
01/03/2025
TANTI SOGNI E NESSUN CASSETTO
Rido se penso che poco più di mezza vita fa non sapevo che lavoro avrei fatto.
Il mio lavoro non è stato, come lo è stato invece per tanti altri, un sogno nel cassetto. In realtà non lo avevo proprio un cassetto nel quale riporre sogni.
Di sogni invece ne avevo, tanti e dei più disparati, ma li lasciavo liberi di fluttuare nell'aria fino a perderli di vista. Fino a vederli scomparire all'orizzonte.
Loro mi seducevano e io mi lasciavo sedurre quanto bastava per farmi sollevare da una realtà che voleva tenermi appiccicata al suolo. E oggi mi dico che ho fatto la scelta migliore per me, perché sarei stata scomoda dentro un cassetto e per giunta chiuso.
Se dovessi raccontare come è cominciata la mia relazione con quello che oggi è il mio lavoro direi che è stato come uno di quegli incontri casuali che incuriosiscono, come una debole simpatia che è cresciuta nel tempo e senza intenzione di trasformarsi necessariamente in amicizia. Una relazione che si è mossa tra alti e bassi, tra momenti di passione e altri di conflitto, e che solo nel tempo si è trasformata in qualcosa di più stabile. Una relazione che si è alimentata di curiosità e che nei momenti bui quella curiosità l'ha persa per un po'.
No, non pensavo che sarei stata una psicoterapeuta. A dire il vero per tanti anni, anche quando frequentavo l'università, non mi era neanche così chiaro cosa esattamente una psicoterapeuta facesse. Cosa fosse. E oggi eccomi qui a prenderne atto: sono una psicoterapeuta! Non solo questo, ma anche.
Mi piace dire che sono una terapeuta, non che faccio la terapeuta. Perché il mio essere terapeuta è qualcosa che non si esaurisce e non vuole esaurirsi in quello che faccio. È qualcosa di più ampio, in cui ritrovo e abbraccio parti di me che appartengono a mondi e tempi diversi. È qualcosa in cui prendo contatto con parti di me nuove che chiedono di ottenere cittadinanza nella mia persona. È un posto in cui i libri non solo li leggo, ma li scrivo insieme ad altri anche se non nel modo in cui lo fanno gli scrittori. In cui scopro ogni volta e grazie alle persone che incontro che sono in cammino, esattamente come chi varca la porta del mio studio, e che non sono ancora arrivata. Che la destinazione non è chiara, ma è chiaro il modo in cui desidero camminare, il modo in cui voglio essere con l'altro. È questo che mi rende profondamente grata di questa professione. Questo che mi fa amare quello che faccio