20/08/2025
Marco Crepaldi, psicologo, è il presidente dell’associazione Hikikomori Italia che si occupa da vicino di una realtà che riguarda la vita di decine di migliaia di adolescenti e delle loro famiglie. Un disagio nuovo, profondo, terribile.
Proviamo a dare una dimensione quantitativa al fenomeno.
«Tutti gli studi, anche quelli dell’Istituto superiore di Sanità o del Cnr, si concentrano sulle scuole secondarie e valutano che i ragazzi che si trovano nella prima fase, quella dell’abbandono della socialità, siano tra i cinquantamila e i settantamila. Esiste poi una fase due, quella dell’abbandono scolastico. Ma abbiamo censito numerosi casi di fase tre, quando la porta della stanza dei ragazzi si chiude e finiscono i rapporti con i genitori, che non riescono più a comunicare. In tutto si può parlare, è una stima, di duecentomila casi».
Definisce le tre fasi?
«La prima è quella che in letteratura viene chiamata pre-hikikomori. Il ragazzo o la ragazza va a scuola spesso con difficoltà, con manifestazioni di insofferenza e un rifiuto saltuario di recarsi in aula. E poi ci si ritira da tutto, dallo sport, dalle uscite con gli amici. Il vero rischio è che lo stress legato all’ansia del giudizio, alla paura del confronto con i pari, porti a un burnout, a un esaurimento delle energie nervose e motivazionali che spingono un adolescente ad andare avanti, nonostante le difficoltà. Lì comincia l’abbandono scolastico. Gli hikikomori poi non sono molto collaborativi, negano di avere un problema. E questo mette in confusione insegnanti e genitori». 👉 Al link in bio l'intervista completa di Walter Veltroni sul Corriere