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👉❌il peggioramento post-prandiale dei sintomi e le reazioni avverse a uno o più alimenti sono comuni nei pazienti con ma...
21/08/2025

👉❌il peggioramento post-prandiale dei sintomi e le reazioni avverse a uno o più alimenti sono comuni nei pazienti con malattie gastrointestinali funzionali, come la sindrome dell'intestino irritabile (IBS) e la dispepsia funzionale (FD). Tuttavia, il ruolo svolto dalla vera allergia alimentare nella patogenesi di queste malattie è ancora controverso e non esistono test ben consolidati per identificare l'allergia alimentare in questa condizione.
In questo studio, al quale hanno partecipato 37 pazienti con IBS, 28 pazienti con FD e 20 controlli sani, sono stati analizzati mediante ELISA i titoli sierici di anticorpi IgG/IgE per 14 alimenti comuni, tra cui manzo, pollo, merluzzo, mais, granchio, uova, funghi, latte, maiale, riso, gamberetti, soia, pomodori e grano. Inoltre, sono stati misurati anche i titoli sierici di IgE totali insieme alla valutazione della sintomatologia. pazienti con IBS hanno evidenziato titoli significativamente più alti di anticorpi IgG contro granchio, uova, gamberetti, soia e grano rispetto ai controlli. I pazienti con FD hanno mostrato titoli significativamente più elevati di anticorpi IgG contro l'uovo e la soia rispetto ai controlli. La percentuale di individui con anticorpi IgE specifici per l'antigene alimentare positivi per i tre gruppi non ha mostrato differenze significative. Peraltro, non sono emerse differenze significative tra pazienti con IBS/FD e controlli nei titoli di anticorpi IgE totali sierici . Infine, non è stata osservata alcuna correlazione significativa tra la gravità dei sintomi e i titoli sierici di anticorpi IgG specifici per l'antigene alimentare sia in pazienti con IBS sia con FD.
Concludendo, i titoli di anticorpi IgG sierici verso alcuni alimenti comuni risultano aumentati nei pazienti con IBS e FD rispetto ai controlli, pur non evidenziando alcuna correlazione significativa con la gravità dei sintomi.

LINK: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1365-2222.2007.02727.x

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🧐Il disturbo depressivo maggiore (MDD) ha coinvolto nel 2015 circa 216 milioni di persone (3% della popolazione mondiale...
18/08/2025

🧐Il disturbo depressivo maggiore (MDD) ha coinvolto nel 2015 circa 216 milioni di persone (3% della popolazione mondiale), con un impatto globale che sarà ancora più pesante in tutte le fasce di età e sesso entro il 2020. Numerosi i fattori coinvolti: ereditarietà, neurotrasmissione, immunità e sistema infiammatorio. Per ora l'ipotesi più accreditata è l’alterazione dei livelli di neurotrasmettitori monoaminici, come la 5-idrossitriptamina (5-HT). In particolare, è stata segnalata un’infiammazione sistemica cronica di basso grado associata alla progressione di MDD in grado di influenzare la trasmissione monoaminergica e glutammatergica. Per esempio, il livello di proteina C-reattiva (CRP) è elevato in almeno il 30% dei pazienti MDD; livelli sierici di citochine proinfiammatorie, come il fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-α), sono anche più alti nei pazienti con MDD rispetto a quelli senza. Infatti, le malattie legate a infiammazione cronica, come quelle cardiovascolari, infiammatorie intestinali e reumatologiche, sono associate ad alto rischio di MDD.
Nello studio sono stati valutati 184 pazienti adolescenti colpiti per la prima volta da MDD vs 184 controlli sani, ai quali sono stati rilevati i livelli sierici di CRP ad alta sensibilità (hs-CRP), TNF-α , IgE, 14 diversi tipi di IgG specifici per l'antigene alimentare, istamina, omocisteina, proteina B S100 legante il calcio e diaminossidasi (DAO). Assenti differenze significative nei livelli sierici di hs-CRP o TNF-α tra i due gruppi, ma il livello di istamina dei pazienti MDD era significativamente superiore a quello dei controlli. Inoltre, nel gruppo MDD sono stati riscontrati tassi di IgG positivi all’antigene alimentare nel siero significativamente più elevati, tanto che oltre l’80% dei pazienti ha mostrato intolleranza alimentare prolungata con livelli elevati di istamina e aumentata permeabilità della barriera ematoencefalica.

LINK: https://academic.oup.com/gpb/article/17/2/183/7231188?login=false

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🔬Tra la sindrome dell'intestino irritabile (IBS) e le intolleranze alimentari esiste una correlazione complessa. La prev...
10/08/2025

🔬Tra la sindrome dell'intestino irritabile (IBS) e le intolleranze alimentari esiste una correlazione complessa. La prevalenza di IBS, un disturbo gastrointestinale funzionale cronico caratterizzato da dolore addominale e alterazioni delle abitudini intestinali, è aumentata a livello globale soprattutto tra i giovani adulti. Le abitudini alimentari e dietetiche svolgono un ruolo cruciale nella gestione dell'IBS: circa l’85-90% dei pazienti affetti da IBS riporta l’esacerbazione dei sintomi legata a un consumo specifico di cibo, evidenziando la forte connessione tra intolleranze alimentari e IBS. Le intolleranze alimentari spesso evidenziano un modello dose-dipendente, ponendo una sfida nell’identificare gli alimenti scatenanti. Questo problema è ulteriormente complicato dalla natura complessa della fisiologia gastrointestinale e dalle diverse composizioni alimentari. Questa revisione narrativa discute vari modelli dietetici e il loro impatto sull'IBS, tra cui la dieta a basso contenuto carboidrati a catena corta (FODMAP), che possono essere poco assorbiti dall'intestino e poi fermentati dai batteri causando sintomi gastrointestinali come gonfiore, gas e crampi; la dieta senza glutine e la dieta mediterranea. Ovviamente si sottolinea l'importanza di un approccio personalizzato nella gestione della dieta, considerando la variabilità dei sintomi individuali e la storia dietetica. In conclusione, viene sottolineata la necessità di una diagnosi accurata e di una gestione olistica dell'IBS, considerando la complessa interazione tra fattori dietetici e fisiopatologia gastrointestinale; l'importanza dell'educazione del paziente e l'aderenza ai piani di trattamento, riconoscendo le sfide poste dalla variabilità dei fattori scatenanti della dieta e dall'impatto psicologico delle restrizioni dietetiche.

LINK: https://www.mdpi.com/2072-6643/16/2/265

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06/08/2025

Anche quest’estate il laboratorio di Diagnostica Spire rimarrà sempre aperto per offrirvi un supporto costante nella tutela della vostra salute. Resteremo chiusi solo il 15 agosto. ☀️🧬

Buona estate da tutto il team di Diagnostica Spire! 🌿😊

🧐L'intolleranza alimentare è una patologia mediata da IgG: quando viene ingerito cibo non tollerato, l'anticorpo IgG spe...
05/08/2025

🧐L'intolleranza alimentare è una patologia mediata da IgG: quando viene ingerito cibo non tollerato, l'anticorpo IgG specifico prodotto dal sistema immunitario si combina con l'allergene alimentare presente per formare un complesso immunitario responsabile di reazioni a livello dell'apparato digerente, respiratorio e cutaneo. L'intolleranza alimentare è un fenomeno sempre più diffuso con un tasso di incidenza variabile dal 20% al 45%. La diagnosi di intolleranza alimentare dipende principalmente dalla storia medica, da studi in doppio cieco con controllo placebo e dal rilevamento di IgG specifiche per allergeni in vitro. Attualmente, in questi casi, viene attuato un piano di restrizione alimentare per educare i pazienti ad evitare gli alimenti non tollerati attraverso piani di digiuno o il consumo di alimenti meno critici.
In questo studio su 312 pazienti con intolleranza alimentare è stato utilizzato il test Elisa per rilevare IgG specifiche per 14 alimenti: maiale, pollo, manzo, gamberetti, pesce, granchio, albume/tuorlo d’uovo, pomodoro, funghi, latte, mais, riso, soia, grano.
Il tasso medio positivo più elevato di pazienti è stato del 42,31% per il granchio, seguito da gamberi (21,15%), albume/tuorlo d’uovo (18,27%) e latte (16,99%). Complessivamente, il range del tasso positivo dal valore più alto a quello più basso è stato determinato dal consumo di granchio, gamberetti, albume/tuorlo d’uovo, latte, pesce, mais, soia, pomodori, riso, funghi, grano, maiale, manzo, pollo. Sono state evidenziate anche differenze significative nei tassi specifici di IgG per gamberetti, soia e grano nei gruppi dei sintomi cutanei, gastrointestinali, respiratori e neurologici. Una differenza significativa nel tasso positivo di IgG specifiche per gamberetti, granchio e albume/tuorlo d’uovo è stata osservata anche nel gruppo di pazienti adolescenti, pazienti di mezza età e pazienti di anziani.

👉LINK: https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC6635325/

👉I disturbi immunitari rappresentano uno dei principali fattori di rischio di ab**to ricorrente (RPL), laddove la presen...
01/08/2025

👉I disturbi immunitari rappresentano uno dei principali fattori di rischio di ab**to ricorrente (RPL), laddove la presenza di intolleranza alimentare sembra svolgere un ruolo cruciale.
Da gennaio 2020 a maggio 2021 sono stati arruolati in questo studio 58 pazienti con RPL, suddivisi in due gruppi in base alla presenza di autoanticorpi positivi (AP) e negativi (AN). Tramite test Elisa sono stati inoltre rilevati i livelli di IgG per 90 alimenti. I livelli dei parametri immunitari e la presenza di disturbi gastrointestinali (diarrea o stitichezza, eczema e ulcere della bocca) sono stati registrati prima e dopo il condizionamento dietetico, seguiti dall’analisi degli esiti di gravidanza.
Rispetto al gruppo AN, i pazienti AP hanno mostrato disturbi immunitari già al basale, come livelli ridotti di IL-4 e complemento C3, e un aumento dei livelli di IL-2 e delle cellule B totali. Tali parametri nel gruppo AP sono significativamente migliorati dopo il condizionamento alimentare in assenza di intolleranza alimentare, mentre non sono stati osservati cambiamenti significativi nel gruppo AN. I pazienti AP presentavano valori di IgG più elevati per latte vaccino (5,66 vs 48,28%), tuorlo d’uovo (86,21 vs 27,59%), germogli di bambù (86,21 vs 44.83%) e disturbi gastrointestinali più comuni rispetto ai pazienti AN. Dopo un condizionamento alimentare di 3 mesi son stati osservati significativi miglioramenti solo nel gruppo AP. Infine, il tasso di abortività è stato più basso nel gruppo AP rispetto al gruppo AN.
Concludendo, i pazienti RPL nel gruppo AN non hanno evidenziato disturbi immunitari, mentre quelli del gruppo AP hanno sperimentato sia disturbi immunitari che gastrointestinali. Nel paziente AP, l’intervento dietetico può mitigare tali disturbi con migliori esiti positivi di gravidanza.

LINK: https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/14767058.2024.2382898?rfr_dat=cr_pub++0pubmed&url_ver=Z39.88-2003&rfr_id=ori%3Arid%3Acrossref.org

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La sindrome dell'intestino irritabile (IBS) è un disturbo gastrointestinale funzionale diffuso, la cui patogenesi è mult...
28/07/2025

La sindrome dell'intestino irritabile (IBS) è un disturbo gastrointestinale funzionale diffuso, la cui patogenesi è multifattoriale, caratterizzato da alterata motilità intestinale, iperreattività viscerale, disturbi psicologici e dell'asse cervello-intestino, permeabilità intestinale e stress ossidativo. In questo studio monocentrico i ricercatori hanno valutato i livelli di immunoglobuline specifiche E e G (IgE/IgG) contro antigeni alimentari comuni e i livelli di zonulina sierica e per valutarne l'uso nella pratica clinica nei i pazienti con IBS.
Nel trial sono stati arruolati 23 partecipanti, 15 con IBS (diagnosticata con i criteri Roma IV) e 8 controlli sani, in cui sono stati rilevati i livelli sierici di anticorpi IgG-specifici per 24 antigeni alimentari e anticorpi IgE-specifici per 20 antigeni alimentari, anticorpi per la diagnosi di celiachia, calprotectina fecale e zonulina sierica mediante ELISA. Gli anticorpi IgG positivi specifici per il cibo erano significativamente più alti nei pazienti con IBS rispetto ai controlli. Reazioni allergiche IgE-mediate sono state riscontrate in 5 pazienti con IBS; nessuno presentava anticorpi anti-transglutaminasi (anti-TG). Un terzo dei pazienti con IBS ha evidenziato un basso grado di infiammazione cronica (test positivo alla calprotectina fecale >50 ng/mL) senza una specifica infezione batterica. I livelli sierici di zonulina nei pazienti con IBS erano superiori rispetto ai controlli sani, anche se non vi era alcuna correlazione tra sintomi clinici e livelli di zonulina. In conclusione, i meccanismi di ipersensibilità alle IgG e infiammazione di basso grado nell'IBS, nonché alti livelli di zonulina sierica possono contribuire alla patogenesi multifattoriale dell'IBS.

🧐LINK: https://www.mdpi.com/2073-4468/11/2/23

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🔬 La messe di dati prodotti dalla ricerca traslazionale suggerisce come la permeabilità intestinale possa rappresentare ...
23/07/2025

🔬 La messe di dati prodotti dalla ricerca traslazionale suggerisce come la permeabilità intestinale possa rappresentare un fattore in grado di contribuire ad eventi infiammatori sistemici e a numerose patologie. Mentre l'associazione tra allergie alimentari mediate da IgE e aumento della permeabilità intestinale sono ben caratterizzate, la correlazione tra sensibilità alimentare mediata da IgG e permeabilità intestinale non è ancora ben descritta in letteratura. In questo studio i ricercatori hanno testato l’associazione tra biomarcatori di permeabilità intestinale e anticorpi IgG specifici per gli alimenti in 111 adulti, con e senza sintomi gastrointestinali. I biomarcatori di permeabilità intestinale anti-lipopolisaccaride (LPS) e gli anticorpi anti-occludina IgG e IgA, ma non anti-vinculina o anticorpi anti-CdtB IgG, sono stati significativamente e positivamente associati a sensibilità alimentare mediata da IgG.
I risultati emersi suggeriscono che livelli elevati di anticorpi IgG specifici per gli alimenti possono essere presenti in combinazione con l’aumento delle concentrazioni di biomarcatori di permeabilità intestinale, e che cibi comuni altamente reattivi come grano, latticini e uova sono gli alimenti che possono guidare la correlazione tra anticorpi IgG elevati e un aumento dei biomarcatori di permeabilità intestinale, indipendentemente dai sintomi clinici attuali. Inoltre, le sensibilità alimentari mediate da IgG a cibi comunemente reattivi (per esempio frumento, uova e latticini) possono concorrere con la produzione di anticorpi contro auto-antigeni come l’occludina. Di conseguenza, quando si valuta clinicamente la permeabilità intestinale le sostanze sensibili al cibo dovrebbero essere prese in considerazione, sia come una potenziale causa o un effetto di modificazioni nell'integrità funzionale della barriera intestinale.

🧐LINK: https://www.frontiersin.org/journals/nutrition/articles/10.3389/fnut.2022.962093/full

🧐 La malattia infiammatoria intestinale (IBD), incluse colite ulcerosa (UC) e morbo di Crohn (CD), è aggravata da fattor...
18/07/2025

🧐 La malattia infiammatoria intestinale (IBD), incluse colite ulcerosa (UC) e morbo di Crohn (CD), è aggravata da fattori ambientali quali inquinamento, fumo, stress e alimenti. Diversi studi hanno dimostrato come l'intolleranza alimentare possa essere coinvolta in questo processo. Si pensa che l'intolleranza alimentare classica sia causata da allergie alimentari con risposte anticorpali IgE-mediate, tuttavia, rare nell’IBD. Pertanto, una risposta immunitaria ritardata mediata da IgG dopo l'esposizione a un particolare antigene può spiegare reazioni avverse al cibo nelle IBD. Scopo di questo studio retrospettivo era analizzare i livelli di IgG e IgE contro gli antigeni alimentari in 137 pazienti con IBD, di cui 40 con colite ulcerosa (UC) e 97 con malattia di Crohn (CD), e 50 controlli sani (HC) per determinarne il valore clinico nella patogenesi delle IBD.
Anticorpi IgG alimentari specifici sono stati rilevati nel 57,5% dei pazienti con CU, nel 90,72% con CD e nel 42% dei controlli sani. Il numero di alimenti IgG-positivi era maggiore nei pazienti con CD e UC rispetto ai controlli sani. I primi 5 antigeni alimentari che hanno causato anticorpi IgG specifici positivi nei pazienti con CD erano pomodoro (80,68%), mais (69,32%), uova (63,64%), riso (61,36%) e soia (46,59%). Gli alimenti che hanno causato anticorpi IgG specifici positivi nei pazienti con CU erano uova (60,87%), mais (47,83%), pomodoro (47,83%), riso (26,09%) e soia (21,74%). Livelli più elevati di IgG alimentari specifiche totali sono stati rilevati nei pazienti con IBD trattati con anti-TNFα rispetto a quelli che ricevevano steroidi e immunosoppressori. I pazienti che fumavano e quelli con celiachia erano inclini a sviluppare anticorpi IgG specifici per il cibo, mentre non c'era differenza nella prevalenza di anticorpi IgE specifici per il cibo tra i pazienti con CD (57,1%), con CU (65,2%) e controlli sani (60%).

👉LINK: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6718778/

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14/07/2025

🔬𝐈𝐧𝐭𝐨𝐥𝐥𝐞𝐫𝐚𝐧𝐳𝐞 𝐚𝐥𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐢: 𝐜𝐚𝐫𝐚𝐭𝐭𝐞𝐫𝐢𝐬𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐞 𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐝𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐞𝐢 𝐭𝐞𝐬𝐭 𝐝𝐢𝐚𝐠𝐧𝐨𝐬𝐭𝐢𝐜𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐞𝐫𝐧𝐚𝐭𝐢𝐯𝐢
L’espressione “intolleranza alimentare” risale all’antica Grecia e si può generalmente definire come un insieme di sintomi spiacevoli di origine variabile che può scatenarsi in alcuni pazienti dopo l’ingestione di prodotti alimentari di vario genere.
Le reazioni avverse al cibo si possono distinguere in tossiche e non tossiche. Queste ultime sono a loro volta suddivise in mediate dal sistema immunitario, definite “allergie”, e non mediate dal sistema immunitario, comunemente definite “intolleranze”. La parete intestinale è direttamente coinvolta in queste reazioni avverse ad alcuni cibi, poiché gioca un ruolo chiave nell’assorbimento del cibo e nel controllo del sistema immunitario. In questo articolo vengono discusse le intolleranze alimentari e le allergie, valutando i metodi diagnostici attualmente disponibili e la loro affidabilità. In particolare analizziamo il test immunoenzimatico basato sull’analisi delle IgG, che rappresenta oggi il più importante esame per la diagnosi sulle intolleranze.

🧐LINK: https://www.researchgate.net/profile/Tommaso-Iannitti/publication/51517705_Food_intolerance_reliability_and_characteristics_of_different_diagnostic_alternative_tests/links/0c9605168a86dbab49000000/Food-intolerance-reliability-and-characteristics-of-differ

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09/07/2025

❌𝐈𝐧𝐭𝐨𝐥𝐥𝐞𝐫𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐚𝐥𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐩𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐮𝐫𝐛𝐢 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐢𝐦𝐦𝐮𝐧𝐢 𝐦𝐚𝐧𝐢𝐟𝐞𝐬𝐭𝐢
Nonostante nel mondo della ricerca non vi sia particolare interesse per la correlazione tra intolleranza alimentare e malattie autoimmuni (AI), esistono molti dati in letteratura sulla possibilità che sostanze come glutine o gliadina, per esempio, possano indurre malattie autoimmuni come la celiachia. In questo studio i ricercatori hanno selezionato 100 pazienti con malattia autoimmune manifesta, caratterizzata da sintomi evidenti e presenza di anticorpi autoimmuni. Questi pazienti sono stati messi a confronto con 25 soggetti di controllo esenti da malattie autoimmuni.
Nel complesso è stata osservata una reazione molto maggiore a diversi epitopi alimentari, che possono essere osservati a livello di anticorpi specifici per gli epitopi alimentari. Questi livelli di IgG per specifici anticorpi alimentari sono risultati significativamente più elevati nel gruppo di pazienti rispetto al gruppo di controllo. In particolare, alcuni epitopi alimentari provocano una reazione molto pronunciata, mentre altri non mostrano un aumento del livello di IgG. Tra gli epitopi alimentari più reattivi rientrano caseina, latte vaccino, grano, gliadina, bianco d’uovo e riso, mentre una reazione variabile può essere osservata con noci e mandorle. Quasi nessuna reazione anticorpale si nota con verdure, pesce e prodotti carnacei, che appaiono immunologicamente molto neutri. In conclusione, il test di intolleranza alimentare rappresenta uno strumento molto importante nei pazienti con malattia AI e dovrebbe essere eseguito in ogni paziente per adattare un programma di dieta individuale che, se correttamente seguito, potrebbe alleviare i sintomi e probabilmente arrestare o rallentare la progressione della malattia autoimmune. Interessante anche è il fatto che il cibo è probabilmente un fattore cruciale per l’insorgenza di disturbi autoimmuni ini pazienti vulnerabili.

👉LINK: https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S156899721830212X?via%3Dihub

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03/07/2025

🏃‍♀🧐𝐑𝐢𝐬𝐮𝐥𝐭𝐚 𝐞𝐥𝐞𝐯𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐫𝐢𝐬𝐜𝐡𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐭𝐨𝐥𝐥𝐞𝐫𝐚𝐧𝐳𝐞 𝐚𝐥𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐢 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐚𝐭𝐥𝐞𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐫𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧𝐳𝐚
La carenza di energia relativa nello sport (RED-S) è una sindrome complessa che descrive le conseguenze su salute e prestazioni della bassa disponibilità di energia (LEA), comune tra le atlete di resistenza. Diverse sono le cause responsabili di LEA, incluso il comportamento alimentare disordinato (DE), ma mancano studi su altri fattori di correlazione. In questo studio obiettivo dei ricercatori era indagare l'associazione tra DE, dipendenza dall'esercizio e intolleranze alimentari in atlete a rischio di LEA rispetto ad atlete a basso rischio. Atlete agoniste di resistenza tra i 18 e i 35 anni, che praticavano ciclismo, corsa su lunga distanza, orienteering, triathlon, biathlon o sci di fondo e si allenano ≥5 volte la settimana, sono state per questo reclutate in Norvegia, Svezia, Irlanda e Germania. I partecipanti hanno completato un sondaggio online comprendente LEA in Females Questionnaire (LEAF-Q), Exercise Addiction Inventory (EAI), Questionario per l'esame dei disturbi alimentari (EDE-Q) e domande sulle intolleranze alimentari. Delle 202 partecipanti che hanno completato il sondaggio online, il 65% era a rischio di LEA, il 23% a rischio di dipendenza da esercizio e il 21% manifestava DE. Le atlete a rischio di LEA avevano punteggi EDE-Q e EAI più alti rispetto alle atlete a basso rischio. Il punteggio EAI è rimasto più elevato nelle atlete a rischio di LEA dopo aver escluso le atlete con DE. Le atlete a rischio di LEA hanno riportato un numero relativamente maggiore di intolleranze alimentari (17% vs 10%, P = 0,198), segnalato invece più frequentemente da atlete con DE (28% vs 11%, P = 0,004). In conclusione, questa coorte di atlete presentava un alto rischio di LEA, dipendenza da esercizio e intolleranze alimentari nelle atlete con disturbi del comportamento alimentare.

👉LINK: https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fspor.2022.869594/full

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Indirizzo

Via Fermi 63/F
Reggio Nell Emilia
42123

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 13:00
15:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 13:00
15:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 13:00
15:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 13:00
15:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 13:00
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