Le Radici del SOLE

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Su "La Mente è Meravigliosa" ho letto un articolo interessante sui tratti caratteriali distintivi delle persone che poss...
18/09/2020

Su "La Mente è Meravigliosa" ho letto un articolo interessante sui tratti caratteriali distintivi delle persone che posso essere definite: EMOTIVAMENTE FORTI

I tratti che distinguono le persone emotivamente forti non hanno niente a che vedere con la durezza del carattere né con l’inflessibilità o con la tendenza a imporsi sugli altri. Al contrario, la forza emotiva non si esprime attraverso gesti di forza, bensì principalmente attraverso la resistenza e l’autocontrollo.
Insomma i concetti di moderazione ed equilibrio. Veniamo al mondo senza l’una e senza l’altro, ma possiamo potenzialmente sviluppare entrambi. Dipende da ognuno di noi alimentarle.

Autocontrollo è dunque la parola chiave. Ciò NON ha niente a che fare con la REPRESSIONE dei sentimenti, bensì con la capacità di filtrare quello che proviamo, in modo che non “esploda” portandoci ad agire in modo da danneggiare noi stessi e gli altri. I tratti delle personalità emotivamente forti ci parlano proprio di autocontrollo.
Eccone 7!

1. Non cercano di attirare l’attenzione
Una delle caratteristiche delle persone emotivamente forti è che SI STIMANO. Questo significa che non dipendono dall’opinione altrui per pensare o sentire che quello che affermano ha un valore ed è sensato. Si lasciano guidare da se stesse.

Al contrario, una delle caratteristiche della fragilità emotiva è l’eccessiva dipendenza dalle opinioni altrui. Ciò significa che non danno abbastanza valore a se stessi e che danno agli altri il controllo della loro vita.

2. La resilienza
Questa caratteristica è fortemente correlata a quella precedente. Uno dei tratti tipici della forza emotiva è la capacità di AFFRONTARE IL RIFIUTO e gestirlo senza che faccia male, che lasci cicatrici o che condizioni le proprie azioni.

Chiaramente, a chiunque di noi fa male ricevere un rifiuto. Tuttavia, quando essere rifiutati scatena una paura eccessiva, finiamo col dire “sì” quando vorremmo dire “no” solo per paura che gli altri ci escludano o che ci mettano in discussione. Siamo dotati di forza emotiva quando affrontiamo questa paura e impariamo a gestirla nel modo giusto.

3. Fanno quello che desiderano
Fare quello che si desidera non vuol dire agire in modo arbitrario e capriccioso, come fa un bambino. Il “volere” tipico dell’infanzia è diverso da quello dell’adulto. Nel primo caso è il risultato di un impulso, nel secondo è frutto della profonda conoscenza di se stessi e dell’autocontrollo.

Una persona emotivamente forte è capace di decidere cosa vuole dopo un processo di riflessione. Ha anche abbastanza VOLONTÀ da perseguire quello che vuole e non mollare la presa.

4. Non cercano di danneggiare gli altri
Il desiderio di danneggiare gli altri nasce solo quando dentro di noi c’è qualcosa di indefinito o irrisolto. In qualunque circostanza, gli esseri umani hanno bisogno l’uno dell’altro; questo perché siamo esseri interdipendenti.

Una persona emotivamente sana lo sa e per questo vede gli ALTRI COME SUOI PARI. Li rispetta e dà loro un certo valore, così come pretende di essere rispettata e valorizzata a sua volta. Sa che la cooperazione e la comprensione sono le vie per raggiungere una vita piena di soddisfazioni.

5. Scelgono le proprie amicizie
Uno dei tratti propri delle persone emotivamente forti è che sono selettive con chi lasciano entrare nella propria vita. Sanno di non poter aprire a chiunque e completamente le porte del proprio cuore.

Comprendono anche che una parte del proprio benessere dipende dalla qualità delle relazioni che intrattengono con gli altri. Per questo motivo RIFIUTANO LEGAMI NOCIVI, soffocanti, conflittuali o logoranti. Viceversa, cercano rapporti sani.

6. Non hanno paura del cambiamento
Non aver paura del cambiamento è un segnale inequivocabile di forza emotiva. Se siamo, o se ci sentiamo, fragili, la cosa normale è cercare di seguire religiosamente la nostra routine, in modo da sentirci al sicuro. In questo modo, ci sentiamo protetti, per quanto questo ci privi di una vita piena.

Quando percepiamo noi stessi come persone emotivamente forti, si accende in noi il desiderio di esplorare, di cambiare. Per questo CERCHIAMO NUOVE ESPERIENZE. Tutto quello che è nuovo produce solitamente una sorta di timore, ma in alcuni momenti della nostra vita è anche l’unico modo per andare avanti.

7. Non sono influenzabili
Una persona emotivamente forte mette in discussione le informazioni che riceve. Prima di accettarle come vere, le analizza e le valuta. Non è attento alle tendenze della moda, o a quelle fisiche o mentali del momento.

Ovviamente questo richiede abbastanza fiducia in se stessi. Ma, soprattutto, richiede che ognuno di noi SAppia COSA È MEGLIO PER SE STESSO. Per questo motivo, tutto quello che è scelto e seguito dalla maggioranza diventa oggetto d’esame.

Quelli elencati sono solo alcuni tratti tipici delle persone emotivamente forti. L’importante non è capire se rientrate nella categoria, ma prendere queste informazioni come punto di riferimento per un’autocritica costruttiva.

BUONA AUTOCRITICA E SOPRATUTTO BUONA VITA!

03/10/2019
Leggendo come mio solito svariati articoli , mi sono imbattuta in questa sintetica ma esplicativa pagina. Spiega perfett...
26/09/2019

Leggendo come mio solito svariati articoli , mi sono imbattuta in questa sintetica ma esplicativa pagina.
Spiega perfettamente cosa succede, quando scappando da noi stessi, mettiamo a rischio la nostra felicità e la relazione (se ne abbiamo una).

https://www.ilsigarodifreud.com/psicodinamica-della-paura-damare--la-fu

Articolo a cura della Dott.ssa Emanuela Gamba, Psicologa Roma e Formia (LT)

13/07/2019

Recentemente ho letto un articolo interessante. Una donna scrive davvero a cuore aperto cosa ha significato nella sua vita il "non essere amata da piccola". E' toccante percepire la osfferenza e la battaglia che la vita riserva a chi ,come lei, ha avuto degli squilibri emotivi da piccolo, che come sappiamo, riflettono squilibri emotivi anche da "adulti".
Preso dal Blog DiariodiAdamo ecco il testo , buona lettura:

Mi vesto di abiti antichi per rispolverare un dolore moderno, quello dei “non amati”. Una ferita ora che non brucia più, ma spero che il ricordo ancora vivo del suo dolore possa illuminare ciò che intendo scrivere.
La mia storia è la storia di tutte le persone che, nel corso di tutta la vita, non sono riuscite e non riescono a pensare e tanto meno a dire “non sono stato amato”. Una frase come questa, terribile, distruttiva, non può affiorare nel silenzio di un dialogo interiore. Eppure, la sua fondamentale verità cerca incessantemente di esprimersi, poiché la via più breve, quella della esplicita affermazione, le è preclusa. La consapevolezza del proprio “essere non amato” si apre complicate vie di fuga. Lo scenario è un vuoto affettivo che si cela dietro molte maschere.

In un senso più profondo, questa verità vale anche per coloro che non sono stati amati a sufficienza, per chi è stato amato troppo o nel modo sbagliato. Tutto ciò, ostacola un amore libero perché solo la libertà genera amore.
Per questo motivo… Porto ancora addosso una forma di anestesia corporea, la stessa che permeava tutti i miei cinque sensi nel momento in cui mia madre respingeva ogni richiesta di tenerezza e affetto. La stessa che mi ha permesso di non sentire e di proteggermi rispetto a una ferita troppo grande per due occhi troppo piccoli. Ricordo ancora le sue braccia nervose ed infastidite, quasi imbarazzate, quando cercavo di accovacciarmi sulle sue gambe. Mi sono ritrovata a elemosinare quotidiane dosi di amore.
Ritorno così, al mio stato di “non amata” che c’è alla base dell’incapacità di vivere di una persona. La stessa di mia madre, priva di qualsiasi strumento affettivo, che non le ha permesso di cogliere il rapporto sentimentale più importante: quello con sua figlia.
Questa sensazione, da parte mia, è stata repressa proprio in quanto decisiva per il mio equilibrio emotivo. Quando infine sono riuscita ad ammetterla, ha rivelato tutta la sua prepotente dominanza. Tuttavia il processo di guarigione, è iniziato nel momento in cui sono stata in grado di riconoscerla e legittimarla. Darle voce è stato il primo atto d’amore e di rispetto verso questo dolore che ho teso ad allontanare. Come? Attraverso forme di occultamento che hanno preso le fattezze di vere e proprie maschere, che ho indossato senza averne minimante consapevolezza.
“La ferita risana, la cicatrice resta” diceva Seneca… Resta nel momento in cui, come ho detto sopra, si costruiscono nel tempo, delle maschere per non vedere allo specchio le paure che rimangono intatte nell’anima di coloro che sentono una qualsiasi forma di vuoto affettivo… Non importa l’intensità, non importa la quantità di amore ricevuto o perso…
Ma quali sono queste ferite? Le mie… Quelle dei “non amati”, coloro che sono stati svuotati e ripuliti di affetti necessari alla propria crescita ed evoluzione interiore.
Queste ferite sono state procurate dalle persone più vicine (i nostri genitori), in modo inconsapevole, molto spesso loro stessi sono stati oggetto di questa dinamica a loro tempo nell’infanzia, ma non avendola vista e modificata, l’hanno riproposta automaticamente senza saperlo.
La maschera propone ai non amati un personaggio, con modi di pensare, di parlare, di proporre il corpo, di camminare, di respirare. E’ la risposta che quella bambina ha trovato a suo tempo, per sopravvivere nel modo migliore alla ferita; è un meccanismo di difesa, un modo per ritrovare un ruolo attivo e di controllo su una situazione subita, eccessivamente dolorosa.
Ciascuno di noi può avere più maschere, anche se generalmente ce n’è una, che risulta maggiormente predominante e strutturante rispetto alle altre. C’è quella del dipendente affettivo del maniaco del controllo, dell’anaffettivo e del narcisista. Tutte ugualmente dolorose, tutte che viaggiano in direzione opposta a quella della costruzione di una sana relazione.
Talvolta la ferita principale, quella più profonda, è quella meno visibile, si nasconde sotto altre più evidenti ed superficiali. Personalmente me le sono procurate tutte… A ognuna di esse ho dato un nome e una collocazione, per poterne disporre una volta guarita. Adesso posso utilizzarle come strumento di conoscenza e condividerle con voi e con i “non amati”… i reclusi affettivi, gli aventi diritto di qualche punto di vantaggio nella corsa all’amore.
La solitudine è il peggior nemico di chi ha vissuto la ferita d’abbandono durante l’infanzia. Ci sarà una costante attenzione alla carenza, che porterà chi ne ha sofferto ad abbandonare il suo partner o i suoi progetti quando ancora è presto, per paura di essere loro stessi quelli che verranno abbandonati. È una sorta di “ti lascio prima che sia tu a lasciare me”, “nessuno mi appoggia, non posso sopportare tutto questo”, “se vai via, non tornare”… Desolante e molto frustrante.
Il rifiuto… Chi soffre questa dolorosa esperienza sente di non meritare l’affetto né la comprensione di nessuno e si isola nel suo vuoto interiore per paura di essere non voluto. Diventa esso stesso “sfuggente”. Per questo motivo, è indispensabile lavorare sul proprio timore, sulle proprie paure interiori e sulle situazioni che generano panico. Altrimenti, anche in questo caso, l’amore sarà negato, non disponibile, come quando eravamo piccoli.
L’umiliazione… Questa ferita si genera dalla continua disapprovazione e critica che distrugge l’autostima infantile. Il sentire di essere “sempre sbagliati” nei confronti della vita.
I “non amati” come degli errori naturali, difettosi, mancanti di qualche ingranaggio strutturale, che impedisce di fare bene qualsiasi cosa. In questo modo, il tipo di personalità che si crea è totalmente dipendente da conferme esterne. “Io valgo in quanto tu (amore), esisti…”. E purtroppo, aggiungo, qualsiasi tipo di amore, anche quello più violento.
I problemi che abbiamo vissuto durante l’infanzia predicono come sarà la qualità della nostra vita sentimentale da adulti. L’amore libero, quello sano è concesso a pochi a mio avviso. La mia ricerca, quella di tutti i “non amati” (apparenti e reali), è stata quella, e deve esserlo tuttora, di ricostruire un io “amabile”. Una sorta di riconciliazione tra la nostra parte ferita, quella dipendente da dolore, e quella intatta, che vuole parlare con la felicità.
Se io non mi amo abbastanza da desiderare e ricercare il meglio per me stesso, come posso sperare che altri provino per me un amore più grande di quello che mi concedo?
Per sentirsi degni di amore, bisogna riacquistare pregio ai propri occhi; e non vi è altro modo di farlo, che quello di rimboccarsi le maniche, smettere di compatirsi e rialzare la testa, impegnandosi con ogni fibra a realizzare la propria evoluzione umana.
Solo un tale impegno ci renderà belli e desiderabili; solo così acquisteremo un valore evidente, che ci renderà amabili agli occhi dell’altro. Solo così saremo persone libere dalla prigionia del “non amore”. E solo a quel punto, poiché il simile attira il simile, l’incontro fra due anime non sarà più una evasione fuggevole, capace magari di lasciarsi dietro delusione e amarezza, ma la comunione di due anime desiderose e capaci di arricchirsi reciprocamente, di donarsi l’un l’altra, di scegliere di amarsi, ogni giorno.
MENZIONE D’AMORE a mia madre, e al suo coraggio di lasciar andare la sua vita, per rendere libera la mia. Anche questo è amore; quando i sensi si indeboliscono, un altro si rafforza. La memoria. Essa diviene tua compagna. Tu l’alimenti, tu la serbi, ci danzi assieme. La vita deve avere un termine, l’amore no. Seppure non ne conservi il ricordo cosciente, sento vivamente il legame corporeo che ci ha unite. A volte percepisco il tepore che mi avvolge mentre alberga comodamente dentro il mio ricordo. Perdonami, mamma, per queste lacrime, è che oggi sento più forte il bisogno di abbracciarti e, invece, posso star qui soltanto a sognarti.

GAIA PARENTI

Mi sento di dire GRAZIE a Lei e a chi diffonde queste parole di verità e di possibile rinascita.

Oggi : articolo interessante che pone l accento sulla depressione all interno delle coppie. Un piccolo spunto in realtà ...
17/06/2019

Oggi : articolo interessante che pone l accento sulla depressione all interno delle coppie.
Un piccolo spunto in realtà per un problema che molti sentono enorme.
Visto che la depressione viene molto spesso scambiata per altre cose e viceversa, questo blogger traccia una chiara ed utile tabella Causa-Effetto.
Leggiamo...
https://www.huffingtonpost.it/antonio-borrello-phd/la-depressione-sta-distruggendo-il-vostro-rapporto-undici-sintomi-solitamente-sottovalutati_b_8151702.html

E aggiungo un elenco che usa anche altri termini, per essere più chiara:

*Abbassamento del tono dell umore
*Una sorta di anestesia affettiva, dove si fà fatica a provare risonanza affettiva ed emotiva
*L'Anedonia, ovvero la perdita di interessa per i piaceri (cibo,sesso,sonno) spesso accompgnata da iperinsonnia,astenia e perdita della libido.
*Una rinuncia continua a tutto, sopratutto ai problemi, perchè si percepiscono le situazioni come immodificabili
*Un marcato senso di impotenza verso se stessi, gli altri e il mondo esterno
*Un forte senso di colpa e rovina
*Demoralizzazione,avvilimento e tristezza
*La percezione di non ricevere aiuto
*La percezione che il tempo ristagni
*La pesantezza del corpo che induce immobilità

Ascoltatevi,informatevi, aiutatevi e fatevi aiutare.
Coraggio , si può risalire!! Ma dovete volerlo Voi!!

La qualità della nostra vita dipende dalla qualità delle nostre relazioni con gli altri. I rapporti sono una grandissima fonte di felicità e appagamento, ma possono anche portare sofferenze e dolore. Quando abbiamo problemi nelle nostre relazioni più importanti, è difficile trovare gioia in alt...

https://psicoadvisor.com/le-ferite-infantili-dei-non-amati-e-le-dinamiche-di-coppia-in-eta-adulta-1318.html?fbclid=IwAR2...
26/02/2019

https://psicoadvisor.com/le-ferite-infantili-dei-non-amati-e-le-dinamiche-di-coppia-in-eta-adulta-1318.html?fbclid=IwAR29R4PGH9HdRPHYjgB1zfJgr5RVh3t3pdjFWEv_iut2DRBECoHJdryI0Do

Molto interessante, leggete anche se pensate di essere stati amati da piccoli. La cultura non fà mai male.

Esistono elementi di carattere psicologico che influenzano la scelta di un partner? Esistono delle affinità che fungono da collante per il mantenimento e la stabilità di un legame sentimentale? Nella maggior parte delle storie di vita delle coppie, le lacune dei loro attuali rapporti, hanno radici...

https://lamenteemeravigliosa.it/leggenda-bambole-scacciapensieri/Sapete che cosa sono le worry Dolls dette anche bambole...
20/02/2019

https://lamenteemeravigliosa.it/leggenda-bambole-scacciapensieri/
Sapete che cosa sono le worry Dolls dette anche bambole scacciapensieri?
Potrebbero diventare un vostro valido alleato contro le preoccupazioni... curiosate in questo link^_^

Le bambole scacciapensieri fanno parte di una leggenda originaria del Guatemala. Secondo la tradizione servivano ad alleviare le pene notturne dei bambini

05/02/2019

LE PERSONE DA TENERVI STRETTE....SAPETE CHI SONO !?

Il semplice fatto che il legame con qualcuno vi faccia sentire migliori è un chiaro indizio del fatto che quella persona debba stare nella vostra vita.
Persone con un profumo confortante, che vi danno aiuto, sicurezza e sollievo. Persone che rendono più leggeri i pesi della vita e rendono l’esistenza più divertente. Persone che si fanno notare perché tra le loro braccia c’è la sensazione di casa. Persone belle, che irradiano calore e bellezza psicologica.

Persone che vi fanno capire che non potete ritenervi ricchi fino a che non possedete qualcosa che il denaro non può comprare, qualcosa a cui dare un nome, un volto, un odore e dei sentimenti. Persone con cui nasce una sintonia indistruttibile che vi insegna che il mondo è un bel posto, un posto con in serbo moltissime sagge lezioni.

La nostra biografia è definita da noi e dagli altri; per questo possiamo dire che la nostra identità viene formata anche dagli altri. Se ci rapportiamo con persone belle, che ci donano bontà, dolcezza, affetto e conoscenza, i valori ed i sentimenti generati da questa interazione si proietteranno dentro di noi.

Per questo motivo, ci sono persone che diventano casa nostra, il nostro posto nel mondo, il nostro cielo. Quando entrano a far parte della nostra vita, sappiamo che ci devono restare, perché accanto a loro diventiamo migliori. È così che si crea una meravigliosa atmosfera di bontà che avvolge la luce dello sviluppo emotivo.

Le persone-casa, quelle fatte di acciaio, sono persone che vi abbracciano così forte da rimettere insieme tutti i vostri pezzi, fanno svanire le vostre paure e la vostra tristezza. Sono le stesse che vi hanno dimostrato, per mezzo di bei gesti, che il mondo è un posto fantastico.🌏

Non c’è calore più confortante di quello derivante da una connessione profonda ed intensa. Allo stesso modo, la conoscenza personale è impensabile senza il contatto con gli altri. È questo il punto in cui potete iniziare ad innaffiare la vostra pianta e a nutrirvene. Quando ottenete conoscenza da una relazione:

Aumentate le vostre risorse per affrontare le avversità della vita.
Arricchite le vostre abilità!!!
Non potete definirvi senza capire che le persone che vi segnano e che vi accompagnano nel corso della vita ricoprono la vostra identità di dolcezza, rendendovi migliori. Loro sono il falò, la scintilla necessaria ad illuminare le vostre qualità e a gestire la vostra conoscenza vitale.✨

Vi proteggono dalle cadute, aiutandovi a tessere ali ogni volta più grandi. Restaurano i vostri sogni, mettono a posto le vostre paure, scelgono le tristezza che vale la pena vivere e si liberano di tutto il resto.....

Per questo, le persone con cui dovete restare sono quelle che vi abbracciano con le parole🥰, che vi guardano con amore, che fanno sparire le ferite emotive più brucianti e che vi trasformano. Grazie a loro, vedete comparire i sorrisi che mascherano il vostro dolore, vi riprendete e avvertire profondamente il calore della perfezione.

È meraviglioso poter contare su persone che ci sono proprio quando ne avete bisogno. Per questo chi resta e vi dà luce quando siete al buio si merita di accompagnarvi anche durante i momenti di grande chiarore. Si merita gratitudine, calore, affetto e gioia.🤝 Si merita una celebrazione degna e bella, una ricompensa.💪 Si merita il vostro riconoscimento, in quanto è una persona d’acciaio.💕🙆‍♀️🙆‍♂️💕

TEMA DI OGGI...IL LAVORO!Scottante...per lo più.Nel corso della vita si incontrano amici e nemici, si acquisiscono compe...
04/01/2019

TEMA DI OGGI...IL LAVORO!
Scottante...per lo più.

Nel corso della vita si incontrano amici e nemici, si acquisiscono competenze, si raggiungono diversi obiettivi, si impara dai propri errori e quelle che erano solo aspirazioni si avverano.(si spera)
La professione di una persona è parte integrante della sua identità e del suo contesto sociale.
Si viene automaticamente identificati a livello sociale. Avere un lavoro significa avere un certo stile di vita e, ovviamente, una remunerazione per mantenersi, ma la carriera è molto più che questo.

La vita lavorativa cambia in funzione della fase vitale in cui ci si trova, in quanto a seconda della nostra età, cambia anche la visione che abbiamo del lavoro.
Esistono 3 grandi fasi o momenti importanti in ambito lavorativo: la ricerca del lavoro, l’ottenimento e il mantenimento dell’occupazione e il successivo pensionamento.

Sviluppo della vita lavorativa: 1 = Cercare un lavoro 🧐🤓
Uno degli obiettivi principali dei giovani adulti consiste nel trovare un lavoro che permetta loro di essere produttivi e di assicurarsi le risorse necessarie per raggiungere l’autonomia. Quest’ultimo obiettivo sembra essere una delle ragioni per cui i giovani tendono a scegliere i posti di lavoro meglio remunerati.
Gli adulti e gli anziani, che hanno già conquistato una propria autonomia, tendono invece a badare di più alla loro soddisfazione personale e lavorativa.

2 = Colloquio di lavoro🧑👩
Bisogna considerare molteplici fattori che influiscono sulla modalità e sull’ efficacia della ricerca del lavoro.
Uno fra i più importanti è rappresentato dalla famiglia da cui proviene il giovane in cerca di occupazione.
Per esempio, la famiglia può influire in maniera diretta sfruttando la sua rete di conoscenze affinché il figlio venga ricontattato dai datori di lavoro o facendogli pressioni affinché scelga un ruolo o uno status lavorativo ben preciso.(i cosiddetti Figli di Papà)

Tuttavia, la famiglia può influire sulla ricerca del lavoro anche in maniera indiretta, ad esempio fornendo al giovane la possibilità di accedere alla formazione adeguata o incoraggiando determinati atteggiamenti o comportamenti. (più liberale come approccio)

D’altra parte, un fattore cruciale nella ricerca di un lavoro è sicuramente lo status sociale!
Le ricerche dimostrano che di solito le famiglie trasmettono ai figli il loro status sociale,... influenzando così la loro vita lavorativa. Proprio per questo, le famiglie di operai, che sul lavoro devono ubbidire all’autorità dei capi, tendono a vedere l’obbedienza dei figli come un fatto positivo. Se estremizzata, questa tendenza può far sì che i figli corrano il pericolo di ritrovarsi in una situazione di stallo sia nella vita sociale che in quella lavorativa.

3 = La vita con un lavoro
Una volta ottenuto il lavoro, l’obiettivo è quello di mantenerlo ...oppure ottenere una promozione. È importante tener conto del fatto che la vita lavorativa attuale è molto più dinamica rispetto a quella di un tempo, motivo per cui i giovani di oggi sono più motivai a cambiare spesso lavoro. (si stima che di media si cambino 5 lavori).

Al momento di valutare un lavoro e decidere se mantenerlo o cercarne uno nuovo, esistono due aspetti fondamentali: la remunerazione e la qualità del lavoro. Lo stipendio rappresenta la motivazione estrinseca dell’impiego. Nonostante in un primo momento venga messo al primo posto, con il progredire della vita lavorativa, tende a passare in secondo piano...
D’altra parte, bisogna considerare la QUALITA' DELLA VITA lavorativa, che rappresenta il fattore motivazionale intrinseco che determinerà il grado di soddisfazione dell’impiegato!! In fin dei conti, il fine ultimo del lavoro consiste nel soddisfare le proprie aspirazioni in quanto a produttività e qualità della vita, e questo ha a che fare più con la qualità del lavoro che con la remunerazione.

4= Il pensionamento. 👨‍🦳👩‍🦳
La fine della vita lavorativa...O QUASI.
Tutte le fasi prima o poi finiscono, e il pensionamento rappresenta la fine della vita lavorativa. Ma bisogna considerare che esso non implica necessariamente un brusco distacco dalla realtà lavorativa, si tratta piuttosto di un periodo di transizione. Si tratta di una fase che ogni persona vive a modo suo, in base al proprio sviluppo lavorativo e alle proprie aspirazioni.

Si può dire che esistono 3 diversi modi di affrontare il pensionamento:

Luna di miele: è il caso di quelle persone che iniziano a dedicarsi ad attività che amano, ma che non potevano svolgere a causa del loro lavoro. Con il pensionamento si ha il tempo per viaggiare, rimettersi a studiare, sperimentare nuovi hobby, ecc. Di solito questo gruppo riguarda persone che sono andate in pensione volontariamente e con piacere, e dispongono delle risorse economiche necessarie per approfittare di questa “luna di miele”.

Riposo e relax: l’individuo va in pensione per riposare dopo tutti gli obblighi dell vita lavorativa.

Continuità: è il caso delle persone che dopo il pensionamento continuano a svolgere attività legate alla loro vita lavorativa. In questa categoria troviamo le persone soddisfatte della propria professione, che desiderano continuare a esercitarla, liberandosi però dagli obblighi della vita lavorativa vera e propria.

Il pensionamento implica la fine della vita lavorativa, ma non della vita in generale!! Nonostante per molte persone rappresenti un momento di crisi a causa della perdita di produttività e di attività, il pensionamento è un’altra fase della vita con le sue nuove sfide, le sue nuove abitudini e i suoi nuovi obiettivi...PENSIAMO E AGIAMO IN MODO POSITIVO! Le possibilità sono infinite!

Indipendentemente dalla Fase Lavorativa in cui vi trovate, mi sento di augurarVi di non smettere mai di metterVi alla prova, e di rincorrere un obiettivo (qualunque). Perchè avrete sicuramente delle soddisfazioni inaspettate, anche se sentite di non credere abbastanza in Voi stessi...tentate!
E COSE MERAVIGLIOSE AVVERRANNO!😉🤩

Provate  sentimenti che detestate? Fate cose delle quali vi vergognate? C’è una parte di voi che vi piacerebbe eliminare...
11/11/2018

Provate sentimenti che detestate? Fate cose delle quali vi vergognate? C’è una parte di voi che vi piacerebbe eliminare? Desiderate alcune cose, ...ma odiate riconoscerlo? Tutti abbiamo un lato oscuro che ci fa PAURA affrontare! Ma proprio tutti... il tuo migliore amico, tua madre, tuo padre ,il tuo collega, tua figlia ,il tuo psicologo , la tua guru di meditazione, l'insegnante dei tuoi bambini...e...ANCHE TU! QUANTA PAURA!
Il nostro conscio non vuole saperne di buone intenzioni, di compromessi, di fare ciò che bisognerebbe fare. Rimane nascosto, ma cresce poco a poco, cercando il modo di uscire.

Cosa nutre il nostro lato oscuro?

Il lato oscuro della nostra mente si nutre di miseria e autodistruzione, di tutto ciò che neghiamo a noi stessi, di quei desideri che non diventano realtà.

Le necessità non soddisfatte generano emozioni negative che alimentano il lato oscuro. Se non riusciamo a liberarcene, le emozioni negative continuano a far crescere il peggio di noi e finiscono per convincerci che quella è la vera versione di noi o persino l’unica.
Non nutrire questa parte oscura della nostra mente è l’unico modo di controllarla.
Tuttavia, ci sono molte cose che sappiamo di non dover fare perché non ci fanno bene, ma le facciamo comunque. Sappiamo che non dobbiamo fumare, che non dobbiamo aumentare di peso, che non dobbiamo urlare contro il nostro partner o i nostri figli, che non dobbiamo dare corda ai litigi inutili che non portano da nessuna parte… Eppure lo facciamo lo stesso.

Neanche al lato oscuro bastano le buone intenzioni. Bisogna adottare delle misure e smettere di nutrirlo oppure finirà con l’impossessarsi di noi.

Di cosa ha bisogno il nostro lato oscuro?

Per riuscire a smettere di alimentare il nostro lato oscuro, dobbiamo prima capire di cosa ha bisogno. Il lato oscuro si nutre degli attaccamenti piscologici negativi, quei sentimenti che ci spingono ad afferrarci con forza a uno stato d’animo interiore che ci provoca ansia.

Questi attaccamenti negativi ci impediscono di sentirci sicuri, equilibrati e forti. Si manifestano tramite il rifiuto, l’umiliazione, il tradimento, la sensazione d’inutilità e di fallimento.
Insomma la paura di non valere.
Tutta questa negatività alimenta la parte più oscura della psiche, che cresce grazie ai sentimenti, ai pensieri e ai comportamenti negativi e alla presenza di persone tossiche nella nostra vita...

Ogni volta che accade qualcosa di negativo oppure ogni volta che pensiamo a qualcosa che non ci piace, si manifesta il lato più oscuro di noi, che si aggrappa a quella negatività come se ne avesse il diritto, come se non ci fosse altra via d’uscita. In questo modo attiriamo più miseria, autodistruzione e negatività che lo nutrono.

Come si affronta il lato oscuro?

La soluzione per affrontare il lato oscuro della mente è allenarlo in modo cosciente. Ci sono cose che non possiamo eliminare, ma che possiamo affrontare conoscendole meglio.

Per conoscere meglio una parte di noi siamo costretti a guardarla dritta negli occhi , ammettere la sua presenza e cercare di capire i meccanismi per i quali attraiamo e creiamo negatività nella nostra vita.

Una volta che saremo riusciti a capire per quale motivo stiamo nutrendo questi sentimenti verso noi stessi altre persone o situazioni...capiremo anche come affrontarli.

Affrontarli non significa eliminarli del tutto.
Non potete eliminare del tutto una parte di voi.
Potete lavorarci con molta volontà e tentare di migliorarla nel tempo e con pazienza.
Trovando infine l'equilibrio Tra le cose che potete cambiare e quelle che non potete cambiare.
Accettate anche che una parte di questa oscurità rimarrà sempre in voi.
Accettate che una parte di oscurità ci sia anche nelle persone che vi circondano.

Il libero arbitrio , la coscienza, l'amore e il rispetto per se stessi e per gli altri serviranno a contenere ,filtrare ed effettivamente osservare pacificamente questi sentimenti che non ci sentiamo di definire positivi. E che in ultimo non sono negativi del tutto perché ci saranno serviti per conoscere altre sfumature della nostra anima con le quali colorare gli spazi neri.

BUONA VITA

Indirizzo

Reggio Nell Emilia
42123

Orario di apertura

Martedì 13:30 - 20:00
Mercoledì 13:30 - 20:00
Giovedì 13:30 - 20:00
Venerdì 13:30 - 20:00

Telefono

3343595828

Sito Web

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