10/10/2025
La malattia mentale è un concetto strano. Etichettata come tabù, avvolta nel sospetto, nella diffidenza e nella paura. È una sofferenza minimizzata, ridicolizzata o sottovalutata.
Se il dolore è visibile — una ferita, una frattura, qualcosa di "socialmente riconosciuto" — allora esiste. Scatta l'ondata di empatia e compassione. Ma se il dolore è interiore, invisibile, diventa per i più "finto" o, nel migliore dei casi, sottovalutato.
Questo dolore invisibile ha spinto troppe persone a contemplare la rinuncia alla vita. Molti pazienti convivono con questa lotta silenziosa, con la sensazione di non essere più integri, ma divisi in tanti pezzi, ognuno dei quali soffre in modo diverso e chiede cose diverse, e vorresti un modo per zittirli quei pensieri, quella falsa verità dell'essere inadatti a vivere.
Oggi, è la Giornata Mondiale della Salute Mentale, e tutti ne parlano, tutti a professare compassione e rispetto, domani tornerà la paura, il senso di inadeguatezza e, per molti, l'impossibilità di accedere a cure di cui hanno diritto.
Domani tornerà la paura, paura del giudizio, degli sguardi, delle battute che addolorano, feriscono e oscurano quel dolore e allora qualcuno "sceglierà" di scomparire in un silenzio che fa rumore solo una volta l'anno.
E allora sapete che c'è?
Che a me non interessa che si parli di salute mentale una volta l'anno. Io vorrei rispetto per quel dolore invisibile, ammirazione oer chi sceglie di iniziare un percorso psicoterapico. Non è un segno di debolezza; è un atto di coraggio. È l'eroismo di chi decide di restare e ricostruire i propri pezzi, non solo il 10 ottobre, non una volta l'anno
Anna