Hospice Via Delle Stelle

Hospice Via Delle Stelle Informazioni di contatto, mappa e indicazioni stradali, modulo di contatto, orari di apertura, servizi, valutazioni, foto, video e annunci di Hospice Via Delle Stelle, Ospedale, Reggio Di.

https://www.sulsentierodicicely.it/cicely-saunders/
22/06/2025

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Cicely Saunders nacque a Londra il 22 giugno 1918, primogenita di tre figli: all’età di dieci anni la sua istruzione venne affidata al collegio di Seaford, dove la zia ricopriva il ruolo di matrona; ma solo dopo quattro anni, i genitori decisero di far frequentare alla figlia il prestigioso colle...

https://www.facebook.com/share/p/16T3fQbPGZ/
12/06/2025

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Marta si risveglia dopo l’intervento chirurgico, apre gli occhi e si trova in uno stanzone della Rianimazione, si accorge che è nuda, un lenzuolo bianco la copre, accanto a lei a destra e sinistra altri letti occupati da altri degenti, quello a destra è un uomo. In pochi minuti arrivano gli infe...

L’11 maggio del 2018 ci lasciava padre Camillo.Figura discreta, presenza silenziosa.Non amava mettersi al centro, e fors...
11/06/2025

L’11 maggio del 2018 ci lasciava padre Camillo.
Figura discreta, presenza silenziosa.
Non amava mettersi al centro, e forse proprio per questo riusciva a starci dentro: nelle pieghe delle vite che incontrava, nei dolori taciuti, nei sorrisi appena accennati, nei passi più faticosi di chi cercava luce nel buio.

Con lui si aveva la sensazione che non servissero tante parole: bastava esserci.
E padre Camillo c’era.
C’era con lo sguardo, con l’ascolto, con una preghiera sussurrata, con una benedizione che pareva carezza.

Chi ha avuto la fortuna di incontrarlo sa quanto fosse capace di abitare la soglia: senza invadere, senza trattenere, ma sempre pronto ad accompagnare.
Era come una presenza d’altri tempi, che sapeva custodire senza stringere, orientare senza forzare.

Oggi, nel ricordarlo, ci scopriamo ancora accompagnati.
Perché certe presenze non ci lasciano davvero: continuano a vegliare da quel luogo che non si vede, ma si sente nel cuore.
Grazie, padre Camillo. Per la tua vita donata, in punta di piedi, ma piena di luce.

15/05/2025

HANNO DETTO DI NOI...
“Semi di speranza” (Avvenire di Calabria, 12 maggio 2025)
L’articolo “Nel silenzio dell’attesa, semi di speranza in Hospice” racconta l’incontro interreligioso svoltosi presso l’Hospice “Via delle Stelle” di Reggio Calabria durante il tempo di Pasqua. Promosso dalla Federazione Cure Palliative, l’evento ha unito spiritualità, poesia e umanità, offrendo un momento di riflessione e condivisione tra persone di diverse fedi e culture. Questo riconoscimento sottolinea l’impegno della FCP nel promuovere un approccio olistico alla cura, che considera non solo gli aspetti fisici, ma anche quelli spirituali e relazionali del fine vita. Hanno detto di noi – “Semi di speranza” (Avvenire di Calabria, 12 maggio 2025 e Rassegna Stampa di Federazione Cure Palliative Onlus )
L’articolo “Nel silenzio dell’attesa, semi di speranza in Hospice” racconta l’incontro interreligioso svoltosi presso l’Hospice “Via delle Stelle” di Reggio Calabria durante il tempo di Pasqua. Promosso dalla Federazione Cure Palliative, l’evento ha unito spiritualità, poesia e umanità, offrendo un momento di riflessione e condivisione tra persone di diverse fedi e culture. Questo riconoscimento sottolinea l’impegno della FCP nel promuovere un approccio olistico alla cura, che conside

NEL SILENZIO DELL'ATTESA, SEMI DI SPERANZA IN HOSPICE

L’Hospice come casa, luogo di cura e di relazioni che restano
Ci sono luoghi in cui il tempo rallenta. Dove le parole si fanno più leggere, i gesti più attenti, i silenzi più densi. L’Hospice è uno di questi luoghi. Nella settimana Santa, dentro questo tempo sospeso, in attesa della Santa Pasqua, è accaduto qualcosa di prezioso: un incontro inter-religioso, proposto dal GdL della Fondazione “Via delle Stelle”, amministrata dal Presidente dottor Vincenzo Nociti, di concerto con l’Associazione culturale “Rhegium Julii”, diretta dal dottor Giuseppe Bova.
È stato un incontro semplice, eppure straordinario. Un momento in cui la speranza ha preso forma nelle voci, nei gesti, negli sguardi di chi ha scelto di esserci. Sono intervenuti rappresentanti delle comunità religiose presenti sul territorio reggino: musulmana, evangelica, ortodossa, cattolica.
Accogliere nella complessità: spiritualità come dimensione del prendersi cura
Anche questa iniziativa rientra tra le proposte di “SpazioCultura....la Cultura che Cura”, contenitore dell’Hospice ideato, progettato e diretto dalla dottoressa Francesca Arvino, psicologa e psicoterapeuta dell'Hospice, che ha dato l’avvio alla mattinata intensa e ricca di stimoli, portando i saluti del Presidente Nociti, assente per motivi istituzionali. La dottoressa Arvino, dando il benvenuto ai presenti, sottolinea che l’idea di questo incontro è nata dal convincimento profondo che l’obiettivo di un’equipe di cura è sempre imparare ad accogliere la persona nella sua interezza e nella sua complessità, passando da una profonda accettazione, o ascolto sincero e profondo, di sé stessi, compresa la propria dimensione spirituale/interiore. La ricerca di un senso, la necessità di confrontarsi, che diventa percorso comune ed “essere con l’altro”, e il bisogno di conforto e supporto, che possono tradursi in pratica religiosa o in consolazione laica, sono i cardini dell’accompagnamento spirituale.

PER APPROFONDIRE: Giornata internazionale dell’infermiere, tra scelta di vita e umanità che cura

Si sono susseguiti numerosi interventi, abilmente presentati dalla referente dello SpazioMusicale, professoressa Cristina Caridi, che ha dato la parola alla dottoressa Anna Tiziano, vice direttore sanitario, nonché coordinatore della SICP Calabria, che ha sottolineato con forza l'importanza della spiritualità nelle cure palliative, come dimensione fondamentale e integrata nella presa in carico della persona. Un aspetto che non riguarda solo la religione, ma il bisogno profondo di senso, di pace, di riconciliazione, che viene accolto e valorizzato dall’equipe dell’Hospice reggino grazie al coinvolgimento dei Referenti delle diverse comunità religiose presenti sul territorio.
Nel corso della mattinata, ogni rappresentante ha portato la propria visione, la propria fede, la propria lingua interiore. Ma tutti, in fondo, hanno parlato lo stesso messaggio: quello della presenza.
Voci di fede, gesti di presenza: il messaggio delle comunità religiose
Con la sua voce pacata e il cuore radicato nell’esperienza, Don Armando Turoni, assistente spirituale in hospice, ha aggiunto un’immagine che resterà con noi a lungo: l’Hospice è una casa. Non un luogo di passaggio, né un reparto, né un confine. Una casa. Un luogo dove si continua a vivere. E dove la vita, pur nella fragilità, può ancora essere piena. Piena di relazioni, di attesa, di parole sussurrate, di carezze che sanno raccontare amore anche quando le forze vengono meno. Parlare dell’Hospice come casa è un atto di verità. Perché riconosce che qui non si smette di vivere. Si vive in altro modo. Si vive nella profondità del presente, nel valore delle piccole cose, nella cura che non chiede nulla in cambio. In un momento carico di senso.
Viene data la parola al diacono Mario Casile, direttore dell'ufficio per l’ecunemismo e il dialogo interreligioso dell’Arcidiocesi Reggio Calabria-Bova, che ha posto l’accento sul bisogno profondo di curare il corpo e non solo la malattia, di prendersi cura della persona nella sua interezza, nel suo bisogno di contatto, attenzione, relazione. Ha anche sottolineato che questo evento è stato possibile grazie al costante lavoro di raccordo tra la Fondazione e l’Arcidiocesi, un dialogo silenzioso ma prezioso che ha reso possibile l’incontro.
Segue l’intervento del Pastore Demetrio Amadeo, della chiesa cristiana Gesù Cristo è il Signore di Gallico: “In un luogo come questo, l’importante è esserci.” Non c’è stato bisogno di spiegare altro. Perché chi vive l’hospice ogni giorno sa che “esserci” non è qualcosa di scontato. È una scelta. Un modo di stare. È decidere di restare accanto anche quando non si può più cambiare nulla. Anzi, proprio allora.
A dare ancora più forza a queste parole è stata la testimonianza personale del Pastore Pasquale Focà, della chiesa evangelica della riconciliazione, che ha condiviso un momento intimo della sua vita. Ha raccontato di quando, durante un ricovero al nord per un intervento delicato, si è trovato a cercare una presenza. Aveva bisogno di qualcuno con cui condividere i suoi pensieri, le sue ansie, le sue paure. Ma non ha trovato nessuno. Nessuno a cui affidare il proprio smarrimento, nessuno che restasse accanto in quel momento fragile. Le sue parole, semplici e profonde, hanno fatto calare un silenzio denso nel salone dell'Hospice. Perché si parlava di qualcosa che tutti, prima o poi, conosciamo: il bisogno umano di essere ascoltati, di non sentirsi soli. E proprio per questo l’Hospice è un luogo prezioso: perché qui qualcuno c’è. Sempre. Anche solo per ascoltare. Anche solo per accogliere. Anche solo per stare.
Le Cure Palliative non sono un “non fare più”, ma un fare diversamente, un approccio assistenziale che non corre più contro il tempo, ma lo accoglie. Che non cerca la guarigione, ma la qualità. Che non elimina la sofferenza, ma la attraversa, la ascolta, la accompagna – sottolinea la dssa F. Arvino. Le sue parole hanno restituito profondità al senso del prendersi cura olistico. Perché qui non si tratta solo di trattamenti, ma di umanità condivisa. Di meticolosa attenzione ai bisogni, anche quelli invisibili. Di rispetto per ogni persona e per i suoi familiari, in ogni fase del suo cammino.
Nello stesso spirito si è inserito l’intervento del Pastore Francesco Zappia della chiesa cristiana Gesù è risorto di Catona, accompagnato dal suo predecessore M. Ripepi, scegliendo di parlare dell’amore verso l’altro. Non un amore astratto, ma quotidiano, concreto, fatto di attenzione, di ascolto, di piccoli gesti che fanno sentire una persona vista, riconosciuta, importante. Hanno sottolineato l’essenza profonda della cura: non prendersi cura della malattia, ma della persona. Con le sue paure, i suoi desideri, la sua dignità, la sua unicità. Una cura che non guarda solo al corpo, ma accoglie anche lo spirito, la storia, i legami.
Anche Padre Sergej Tikhonov, vice parroco di San Paolo dei Greci, ha scelto parole essenziali, capaci di andare dritte al cuore. Ha detto che la parola chiave è l’amore. Non solo per chi ha un credo religioso, ma per chiunque abbia il cuore aperto. L’amore è la condizione necessaria per entrare davvero in relazione con chi soffre. L’Hospice - ha aggiunto - è un luogo di speranza, un luogo che ci fa percepire in profondità cosa significa stare accanto a una persona che soffre in maniera umana.
È intervenuto poi Hassan Elmazi, presidente del Centro Culturale Islamico, che con emozione sincera ha condiviso un frammento personale, esprimendo la profonda gratitudine per il rispetto constatato nei confronti del credo religioso. Ha raccontato di quando, in occasione della morte di un paziente musulmano nell’Hospice reggino, si è ritrovato — quasi con stupore — a trovare tutto ciò che serviva per lavare la salma, secondo la tradizione islamica. Non solo gli oggetti necessari, ma anche uno spazio curato, con divani, sedie, un clima di accoglienza profonda per i familiari. Un rispetto concreto, che non aveva bisogno di parole per essere compreso. E a un certo punto, guardandosi intorno, quasi incredulo, ha esclamato: “Mio Dio, ma che bella cosa!”. Il suo sguardo grato ha parlato a nome di molti. Perché il rispetto non è solo una parola, è un gesto. È trovare pronto ciò che serve, senza doverlo chiedere. È far sentire ciascuno accolto nella propria differenza, senza sentirsi fuori posto. Le sue parole hanno toccato una dimensione fondamentale dell’Hospice: quella dell’ospitalità radicale, che si prende cura anche del bisogno spirituale, anche della tradizione, anche del lutto.
La voce dei familiari e il dono dei volontari
Durante l’incontro, il clima era raccolto. C’erano pazienti, familiari, operatori, volontari. Tutti seduti insieme, senza barriere. Una comunità silenziosa, in ascolto. Ognuno con il proprio vissuto, ma tutti accomunati da qualcosa che non ha nome, ma che si riconosce: la fragilità. E insieme, il desiderio di senso.
E poi c’erano loro, i Volontari: figure silenziose, ma presenti. Figure che non hanno compiti scritti, ma che riempiono spazi invisibili. Sono quelli che siedono accanto quando il dolore è troppo grande. Che restano quando gli altri devono correre. Che sorridono anche quando il cuore è stretto. Che ascoltano davvero, senza bisogno di risposte.
In Hospice, i volontari sono i custodi dell’umanità quotidiana. Sono quelli che accolgono, accompagnano, tengono la mano. Quelli che portano dentro le stanze un po’ di calore, un po’ di silenzio buono, un po’ di normalità. E sono loro, spesso, a vedere germogliare quei semi di speranza. Semi che si piantano senza clamore, con gesti minuscoli. E che fioriscono — a volte subito, a volte molto dopo — nei ricordi di chi resta.
Gli interventi che hanno animato la mattinata sono stati arricchiti dalle poesie declamate dai Poeti del Rhegium Julii, introdotti dal Presidente dr P. Bova che ha ribadito l’importanza e la bellezza del fare rete facendo leva sulla cultura, anche grazie la forte motivazione da parte degli artisti che afferiscono all’associazione culturale a mettere il proprio talento a servizio della struttura reggina. I versi dei poeti Caterina Silipo, Pasquale Porpiglia e Antonino Cotroneo, con sensibilità ed una straordinaria delicatezza, hanno attraversato il salone come un soffio, aggiungendo bellezza e profondità al tempo condiviso. Le loro parole hanno saputo cogliere l’invisibile: la nostalgia che si annida nei gesti, il bisogno di senso, il mistero della fine e la luce che, anche nel dolore, può ancora emergere. Hanno toccato il cuore senza invaderlo, accarezzandolo. Le poesie non hanno solo accompagnato gli interventi: li hanno amplificati, illuminati, trasformati in eco interiore. In alcuni momenti, il silenzio che seguiva i versi sembrava una preghiera. Un ascolto sacro. Come se la poesia fosse riuscita a dire ciò che a volte il linguaggio quotidiano non riesce a esprimere. Con passione e delicatezza, i loro versi hanno accompagnato le parole e i silenzi, mettendo l’accento su alcuni aspetti profondi dell’animo umano: la fragilità, il ricordo, l’amore, e la forza della speranza. Le poesie non hanno solo ornato l’evento, ma lo hanno attraversato, come un respiro leggero e necessario, toccando corde interiori che solo l’arte sa raggiungere.
Da cornice musicale le melodie e la voce del Maestro Mario Taverriti - noto musicista e compositore reggino - magistralmente intrecciate con i versi declamati, amplificandone l’intensità e avvolgendo l’intero salone in un’atmosfera sospesa e profondamente emotiva, divulgando un messaggio di pace e di speranza.
Alla fine dell’incontro, è intervenuta una familiare, la sorella di un’Ospite del nostro Hospice. Con passo deciso, ma occhi pieni di emozione, ha preso la parola. E in quel momento, tutto si è fatto più intimo. “Mi sono sentita accolta. Coccolata. Da tutti.” Ha parlato con sincerità, senza filtri. Ha raccontato la fatica, la paura, la solitudine che a volte sembrano invincibili. Ma soprattutto ha parlato della cura ricevuta. Di quella cura che va oltre le terapie, oltre i protocolli. Quella che scalda, che protegge, che consola. “Tutte le figure sono state preziose”, ha detto. “Ma soprattutto i volontari. Figure insostituibili. Ci sono sempre stati. Sempre. Per raccogliere il nostro dolore, le nostre ansie, le nostre paure, i nostri bisogni.” Poi ha aggiunto qualcosa che ha commosso tutti: “In Hospice sto assaporando la gratuità, la serenità. Può sembrare strano, ma… ho assaporato anche la gioia.”
Ha lasciato un attimo di silenzio dopo quella frase, come se fosse lei stessa a volerle dare spazio. E in quel silenzio, ognuno ha sentito risuonare qualcosa. Perché la gioia, detta in quel contesto, ha un peso diverso. È una gioia che non nega la sofferenza, ma che lo attraversa. Che nasce dalla presenza autentica, dalla cura ricevuta senza condizioni, dall’amore che si dona senza aspettarsi nulla in cambio.
In quel momento, l’incontro non era più un evento. Era diventato una testimonianza di amore ricevuto. Una dichiarazione silenziosa di quanto conti esserci. Di quanto conti esserci bene, autenticamente.
Le sue parole sono state il sigillo di un giorno speciale. Un giorno in cui la speranza non è stata raccontata, ma vissuta. Attraverso le voci delle religioni. Attraverso le parole di chi cura. Attraverso la presenza di chi non abbandona.
Quei...Semi di speranza
Oggi ne sono stati piantati tanti. Con rispetto. Con tenerezza. Con verità. E anche se non sappiamo quando e come fioriranno, qualcosa ci dice che lo faranno.
Perché dove c’è qualcuno che ascolta, che resta, che accoglie… lì, inevitabilmente, qualcosa cresce.
Grazie a tutti gli operatori in servizio e che hanno reso possibile questo momento.
Grazie alla nostra estroversa volontaria Flora per aver confezionato i ricordini per i nostri ospiti.
Grazie ai volontari Maria Assunta, Nicola, Giovanna e alle aspiranti volontarie Valentina e Donatella che sanno sempre stupirci con la loro fattiva presenza e con la loro generosità, coccolando i presenti con un accurato momento di convivialità.

*Nicola Saggese
Presidente Associazione “Amici dell’Hospice di Reggio Calabria”

"Mamma, radice silenziosa dell'essere"In hospice ogni giorno è un tempo prezioso, ma ci sono giornate che si riempiono d...
12/05/2025

"Mamma, radice silenziosa dell'essere"

In hospice ogni giorno è un tempo prezioso, ma ci sono giornate che si riempiono di un significato speciale. La Festa della Mamma è stata una di queste. Un tempo lento, delicato, intessuto di voci, silenzi, memorie e musica. Un tempo che abbiamo scelto di vivere insieme, per celebrare la maternità in tutte le sue forme: quella che genera, che accompagna, che cura, che resta, anche quando sembra non esserci più nulla da dire.
A presentare questo momento è stata Cristina Caridi, con parole attente e leggere, che hanno saputo accogliere e guidare i presenti dentro la trama profonda di ciò che stavamo per vivere. E poi, piano piano, si è fatto spazio il suono.
Il maestro Pino Puntorieri, con il suo tocco al pianoforte, ha portato in hospice una musica che non era solo intrattenimento, ma carezza e respiro, presenza discreta e intensa che ha accompagnato ogni sguardo, ogni pensiero. Accanto a lui, la voce vibrante di Marinella Rodà ha dato corpo e anima a canti che parlavano alla parte più viva di ciascuno di noi. Quelle note non sono rimaste nell’aria: si sono posate sulle mani intrecciate, sui cuori stanchi, sulle lacrime trattenute.
Poi è arrivata la poesia. Ma non una poesia qualunque. Il dottor Carmelo Giuseppe Nucera, presidente del Circolo Culturale "Apodiafazzi", ha portato tra noi parole antiche e forti: poesie in greco di Calabria, in quella lingua che sa di radici e di terra, di nonne e madri che hanno attraversato il tempo con il coraggio del silenzio e del fare. Ascoltarle qui, in hospice, è stato come spalancare una finestra sull’anima: ogni verso recitato diventava un richiamo, una benedizione, una mano tesa.
A rendere ancora più prezioso il momento sono stati due dei nostri volontari, che con voce ferma e emozionata hanno letto poesie dedicate alla mamma. Lo hanno fatto senza voler emergere, ma lasciando che fosse l’amore, il ricordo, la gratitudine a parlare. In hospice, dove spesso le parole si fanno leggere, le poesie diventano un modo per restare vicini, anche quando la vicinanza fa paura.
E non abbiamo celebrato solo le madri che ci hanno dato la vita. Abbiamo scelto di onorare anche quella maternità più ampia, che non si misura con la biologia ma con la capacità di prendersi cura. Quella che ogni giorno vive nei gesti degli operatori, nelle attenzioni dei volontari, negli sguardi dei familiari. Una maternità che consola, che sostiene, che tiene la mano fino all’ultimo respiro. Una maternità che non ha bisogno di nomi o titoli: è presenza pura, amore incarnato.
In questo luogo, dove ci sono confini molto sottili, abbiamo scoperto che la maternità è ovunque. È nel modo in cui un’infermiera sistema un cuscino, nel tempo che un medico dedica all’ascolto, nel sorriso con cui un volontario accoglie chi entra. È in quel “sono qui” che non si dice, ma si sente.
L’atmosfera durante tutta la celebrazione è stata silenziosa e densa, fatta di sguardi che parlavano, di mani che cercavano un contatto. C’erano familiari, ospiti, operatori, volontari. C’era chi stava vivendo un addio e chi portava nel cuore una madre lontana, ma ancora presente. Tutti uniti da un filo invisibile, ma fortissimo: quello dell’amore che non passa.
Abbiamo lasciato che l’arte parlasse dove le parole non bastano più. Abbiamo permesso alla musica e alla poesia di entrare nelle stanze, nei cuori, nei pensieri. E in quel tempo lento, che l’hospice sa donare, abbiamo capito che ogni madre è un inizio che continua, anche nella fine.
Anche questo evento si inserisce nelle proposte di SpazioCultura.... la cultura che cura, contenitore ideato, realizzato, coordinato dalla dottoressa Francesca Arvino, che la Fondazione "Via delle Stelle", amministrata dal dottore Vincenzo Nociti, sostiene e promuove con convinzione. Perché anche attraverso la bellezza della musica, della parola e dell’arte è possibile generare cura, vicinanza, umanità. È possibile, cioè, continuare a far vivere la vita nei luoghi della fragilità.
Forse è proprio questa la lezione che ci portiamo a casa da questa Festa della Mamma: che celebrare la maternità significa riconoscere il valore del prendersi cura, dell’esserci, del restare fedeli all’amore anche quando tutto sembra spegnersi, E che in un luogo come l"hospice, la vita trova ancora mille modi per farsi sentire.
A tutti i volontari presenti, Maria Assunta, Nicola e Giovanna, agli aspiranti volontari Donatella, Francesca, Marisa, Francesco, Antonella, Nuccio, Francesco, grazie di cuore per aver condiviso con noi questa intimità e reso possibile questi dolci momenti di convivialità.
Un grazie di cuore alla nostra estroversa volontaria Flora per aver confezionato dei pensierini per i nostri ospiti.
Un grazie particolare all'aspirante volontaria Donatella per aver prodotto e confezionato i dolcini per i nostri ospiti.
Grazie in ultimo ma non per ultimo la nostra cara Cristina Caridi, cuore e anima di SpazioCultura.
Un grazie a chi non ha potuto esserci, auguriamo che queste parole arrivino come un abbraccio.
E a tutte le madri, visibili e invisibili, grazie per continuare a generare amore.
Vincenzo Nociti Francesca Arvino Anna Tiziano Ines Barbera Iolanda Mercuri Rita Gatto Maria Cristina Caridi Maria Assunta Catanese Giovanna Toscano Marinella Roda' Pino Puntorieri Carmelo Nucera Francesca Amorini mallamace Francesco Nocera Francesco Bagnato Donatella Scopelliti Nicola Saggese

UN GESTO DOLCE CHE SCALDA IL CUOREVenerdì 18 aprile 2025, alle ore 12.00, presso il Salone Polifunzionale dell’Hospice "...
29/04/2025

UN GESTO DOLCE CHE SCALDA IL CUORE
Venerdì 18 aprile 2025, alle ore 12.00, presso il Salone Polifunzionale dell’Hospice "Via delle Stelle" di Reggio Calabria, alla presenza dei volontari e degli aspiranti volontari, si è svolta l’estrazione a premi organizzata dall’Associazione "Amici dell’Hospice di Reggio Calabria odv".
In palio, un meraviglioso uovo di Pasqua da 2 kg di finissimo cioccolato, simbolo di dolcezza e solidarietà.
Il ricavato dell’iniziativa, di € 1.500,00, sarà interamente destinato a soddisfare i piccoli bisogni dei nostri ospiti, quei gesti semplici ma preziosi che ogni giorno rendono più lieve e umano il cammino di chi vive un momento di fragilità.
L’estrazione si è svolta in un clima sereno e partecipato, tra sorrisi, emozioni e tanta gratitudine.
È stato estratto il numero 0004, acquistato dalla signora Elsie Clemente, a cui vanno le nostre congratulazioni!
Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno partecipato con entusiasmo e generosità.
Un ringraziamento speciale va al Bar Pasticceria Fratelli Fragomeni, per la splendida donazione dell’uovo, e alla Gioielleria Bellini, che ha impreziosito il premio offrendo la sorpresa interna.
Un sentito grazie anche a Mimmo Caridi, per aver curato con disponibilità e attenzione la realizzazione dei biglietti dell’estrazione.
Insieme possiamo continuare a seminare cura, attenzione e amore, un piccolo gesto alla volta.

LA FORMAZIONE CONTINUA: LA VERA FORZA DI UN'EQUIPE DI CURE PALLIATIVE È proprio vero che in Hospice la formazione non ba...
11/04/2025

LA FORMAZIONE CONTINUA: LA VERA FORZA DI UN'EQUIPE DI CURE PALLIATIVE

È proprio vero che in Hospice la formazione non basta mai. Lo capisci subito, quando ti accorgi che ogni persona che incontri, ti cambia un po', lascia un'impronta, apre uno spazio nuovo dentro di te. Ed allora capisci che non basta la buona volontà, non basta la sensibilità: c'è bisogno di strumenti, di consapevolezza, di formazione che non è solo tecnica, ma anche profondamente umana e spirituale.
Lo sa bene la Fondazione "Via delle Stelle", amministrata dal dottore Vincenzo Nociti, convinti che la qualità della cura nasce dalla qualità dello spessore umano e formativo delle persone che la offrono. Sicuramente fondamentali sono tecnica e dedizione ma ciò che veramente fa la differenza è la capacità di stare accanto, di ascoltare, di cogliere i bisogni visibili e quelli più silenziosi, di sostenere chi attraversa un tempo fragile e difficile da raccontare.
In Hospice, ogni giorno ci confrontiamo con la fragilità della vita, con le domande che non sempre trovano risposte. Ogni giorno entriamo in relazione con persone che vivono una fase delicata della propria esistenza. In un tempo sospeso dove si concentrano emozioni potenti, paure antiche, bisogni profondi.
E noi siamo chiamati a stare lì, chiamati ad esserci. A sostenere, a comprendere, a non fuggire.
Proprio per questo, tra le priorità della Fondazione "Via delle Stelle", c'è il sostegno alla formazione di tutti gli operatori impegnati in Hospice: medici, Infermieri, oss, psicologi, assistenti sociali, massofisioterapisti, volontari. Persone diverse per competenze e ruoli ma unite da uno stesso impegno: prendersi cura dell'altro in un momento particolare della sua vita in cui ogni gesto, ogni parola, ogni sguardo può avere un significato speciale.
Ogni spazio formativo che ci viene offerto, è un'occasione per fermarsi e guardarsi dentro e rimettere a fuoco il senso di ciò che facciamo. La formazione è una forma di cura. Cura per chi cura. Perché anche noi, portiamo le nostre fragilità, i nostri limiti, le nostre domande. Avere uno spazio dove poterle accogliere, nominare, condividere è un dono prezioso.
Scegliere di formarsi, significa scegliere di restare umili. Di non dare mai nulla per scontato. Di riconoscere che ogni nostro ospite, ogni familiare, ogni collega ha qualcosa da insegnarci e che per accompagnare con autenticità, dobbiamo continuare ad ascoltare e ascoltarci.
Lavorare in Cure Palliative implica, dunque, un costante confronto con l’esperienza della malattia inguaribile, con il processo del morire e con la morte. Tale confronto non può avvenire senza un significativo coinvolgimento umano, spirituale/esistenziale, personale e professionale dei diversi operatori coinvolti.
Per questo, in seno alla Fondazione VdS, vengono previsti percorsi di formazione continua, integrati ed idonei al miglioramento costante dell'assistenza erogata, a cura della Responsabile della formazione, dottoressa Francesca Arvino, insieme al gruppo di lavoro dedicato, costituito dalla Direzione Sanitaria, dalla Direzione del Personale e dal Coordinamento infermieristico. Il piano di formazione interna 2024/2025 contempla un ciclo di eventi formativi destinati al personale, sanitario e non, dell'Hospice "Via delle Stelle" di Reggio Calabria:
La dimensione spirituale nelle cure palliative; psicologia e psichiatria nelle cure palliative; la legge 219/2017 e le cure palliative. Tra scelte consapevoli e relazione.
Vincenzo Nociti Francesca Arvino Anna Tiziano Ines Barbera Iolanda Mercuri Maria Assunta Catanese casuscelli Rita Nastasi Antonio Iaconisi Domenico Mauro Rosanna Squillaci

IL LICEO, IL MONDO DELLO SPORT E LA MUSICA SI INCONTRANO IN HOSPICE PER FESTEGGIARE IL PAPA'Anche quest'anno, non poteva...
25/03/2025

IL LICEO, IL MONDO DELLO SPORT E LA MUSICA SI INCONTRANO IN HOSPICE PER FESTEGGIARE IL PAPA'
Anche quest'anno, non potevamo dimenticare l'appuntamento con la festa del papà. Quest'anno, abbiamo voluto festeggiarlo con le note dei nostri talentuosi amici Chiara Siclari, Gianluca Lofaro e Alessandro Miceli che hanno messo a disposizione la loro arte gratuitamente.
Un momento denso di emozioni, veri e propri momenti di "cura". La compionessa europea di pallavolo Antonella Del Core, ci ha condotto nel magico mondo della pallavolo trapuntando le sue storie con la testardaggine e la voglia di diventare una campionessa a tutti i costi.
I ragazzi della 2B del liceo "A. Volta", diretto dalla dirigente professoressa Maria Rosa Monterosso, hanno incalzato la nostra campionessa con domande dirette, pertinenti ed appropriate anche grazie allo stimolo, alla bravura e alla conduzione entusiasmante della mattinata di Cristina Caridi.
Ci sono incontri che lasciano il segno. Non solo per ciò che viene detto, ma per ciò che si sente vibrare dentro.
Antonella Del Core ha incontrato i ragazzi del liceo Volta, accompagnati dalla professoressa Daniela D'Andrea, e ha saputo toccare lo loro corde più profonde. Ha raccontato la sua storia, fatta di allenamenti, cadute, vittorie e rinunce. Ma soprattutto ha parlato di obiettivi, di sogni coltivati con ostinazione, e di quella fiducia in sé stessi che, anche nei momenti più duri, può diventare forza.
In un mondo che spesso ci distrae, che ci fa perdere di vista il senso, lei ha riportato l’attenzione su ciò che conta davvero: trovare una direzione, crederci, e lavorare ogni giorno per andare in quella direzione.
L’ho vista negli occhi dei ragazzi, quella scintilla. Quella domanda silenziosa: “E io, cosa sogno davvero?”
Non sempre serve una lezione per educare. A volte basta una storia vera, raccontata con sincerità.
E forse anche noi adulti, ogni tanto, dovremmo fermarci a chiederci dove stiamo andando. E se stiamo ancora credendo abbastanza in noi stessi.
Antonella, proseguendo nel discorso parla del suo allenatore, lo ricorda non tanto come figura tecnica, ma piuttosto come di un punto di riferimento imprescindibile. Lei cresciuta con il sogno di gareggiare alle Olimpiadi.
Il suo racconto, raccolto tra le pareti silenziose di un hospice, non si sofferma tanto sulle medaglie, quanto sul legame con chi l’ha guidata fin dall’inizio. Non solo un allenatore, ma un educatore: una presenza costante, capace di vedere oltre la performance, puntando alla persona prima che all’atleta.
Spronata, sostenuta, incoraggiata a non mollare mai. Spinta a credere in se stessa, ma anche a non perdere l’umiltà. Il percorso sportivo di Antonella è stato anche un percorso umano, fatto di fatica, costanza e fiducia reciproca.
Un rapporto che insegna come lo sport, quando vissuto con profondità, possa diventare un luogo di crescita autentica. E quanto, a volte, basti uno sguardo che ci riconosce per ciò che possiamo diventare, per cambiare il corso di un’intera vita.
Un momento di festa e di allegria...anche questo è prendersi cura....non solo cure mediche ma anche cure d'amore.
Non è solo un festeggiare, ma
celebrare la presenza, l'amore e il legame che esistono al di là delle difficoltà.
In un ambiente come l’hospice, dove ogni giorno è un’opportunità per condividere un momento speciale, la Festa del Papà prende una forma nuova. Non sono solo i regali o le tradizioni a fare di questa giornata qualcosa di unico, ma è la consapevolezza che ogni papà, anche in un momento di fragilità, lascia un segno profondo nelle persone che ama.
Ogni gesto, ogni parola, ogni sguardo che si scambia con il proprio papà in un giorno come questo diventa un ricordo che rimarrà impresso nel cuore. È il tempo che non si misura in ore, ma in emozioni, in attimi di connessione che diventano eterni.
Anche se il contesto può essere difficile, l’amore di un padre non conosce limiti. È un amore che, nonostante le difficoltà della malattia, si fa sentire forte e chiaro, capace di trasmettere speranza e conforto. Le carezze, le parole non dette, ma che si leggono nei gesti, diventano il regalo più grande.
In hospice, i papà sono circondati da una rete di cure, ma anche da una rete di affetto che aiuta a rendere questa festa speciale, a dare un significato profondo anche ai piccoli momenti condivisi. I familiari, gli amici, e gli operatori sanitari diventano compagni in un cammino che celebra l’amore paterno in tutte le sue forme.
La Festa del Papà in hospice non è solo un giorno del calendario, ma un’occasione per ricordare che, anche nei momenti più difficili, l’amore di un padre rimane una luce che guida, che non si spegne mai.
Se hai un papà, prenditi il tempo per dirgli "ti voglio bene", per abbracciarlo, per passare insieme un momento anche in assenza di parole perchè, anche il silenzio, è più loquace di mille parole.
Anche questa iniziativa rientra tra le proposte di SpazioCultura....la cultura che cura. Contenitore ideato, progettato e diretto da Francesca Arvino, psicologa e psicoterapeuta dell'hospice e che la Fondazione "Via delle Stelle", diretta dal dottore Vincenzo Nociti, incoraggia e sostiene.
Grazie a tutti gli operatori presenti e che hanno reso possibile questo momento.
Grazie al bar pasticceria "San Francesco" perché ci colma sempre di "docezze".
Grazie alla nostra estroversa volontaria Flora per aver confezionato i ricordini per i nostri ospiti.
Grazie ai volontari Maria Assunta, Nicola, Giovanna e le aspiranti volontarie Irene, Antonella e Donatella che sanno sempre stupirci con la loro fattiva presenza.

Vincenzo Nociti Francesca Arvino Maria Cristina Caridi Anna Tiziano Ines Barbera Iolanda Mercuri casuscelli Maria Assunta Catanese Nicola Saggese Irene Polimeni Donatella Scopelliti cutrupi cristina caridi del core siclari Gianluca Lofaro Alessandro Miceli Daniela D'andrea

Indirizzo

Reggio Di

Telefono

+390965683611

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