Anna Rossi Psicologa e Psicoterapeuta

Anna Rossi Psicologa e Psicoterapeuta Psicologa del lavoro e psicoterapeuta TMI Expert, EFT per le coppie, Sensorimotor Level 2

TANTI SOGNI E NESSUN CASSETTORido se penso che poco più di mezza vita fa non sapevo che lavoro avrei fatto. Il mio lavor...
01/03/2025

TANTI SOGNI E NESSUN CASSETTO

Rido se penso che poco più di mezza vita fa non sapevo che lavoro avrei fatto.
Il mio lavoro non è stato, come lo è stato invece per tanti altri, un sogno nel cassetto. In realtà non lo avevo proprio un cassetto nel quale riporre sogni.
Di sogni invece ne avevo, tanti e dei più disparati, ma li lasciavo liberi di fluttuare nell'aria fino a perderli di vista. Fino a vederli scomparire all'orizzonte.
Loro mi seducevano e io mi lasciavo sedurre quanto bastava per farmi sollevare da una realtà che voleva tenermi appiccicata al suolo. E oggi mi dico che ho fatto la scelta migliore per me, perché sarei stata scomoda dentro un cassetto e per giunta chiuso.

Se dovessi raccontare come è cominciata la mia relazione con quello che oggi è il mio lavoro direi che è stato come uno di quegli incontri casuali che incuriosiscono, come una debole simpatia che è cresciuta nel tempo e senza intenzione di trasformarsi necessariamente in amicizia. Una relazione che si è mossa tra alti e bassi, tra momenti di passione e altri di conflitto, e che solo nel tempo si è trasformata in qualcosa di più stabile. Una relazione che si è alimentata di curiosità e che nei momenti bui quella curiosità l'ha persa per un po'.

No, non pensavo che sarei stata una psicoterapeuta. A dire il vero per tanti anni, anche quando frequentavo l'università, non mi era neanche così chiaro cosa esattamente una psicoterapeuta facesse. Cosa fosse. E oggi eccomi qui a prenderne atto: sono una psicoterapeuta! Non solo questo, ma anche.

Mi piace dire che sono una terapeuta, non che faccio la terapeuta. Perché il mio essere terapeuta è qualcosa che non si esaurisce e non vuole esaurirsi in quello che faccio. È qualcosa di più ampio, in cui ritrovo e abbraccio parti di me che appartengono a mondi e tempi diversi. È qualcosa in cui prendo contatto con parti di me nuove che chiedono di ottenere cittadinanza nella mia persona. È un posto in cui i libri non solo li leggo, ma li scrivo insieme ad altri anche se non nel modo in cui lo fanno gli scrittori. In cui scopro ogni volta e grazie alle persone che incontro che sono in cammino, esattamente come chi varca la porta del mio studio, e che non sono ancora arrivata. Che la destinazione non è chiara, ma è chiaro il modo in cui desidero camminare, il modo in cui voglio essere con l'altro. È questo che mi rende profondamente grata di questa professione. Questo che mi fa amare quello che faccio

"I pazienti sono esperienze che aspettano di accadere, non problemi da risolvere"Ron Kurtz Illustrazione di Joanna Conce...
25/02/2025

"I pazienti sono esperienze che aspettano di accadere, non problemi da risolvere"

Ron Kurtz

Illustrazione di Joanna Concejo - "L'anima smarrita"

Tempo fa mi sono imbattuta in questo brano delizioso e delicatissimo, che si muove al ritmo di quell'immaginazione tipic...
12/02/2025

Tempo fa mi sono imbattuta in questo brano delizioso e delicatissimo, che si muove al ritmo di quell'immaginazione tipica dei bambini.
"Facciamo che io ero....": molti di voi, leggendo queste parole, si ricorderanno di come erano soliti, da piccoli, dare avvio a un gioco con il i loro partner di avventure.
Quella di questo brano è un'immaginazione libera, fluida, fresca, in cui le categorie di "buono" o "cattivo", ad esempio, non sembrano voler esprimere una connotazione morale, quanto piuttosto voler delineare i contorni di posizioni esistenziali differenti ma intersecate tra loro in un flusso incessante di eventi in cui ogni cosa si trasforma in un'altra.

L'immaginazione è una facoltà umana preziosa e di imprescindibile valore, capace di sollevarci dal peso di ciò che sentiamo "reale" e di spingerci verso gli orizzonti del possibile e del non ancora accaduto. È un mezzo di comunicazione potente, che consente di sperimentare stati emotivi senza necessariamente averli vissuti nell'esperienza reale, di vedere il mondo con gli occhi di un altro e da un'altra prospettiva, di indossare abiti diversi da quelli che siamo soliti portare.

L'immaginazione ci consente un'elaborazione delle informazioni più immediata e incarnata rispetto ai canali verbali e cognitivi. Essa, infatti, ha la capacità di attivare le aree cerebrali deputate all'elaborazione emotiva in modo più massiccio di quanto accade con l'elaborazione di informazioni verbali e di attivare le stesse aree che si arriverebbero vivendo realmente l'esperienza.

L'immaginazione è una miniera inesauribile di conoscenza e di umanità!

L'immaginazione riveste un grande valore anche nel processo terapeutico, basti pensare alle diverse tecniche di imagery che hanno lo scopo, ad esempio e tra gli altri, di rielaborare vissuti dolorosi del passato. E in terapia essa è anche mezzo per intercettare e esplorare aspetti dell'esperienza interiore che rimangono confinati in un angolo del sé senza possibilità di esprimersi nel mondo reale, perché schiacciati dal peso delle memorie procedurali, da ciò che, implicitamente, si ritiene di essere o dover essere. In questo senso l'immaginazione è un ponte verso processi di trasformazione e integrazione, verso nuove attribuzioni di significato. Un mezzo con il quale poter navigare la complessità delle emozioni e degli stati d'animo, spesso contraddittori, che ci abitano e che ci rendono così simili agli altri esseri umani.

Insomma, immaginare e fantasticare, qualità che la nostra società spesso considera adeguate solo per il mondo degli artisti e dei creativi, sono potenti alleati per il benessere emotivo di tutti noi, per la nostra crescita umana e per imparare a navigare la vita con fiducia e apertura.

"...che la felicità è chiusa in un cassetto
e a volte non la trovo
e allora me la immagino"
Carlo Amleto

Il video è stato realizzato da Cosimo Brunetti, disegnatore, pittore, vignettista e videomaker, ed è un susseguirsi ininterrotto di illustrazioni ed animazio...

A complete unknown. Questo il titolo del film dedicato a Bob Dylan e che racconta la sua carriera dalle origini sino al ...
02/02/2025

A complete unknown.
Questo il titolo del film dedicato a Bob Dylan e che racconta la sua carriera dalle origini sino al 1965, l'anno in cui Dylan Goes Electric. Un atto che ai più potrebbe sembrare cosa da poco, una questione di semplice evoluzione musicale, ma che di fatto è stato un gesto (intimo prima che sociale) rivoluzionario di libertà e coraggio.
Se siete arrivati sin qui potreste chiedervi cosa ci azzecchi un post del genere sulla pagina di una psicoterapeuta. Spero, alla fine di queste righe, di riuscire a darvi risposta.
Faccio un passo indietro. Ieri, finalmente e dopo una lunga attesa, sono riuscita a vedere il film di cui si è parlato molto poco e del quale sono venuta a conoscenza grazie al suggerimento di un carissimo amico che nella musica ha sempre trovato il suo più grande nutrimento. Uscita dal cinema con uno stato d'animo leggero e soddisfatto, ho avvertito in sottofondo un familiare senso di urgenza, lo stesso che avverto tutte le volte in cui le sensazioni che mi attraversano chiedono di prendersi più spazio, di tradursi in parole e di essere condivise. Andrò oltre le riflessioni sugli aspetti più prettamente musicali o biografici di un artista che ho sempre apprezzato tantissimo, uno di quelli che incarna senza sforzo il paradosso. Paradossale è, ad esempio, il suo saper suscitare emozioni forti con un canto algido e a tratti quasi disinteressato. Dylan non è un virtuoso, non è canonicamente bello, non ha le qualità canore che si associano generalmente a un bel canto. Dylan è Dylan, ma definirlo è una impresa. Ed è proprio qui che sta tutta la bellezza della sua arte e la verità della sua persona.
Ma ciò che mi va di condividere più di ogni altra cosa è quello che ho sentito essere il comun denominatore di tutti gli eventi che si sono susseguiti nella vita dell'artista: la libertà di poter scegliere chi essere, una libertà intesa come coerenza rispetto a sè stessi e a quella necessità di trasformazione che abita tutti noi e che può essere soffocata oppure cavalcata. Si è tanto parlato di Dylan impegnato politicamente, di Dylan anticonformista, di Dylan poeta (e caspita se lo è!). Quella che però mi è arrivata come la verità più profonda di Dylan uomo è che l'impegno civile, la sfida alle convenzioni e ai poteri forti, la necessità e la capacità di dare forma a immagini iconiche attraverso una comunione di parole e suoni, siano soprattutto i mezzi attraverso cui Dylan riesce ad esprimere un movimento ancora più profondo della sua interiorità: la necessità di esplorare e di esplorarsi, il desiderio di indossare abiti diversi come atto di conoscenza e prima ancora di autoconoscenza, la curiosità verso il mondo fuori quale trampolino verso la conoscenza e la costruzione del mondo dentro.
Ed è proprio questo il tema che mi sta a cuore, un tema universale che scavalca i confini storici, geografici o generazionali. Un tema umano che, come direbbe Gabor Maté, riguarda il continuo conflitto tra il bisogno di attaccamento/sicurezza e quello di autenticità, a patto di intendere quest'ultima non come condizione data definitivamente una volta per tutte ma come traiettoria esistenziale, processo in fieri, movimento aspirazionale. Una meta che mai si realizza totalmente ma che è forse la vera sfida e il senso ultimo del nostro essere vivi. Del nostro essere umani destinati alla coscienza.
Buona domenica 🌬️🎸❤️

https://youtu.be/a6Kv0vF41Bc?si=Hb-EvIOQe9mChH1Y

Ha insistito per potervi fare gli auguri con me e non ho saputo dirgli di no dopo averlo visto vestito a puntino per l'o...
24/12/2024

Ha insistito per potervi fare gli auguri con me e non ho saputo dirgli di no dopo averlo visto vestito a puntino per l'occasione 😄
Buone Feste, ci rivediamo l'anno prossimo 🌲❤️

È possibile spiegare l'acqua, ma così facendo la bocca non si bagnerà Takuan Sōhō
25/10/2024

È possibile spiegare l'acqua, ma così facendo la bocca non si bagnerà

Takuan Sōhō

"Più andiamo in fondo a noi stessi, più scopriamo di non essere noi stessi"Sandra Petrignani
13/09/2024

"Più andiamo in fondo a noi stessi, più scopriamo di non essere noi stessi"
Sandra Petrignani

"Questo è dedicato a chi molla.Questo è dedicato a chi rinuncia, a chi si arrende, a chi si ritira...È dedicato a chi, m...
27/07/2024

"Questo è dedicato a chi molla.
Questo è dedicato a chi rinuncia, a chi si arrende, a chi si ritira...
È dedicato a chi, mollando, si assume la responsabilità di deludere tutti quelli che credevano in lui. A chi, andandosene, si lascia dietro un bella scia di macerie. A chi dà una mano a pulire e a chi, con quelle macerie, ci farà i conti per il resto della sua vita.
Questo è dedicato a chi dopo aver mollato ha detto: e adesso? Sentendo la paura mo***re come un temporale.
Questo è dedicato a chi ha scoperto che c’era altro, che si sopravvive. A chi mollando ha trovato sollievo, ispirazione, libertà. E a chi invece ha trovato solo un vuoto che se l’è consumato un po’ alla volta.

Perché mollare, da queste parti, ti hanno insegnato che è un tabù, uno stigma, la ricetta per l’incostanza, l'improduttività e quindi per l’accidia e per l’infelicità.
E allora questo, soprattutto, è dedicato a chi ha mollato ma resiste, a chi ha mollato e nonostante c’è.
A chi ha mollato per restare.
A chi se n’è andato, ed è ancora qua"

Nicolò Targhetta

Siamo più che le nostre cicatrici, più che i rimedi che abbiamo trovato a queste. E tornare all'essenziale, all'essenza ...
06/06/2024

Siamo più che le nostre cicatrici, più che i rimedi che abbiamo trovato a queste. E tornare all'essenziale, all'essenza del nostro essere, è il viaggio più bello.

"Interezza e connessione sono ciò che c'è di più fondamentale nella nostra natura di esseri viventi. Non importa quante cicatrici portiamo a causa di ciò che abbiamo vissuto e sofferto in passato, la nostra completezza intrinseca è ancora qui: cos'altro contiene le cicatrici? ...
Siamo anche ciò che era presente prima delle cicatrici, la nostra completezza originale, ciò che è nato intero. E possiamo riconnetterci con la nostra completezza intrinseca in qualsiasi momento perché la sua natura stessa è che è sempre presente"
Jon Kabat-Zinn

̀

20/05/2024

Lavorare con il trauma implica aiutare i pazienti a prendere contatto e integrare parti del Sè dissociate, ossia disconosciute o identificate come "non me". Queste parti affondano le loro radici in vissuti traumatici: parti ferite, non riconosciute, trascurate, umiliate, abusate, sottomesse o, ancora, che sperimentano colpa o terrore. Loro, relegate a esistere fuori dalla consapevolezza, parlano attraverso emozioni veementi, impulsi, agiti o, più in generale, con l'attivazione di stati dolorosi che sfuggono alla capacità di regolazione.
Per ciascuno di noi, e non solo per chi ha vissuto esperienze fortemente traumatiche, è più facile identificarsi con o sentire come "proprie" alcune parti e rifuggirne altre. E così ci troviamo ad essere attraversati da una sensazione di non interezza e dalla percezione che qualcosa che ci abita faccia traballare da dentro il nostro senso di padronanza.
Ogni percorso di guarigione richiede che queste parti disconosciute o temute possano - attraverso un processo di differenziazione a volte doloroso ma capace di farci intercettare la nostra ricchezza interiore - essere esplorate, comprese e finalmente integrate in un senso del Sè più ampio, ricco, flessibile e adattivo.
Per sentirci più capaci e felici...proprio come Pezzettino di Leo Lionni

Indirizzo

Via Loreto N. 92
Reggio Di
89133

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 12:00
15:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 13:00
Mercoledì 15:00 - 20:00
Giovedì 15:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 12:00
15:00 - 20:00
Sabato 09:00 - 13:00

Telefono

+393809046521

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