Dott.ssa Adelia Natali - Studio di Psicologia e Psicoterapia

  • Casa
  • Italia
  • Rimini
  • Dott.ssa Adelia Natali - Studio di Psicologia e Psicoterapia

Dott.ssa Adelia Natali - Studio di Psicologia e Psicoterapia Dott.ssa Adelia Natali - Studio di Psicologia e Psicoterapia a Viserba

16/09/2025

IL REALE NECESSITA DEL SIMBOLICO

Lo storico

La storia ci ha insegnato che l'orrore ha accompagnato costantemente la vita dell'uomo e delle sue comunità. Non c'è periodo delle vicende umane che non sia stato costellato da massacri, stermini e/o genocidi. Un tempo (e parlo in particolare del medioevo – 900-1300, periodo che conosco un po' di più) le guerre di religione la facevano da padrone. Trucidare popoli di religione avversa rappresentava l'onore e il pregio di eserciti al servizio di imperatori ecclesiastici o ottomani, dell'una o dell'altra parte. Si pensi alla conquista dei Normanni del sud dell'Italia: la ferocia e il calcolo che determinavano le loro incursioni e le loro conquiste, fino al possesso completo della Sicilia .
Tempo fa lessi un libro sulla storia del mio paese natio, Lucera . In tale città Federico II* di Svevia intorno al 1250 confinò una colonia di Saraceni che in Sicilia si era mostrata particolarmente ribelle e indomita alle leggi federiciane. Verso la fine del secolo, a seguito di scaramucce saracene nei paesi limitrofi e su richiesta dei potentati dei luoghi circostanti, la corte francese angioina scese nel sud d'Italia e spazzò via, letteralmente, circa 20.00 abitanti di Lucera. Scrive Egidi: “Quanti non vollero farsi cristiani furono sgozzati. Ben ventimila, che s'erano chiusi nel castello, vennero trucidati alla spicciolata, man mano che, essendosi arresi, varcavano la soglia della cinta fortificata ”.
Sono episodi molto lontani sia temporalmente che ideativamente, non ci colpiscono emotivamente e restano relegati, se ci restano, nella nostra immaginazione. Ma se solo si fa lo sforzo di calarsi in quei tempi e in quelle condizioni, non possiamo non reagire che con l'accapponarsi della pelle.
E' vero dunque che la storia non contempla un periodo di pace, come avvenuto nella nostra Europa, per oltre ottant'anni. Anche noi abbiamo saputo della guerra dai nostri padri, dai libri di storia, dai racconti vari dei vecchi commilitoni, dalle immagini e video trasmessi in TV. E il racconto, pur terribile, continua a non turbarci.
Qualcosa di nuovo è però avvenuto nel secolo scorso. Non solo Holodomor, la morte per fame decretata dalla scellerata ideologia sovietica di collettivizzare la proprietà privata, non solo Nanchino, il cui massacro da parte dell'esercito giapponese procurò circa 300.000 morti, ma la Shoah prima e durante la seconda guerra mondiale, lo sterminio progettato e messo in atto della popolazione ebraica e, soprattutto, la orrenda realizzazione dei campi di concentramento , luoghi ove veniva perpetrata con ferocia e determinazione l'annullamento di ebrei, nomadi, omosessuali, ecc., nei modi più spietati ed inumani . Qui si trattava di vero e proprio genocidio.

L'attualità

Se consustanziale al concetto di “politico”, come afferma Carl Schmitt, c'è la contrapposizione fondamentale amico/nemico, allora possiamo dire che la guerra ne è la logica conseguenza. “I concetti di amico, nemico e lotta acquistano il loro significato reale – scrive Schmitt - dal fatto che si riferiscono in modo specifico alla possibilità reale dell'uccisione fisica. La guerra consegue dall'ostilità poiché questa è negazione assoluta di ogni altro essere. La guerra è solo la realizzazione estrema dell'ostilità. […] essa deve esistere come possibilità reale perché il concetto di nemico possa mantenere il suo significato. ”. E più avanti, nello stesso testo: “Il concetto di nemico è oggi il concetto primario in relazione a quello di guerra. […] La cosiddetta guerra totale deve essere tale tanto come azione che come stato, se vuole essere realmente totale. Essa trova perciò il suo significato in una ostilità presupposta, preesistente dal punto di vista concettuale. […] La guerra in questo senso totale è tutto ciò che deriva (quanto alle azioni e quanto allo stato) dall'ostilità. ”.
Da circa 80 anni, il tempo della nostra pace in Europa, assistiamo ad una ingovernabile ostilità tra il popolo palestinese (che non ebbe riconosciuto il suo stato dall'ONU anche per responsabilità dei paesi arabi limitrofi) e lo stato di Israele, una ostilità che si è trasformata, dopo l'eccidio del 7/10/23, in guerra totale da parte del governo israeliano. E' una carneficina inaudita ciò che i mezzi di comunicazione ci trasmettono. E' una guerra che ha messo ulteriormente in discussione la già fragile democrazia che governa l'Occidente. Il dibattito è aspro e inconcludente, e determina in qualche modo, a mio avviso, lo strano e sorprendente silenzio che sostanzialmente caratterizza i nostri governanti. Ed è di fronte a questo insopportabile silenzio che la GSF, con entusiasmo e disperazione, ha deciso di agire pacificamente portando aiuti sanitari e viveri ad un popolo palestinese, in stato di carestia e sottoposto tragicamente ad esodo forzato. Che l'inumanità della guerra non li travolga!

Cosa può dire la psicoanalisi?

Nel testo (dal titolo “L'umanità sta morendo a Gaza”) che Adele ci ha inviato su chat, Marco Zacarìas scrive tra l'altro: “Dire che non ci sono parole significa che alla morte fisica si è aggiunta una morte simbolica. E questo riguarda tutti noi, la comunità umana nel suo insieme. Questa morte simbolica ha qualcosa a che fare con i tempi di cambiamento che viviamo?”.
Ho potuto leggere due dichiarazioni da parte di colleghi israeliani: quella dei membri dell'Istituto di Psicoanalisi Contemporanea di Tel Aviv e quella dell'Istituto israeliano di Gruppo Analisi. Quanto scritto dai primi rappresenta in breve il contenuto delle due dichiarazioni: “Sia la guerra a Gaza che il trattamento riservato ai palestinesi in Cisgiordania rappresentano una profonda violazione dei diritti umani più elementari. Essi aggravano i sentimenti di umiliazione e impotenza e generano crescente agitazione, rabbia e traumi collettivi, sia nella società ebraica che in quella palestinese.”. Ambedue le comunità rivolgono il loro appello al governo perché ponga termine ad una guerra divenuta ignobile e autodistruttiva.
Allora, cosa può dire la psicoanalisi? In una tale situazione dovrebbe prendere partito? Sappiamo che questo inficerebbe la geniale operazione Zadig proposta da Miller. Dovrebbe dirsi contro la guerra, contro ogni guerra? Ebbene, si legga il carteggio Freud-Einstein del 1932 . Le osservazioni di Freud mi sembrano formidabili. Una fra tutte: “E' assai raro che l'azione sia opera di un singolo moto pulsionale, il quale d'altronde deve essere già una combinazione di Eros e distruzione.”. E dopo aver ripreso una citazione di Lichtenberg, così continua: “Pertanto, quando gli uomini vengono incitati alla guerra, può far eco in loro un'intera serie di motivi consenzienti, nobili e volgari, alcuni di cui si parla apertamente e altri che vengono taciuti. Non è il caso di enumerarli tutti. Il piacere di aggredire e distruggere ne fa certamente parte; innumerevoli crudeltà della storia e della vita quotidiana confermano la loro esistenza e la loro forza. La mescolanza di questi impulsi distruttivi con altri impulsi, erotici e ideali, facilita naturalmente il loro soddisfacimento. ”. E conclude la sua lettera: “ Tutto ciò che promuove l'evoluzione civile lavora anche contro la guerra.
Dunque, è abbastanza ovvio che si sia contro la guerra e contro i crimini che in suo nome vengono perpetrati. Ma la psicoanalisi cosa può dire in merito all'attualità di cui sopra?
Ancora Freud. Nei Complementi del grande testo Psicologia delle masse e analisi dell'Io sottolinea argutamente che la formazione collettiva permette la momentanea recessione della nevrosi: “Anche colui che non rimpiange la scomparsa delle illusioni religiose nell'odierno mondo civile ammetterà che, fin quando furono in vigore, offrirono alle persone da esse vincolate la più forte protezione contro il pericolo della nevrosi. Non è neanche difficile riconoscere in tutti i legami che vincolano a sette e comunità mistico-religiose o filosofico- mistiche l'espressione di cure distorte di ogni genere di nevrosi. ”.
Mi sembra che questa annotazione si possa collegare con quanto Lacan afferma nel Seminario II°. Va precisato che Lacan non ha detto granché di preciso sulla guerra, ma ne ha bordato le caratteristiche ad ogni piè sospinto. Nel Seminario II°, e precisamente nella penultima lezione, parla della porta: “La porta è, per sua natura, dell'ordine simbolico, e apre su qualcosa che non sappiamo troppo bene se sia il reale o l'immaginario, ma comunque su uno dei due. ”. Poche pagine prima aveva interrogato il reale: “Il senso che l'uomo ha sempre dato al reale è il seguente – è qualcosa che si trova al medesimo posto, che ci si sia o non ci si sia stati. Questo reale si può essere mosso, ma se si è mosso, lo si ricerca altrove, si cerca perché è stato spostato fuori posto, ci si dice anche che qualche volta si è mosso per moto proprio. Ma che ci siamo o non ci siamo, è sempre al suo posto. E i nostri spostamenti non hanno in linea di principio, salvo eccezioni, un'efficace influenza su quel cambiamento di posto. ”.
Ebbene, se avviciniamo la condizione di “certezza” (intesa come fuori dal dubbio nevrotico) dovuta alla formazione collettiva con la fissità del reale (che è sempre al medesimo posto), forse siamo in grado di dire qualcosa sulla guerra. E' ben poco, mi rendo conto, (Freud nel salutare Einstein esprimeva la propria delusione per non aver pienamente risposto alle domande del suo interlocutore) ed è qualcosa di cui, certo, non possiamo accontentarci. Perché il reale che ci circonda in questo periodo necessita di trovare la via per agganciarsi al simbolico, unica strada per recuperare un senso all'insensatezza della guerra.

Ravenna, 14/09/2025
Raffaele Calabria

14/09/2025

Già iscritta! E in presenza! Sarà sicuramente interessante...

02/09/2025
18/07/2025

"Si fa, ma non si sa cosa si fa. Si parla, ma non si sa cosa si dice. E nemmeno a chi. Ci si sottomette, ma non si sa a cosa. Si accumulano beni, ma senza avere idea di cosa si sta cercando.
Il doppio fondo delle azioni individuali. E il doppio fondo dei rapporti sociali. Ai quali, alla loro logica propria, si aggiunge quella, spesso impercettibile, dell'investimento pulsionale.
È stata la psicoanalisi ad aprire questa prospettiva, ed è stata lei a chiuderla. Apertura: i concetti del doppio fondo – pulsione, inconscio, godimento, fantasia, rimozione. Chiusura: Il Fallo, La Castrazione, La Legge – ovvero la trasfigurazione in maiuscolo di un ordine socio-storico contingente nell'eternità del Simbolico. La psicoanalisi ha voluto essere una scienza generale, ma ha solo elaborato la teoria psichica di un luogo e di un tempo. Il suo carattere "generale" trasudava il patriarcato occidentale.
Quindi, riprendere tutto l'apparato concettuale – per collegarlo alla variabilità dei mondi collettivi.
Con l'oblio – il discredito – della psicoanalisi, la pulsione era scomparsa dal discorso. In realtà, non ha mai smesso di irrigare le formazioni sociali e i loro rapporti. Tra un capitalismo diventato f***e e il ritorno del fascismo, eccola che satura nuovamente il panorama politico – non per il meglio. Determinante tanto più quanto invisibile. Era ora di occuparsene di nuovo".

15/06/2025

La scuola riprende e sviluppa l'orientamento che Lacan ha dato alla psicoanalisi

31/05/2025







Convegno   a   della  :   !!!
31/05/2025

Convegno a della : !!!

30/05/2025

Care colleghe e cari colleghi,
venerdì 6 giugno 2025 vi aspettiamo per l'ultima conferenza aperta dell'anno, dal titolo "Conversazione sulla scrittura e il femminile" con Alejandro Reinoso (psicoanalista AME, membro SLP e AMP) e Céline Menghi (psicoanalista AME, membro SLP e AMP).

L'evento è, come di consueto, gratuito e aperto a tutti!
Vi aspettiamo, in presenza alla libreria Tornalibro e online su ZOOM, venerdì 6 giugno dalle 18.00 alle 20.00, con grande piacere di ritrovarvi per concludere insieme questo anno pieno di incontri sorprendenti e interessanti!

25/05/2025
18/05/2025

Jacques Lacan’s Ice ‘Scream’ of Desire

A Palermo per la Giornata Clinica della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi!
14/02/2025

A Palermo per la Giornata Clinica della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi!

Indirizzo

Via G. Dati, 14
Rimini
47922

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Dott.ssa Adelia Natali - Studio di Psicologia e Psicoterapia pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a Dott.ssa Adelia Natali - Studio di Psicologia e Psicoterapia:

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram

Digitare