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L’abitudine a credere“L’abitudine a credere è la causa principale per cui la ragione umana è distolta dal percepire ciò ...
07/10/2025

L’abitudine a credere

“L’abitudine a credere è la causa principale per cui la ragione umana è distolta dal percepire ciò che di per sé è evidente.”

Siamo creature che cercano appigli, che si affidano alle abitudini come se fossero radici. Credere diventa spesso una scorciatoia per non vedere, per non mettersi in discussione. Ma a volte proprio questa abitudine ci impedisce di accorgerci di ciò che è davanti ai nostri occhi.

Riflessione psicologica
L’abitudine a credere si lega ai meccanismi di pensiero automatici: convinzioni radicate, schemi mentali che si ripetono senza che ce ne accorgiamo. Ci rassicurano, ma allo stesso tempo ci rendono ciechi alla realtà. Spesso crediamo più a ciò che ci è stato insegnato che a ciò che sentiamo davvero.

Il counseling aiuta a rompere questi automatismi, a far emergere domande nuove. Non è importante convincere qualcuno di una verità, ma stimolare la capacità di guardare con occhi propri. La consapevolezza nasce quando impariamo a distinguere la voce dell’abitudine da quella della nostra autenticità.

In psicoterapia si lavora sul riconoscere e rielaborare le credenze disfunzionali, quelle che ci limitano e ci tengono prigionieri. Smontarle non significa rimanere senza radici, ma piantare semi nuovi: pensieri più liberi, più aderenti alla realtà e alla nostra essenza.

Liberarsi dall’abitudine a credere non è un atto di ribellione sterile, ma un atto di libertà. Significa tornare a guardare il mondo con occhi limpidi, capaci di vedere l’evidenza e di scegliere, davvero, la propria strada.

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Il tuo destino non è già scrittoIl destino non è un copione già deciso, ma un foglio bianco che attende la tua mano.Ogni...
03/10/2025

Il tuo destino non è già scritto

Il destino non è un copione già deciso, ma un foglio bianco che attende la tua mano.
Ogni scelta, ogni passo, ogni respiro è inchiostro che scrive la tua storia.

Riflessione psicologica

Due forze guidano il cambiamento: la conoscenza e la volontà.
La conoscenza apre gli occhi: ti permette di comprendere te stesso, di leggere i tuoi schemi, di individuare possibilità nuove.
La volontà, invece, è il motore: la capacità di trasformare la consapevolezza in azione, anche quando la strada sembra difficile o incerta.

Counseling e consapevolezza

In counseling, la conoscenza diventa esplorazione del presente e la volontà diventa la scelta di non restare immobili.
Scoprire chi siamo, senza giudizio, e decidere quali passi muovere con intenzione: è così che si spezzano i cicli che sembravano invincibili e si apre spazio per nuove direzioni.

Psicoterapia e trasformazione

La psicoterapia ti insegna che conoscere significa anche riconoscere le tue ombre, le tue fragilità, le tue paure.
E che la volontà non è rigidità, ma resilienza: il coraggio di rialzarti dopo ogni caduta e di costruire un futuro che non è frutto del caso, ma di un cammino interiore.

Il tuo destino non è un confine: è una porta.
E tu hai già in mano la chiave.

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E ci furono mille cose che non scelsi…La vita non è solo ciò che decidiamo.È fatta anche di imprevisti, di strade che si...
30/09/2025

E ci furono mille cose che non scelsi…

La vita non è solo ciò che decidiamo.
È fatta anche di imprevisti, di strade che si aprono senza preavviso, di ferite e di incontri che non avevamo cercato.
Non sempre possiamo scegliere cosa ci accade.
Ma possiamo sempre scegliere come viverlo.

Riflessione psicologica

Gli eventi che non controlliamo spesso ci travolgono, facendoci sentire impotenti. Tuttavia, è proprio nella capacità di adattamento che risiede la nostra forza: scegliere la prospettiva, il significato, la risposta. Non possiamo governare le onde, ma possiamo imparare a navigarle.

Il counseling ci insegna a dare voce a ciò che proviamo di fronte all’imprevisto: la paura, la rabbia, la speranza. Offrendo ascolto e sostegno, aiuta a trasformare un evento inatteso in occasione di consapevolezza e crescita. Non è l’evento in sé a definirci, ma il modo in cui scegliamo di attraversarlo.

In psicoterapia
Ogni trauma, ogni deviazione dal percorso previsto, lascia un segno. Ma il lavoro terapeutico ci permette di integrare questi segni nella nostra storia, non come ferite che ci bloccano, ma come cicatrici che raccontano resilienza. Accettare ciò che non abbiamo scelto significa liberare energie per costruire ciò che ancora possiamo scegliere.

Non tutto ci appartiene, ma ogni giorno ci appartiene la libertà di decidere come viverlo: con i sogni che lo illuminano, con la speranza che lo sostiene, con il coraggio che lo attraversa.

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Le ferite che chiedono ascoltoTi auguro di guarire.Non in fretta, non per forza, ma con la delicatezza di chi impara ad ...
26/09/2025

Le ferite che chiedono ascolto

Ti auguro di guarire.
Non in fretta, non per forza, ma con la delicatezza di chi impara ad accarezzare le proprie ferite invece di nasconderle. Guarire non è dimenticare: è trasformare il dolore in una parte della tua storia che non ti definisce più, ma ti accompagna.

Riflessione psicologica

Molti dolori rimangono sepolti perché non trovano voce: parole non dette, emozioni soffocate, pensieri che bussano nelle notti insonni. Il rischio è che, col tempo, questi pesi si trasformino in ansia, insonnia, sintomi psicosomatici. Dare loro uno spazio sicuro e riconoscerli è il primo passo per la guarigione interiore.

Nel counseling, ciò che non viene raccontato a nessuno trova finalmente ascolto. È lì che le parole taciute diventano dialogo, i silenzi diventano respiro, le ferite trovano spazio per essere elaborate senza giudizio. Il counseling non cancella ciò che è accaduto, ma restituisce alla persona la forza di guardare la propria storia con occhi nuovi.

Prospettiva psicoterapeutica

La psicoterapia ci ricorda che non possiamo riscrivere il passato, ma possiamo cambiare il significato che esso ha per noi. Pentimento, consapevolezza e perdono — soprattutto verso sé stessi — diventano strumenti potenti. La felicità non è assenza di cicatrici, ma la capacità di camminare con esse senza che ci impediscano di vivere.

Ti auguro di trovare la pace, anche nei silenzi più pesanti.
Perché tutto, anche ciò che non dici, merita ascolto, merita cura.
La vera guarigione non è perfezione, ma il coraggio di affrontare ciò che sembrava imperdonabile.

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Ogni parola, ogni tema, è un invito a scoprire che non siamo soli.
Unisciti a noi: perché il cammino verso la guarigione diventa più leggero quando è condiviso.

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26/08/2025

Coltivare la genitorialità sana

“Un bambino cresce forte non perché ha genitori perfetti,
ma perché ha genitori disposti ad amare, sbagliare e riparare.”

Si parla spesso di famiglie tossiche, di genitori narcisisti, di ferite emotive. Ma altrettanto importante è ricordare cosa rende la genitorialità uno spazio di cura e crescita.
Un genitore “sufficientemente buono” (Winnicott) non è immune da errori, ma possiede la capacità di riconoscerli, correggerli e trasformarli in opportunità di legame.

Counseling e consapevolezza
Ecco alcuni atteggiamenti che nutrono i figli — e insieme il nostro bambino interiore:

Dare valore alle emozioni: “Capisco che sei arrabbiato” è diverso da “Non arrabbiarti”.

Amare senza condizioni: “Ti voglio bene anche quando sbagli”.

Offrire confini sicuri: i limiti coerenti sono protezione, non rifiuto.

Mostrare autenticità: riconoscere i propri limiti educa più di una maschera di perfezione.

Riparare dopo il conflitto: chiedere scusa rafforza, non indebolisce.

Essere presenti: ascoltare, ridere, condividere tempo vero.

Nutrire gioco e curiosità: perché il gioco è il linguaggio dell’infanzia.

Nella pratica clinica vediamo che i bambini che crescono in ambienti affettivi sani sviluppano maggiore resilienza, autostima e capacità relazionale.
La genitorialità sana non è mai assenza di errori, ma disponibilità a riparare, a guardare al figlio come a un soggetto con bisogni, non come a un’estensione di sé.

“Ogni gesto di cura oggi è un seme di resilienza domani.”

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Condividi questo post con chi sa che crescere un figlio significa, in fondo, imparare a crescere di nuovo anche se stessi.

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26/08/2025

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Coltivare la genitorialità sana

“Un bambino cresce forte non perché ha genitori perfetti,
ma perché ha genitori disposti ad amare, sbagliare e riparare.”

Si parla spesso di famiglie tossiche, di genitori narcisisti, di ferite emotive. Ma altrettanto importante è ricordare cosa rende la genitorialità uno spazio di cura e crescita.
Un genitore “sufficientemente buono” (Winnicott) non è immune da errori, ma possiede la capacità di riconoscerli, correggerli e trasformarli in opportunità di legame.

Counseling e consapevolezza
Ecco alcuni atteggiamenti che nutrono i figli — e insieme il nostro bambino interiore:

Dare valore alle emozioni: “Capisco che sei arrabbiato” è diverso da “Non arrabbiarti”.

Amare senza condizioni: “Ti voglio bene anche quando sbagli”.

Offrire confini sicuri: i limiti coerenti sono protezione, non rifiuto.

Mostrare autenticità: riconoscere i propri limiti educa più di una maschera di perfezione.

Riparare dopo il conflitto: chiedere scusa rafforza, non indebolisce.

Essere presenti: ascoltare, ridere, condividere tempo vero.

Nutrire gioco e curiosità: perché il gioco è il linguaggio dell’infanzia.

Nella pratica clinica vediamo che i bambini che crescono in ambienti affettivi sani sviluppano maggiore resilienza, autostima e capacità relazionale.
La genitorialità sana non è mai assenza di errori, ma disponibilità a riparare, a guardare al figlio come a un soggetto con bisogni, non come a un’estensione di sé.

“Ogni gesto di cura oggi è un seme di resilienza domani.”

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Lasciar andare senza perdersi“A volte, la mano più forte è quella che sa aprirsi.”Riflessione psicologicaLasciare andare...
16/08/2025

Lasciar andare senza perdersi

“A volte, la mano più forte è quella che sa aprirsi.”

Riflessione psicologica
Lasciare andare non significa rinunciare o arrendersi: significa riconoscere che alcune cose, situazioni o persone hanno esaurito il loro ciclo nella nostra vita. Continuare a trattenerle, per paura di vuoto o solitudine, può diventare un atto di auto-sabotaggio emotivo.
Ogni legame ha un tempo e uno spazio. Accettarne la fine è un atto di coraggio che protegge la nostra identità e ci restituisce energia per ciò che è nuovo.

Nel counseling, lasciar andare è un processo di consapevolezza attiva:

Riconoscere che ciò che tratteniamo non è più in sintonia con chi siamo.

Valutare quanto ci costa, in termini di pace interiore, restare aggrappati.

Dare un senso al distacco, non come perdita, ma come transizione verso altro.

Spunto terapeutico (psicoterapia/counseling)

Scrivi una lettera (anche senza consegnarla) per dire ciò che non hai detto.

Identifica quali parti di te restano vive e libere quando immagini di lasciar andare.

Sostituisci il “non posso vivere senza” con “posso scegliere come vivere ora”.

“Chiudere la mano può trattenere. Aprirla, può salvarti.”

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Il terzo giornoAll’alba del terzo giorno, quando il cielo comincia appena a respirare luce,le donne camminano.Non parlan...
19/04/2025

Il terzo giorno

All’alba del terzo giorno, quando il cielo comincia appena a respirare luce,
le donne camminano.
Non parlano.
I loro occhi sono bassi, le mani serrate attorno agli unguenti,
il cuore un nodo che non trova voce.

Maria di Magdala guida il passo,
forte del dolore che non le ha mai fatto voltare lo sguardo.
Dietro di lei, le altre.
Portano amore e silenzio,
portano ciò che resta quando tutto sembra finito:
la fedeltà.

Hanno visto il corpo morire.
Hanno visto il sangue, i chiodi, il buio.
Eppure oggi sono lì, ancora,
davanti a una pietra che pesa come l'ingiustizia del mondo.

Ma quando arrivano,
il cuore salta un battito:
la pietra è stata spostata.
Non c'è urlo. Solo un istante immobile,
dove il tempo si ferma e il respiro si fa gelo.

Entrano.
Il sepolcro è vuoto.
Il corpo non c'è più.
Solo il lenzuolo, piegato, ordinato,
come se la morte stessa si fosse inchinata
alla vita che rinasce.

E in quel vuoto si apre uno spazio nuovo.
Non è l’assenza, ma la promessa.
Non è lo smarrimento, ma la soglia.
Un angelo appare, luce dentro la luce.
Non ha spada, né fuoco, solo parole:
“Perché cercate tra i morti colui che è vivo?
Non è qui. È risorto.”

E allora le lacrime non sono più solo dolore,
ma stupore, tremore, gratitudine.
Le donne corrono,
non più per piangere, ma per dire.
Per raccontare.
Per gridare che la morte è stata sconfitta
non con la forza, ma con l’amore.

E tutto cambia.
Quel sepolcro vuoto diventa grembo.
Quella pietra spostata è una porta.
Quel lenzuolo piegato è l’inizio di un mondo nuovo,
dove la fine non è più l’ultima parola.

Pasqua non è un giorno,
è un respiro che ci attraversa,
è un Dio che si lascia toccare dai chiodi
per insegnarci a risorgere ogni volta che cadiamo,
ogni volta che la notte sembra più forte della luce.
E proprio lì, in quel punto preciso
dove credevamo tutto finito,
si apre un’alba.
Tiziana Iaria.





Raccolta fondi per la Festa del Santo Patrono San GiorgioIl 23 aprile celebreremo la festa del nostro amato Patrono San ...
07/04/2025

Raccolta fondi per la Festa del Santo Patrono San Giorgio

Il 23 aprile celebreremo la festa del nostro amato Patrono San Giorgio.
Le associazioni San Camillo Onlus, Ass. Culturale San Giorgio al Corso ODV e l'ordine Templare Pietas Pellicani Jacques de Molay promuovono una sottoscrizione popolare per sostenere l’organizzazione e la valorizzazione della festa.

Dona 5 euro per contribuire anche tu!

Invitiamo tutti i cittadini di Reggio Calabria a partecipare:
domenica 13 aprile, in occasione della Domenica delle Palme, sarà possibile recarsi presso la Chiesa di San Giorgio al Corso per lasciare la propria offerta.

A tutti coloro che aderiranno con una donazione sarà donato un ramo di ulivo benedetto come segno di pace e condivisione.

Grazie di cuore a chi vorrà contribuire.
Donare ci unisce. Donare ci rende comunità. Con 5 euro, possiamo fare tanto.


Indirizzo

Via Dei Correttori 20
Reggio Di
89127

Telefono

+390965883567

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