Deborak D'Antoni - Psicologa Psicoterapeuta EMDR Reggio Calabria

Deborak D'Antoni - Psicologa Psicoterapeuta EMDR Reggio Calabria "Gli esseri umani non nascono sempre il giorno in cui le loro madri li danno alla luce, la vita li costringe ancora molte altre volte a partorirsi da sè"

Sono una persona in continua crescita ed esplorazione. Aperta al cambiamento, positiva, solare, ottimista. Mi piace prendermi cura con responsabilità e delicatezza...
.E amo ricordare e ricordarmi che non solo "Faccio la Psicologa", ma "Lo Sono Anche", in quanto sento profondamente l'integrazione della psicologia (come cura e benessere di mente, corpo e anima) nella mia vita e nella mia persona,

sia personale che professionale. Sono psicologa abilitata e iscritta all'Albo dell'Ordine degli Psicologi della Calabria con n.1745. Attualmente in formazione presso la Scuola di specializzazione quadriennale in Psicologia Clinica di Comunità e Psicoterapia Umanistica Integrata. Amo le storie, quelle vissute, e chi decide di volersi bene chiedendo aiuto. Lo trovo un atto di coraggio e di fiducia profonda. Quando ho la fortuna di incontrare persone così mi accendo. Credo sia questo uno dei miei punti di forza. Autenticamente riesco a sentire con facilità il mondo dell'altro, sintonizzarmi mi viene naturale e da lì il passo verso il benessere e lo stare bene trovo che siano vicini. Vedo il mio lavoro come un viaggio verso mete inesplorate, arricchenti, profonde.. in cui il potenziale che ciascuno di noi possiede viene pian piano emergendo insieme a tutte le risorse spesso bloccate in partenza. Perchè gli utenti dovrebbero scegliermi? Perchè sono in continua formazione per garantire a me e a chi decide di darmi fiducia sempre il massimo della professionalità;​

perchè credo tanto nel cambiamento, nella possibilità di stare bene e "nell'imparare a essere felici" che nessuno ci insegna;

perchè so cosa significa essere utente essendolo stata io per prima.

“Le ferite del trauma non sono soltanto quelle causate da chi commette sfruttamento e violenza; le azioni o le mancate a...
16/08/2024

“Le ferite del trauma non sono soltanto quelle causate da chi commette sfruttamento e violenza; le azioni o le mancate azioni degli astanti - da chi è presente, ai complici, a chi preferisce non sapere dell’abuso, fino a chi incolpa le vittime - causano ferite spesso ancora più profonde.”

Judith L. Hermann

- Ho un buco - Sì - E ora? - E ora niente - Come niente - Niente- Come faccio? - A fare cosa? - A riempirlo- Non si riem...
08/08/2024

- Ho un buco
- Sì
- E ora?
- E ora niente
- Come niente
- Niente
- Come faccio?
- A fare cosa?
- A riempirlo
- Non si riempie
- Oh no!
- Oh sì!
- Quindi, se non si riempie cosa ci devo fare?
- Solo una cosa: ricordarti di lui, sapere che lo hai e non provare mai, mai e poi mai a riempirlo
- Perché?
- Perché i buchi sono fondi a perdere, qualsiasi cosa ci metti non lo ritrovi più, cade nel vuoto e nell'assenza, tu t'impegni, investi tempo ed energie, poi appena ti fermi a controllare a che punto sei, scopri che tutto quello che ci hai messo dentro e sopra non c'è più, uno sforzo inutile, capisci?
- Sì, più o meno... e quindi?
- Quindi puoi mettergli quello che vuoi intorno, intorno va bene, ma dentro no e anche se a volte ti sembrerà di esserci quasi riuscita, non crederti, il buco o prima o dopo tornerà a rivendicare la sua presenza.
Tutto e tutti vogliono essere visti e accettati per quello che sono, anche i buchi.
- Anche i buchi. Ma si vede tanto?
- Sì, da lì ti si vede tanto il cuore
- ...
- ...

Francesca Pachetti

La Raccontadina

08/08/2024
È stato un anno faticoso, bellissimo, pieno. La mia parte professionale accompagnata dalla mia recente parte di “madre” ...
07/08/2024

È stato un anno faticoso, bellissimo, pieno.
La mia parte professionale accompagnata dalla mia recente parte di “madre” hanno dovuto fare squadra. È stata una squadra meravigliosa, arricchente, che mi ha permesso di crescere ancora, professionalmente e umanamente. Non smetterò mai di fare questo lavoro con grande umiltà, con continua crescita formativa, con altrettanta responsabilità, terapia personale e supervisione. Quest’anno ho sentito la mia capacità empatica crescere a dismisura, ho sentito la mia capacità di amare e lasciarmi amare (la mia parte attaccamento e quella accudimento) maturare tanto grazie a nuove consapevolezze. È stato un anno di grandissimi cambiamenti, che dico, rivoluzioni. Ho capito nel profondo quanto amare significhi prima di ogni cosa: protezione, sicurezza, sintonizzazione, reciprocità. E comprenderlo mi ha aiutato a farlo comprendere. Grazie Sole e grazie a tutti voi seduti anche solo una volta su quella poltrona. Ogni anno in studio, grazie alle vostre anime meravigliose, ho l’opportunità di continuare a crescere anch’io. Sono viaggi di evoluzione emotiva indescrivibili quelli che facciamo. Lo dico con una gratitudine profonda e infinita che mi accompagna. Con tutto questo bagaglio vado in ferie.
Le attività in studio riprenderanno dal 2 settembre, ma dentro di me porto con me ogni sguardo, ogni volto, ogni espressione, ogni bambino (dentro l’adulto) che ho conosciuto, che mi avete dato la possibilità di incontrare. Grazie per la fiducia. È tempo di esplorare adesso. La vostra base sicura è con voi e dentro di voi ♥️

Servono le persone sottili.Non intendo fisicamente, intendo interiormente.Servono quelle persone che infilano il loro se...
25/07/2024

Servono le persone sottili.
Non intendo fisicamente, intendo interiormente.

Servono quelle persone che infilano il loro sentire nelle fessure minuscole, lì dove altri non vedono, non si soffermano, non arrivano.
Servono le persone sottili, che passano nei dettagli di modi spessi, frenetici e ingombranti. Quelle che hanno cura delle sfumature e della complessità.

Servono le persone sottili, quelle che sanno mettersi in dubbio in un mondo che preme costantemente sul pedale della sicurezza di sé anche quando è di facciata: che accelera senza fermarsi, senza guardarsi dentro; che è pieno di risposte.
Servono quelle persone piene di domande e di umiltà, che nel loro fare sono maestre inconsapevoli di una delle lezioni più importanti alla scuola della vita: puoi imparare da tutti; impara da tutti.✨❣️

Gloria Momoli

La madre che non protegge. È una tipologia di madre troppo spesso giustificata, non citata, alla quale viene negata la r...
13/07/2024

La madre che non protegge.

È una tipologia di madre troppo spesso giustificata, non citata, alla quale viene negata la responsabilità dei reati che commette. Perché non proteggere i propri figli dalle violenze è un reato che bisogna gridare forte. Perché sono madri che vanno fermate, riconosciute, se necessario allontanate (prima che sia troppo tardi). “Comprendere e trattare gli effetti della violenza sulle donne” rende Liberi di vedere senza più veli sugli occhi molte vere e crude realtà. Sono tantissimi gli uomini violenti, ma lo sono altrettanto tantissime donne, mogli di questi uomini, che non si proteggono e non proteggono i propri figli.

Quando le consapevolezze aumentano, è naturale che certi legami cambino, soprattutto quelli con gli affetti più stretti....
23/05/2024

Quando le consapevolezze aumentano, è naturale che certi legami cambino, soprattutto quelli con gli affetti più stretti. Questo cambiamento può essere molto complesso ma è indispensabile per il processo di crescita: cambiando i legami, tu cambi te stesso.

Nelle famiglie disfunzionali i ruoli sono rigidi e la visione che gli altri hanno di te, non cambia. Cosa significa? Che se fin da bambino ti hanno trattato come quello che «non vale nulla», continueranno a farlo anche quando sarai adulto. Non importa quanto «bravo, talentuoso o efficiente» tu sia, per loro resterai bollato.

Il problema delle famiglie disfunzionali emerge preso. I nostri genitori -quando eravamo bambini- guardandoci con occhi svalutanti- hanno finito per farci sentire davvero svalutati, senza alcun valore e questo ha segnato ogni passo dei legami che abbiamo instaurato sia con loro che con gli altri.

Nelle famiglie funzionali questo non si verifica, non c’è una gerarchia di valori e i legami evolvono, mutano costantemente allineandosi alla crescita e alle diverse esigenze di vita.

Nelle famiglie disfunzionali se provi a cambiare qualcosa, ti fanno sentire in colpa, un traditore. In un certo senso, le consapevolezze che acquiesci “tradiscono” gli altri, perché con quelle consapevolezze FINALMENTE, tu inizi a guardarti per ciò che sei e non per ciò che ti hanno fatto sentire!

Le tue consapevolezze violano un implicito e segretissimo accordo (che però tu non hai mai sottoscritto!) che recita: «io vivrò in funzione dell’idea che voi genitori avete di me».

E questa violazione cambia tutto. Concede a te la libertà. Ti restituisce ciò che da sempre ti spetta e che ti è stato negato: una tua identità autonoma e indipendente.

Quando affermi te stesso, genitori, famiglia, amici… possono ostacolarti perché di fatto si relazionano a te con le stesse modalità disfunzionali. La cosa dolorosa è che tu non puoi farci nulla.
Non puoi (e non sta a te) educarli.

La verità è che tu non puoi controllare cosa gli altri pensano di te, ma puoi decidere di allentare dei fili, costruire confini sani e pieni d’amore… per te stesso.

Dal libro
«d'Amore ci si ammala, d'Amore si Guarisce»

“Nessuno sa perché i sopravvissuti al trauma abbiano quasi una fobia dell’autocompassione. Tuttavia, la mia teoria è che...
30/04/2024

“Nessuno sa perché i sopravvissuti al trauma abbiano quasi una fobia dell’autocompassione. Tuttavia, la mia teoria è che l’autocompassione sembra un pericolo in un mondo pericoloso. Queste persone vulnerabili e spaventate non possono permettersi di fermarsi un momento e provare compassione per se stesse poiché sentono di dover essere in massima allerta, devono essere pronte a scappare o a nascondersi. È come chiedere a un soldato in guerra di fermarsi e di avere compassione per se stesso. Sarebbe pericoloso!


Tuttavia, nella mia carriera non ho mai incontrato un paziente che non avesse compassione per gli animali, i bambini o le persone ferite. Per questo chiedo spesso ai miei pazienti di immaginare un bambino che piange per strada e chiedo loro "Gli diresti di smettere di fare il monello o di smettere di piangere?" e tutti dicono: "Certo che no!" Poi chiedo loro cosa farebbero in questa situazione e ogni volta descrivono una sorta di interazione compassionevole. Poi spiego loro che questo è tutto ciò che chiedo loro di fare con l'altro bambino che sembra essere dentro di loro. E così imparano. Imparano a usare la stessa compassione per quegli animali e per i bambini piccoli e ad offrirla alle loro parti ferite.”

Janina Fisher

abbiamo bisogno di nuove materie,di una didattica emotiva,dell'ora di silenzio, l'ora di comprensione,bisogna portare il...
23/11/2023

abbiamo bisogno di nuove materie,
di una didattica emotiva,
dell'ora di silenzio, l'ora di comprensione,
bisogna portare il sentimento nelle scuole,
fare verifiche di empatia
esercizi di sguardi
esami di umanità

serve la ricreazione del vuoto,
fermarsi a sentire la versione delle nostre paure,
ascoltare e far ascoltare a tutti le nostre mancanze
i nostri sensi di niente,
educare alla libertà degli altri
e non temere di esprimere la nostra

abbiamo bisogno di scuole interiori,
di compiti per l'anima,
meditazione, respirazione, comprensione, accoglienza,
lezioni sull'apertura del cuore
di sfoghi irrazionali davanti a gente pronta a proteggerci,
la matematica è importante
ma anche saper fare i calcoli con le nostre emozioni lo è,
saper ragionare di cuore
non possiamo limitare le espressioni solo ai numeri
bisogna educare a esprimere noi stessi

abbiamo bisogno di nuove materie
l'ora di sentimento,
insegnamento del silenzio
scienza del cuore
educazione metafisica
lezione di rispetto

abbiamo bisogno di nuove materie
compiti in classe:
imparare la pace
accogliere la libertà degli altri,
confidarsi le paure
abbracciarsi.

[gio evan]

disegno alv.neto

"Non è vera quella storia che raccogli quel che semini. Seminare non serve a nulla se non predisponi anche un impianto d...
08/09/2023

"Non è vera quella storia che raccogli quel che semini. Seminare non serve a nulla se non predisponi anche un impianto di irrigazione, tieni lontani i parassiti, levi le erbacce, metti dei sostegni fino a quando le piante non saranno abbastanza forti per reggersi da sole.
Se non sei lì a tirarle su quando il vento le ha piegate a terra.
Non si raccoglie quel che si semina e basta, non è vero niente. Raccogliamo solo ciò di cui ci prendiamo cura, sempre."

-M. Bussola

Jaky

Il nutrire e alimentare anche solo dentro di noi una PARTE ARRABBIATA CON L’ABUSATORE significa mantenere una RELAZIONE ...
07/03/2023

Il nutrire e alimentare anche solo dentro di noi una PARTE ARRABBIATA CON L’ABUSATORE significa mantenere una RELAZIONE CON LUI. Spesso quest’attività mentale diventa una vera DIPENDENZA dalla quale fatichiamo a venirne fuori.
Quanta energia impiega questa parte di noi nel lottare dentro la nostra mente con chi ci ha feriti?
Una lotta coi fantasmi che può ritraumatizzarci all’infinito. Si tratta di una parte di noi, spesso piccola e traumatizzata, che ha bisogno di aiuto, di amicizia, di ascolto, comprensione, empatia e soprattutto amore.
Il lavoro con PARTI del Sè traumatizzate è un lavoro meraviglioso, capace di ridare dignità a tutte quelle parti automatiche e sofferenti che non aspettano altro da tutta una vita.

“…il bambino che ha ricevuto poco amore, che si è sentito negato ed è stato maltrattato con il pretesto dell’educazione,...
11/02/2023

“…il bambino che ha ricevuto poco amore, che si è sentito negato ed è stato maltrattato con il pretesto dell’educazione, in età adulta dipenderà tanto più dai genitori o dai loro sostituti, dai quali si aspetta tutto ciò che i genitori gli hanno sottratto nel momento decisivo. Tale è la normale reazione del corpo, poiché esso sa che cosa gli manca, non potendo dimenticare le privazioni subite: si è creato un vuoto che aspetta di essere colmato”.

Alice Miller racconta in modo toccante e profondo la radice dolorosa del quarto comandamento: “Onora il padre e la madre”.
Ma quando ciò significa onorare delle figure maltrattanti, abusanti, prive di empatia, nel
passato e molto spesso anche nel presente, il corpo spessissimo si rivolta.
Il corpo ricorda, con lui mentire è davvero difficile.
E allora come si fa?
Tante cose sono scritte qui, in queste pagine. Tante altre bisogna esplorarle meglio, dentro una relazione sicura.
Un percorso terapeutico adeguato, che esplora i temi del trauma emotivo e corporeo, diventa in tal caso una grande opportunità per tornare a dar voce a quel corpo, a quella voce, spesso piccola e indifesa, che non aspetta altro da tutta una vita.

15/09/2022

LE PARTI CATTIVE DEI GENITORI (e non)

Stamattina sentivo una madre arrabbiata parlare con una delle sue figlie. Al di là delle parole forti e umilianti che usava mi colpiva il suo tono.

Era un tono “cattivo”.

Sì, questa è la verità. I genitori molte volte parlano ai loro figli con un non verbale “cattivo”. I genitori molte volte hanno atteggiamenti che sono “cattivi”.

Questa è una verità durissima da accettare e la maggioranza delle persone, comprensibilmente, si attiva in maniera subitanea a minimizzare e giustificare adducendo implicitamente o esplicitamente la colpa al bambino o agli stress situazionali.

Come accadde nel loro passato infantile, quando furono essi a subire quella stessa cattiveria e iniziarono a credere che fosse giusto così, anche oggi si schierano dalla parte dei genitori/adulti/educatori di oggi (e dei loro genitori di ieri).

Eppure se abbiamo i sensi aperti non possiamo più non ammettere la verità: esistono all’interno dei genitori e non delle parti “cattive”, insensibili, dure, per nulla empatiche, fredde, sadiche e così via…

Esistono in tutti i genitori che abbiano ricevuto lo stesso mal-trattamento da bambini. Esistono anche in me. E anche in molti di voi.

Sono parti ferite, traumatizzate, segnate dalla paura, dalla umiliazione, dal dolore e dalla comprensibile voglia di rifarsi, vendicarsi e recuperare potere e dignità.

Allora, la profonda e fondamentale distinzione sta nel riconoscimento onesto, coraggioso ed UMANO della loro presenza perché a fare danno e a perpetuare la sofferenza di generazione in generazione e tra gli esseri umani è proprio l‘inconsapevole volontà di rimanere ciechi rispetto a se stessi e alle cattiverie ricevute volendo rimanere a tutti i costi ancorati ad una visione unicamente edulcorata della propria infanzia.

Allora sì che in questi casi il tragico copione si ripete e quelle parti infuriate e “cattive”, INASCOLTATE, continuano ad agire al di fuori della consapevolezza amorevole ed adulta.

Buona consapevolezza a tutti noi,
Un abbraccio 🫂

Noemi

P.s.: ho usato volutamente il termine “cattive” perché è proprio così che i bambini vivono gli adulti in quelle circostanze e perché quelle parti arrabbiate degli adulti sono piccole, immature e legate al tempo del loro di trauma, ossia al tempo del passato infantile ed adolescenziale.

07/08/2022

Hai chiuso?
Lo hai fatto davvero?
Hai davvero chiuso?
La fine di ogni cosa, che sia una relazione, la frequentazione di un luogo, di un gruppo, l’appartenenza a un sistema o a un’ideologia, a un illusione o a una credenza
va celebrata con un rito dentro o fuori di te.
Serve un addio, un funerale,
un atto che disegni i confini di quello che è stato e che ora non è più.
Hai celebrato la fine?
Gli altri non l’hanno fatto o non vogliono farlo?
Puoi farlo tu.
Puoi compiere tu il gesto sacro della chiusura che mette a tacere il silenzio degli ignavi.
Quando qualcuno muore,
per compassione verso il corpo svuotato di vita si compie il gesto di chiudere gli occhi.
Quando qualcuno muore, si compie il rito della sepoltura che restituisce ogni cosa a futuri germogli che non possiamo conoscere.
Chiudere.
Puoi chiudere gli occhi delle cose che hai lasciato in sospeso per entrare senza fardello lì dove ti stanno aspettando.
Chiudere.
Non sto dicendo che ti alleggerirà.
Chiudi e ti farà male
nel punto esatto in cui continuavi a sperare che qualcosa potesse cambiare, rinascere, risolvere.
Chiudi e sentirai la resa e il fallimento, questioni di dolore dignitosissimo e pieno.
Tuo e solo tuo.
Chiudere è importante tanto quanto aprire.
Chiudere significa smettere di regalare sguardi, parole e anche solo pensieri a ciò che è finito, soprattutto se ti ha ferito.
Chiudere non è anestesia.
Chiudere non è una punizione.
Chiudere è l’atto estremo e coraggioso di continuare la propria libera esistenza senza elemosinare altre inutili spiegazioni al passato, che può continuare a parlare solo quando ti ha insegnato più amore.
Il resto non merita nemmeno un soffio del tuo più leggero respiro.

Ilario Pisanu

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Reggio Di

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