Dott.ssa Pantini Psicologa e Psicoterapeuta

Dott.ssa Pantini Psicologa e Psicoterapeuta Informazioni di contatto, mappa e indicazioni stradali, modulo di contatto, orari di apertura, servizi, valutazioni, foto, video e annunci di Dott.ssa Pantini Psicologa e Psicoterapeuta, Psicologo, Via celestino alessandrini, 1, Rimini.

mi sono laureata in psicologia all’ università di Padova per poi specializzarmi Presso SFPID di Roma come Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di sostegno psicologico per i disturbi alimentari e di psicoterapia - ricevo on line ed in studio

⸻🧠 “A volte basta parlare con la persona giusta.”👩‍⚕️ Dott.ssa Raffaella Pantini – Psicologa e Psicoterapeuta a RiminiTi...
01/07/2025



🧠 “A volte basta parlare con la persona giusta.”
👩‍⚕️ Dott.ssa Raffaella Pantini – Psicologa e Psicoterapeuta a Rimini

Ti senti bloccato, ansioso, o semplicemente sopraffatto?
Non sei solo. Ogni giorno aiuto persone come te a ritrovare equilibrio, serenità e direzione.

📍Ricevo a Rimini
💬 Primo colloquio conoscitivo
📱Scrivimi

🌿 Non aspettare il momento perfetto. Inizia da qui.

Conseguenze dell'assenza del padre sulla crescita psico-affettiva dei figliE’ luogo comune identificare ed etichettare c...
08/06/2025

Conseguenze dell'assenza del padre sulla crescita psico-affettiva dei figli

E’ luogo comune identificare ed etichettare come padre assente il padre separato, colui che vive al di fuori del nucleo familiare. Eppure è molto probabile trovare padri assenti anche all’interno di famiglie considerate stabili. Quando siamo di fronte al problema di un padre assente emotivamente non possiamo che pensare a quanto possa essere dura la vita per i figli che meritano di essere amati e trattati con affetto da entrambi i genitori. La sensazione di essere rifiutati ha un forte effetto sulla personalità e sullo sviluppo dei bambini.

Cosa significa per un bimbo crescere senza padre?
Ciò può dipendere da diversi fattori, per esempio quando il padre si allontana perché non è motivato a far parte della vita dei propri figli o in conseguenza di situazioni conflittuali. Altre volte, per cause contingenti quali la vedovanza e per la quale il bimbo non conosce e non ha mai visto il padre biologico. Altre volte, invece, è presente fisicamente ma assente sul piano affettivo.

Padre assente sul piano affettivo
L’assenza emotiva ha lo stesso peso dell’assenza fisica. Il padre assente è il padre che fallisce uno dei suoi compiti fondamentali: la presenza affettiva, l’attività educativa, la costruzione della propria figura simbolica. Quando non coltiva la relazione con i suoi figli. Un padre è assente quando ha problemi con il gioco d’azzardo, quando è dipendente dalle sostanze, quando sceglie gli amici del bar rispetto alla propria famiglia. Il padre è assente anche quando è troppo autoritario e impedisce, con la sua rigidità, la costruzione di un legame di cura e di affidamento.

Come già accennato, l’atteggiamento di un padre assente genera conseguenze che si prolungano fino all’età adulta. L’adulto che ha avuto un padre assente infatti rimane sotto alcuni aspetti, lo stesso bambino insicuro e ansioso che era un tempo. Il fatto di non riconoscere pienamente l’affetto del padre, o quantomeno il fatto di non avvertire senso di approvazione, porta il subconscio del bambino a ridurre la stima in sé stesso. L’assenza può assumere diverse forme.

Il padre autoritario
Fallisce perché utilizza il distacco emotivo e la durezza per far rispettare le proprie regole. Perde così le opportunità educative che l’autorità regala e non sfrutta quello che pare essere l’ultimo vantaggio che rimane ai genitori per essere ascoltati più della TV, della scuola, degli amici, dei modelli esterni alla famiglia: l’amore.

Il padre fanciullo
Si pone nei confronti del figlio esclusivamente come compagno di giochi e rinuncia, anzi diserta, tutti i suoi doveri educativi. Egli diventa l’amico di gioco ma un padre non è un amico, un padre è un educatore il quale per fare bene il suo lavoro deve usare linguaggi diversi da quelli del gioco e dell’amicizia.

Il padre materno
Il mammo fallisce perché, pur occupandosi con dedizione ai figli, appiattisce il proprio ruolo in una mera duplicazione delle attività e delle modalità materne. Questo padre fa mancare ai propri figli la figura virile di un padre che fa il padre con un suo stile, con un suo metodo, con una sua sensibilità.

Il padre vecchio stampo
E’ un padre assente perché ha fallito come compagno. Quest’uomo non ha capito che il lavoro di genitori si fa in due, in un continuo, incessante, instancabile sforzo di dialogo, comprensione, ascolto e reciproca formazione tra genitori. Quest’uomo è un genitore assente e sta facendo mancare il proprio apporto e sostegno alla propria compagna lasciandola sola a gestire la matassa dell'educazione dei figli.

Le conseguenze generate da un padre assente sono molteplici. Durante la fase infantile è facile che i bambini possano sviluppare difficoltà scolastiche nell’inserimento o nel rendimento con una probabilità alta di abbandono degli studi in futuro.
In età adolescenziale il soggetto è portato a mettere in atto comportamenti sessuali promiscui proprio per un’incapacità a gestire le relazioni affettive e la propria emotività o atteggiamenti aggressivi che suppliscono ad una profonda insicurezza o comportamenti delinquenziali con uso o abuso di droghe e alcool.

“Un padre non è solo chi dà la vita, un padre è colui che è presente, che accoglie, che interviene e guida con sicurezza costruendo ogni giorno un sentiero di istanti significativi nella vita di un bambino”.

In età adulta invece l’assenza del genitore comporta inevitabilmente un distacco affettivo e diffidenza nelle relazioni affettive poiché il timore di essere rifiutati o abbandonati è sempre presente. È difficile a tal proposito superare il trauma ammettendo le difficoltà che un adulto, in termini di ruolo educativo, può avere poiché la rabbia prende il sopravvento.

Le conseguenze si manifestano diversamente sui ragazzi e sulle ragazze.
I ragazzi, infatti, sono generalmente colpiti più duramente, tendono ad avere più difficoltà a concentrarsi a scuola, difficoltà di apprendimento e sono più predisposti ad acquisire disturbi di deficit di attenzione e iperattività.

La mancanza del padre, inoltre, aumenta significativamente la probabilità che un ragazzo diventi violento. La correlazione fra la mancanza del padre e l'appartenenza a bande di strada è infatti molto stretta; tali bande esistono fondamentalmente per due scopi: per riempire un vuoto di autorità e soddisfare un desiderio di appartenenza.
Per quanto riguarda invece le ragazze, si può invece riscontrare difficoltà nel formare rapporti sani e durevoli con gli uomini. Spesso le bambine che hanno sperimentato delle forti perdite, da adulte sono portate a cercare continuamente partner che possano compensare quei vuoti, finendo con il creare relazioni disastrose.

Per superare le ferite lasciate da un padre assente è fondamentale innanzitutto comprendere che il padre emotivamente assente è un uomo che non ha saputo esercitare il proprio ruolo di padre perché non ha mai capito bene qual era. È probabile che non disponesse delle adeguate capacità personali, di una buona autostima, di un equilibrio interno che gli permettessero di vedere i suoi errori, le sue paure e le sue carenze.

Il supporto del professionista può aiutarci a comprendere e a vedere la realtà secondo una prospettiva diversa in modo da evitare di accumulare emozioni negative a causa del fatto che siamo cresciuti e maturati con molti vuoti emotivi per queste carenze affettive.
Attraverso un percorso terapeutico è possibile recidere il vincolo con la sofferenza del passato per sanare le ferite nel presente.

Dott.ssa Raffaella Pantini Psicologa e Psicoterapeuta

“Come capisco se ho bisogno di una psicoterapia?”    1. Ti senti stanco anche dopo aver dormito 2. Hai emozioni troppo i...
04/06/2025

“Come capisco se ho bisogno di una psicoterapia?”

1. Ti senti stanco anche dopo aver dormito
2. Hai emozioni troppo intense… o non senti più nulla
3. Ti giudichi continuamente
4. Ti relazioni sempre allo stesso modo… anche quando ti fa male
5. Sai che qualcosa non va, ma non riesci a parlarne con nessuno

👉 Se anche solo uno di questi punti ti risuona, potresti cominciare a parlare con uno psicoterapeuta.
Non serve “stare malissimo” per chiedere aiuto. Serve solo voler stare meglio.

Quante volte ti sei detto: “Non riesco a fare niente, sono pigro/a”?Ma se fosse altro?👉 A volte non è pigrizia, ma stres...
02/06/2025

Quante volte ti sei detto: “Non riesco a fare niente, sono pigro/a”?

Ma se fosse altro?

👉 A volte non è pigrizia, ma stress accumulato, ansia, tristezza, o solo troppo da gestire da troppo tempo.

Fermati un attimo. Non per colpa, ma per capire.

✨ Non devi essere sempre produttivo per valere.

📍La psicoterapia può aiutarti a ritrovare spazio mentale e gentilezza verso te stessə.

🎬 “The Assessment – La Valutazione” è il thriller che ti farà riflettere.Disponibile su Prime Video, questo film non è s...
01/06/2025

🎬 “The Assessment – La Valutazione” è il thriller che ti farà riflettere.
Disponibile su Prime Video, questo film non è solo intrattenimento: è uno specchio sul nostro presente e su ciò che potrebbe accadere molto presto.

👶 Al centro della storia, l’idea di genitorialità in un mondo dove i limiti sembrano non esistere più.
Un futuro inquietante… o forse un domani che è già iniziato?

💭 Forte, provocatorio, necessario.
Guarda il film e chiediti: che prezzo ha diventare genitori in una società che valuta tutto?

👉 L’hai già visto? Diccelo nei commenti.

L’intervento multifamiliareParlare di intervento multifamiliare rimanda alla Psicoanalisi Multifamiliare di Jorge Garcia...
26/04/2025

L’intervento multifamiliare

Parlare di intervento multifamiliare rimanda alla Psicoanalisi Multifamiliare di Jorge Garcia Badaracco, psichiatra e psicoanalista argentino.

Il suo lavoro nasceva alla fine degli anni cinquanta, dalla necessità di trasformare una realtà che tendeva a cronicizzare la malattia mentale in un contesto che offrisse delle opportunità per promuovere processi terapeutici, opponendosi all'inevitabile cronicizzazione delle malattie mentali gravi.

Egli ha coinvolto i familiari nel percorso di cura arrivando a dare inizio a gruppi che definì Gruppi di Psicoanalisi Multifamiliare. Essi risultarono in quel momento fortemente innovativi perché l'assetto da cui partire era quello costituito dalla discussione prodotta da un insieme di famiglie, composte sia dai familiari che dai pazienti e coordinata da operatori.

Il Gruppo di Psicoanalisi Multifamiliare si costituisce come una possibilità d’incontro tra persone legate da vincoli familiari (famiglie con all’interno una persona sofferente di disagio psichico) e di alleanza (più famiglie insieme e operatori dei servizi) al fine di creare una rete sociale di supporto al cambiamento.

ll Gruppo vuole essere una possibilità di cura per cercare di prevenire eventuali ricadute dopo percorsi residenziali e per facilitare il lavoro dei CPS nel lavoro con i pazienti e le loro famiglie.

Per raggiungere questo risultato occorre costruire una situazione in cui le differenti idee espresse dalle persone, per quanto diverse, non producano contrapposizioni, ma perseguano la complementarietà che vadano nella direzione di rendere compatibili e non incompatibili, come risultano abitualmente, le differenti visioni del mondo presenti nelle situazioni a transazione schizofrenica.

Situazioni, queste, caratterizzate dall’estrema rarefazione della possibilità di sopravvivere in una situazione conflittuale, tra opposte visioni del mondo che caratterizzano il paziente e uno o entrambi i genitori che si scambiano solo messaggi di relazione e non di contenuto.

Una situazione che, nell'ipotesi originaria di Badaracco, si è venuta costituendo in relazione alla mancata capacità di uno o di entrambi i genitori e del figlio di “separarsi” e “individuarsi” reciprocamente.

La mancata effettuazione di questo passaggio fondamentale ha prodotto il perdurare o l'instaurarsi di una situazione simbiotica, di mancata differenziazione dell'uno dall'altro, con la conseguenza di una difficoltà profonda a costruire un vero e proprio processo di identificazione da parte del paziente ed una profonda modificazione del proprio atteggiamento nei confronti della vita da parte del genitore che, da quel momento in poi, non dimenticherà mai di doversi occupare prima del figlio che di sé, il che lo distrarrà dalla possibilità di riconoscere presente, dentro di sé, un lutto o un trauma non elaborato, di cui non è consapevole.
Il genitore e il figlio, rimasti uniti, hanno dato luogo ad un legame di “Interdipendenza Patologica e Patogena” da cui nessuno dei due è in grado di liberarsi.

L'intervento del Gruppo mira a rendere “visibile” l'esistenza di questo legame ed a consentire ad entrambi di allentarlo e, se possibile, a ridimensionarlo, arrivando a scoprire, ognuno, la propria “Virtualità Sana”, cioè un proprio modo di essere di cui il paziente non conosceva l'esistenza, mentre il genitore aveva progressivamente dimenticato di poterlo vivere.
ll Gruppo Multifamiliare si propone di supportare il paziente nella rete sociale ed affettiva in cui vive ed è inserito.

Una rete sociale su cui intervenire non soltanto perché possa fornire aiuto al paziente verso il benessere e la prevenzione da eventuali ricadute, ma anche per divenire essa stessa promotrice di supporto e dispositivo che arricchisca l’attuale sistema della cura integrandosi ad esso e ampliando le possibilità offerte dal territorio.

Dott.ssa Raffaella Pantini Psicologa e Psicoterapeuta

Problematiche e risorse della famiglia allargataAlla famiglia tradizionale, si è gradualmente accostato un nuovo tipo di...
19/04/2025

Problematiche e risorse della famiglia allargata

Alla famiglia tradizionale, si è gradualmente accostato un nuovo tipo di famiglia, definita allargata o ricostituita. Mentre anni fa, però, per famiglia allargata si intendeva tutta la parentela che circondava la famiglia nucleare come, ad esempio, zii, nonni, cugini, ora il collante non è più un legame biologico, bensì è l’esigenza di costituire un nuovo nucleo familiare, laddove c’è stata un’esperienza di separazione o divorzio.

Le caratteristiche di questo nuovo tipo di famiglia sono pertanto la presenza di un genitore separato con uno o più figli al seguito, che decide di vivere con un nuovo compagno/a, che può essere singol, separato, con o senza i figli. Poiché si tratta di un nuovo tipo di esperienza, occorre affidarsi al buon senso, e talvolta, anche se si parte con le migliori intenzioni, possono emergere delle difficoltà impreviste, sia da parte dei figli che dei genitori.

I figli si troveranno ad avere a che fare con nuove persone nella propria vita, ovvero i compagni o coniugi del proprio genitore ed eventuali figli, a dover dividere le attenzioni del proprio genitore con i nuovi membri della famiglia e ad imparare a gestire le emozioni rispetto alla separazione dall’altro genitore, quindi una maggiore ricchezza e complessità nelle relazioni. I genitori, invece, dovranno imparare a mediare, in funzione del benessere di tutti, nel rapporto tra i nuovi membri della famiglia ed i propri figli biologici.

Di conseguenza, per la buona riuscita di una famiglia allargata/ricostituita, sarebbe opportuno seguire alcuni principi di base in modo da poter arginare eventuali conflitti.

a) E’ importante fare chiarezza sul ruolo dei genitori e su chi lo riveste. Esistono solo due genitori biologici e, anche laddove vi è una separazione/divorzio, questi continueranno a svolgere per sempre la loro funzione, pertanto i nuovi compagni dei genitori biologici diventeranno figure ausiliarie di riferimento.
Questo ruolo può assumere caratteristiche diverse anche in base all’età dei figli e dell’altro membro della coppia (più i figli sono piccoli, più sarà semplice l’integrazione con nuove figure di riferimento) ed ha una funzione educativa ed affettiva ma non può sostituirsi al genitore biologico o ostacolare la relazione dei figli con la famiglia biologica.

b) E’ fondamentale creare dei confini chiari all’interno della famiglia e distinguere il ruolo genitoriale da quello di coppia. Occorre coltivare entrambi e fare in modo che anche i figli abbiano chiara questa differenza e non si sentano messi da parte o nutrano delle gelosie rispetto ai nuovi compagni dei genitori. Per far ciò è importante instaurare una buona comunicazione e favorire il rispetto tra tutti, affinché ognuno abbia chiaro il confine che deve rispettare nella relazione con l’altro.

c) Gli adulti devono saper gestire i propri conflitti in disparte, senza creare schieramenti, alleanze o turbamenti nei figli. Spesso le separazioni portano con sé degli strascichi conflittuali, che possono interferire con il tentativo di creare un’armonia nella nuova famiglia allargata. E’ molto importante saper gestire correttamente queste problematiche, nel pieno interesse dei figli, che spesso risentono già negativamente della separazione e hanno bisogno di esser protetti e di trovare un nuovo contesto sereno in cui sentirsi sicuri ed accolti.

d) Occorre prestare attenzione ai conflitti che si possono sviluppare tra i propri figli e quelli acquisiti, o i futuri nascituri. Una buona comunicazione ed attenzione costante può aiutare a prevenire eventuali malesseri e laddove si sviluppino, ad accoglierli e imparare a gestirli.

e) I genitori separati, a volte si sentono in colpa per non essere riusciti a tenere la famiglia unita, questo può portarli ad essere eccessivamente permissivi ed incapaci di dire i giusti no, quando servono. Ciò può spingerli a commettere degli errori rispetto al comportamento da avere con i figli, a trascurare il nuovo rapporto di coppia o a cercare il riconoscimento dai figli, piuttosto che a darlo. Occorre pertanto avere una buona capacità introspettiva che possa aiutare a riconoscere l’origine dei propri errori e a porvi rimedio.

Questi sono solo alcuni dei diversi aspetti che occorre tenere presenti, laddove ci si trovi a formare una famiglia allargata. Creare una famiglia allargata/ricostituita può rappresentare una grossa risorsa, perché ricca di opportunità e relazioni ma, poiché si tratta di una esperienza nuova, che è ancora in divenire, è possibile trovarsi in difficoltà, soprattutto a causa delle numerose variabili, che occorre tener presente contemporaneamente. Laddove dovessero sorgere delle difficoltà o accorgersi di riproporre errori simili a quelli che hanno portato alla separazione, è opportuno contattare un professionista esperto in questo tipo di problematiche, che possa accompagnare la famiglia, nello sviluppo di questa nuova esperienza e aiutare a scoprire tutte le potenzialità positive che può avere per i suoi membri.

Dott.ssa Raffaella Pantini Psicologa e Psicoterapeuta

La funzione materna e paterna nella crescita del bambinoI primi anni di vita rivestono un ruolo particolarmente importan...
05/04/2025

La funzione materna e paterna nella crescita del bambino

I primi anni di vita rivestono un ruolo particolarmente importante nella vita del bambino. In questa particolare tappa evolutiva il piccolo inizia a formarsi un’idea di tutto ciò che lo circonda e a instaurare relazioni con le figure significative che utilizzerà come modello di partenza per i rapporti interpersonali futuri.

Gli adulti che ruotano attorno alla vita del piccolo sono chiamati a rispondere a questi bisogni attraverso due importanti funzioni genitoriali: due modalità di sostegno che fungono come una vera e propria guida per il bambino.

La società attuale ci porta a superare l’idea di famiglia tradizionale, aprendo le porte ad altri sistemi familiari ugualmente funzionanti. Ci riferiamo, ad esempio, alle cosiddette famiglie omogenitoriali, nelle quali in assenza della coppia madre-padre uno dei due riveste un ruolo primario, che spesso compensa la parte mancante in modo autonomo o con l’ausilio di altri parenti.

Lo stesso vale per le famiglie ricostituite, oggi molto frequenti, composte da partner che al momento della nascita del bimbo sono accompagnati dai figli di precedenti relazioni, così come per altre situazioni che si distaccano dal modello tradizionale.

A prescindere dalla forma specifica che caratterizza il nucleo familiare, per garantire il corretto funzionamento del sistema è importante che le figure significative siano in grado di fornire al piccolo le basi per una crescita sana. Ci riferiamo a una sorta di terreno fertile che viene alimentato principalmente dall’adeguato espletamento delle funzioni genitoriali.

Più precisamente, tutte le famiglie dovrebbero avere una funzione materna e paterna. Questo non significa che, ad esempio, la madre riveste un unico ruolo, né che quest’ultimo non possa essere attribuito a figure diverse.

Basti pensare a quanti, nonostante siano cresciuti all’interno della cosiddetta famiglia tradizionale, sono stati letteralmente allevati dai nonni non solo per quanto riguarda le attività quotidiane ma anche per tutto quanto rientri nell’apprendimento delle regole e dei sistemi valoriali.

In particolare gli obiettivi della funzione materna sono l’accoglienza e l’accudimento. L’adulto si sintonizza sui bisogni fisiologici e psicologici del figlio per soddisfarli adeguatamente ma soprattutto riveste principalmente un ruolo di contenimento.

La funzione materna risponde ai bisogni di dipendenza e sicurezza del neonato, limitando l’angoscia derivante dalla paura dell’abbandono e della solitudine. Si tratta di una funzione solitamente svolta dalla madre ma come abbiamo sottolineato poco prima può essere esercitata da figure differenti e ottenere ugualmente un esito positivo.

La seconda funzione genitoriale è quella paterna. Si tratta di una funzione più normativa, fondamentale per l’apprendimento delle norme di comportamento. Il papà aiuta il bambino ponendo dei confini, dei limiti: il piccolo si muove all’interno di questi limiti che utilizza come guida a livello personale, normativo e relazionale. La funzione paterna, inoltre, riveste un ruolo emancipativo, favorendo l’allontanamento del bambino e il superamento della dimensione relazionale tipicamente materna, più improntata sul rapporto simbiotico con la figura primaria. La funzione paterna si configura quindi come una spinta che lo aiuta ad esplorare il mondo secondo i propri bisogni.

Si tratta di una funzione fondamentale in quanto favorisce il processo di separazione e individuazione, fornendo un sostegno concreto nell’interiorizzazione di un’immagine di sé individuale e indipendente.
La psicoterapia può rispondere alle esigenze legate alle funzioni genitoriali in vari modi e in diversi periodi nell’arco di vita delle persone. Prima dell’arrivo o poco dopo la nascita del bambino alcuni genitori possono sperimentare una serie di dubbi e incertezze in quanto diventare genitori richiede di passare da una fase prettamente incentrata sulla dimensione individuale per arrivare a un secondo stadio carico di responsabilità nei confronti dell’altro. In questo caso è possibile lavorare sulle insicurezze personali attraverso un percorso in grado di facilitare l’avviamento alla genitorialità. In altri casi circoscritti ai primi mesi successivi alla nascita, alcune mamme possono sperimentare la cosiddetta Depressione Post Partum, che richiede di intraprendere appena possibile una psicoterapia che le permetta di alleviare i sintomi depressivi e di attribuirle nuovamente un ruolo attivo nella crescita del bambino.

Con il passare degli anni le funzioni genitoriali possono essere messe a dura prova da problematiche di varia natura, come un temperamento particolarmente vivace del piccolo, difficoltà di coppia o della semplice gestione dei figli. In questo caso la psicoterapia può rappresentare uno strumento particolarmente indicato per migliorare il clima familiare e ridurre le fonti di stress legate alla crescita della prole.

Se per varie ragioni il bambino dovesse crescere all’interno di un nucleo familiare caratterizzato da una carenza delle funzioni genitoriali descritte, potrebbe sviluppare uno stile di attaccamento insicuro. Questo stile di attaccamento è legato all’interiorizzazione di un’immagine di sé vulnerabile e potrebbe agire come fattore predisponente per lo sviluppo di una serie di problematiche di natura psicologica e relazionale e, in alcuni casi, di disturbi mentali su base ansiosa o depressiva.

Anche in questo senso la psicoterapia può aiutare il bambino o l’adolescente fornendo un efficace sostegno esterno in grado di compensare le carenze vissute a livello familiare. Il percorso terapeutico può aiutare bambini e adulti nel ripristinare il proprio equilibrio interiore in quanto il terapeuta può rivestire un ruolo contenitivo e protettivo, offrendo uno spazio sicuro nel quale conoscersi ed accettarsi e, al tempo stesso, presenta funzioni emancipatorie, sostenendo la persona nello sviluppo delle proprie risorse e nel superamento delle problematiche individuali.

Dott.ssa Raffaella Pantini Psicologa e Psicoterapeuta

Indirizzo

Via Celestino Alessandrini, 1
Rimini
47923

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 17:00
Martedì 09:00 - 17:00
Mercoledì 09:00 - 17:00
Giovedì 09:00 - 17:00
Venerdì 09:00 - 17:00

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Dott.ssa Pantini Psicologa e Psicoterapeuta pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Condividi

Digitare