04/08/2025
Ispirare è un atto sottile, invisibile e profondamente umano.
Non è un gesto clamoroso, non è un comando, non è un ordine.
È come un soffio leggero che attraversa l’anima di chi lo riceve e in silenzio, senza fare rumore, risveglia qualcosa che era già lì.
Ispirare significa evocare possibilità, non imporre direzioni, è il dono raro di accendere una luce senza indicare dove guardare.
Chi ispira davvero non pretende nulla.
Non si mette davanti per guidare, non si pone sopra per comandare, non stringe le redini per condurre.
Chi ispira si affianca, si fa presenza viva, testimonianza coerente e lascia spazio.
Lo spazio necessario affinché l’altro possa esplorare, scegliere, cadere, ricominciare.
Perché la vera ispirazione non nasce dall’autorità ma dalla libertà.
C’è una differenza profonda tra guidare e ispirare.
Chi guida spesso indica una via, a volte la propria.
Chi ispira, invece, apre il mondo delle vie possibili e poi si fa da parte.
È proprio questo il paradosso: più lasci andare, più ciò che hai donato si radica.
Chi esercita coercizione forse ottiene obbedienza ma non trasforma.
Chi lascia liberi gli altri, invece, semina qualcosa che può fiorire nell’intimo dell’altro, quando sarà il momento.
Ispirare è un atto d'amore.
È dire "Credo in te, nella tua capacità di trovare la tua strada, anche se diversa dalla mia".
È avere il coraggio di non essere indispensabili, di non avere il controllo sul risultato.
È riconoscere l’altro come un universo intero, non come un contenitore da riempire con le nostre idee ma come un fuoco da accendere con la nostra presenza.
In fondo, l’ispirazione è l’invito più puro alla libertà e la libertà è l’unico terreno in cui può crescere qualcosa di autentico.
Chi ispira, lo fa con uno sguardo, con una parola vera, con un gesto che mostra possibilità e poi resta in silenzio, con fiducia, come fa il cielo con le stelle: le lascia brillare senza mai trattenerle.
(Luana Sanvidotto)
Immagine: Opera di Esther Roullette