Dr. Fabiola Branca - Studio Medico e Fisioterapico Free Mind

Dr. Fabiola Branca - Studio Medico e Fisioterapico Free Mind Dott.ssa Fabiola Branca, Medico Chirurgo Specialista in Fisiatria
Dott. Marco Loiacono, Fisioterapista

13/10/2025

La carenza ormonale maschile aumenta il rischio cardiovascolare.

Molti uomini pensano che il testosterone serva solo alla forza o alla sessualità.
In realtà, è un ormone vitale per il cuore, i vasi e il metabolismo.
Quando i suoi livelli scendono — anche solo lievemente — si attiva una cascata di eventi che predispone a infiammazione cronica, obesità viscerale e malattie cardiovascolari.

Gli studi parlano chiaro

🔹 Uno studio pubblicato su The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism mostra che bassi livelli di testosterone totale e libero si associano a un raddoppio del rischio di infarto e mortalità cardiovascolare.

🔹 Altri lavori indicano che il testosterone ha un effetto vasodilatatore diretto sull’endotelio e migliora la sensibilità insulinica, riducendo trigliceridi e LDL ossidate.

🔹 La carenza ormonale maschile è correlata anche a deficit di vitamina D, aumento di IL-6 e TNF-α, e ridotta ossidazione dei grassi — tutti fattori che concorrono al danno vascolare.
(Riferimenti: PubMed 16618780 – Vitamina D e IL-6; PubMed 26780274 – Deficit di vitamina D e infarto; MDPI 5/7/2502 – Vitamina D e funzione autoimmune/endoteliale).

Cosa succede quando il testosterone cala?
• Aumenta la resistenza insulinica e il grasso viscerale;
• Diminuisce il colesterolo HDL protettivo;
• L’endotelio diventa meno elastico, con aumento della rigidità arteriosa;
• Si riduce l’attività mitocondriale e l’efficienza muscolare;
• Aumentano citochine infiammatorie come IL-6 e CRP.

In altre parole: meno testosterone = più infiammazione = più rischio cardiovascolare.

Terapia ormonale bioidentica: un approccio di prevenzione

Studi su uomini trattati con testosterone bioidentico mostrano:
• miglioramento della massa magra,
• riduzione del grasso addominale,
• abbassamento dei marker infiammatori,
• normalizzazione della glicemia e dei lipidi,
• e, nel lungo termine, riduzione del rischio cardiovascolare globale.

Ma la chiave non è solo “dare testosterone”: è ripristinare l’equilibrio ormonale completo, che comprende anche:
• DHEA,
• vitamina D,
• tiroide,

per ristabilire il dialogo tra asse ormonale, metabolismo e apparato cardiovascolare.

⚠️ Il cuore è un organo ormonale

Il cuore non “subisce” gli ormoni: li ascolta.
Il testosterone protegge i vasi, regola la pressione, modula l’infiammazione e migliora la perfusione miocardica.
Trascurarne la carenza significa ignorare un segnale precoce di vulnerabilità metabolica.

Dott.ssa Fabiola Branca
Medico fisiatra – Terapia con ormoni bioidentici – Protocollo Coimbra- Protocollo Parkinson
📧 brancafabiola@gmail.com
📞 333 763 8622

✨ Parkinson e alte dosi di Tiamina (Vitamina B1) ✨Voglio condividere con voi un aggiornamento molto positivo: un mio paz...
11/10/2025

✨ Parkinson e alte dosi di Tiamina (Vitamina B1) ✨

Voglio condividere con voi un aggiornamento molto positivo: un mio paziente in trattamento con il protocollo a base di alte dosi di tiamina sta mostrando miglioramenti importanti.

✅ Maggior energia e forza
✅ Migliore brillantezza mentale e velocità nei movimenti
✅ Umore più stabile
✅ Aumento di peso (dopo un periodo di calo)

La tiamina, conosciuta anche come vitamina B1, è fondamentale per il metabolismo energetico e per la funzione del sistema nervoso. In alcuni studi è stato osservato come dosaggi elevati possano modulare i sintomi del Parkinson, contribuendo a migliorare la qualità di vita.

🔬 Ovviamente ogni terapia va valutata caso per caso, ma questi risultati ci incoraggiano a proseguire e a diffondere conoscenza su protocolli innovativi e personalizzati.

👉 Se vuoi saperne di più, o se pensi che questo approccio possa essere utile per te o per un tuo caro, scrivimi.

🦋 fT3: l’ormone attivo della tiroideQuando si parla di tiroide, spesso ci si concentra solo sul TSH o sulla tiroxina (fT...
10/10/2025

🦋 fT3: l’ormone attivo della tiroide

Quando si parla di tiroide, spesso ci si concentra solo sul TSH o sulla tiroxina (fT4).
Ma è il fT3 ad agire davvero a livello cellulare, regolando il metabolismo, l’energia e il benessere mentale.

👉 Perché è importante?
• Il fT3 è la forma attiva: è lui che entra nelle cellule e accende i processi energetici.
• Avere valori solo “nel range” non sempre basta: molti pazienti con fT3 vicino al minimo hanno ancora sintomi di ipotiroidismo (stanchezza, aumento di peso, umore basso, freddolosità).
• Portare il fT3 verso la parte alta del range fisiologico significa garantire che le cellule ricevano il messaggio tiroideo in modo efficace.

📚 Cosa dicono gli studi
• Livelli più alti di fT3 si associano a un metabolismo più efficiente e a una migliore sensibilità insulinica (Endocrine Connections, 2019).
• Una ridotta conversione da fT4 a fT3 è collegata a sindrome metabolica, obesità e peggior prognosi cardiovascolare (J Clin Endocrinol Metab, 2016).
• Nei pazienti con malattie croniche, valori bassi di fT3 predicono un peggior outcome clinico (Thyroid, 2018).

✨ In sintesi: non basta che la tiroide “funzioni”. Bisogna che il corpo abbia abbastanza fT3 disponibile e attivo, idealmente verso il massimo del range, per garantire energia e salute metabolica.

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🌱 Disbiosi intestinale: quando il microbiota si squilibraIl nostro intestino ospita miliardi di batteri che vivono in eq...
09/10/2025

🌱 Disbiosi intestinale: quando il microbiota si squilibra

Il nostro intestino ospita miliardi di batteri che vivono in equilibrio e collaborano con noi.
Quando questo equilibrio si rompe, si parla di disbiosi, una condizione che può influenzare non solo la digestione ma l’intera salute.

👉 Segnali frequenti di disbiosi:
• Gonfiore addominale, alvo irregolare (stipsi/diarrea)
• Intolleranze o sensibilità alimentari
• Stanchezza cronica
• Cefalea ricorrente
• Infiammazione diffusa o dolori articolari
• Problemi cutanei (acne, eczema, orticaria)

📚 Cosa dicono gli studi
• La disbiosi riduce la produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA), fondamentali per la barriera intestinale e per la modulazione del sistema immunitario (Nature Rev Gastroenterol Hepatol, 2019).
• Alterazioni del microbiota sono state associate a malattie autoimmuni, metaboliche e neurologiche (Cell, 2018).
• Interventi mirati con probiotici, prebiotici e postbiotici possono ripristinare l’equilibrio e ridurre l’infiammazione sistemica (Nutrients, 2020).

✨ In sintesi: la disbiosi non è “solo pancia gonfia”. È un campanello d’allarme di un equilibrio rotto tra intestino, sistema immunitario e cervello.

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☀️ Vitamina D: non basta non essere carenti, serve puntare a valori ottimaliMolti esami riportano come “sufficiente” un ...
08/10/2025

☀️ Vitamina D: non basta non essere carenti, serve puntare a valori ottimali

Molti esami riportano come “sufficiente” un livello di vitamina D sopra i 30 ng/ml.
Ma diversi studi hanno dimostrato che per avere un reale effetto su immunità, ossa, muscoli e prevenzione delle malattie croniche, è importante raggiungere valori ben più alti (intorno a 60–100 ng/ml).

📚 Lo studio
• Ricercatori hanno osservato che pazienti con livelli elevati di vitamina D presentavano una minore progressione della sclerosi multipla e una riduzione delle lesioni cerebrali (Neurology, 2017).
• Altri studi hanno evidenziato che valori alti sono associati a minor rischio cardiovascolare, miglior regolazione immunitaria e protezione ossea.

✨ In sintesi: non accontentarsi della “sufficienza”.
Il vero obiettivo è portare la vitamina D a livelli ottimali, per garantire una protezione globale al nostro organismo.

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🌸 Come capire se c’è uno squilibrio ormonale nella donna fertile?Molte donne convivono con sintomi che considerano “norm...
07/10/2025

🌸 Come capire se c’è uno squilibrio ormonale nella donna fertile?

Molte donne convivono con sintomi che considerano “normali”, ma che in realtà sono segnali di un assetto ormonale non equilibrato.

👉 Segnali da osservare:
• Cicli irregolari o molto dolorosi
• Sindrome premestruale marcata (umore instabile, ritenzione, cefalea)
• Acne, pelle grassa o perdita di capelli → possibili eccessi androgenici
• Difficoltà di concepimento o aborti ricorrenti
• Stanchezza cronica, sonno disturbato, calo del desiderio
• Aumento di peso con distribuzione diversa dal solito
• Dolori articolari o muscolari senza causa apparente

📚 Cosa dicono gli studi
• La dominanza estrogenica è legata a sintomi come emicrania, mastalgia e variazioni dell’umore.
• La carenza di progesterone è associata a infertilità, ansia e insonnia (studi su recettori GABA e neurosteroidi).
• L’eccesso di androgeni è documentato come causa di acne e irsutismo nella sindrome dell’ovaio policistico (PCOS).
• Squilibri tiroidei e carenze di vitamina D e B12 contribuiscono a stanchezza, depressione e alterazioni del ciclo.

✨ In sintesi: il corpo manda segnali chiari quando gli ormoni non sono in equilibrio.
Ascoltarli significa poter intervenire presto, ristabilendo un benessere che va oltre il ciclo mestruale.

🩺 Diretta Facebook – “Ritrovare l’equilibrio: ormoni e nutrizione nella pre-menopausa e menopausa”La pre-menopausa e la ...
07/10/2025

🩺 Diretta Facebook – “Ritrovare l’equilibrio: ormoni e nutrizione nella pre-menopausa e menopausa”

La pre-menopausa e la menopausa rappresentano un momento di profonda trasformazione per il corpo femminile.
Insieme alla Dott.ssa Senatore, biologa nutrizionista, parleremo di come ormoni e alimentazione possano diventare un’alleanza preziosa per ritrovare equilibrio, energia e benessere.

📅 16/10 h. 19,00
📍 In diretta su Facebook

Un incontro dedicato a tutte le donne che vogliono vivere questa fase con consapevolezza e serenità. 💜

🤱 Depressione post-partum: non è solo una questione psicologicaDopo la nascita di un figlio, molte donne vivono un perio...
06/10/2025

🤱 Depressione post-partum: non è solo una questione psicologica

Dopo la nascita di un figlio, molte donne vivono un periodo di fragilità emotiva. In alcuni casi si sviluppa una vera e propria depressione post-partum, che può compromettere il benessere della mamma e il legame con il neonato.

👉 La ricerca mostra che uno dei meccanismi chiave è lo squilibrio ormonale:
• Durante la gravidanza i livelli di progesterone sono altissimi.
• Dopo il parto crollano bruscamente → viene meno anche l’azione del suo metabolita, l’allopregnanolone, che agisce come modulatore del recettore GABA, favorendo calma e stabilità emotiva.
• Questo squilibrio contribuisce all’ansia, all’insonnia e ai sintomi depressivi.

📚 Cosa dicono gli studi
• La carenza di allopregnanolone post-partum è stata associata a maggiore rischio di depressione (Biol Psychiatry, 2017).
• Terapie che ripristinano l’equilibrio del progesterone hanno mostrato miglioramenti nei sintomi depressivi (Am J Psychiatry, 2019).
• Il progesterone bioidentico e i suoi metaboliti hanno un ruolo neuroprotettivo e ansiolitico, sostenendo la resilienza materna.

✨ In sintesi: la depressione post-partum non è solo “stanchezza da neomamma”. È una condizione biologica in cui il crollo del progesterone ha un ruolo centrale.
Riconoscerlo significa aprire la strada a strategie terapeutiche nuove, più mirate e rispettose della fisiologia femminile e soprattutto permette di garantire alla mamma la serenità necessaria grazie alla quale affrontare questo meraviglioso cambiamento!

🧠 Parkinson: non solo dopaminaIl Parkinson viene spesso visto solo come una malattia della dopamina.Ma la ricerca dimost...
05/10/2025

🧠 Parkinson: non solo dopamina

Il Parkinson viene spesso visto solo come una malattia della dopamina.
Ma la ricerca dimostra che la sua progressione è legata anche a carenze vitaminiche, infiammazione e metabolismo energetico.

📚 Cosa ci dicono gli studi:
• Vitamina D: livelli bassi sono associati a peggioramento motorio, maggiore rischio di cadute e declino cognitivo (Neurology, 2014).
• Vitamina B12 e omocisteina: la carenza di B12 e l’iperomocisteinemia accelerano il declino motorio e cognitivo (Nutrients, 2015).
• Tiamina (vitamina B1) ad alte dosi: diversi studi clinici italiani hanno mostrato che la somministrazione di tiamina ad alto dosaggio migliora significativamente i sintomi motori e non motori, probabilmente per il suo ruolo nel metabolismo mitocondriale e nella produzione energetica neuronale (Costantini et al., J Altern Complement Med, 2013).
• Microbiota intestinale: squilibri del microbiota possono contribuire a neuroinfiammazione e peggioramento dei sintomi.

✨ In sintesi: il Parkinson non è solo mancanza di dopamina. È una malattia multifattoriale in cui vitamina D, B12, tiamina e microbiota giocano un ruolo fondamentale.

👉 Un approccio integrato che corregga le carenze e sostenga il metabolismo cellulare può fare la differenza nella qualità della vita dei pazienti.

Solo un Medico esperto in Medicina funzionale e integrata può offrire una terapia personalizzata!

🔥 Aldosterone e infiammazione: un legame poco conosciutoQuando si parla di aldosterone pensiamo subito alla sua funzione...
04/10/2025

🔥 Aldosterone e infiammazione: un legame poco conosciuto

Quando si parla di aldosterone pensiamo subito alla sua funzione classica: regolare sodio, potassio e pressione arteriosa.
Ma gli studi più recenti hanno rivelato molto di più.

👉 L’aldosterone, se prodotto in eccesso, non è solo un “ormone della pressione”:
• attiva lo stress ossidativo,
• stimola la produzione di citochine infiammatorie,
• favorisce fibrosi e danno vascolare,
• aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e renali.

📚 Cosa dicono le ricerche:
• L’aldosterone promuove la produzione di radicali liberi e induce infiammazione vascolare (J Clin Endocrinol Metab, 2006).
• Gli antagonisti dell’aldosterone riducono i marker infiammatori e migliorano la funzione endoteliale (Circulation Research, 2005).
• Una revisione su Nature Reviews Endocrinology ha sottolineato come l’eccesso cronico di aldosterone sia un fattore chiave nello sviluppo di aterosclerosi e fibrosi miocardica.

✨ In sintesi: l’aldosterone non è solo un regolatore della pressione, ma un vero e proprio mediatore infiammatorio.
Ecco perché nei percorsi di prevenzione e di terapia integrata è importante valutarne i livelli e correggerne l’eccesso.

🌸 Xenoestrogeni: quando i falsi ormoni disturbano il nostro equilibrioMolte donne soffrono di sintomi da “dominanza estr...
03/10/2025

🌸 Xenoestrogeni: quando i falsi ormoni disturbano il nostro equilibrio

Molte donne soffrono di sintomi da “dominanza estrogenica”: aumento di peso, ritenzione, cefalea, sbalzi d’umore, cicli dolorosi, fino ad arrivare a disturbi più seri come infertilità o rischio aumentato di alcuni tumori.

Ma non sempre la colpa è degli ormoni prodotti dal nostro corpo.
👉 A peggiorare la situazione ci sono gli xenoestrogeni, molecole chimiche dall’attività simile agli estrogeni, che si legano ai recettori ormonali e li “ingannano”.

🔹 Dove si trovano:
• Plastica (bisfenolo A, ftalati)
• Pesticidi, erbicidi
• Cosmetici, creme, prodotti per la cura personale
• Carni e latticini derivati da allevamenti trattati con ormoni o farmaci

🔹 Cosa fanno:
• Alterano il delicato equilibrio tra estrogeni e progesterone
• Aumentano l’attività estrogenica a livello cellulare
• Possono favorire infiammazione, accumulo di grasso, alterazioni tiroidee e ginecologiche

📚 Cosa dicono gli studi:
• È dimostrato che l’esposizione cronica agli xenoestrogeni aumenta lo stress ossidativo e la proliferazione cellulare, con possibili implicazioni oncologiche (studio MDPI, Nutrients e altri archiviati).
• Ricerche su donne in pre e post-menopausa confermano che l’esposizione ambientale agli interferenti endocrini altera la sensibilità recettoriale, amplificando i sintomi da squilibrio ormonale.

✨ La buona notizia: ridurre l’esposizione è possibile!
✅ Preferire alimenti biologici
✅ Limitare la plastica a contatto con cibi e bevande
✅ Usare cosmetici senza parabeni e ftalati
✅ Supportare il fegato con un’alimentazione ricca di fibre e antiossidanti

👉 Il primo passo per ritrovare l’equilibrio ormonale è smettere di far entrare nel corpo ormoni che non sono i nostri.

02/10/2025

Magnesio e Vitamina D: una sinergia indispensabile per la salute

La vitamina D è un ormone steroideo fondamentale per la regolazione del metabolismo osseo, la modulazione immunitaria e la prevenzione di numerose patologie croniche. Tuttavia, ciò che spesso viene trascurato è che la vitamina D non può esercitare le sue funzioni senza la presenza di un cofattore essenziale: il magnesio.

Perché il magnesio è indispensabile?

Il magnesio partecipa come cofattore in oltre 300 reazioni enzimatiche, incluse quelle necessarie per la sintesi, il trasporto e l’attivazione della vitamina D. In particolare:
• La vitamina D, per diventare biologicamente attiva, deve subire due idrossilazioni:
1. Nel fegato, dove viene trasformata in 25(OH)D.
2. Nel rene, dove diventa 1,25(OH)₂D (calcitriolo), la forma attiva.
• Questi passaggi dipendono da enzimi detti idrossilasi, che utilizzano il magnesio come cofattore.
• In assenza di adeguate riserve di magnesio, la vitamina D resta “inattiva”, riducendo la sua efficacia anche se i livelli ematici sembrano ottimali.

Conseguenze della carenza di magnesio

Una carenza di magnesio può portare a:
• Inefficace utilizzo della vitamina D: i pazienti supplementati con vitamina D ma carenti in magnesio spesso non vedono miglioramenti clinici.
• Alterazioni del metabolismo osseo: aumento del rischio di osteoporosi, fratture e demineralizzazione.
• Ridotta immunomodulazione: la vitamina D non riesce a regolare correttamente la risposta infiammatoria.
• Disordini cardiovascolari: sia il magnesio che la vitamina D hanno un ruolo protettivo sul cuore e sui vasi.

Evidenze scientifiche
• Lo studio pubblicato su Magnesium Research (2018, PubMed ID: 29480918) ha mostrato come il magnesio sia cruciale per l’attivazione della vitamina D. I soggetti con carenza di magnesio non rispondevano alla supplementazione con vitamina D fino a che non veniva ripristinata una corretta quota di magnesio.
• Altri studi osservazionali hanno collegato bassi livelli di magnesio a una minore efficacia delle terapie con vitamina D nelle malattie autoimmuni e nel metabolismo osseo.
• Una revisione (Rosanoff et al., Journal of the American Osteopathic Association, 2018) ha evidenziato che il 50% circa della popolazione occidentale non raggiunge l’assunzione raccomandata di magnesio, compromettendo indirettamente l’effetto della vitamina D.

Quali sono le principali fonti di magnesio?

Il magnesio è presente in molti alimenti, ma spesso in quantità insufficienti per coprire il fabbisogno giornaliero, soprattutto in caso di stress, attività fisica intensa o patologie croniche. Le fonti principali sono:
• Verdure a foglia verde (spinaci, bietole)
• Frutta secca e semi (mandorle, noci, semi di zucca)
• Legumi
• Acqua minerale ricca di magnesio

In alcuni casi, può essere utile ricorrere a integratori, soprattutto nelle persone che assumono alte dosi di vitamina D o farmaci che ne riducono l’assorbimento.

Il magnesio e la vitamina D sono due elementi che lavorano in sinergia. Integrare la vitamina D senza valutare lo stato del magnesio rischia di essere inefficace. Per ottenere il massimo beneficio dalla supplementazione con vitamina D – che si tratti di prevenzione dell’osteoporosi, supporto al sistema immunitario o modulazione dell’infiammazione – è fondamentale assicurarsi un adeguato apporto di magnesio.

Indirizzo

Via Filippini, 12/A
Reggio Di
89125

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 13:00
Martedì 09:00 - 13:00
Mercoledì 09:00 - 17:00
Giovedì 09:00 - 13:00
Venerdì 09:00 - 13:00

Telefono

+393277633034

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