesta pienamente nella debolezza.»
(2Corinzi 12,9)

Ogni coppia porta in sé una crepa,
una linea sottile che attraversa la storia e le fragilità.
All’inizio spaventa, sembra un difetto da nascondere.
Eppure, è proprio lì che l’amore impara a respirare.

In Gestalt diciamo che la ferita non è un ostacolo,
ma il varco attraverso cui passa il contatto autentico.
Se ho il coraggio di mostrarti la mia fragilità,
allora tu non ami più l’immagine che ho costruito,
ma la mia verità nuda, viva, tremante.

Quante volte una coppia si salva non per la perfezione,
ma per la capacità di stare insieme davanti alla crepa,
senza scappare, senza aggiustarla in fretta,
lasciando che diventi il luogo dove la luce filtra.

Perché l’amore non è un muro liscio e impenetrabile.
È una casa con finestre aperte,
dove anche le fessure diventano respiro di cielo.

IL GUSCIO E LA LUCE«Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo.»(Ezechiele 36,26)Le conchiglie, in ...
17/08/2025

IL GUSCIO E LA LUCE

«Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo.»
(Ezechiele 36,26)

Le conchiglie, in riva al mare, raccontano una storia:
alcune custodiscono ancora la vita, altre sono solo gusci levigati dal tempo.

Anche la coppia attraversa lo stesso rischio:
restare un involucro vuoto o aprirsi a custodire una luce più grande.

In Gestalt parliamo di ciclo del contatto.
È il cammino che fa la vita quando due persone si incontrano:

- la sensazione che qualcosa vibra,

- la consapevolezza che l’altro mi riguarda,

- la mobilitazione che mette in moto il cuore,

- l’azione che apre il guscio,

- il contatto che ci fa diventare “noi”,

- il ritiro che custodisce ciò che è nato.

Quando aiuto le coppie a ritrovare il filo di questo ciclo,
vedo che non serve inventarsi grandi rivoluzioni:
basta riconoscere i passaggi interrotti e riprenderli per mano.

Allora ciò che sembrava guscio vuoto si apre di nuovo,
e dentro, sorprendentemente, torna a brillare un sole intero.

IL FARO DEL NOI“Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore?”(Salmo 27,1)Una coppia è come un faro: la sua ...
12/08/2025

IL FARO DEL NOI

“Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore?”
(Salmo 27,1)

Una coppia è come un faro: la sua missione non è illuminare sé stessa, ma offrire luce all’altro e a chi è in cammino.
Non è fatta per restare spenta: è costruita per resistere al vento e alla tempesta, e per dare un segnale chiaro anche nelle notti più buie.
In Gestalt, la relazione è contatto vivo e orientamento reciproco: due persone che scelgono di non lasciare l’altro alla deriva.

LA TORRE
È la struttura portante della coppia: le scelte comuni, la fiducia, la fedeltà. Senza fondamenta solide, la luce non regge e la relazione crolla alle prime onde.

LA LENTE
È il punto in cui la luce si concentra per essere proiettata lontano. Nella coppia, è la capacità di mettere a fuoco ciò che conta, evitando di disperdere energie in mille direzioni. In Gestalt, è la consapevolezza: sapere dove guardare e cosa nutrire.

IL MECCANISMO ROTANTE
È ciò che permette alla luce di girare e raggiungere più punti. Nella relazione, è la flessibilità: la capacità di adattarsi ai cambiamenti, di guardare a 360 gradi, di non restare fermi in una sola prospettiva.

L’ALIMENTAZIONE DELLA LUCE
Un faro può avere la torre più bella, ma senza energia resta spento. Nella coppia, l’energia è l’amore alimentato ogni giorno: parole vere, gesti concreti, perdono reciproco.

LA LUNA
È la sorgente alta e costante che illumina la notte e dà senso a ogni luce minore. La luna è Dio: senza di Lui, la luce della coppia si spegne o resta fioca. Con Lui, anche un piccolo faro può diventare guida sicura per sé e per gli altri.

IL MARE
È la vita intorno: a volte quieta, a volte tempestosa. Il faro non può calmare le acque, ma può dire: “C’è una rotta, non ti perderai”. Così la coppia: non può eliminare le difficoltà, ma può affrontarle insieme.

Quando aiuto le coppie a “riaccendere il faro”:
ritrovano le loro fondamenta, ripuliscono la lente della comunicazione, rimettono in moto il meccanismo della fiducia.
E soprattutto, alzano lo sguardo verso la loro Luna, perché la luce che guida non venga mai meno.

Perché nella notte più scura, la vera luce non è quella che fa vedere tutto…
ma quella che basta per non smettere di camminare.

IL RIFLESSO CHE CI ABBRACCIA«Tu mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre.»(Geremia 20,7)Ci sono momenti in...
10/08/2025

IL RIFLESSO CHE CI ABBRACCIA

«Tu mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre.»
(Geremia 20,7)

Ci sono momenti in cui la coppia sembra ferma,
quasi immobile, come due paia di scarpe abbandonate sull’asfalto.
Eppure, se ci si avvicina abbastanza,
si scopre che sotto quella quiete vive un cielo intero.

In Gestalt, il contatto non è solo nel gesto o nella parola:
può abitare anche in un riflesso,
in quel punto in cui l’altro diventa lo specchio
dove rivedo parti di me che avevo dimenticato.

Ogni relazione autentica conosce giorni di silenzio,
in cui l’apparenza dice “niente si muove”
ma, nell’acqua profonda, brillano ancora le stelle.
Lì, nell’intimità che non ha bisogno di frasi lunghe,
si ritrovano la tenerezza e il respiro dell’altro.

Quando accompagno una coppia in crisi,
vedo spesso che non serve correre o riempire spazi vuoti:
basta imparare a chinarsi verso quella pozzanghera segreta
dove la vita si riflette in un cielo nuovo.

Perché l’amore vero non si misura dal rumore che fa,
ma dalla capacità di vedere l’infinito
anche quando i passi sembrano fermi.

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