22/08/2025
"Un fallito? In fondo era stato un fallito? Non aveva avuto una delicatezza rara, femminea, eccessiva fino alla preziosità? Non aveva sentito più crudelmente o più meravigliosamente che gli altri le tristezze e le bellezze della vita? Non si dimostrava cento volte, mille volte superiore ai Beh-Beh, ai Grosclaude, ai Riemer, ai Lévy, a tutta la schiera dei suoi carnefici e dei suoi assassini?"
Una giovane penna, appena diciassettenne, scrive un testo - continuerà a mettere in serie per tutta la sua vita il desiderio di scrivere - che tocca la realtà dei suoi giorni, che tocca la sua esperienza a La Rochelle. La giovane penna, non dotato in sé di inchiostro, è J.P. Sartre che in un miscuglio di dettaglio descrittivo, di precisione della scrittura, di citazioni colte, di sapersene fare qualcosa di quell'accadimento lì, macchia d'inchiostro i fogli per raccontare la storia di un professore, di un cultore, coperto di ridicolo precipuamente dalle persone a lui più prossime: la moglie, i figli oltreché i colleghi financo le persone a lui più care. Nonostante tutto faccia toccare il tetro volto del fallimento Sartre si chiede: 'In fondo era stato un fallito?' Forse l'unico vero fallimento, da parte di Loosdgret è stato l'impossibilità di un prosieguo di con-fronto all'Altro.
L'unica vera caduta per l'uomo: cadere dal campo dell'Altro. Eppur, ciò accade e tocca le cose dell'umano vivere.
Dr. Pietro Grossi
Cit: J.P. Sartre, Gesù la civetta professore di provincia.
Opera: E. Hopper, Office ti night, 1940.