Dott.ssa Lucia Vallesi - Biologa Nutrizionista

Dott.ssa Lucia Vallesi - Biologa Nutrizionista Raggiungi il benessere e la salute attraverso una dieta equilibrata e un corretto stile di vita Educazione alimentare

09/08/2025

📣 Approvata in Commissione al Senato la Legge sull’Obesità

Un passo importante: la Commissione Affari Sociali del Senato ha approvato la proposta di legge che riconosce l’obesità come malattia cronica e invalidante.
Un riconoscimento che apre finalmente la strada a diritti, cure e tutele per milioni di persone in Italia.

Ora il testo passerà alla votazione in Aula a settembre.

📌 Non è la fine, è solo l’inizio: continueremo a vigilare, informare e farci trovare presenti — perché la salute è un diritto, non un privilegio.




08/08/2025

La familiarità è solo una delle possibile cause di una condizione di obesità.
Causa ovviamente da non sottovalutare, anche per quanto riguarda soprattutto le abitudini di vita, di alimentazione e sedentarietà di quella stessa famiglia!

L'obesità è considerata ancora da molti e in molti Paesi, motivo di vanto e di buona salute, ma è in realtà una patologia insidiosa che può innescare moltissime altre patologie anche mortali.

30/07/2025

Avere un buon rapporto con il paziente è la chiave del successo del nostro lavoro.

Le nostre Dottoresse Stefania Stellari e Lucia Vallesi, ogni mercoledì visitano i pazienti ricoverati , che si sono sottoposti all'intervento, per iniziare dal reparto il percorso di guarigione e cura.
E' fondamentale supportare fin da subito il paziente, chiarire dubbi o preoccupazioni e far sì che il paziente vada a casa consapevole e pronto!
NON SI E' SOLI!

I geni decidono il successo della dieta Non esiste una dieta efficace per tutti. Sono le caratteristiche genetiche di og...
28/07/2025

I geni decidono il successo della dieta

Non esiste una dieta efficace per tutti. Sono le caratteristiche genetiche di ogni singolo individuo, di fatto, a determinare il successo di una dieta. Ecco perché la dieta più efficace è quella “ritagliata” sulle caratteristiche di ogni singolo individuo e quindi una dieta che per una persona può fare miracoli diventa inefficace per un’altra. Lo dimostra l’esperimento condotto sui topi dai ricercatori guidati da William Barrington, dell’Università del North Carolina, i cui risultati sono stati presentati al convegno della Società americana di genetica. ”Il risultato della dieta dipende dai geni della persona – precisa Barrington – ciò significa che per ognuno c’è una dieta diversa ottimale”.
Studio sui topi
I ricercatori hanno studiato quattro gruppi di topi con caratteristiche genetiche simili, ma con differenze assimilabili a quelle di persone non imparentate. Per sei mesi i topi sono stati nutriti con 4 diete diverse: dieta occidentale, dieta tradizionale giapponese, dieta mediterranea, e una dieta chetogenica (Atkins), ricca di grassi e povera di carboidrati. I topi potevano mangiare liberamente. I ricercatori hanno poi monitorato la risposta alla dieta, rilevando che l’impatto cambiava a seconda del gruppo di topi.
Quelli alimentati all’occidentale hanno avuto tutti effetti negativi sulla salute (obesità, fegato grasso, colesterolo), ma con gravità diversa a seconda del gruppo. La dieta occidentale e quella chetogenica, entrambe ricche di grassi, hanno mostrato effetti opposti in due gruppi di topi: uno ha avuto conseguenze sulla salute molto negative con la dieta occidentale, ma non con quella chetogenica, mentre l’altro ha visto aumentare obesità e sindrome metabolica con la dieta chetogenica, ma stava meglio con la occidentale.
”Dato che ci sono diverse diete ottimali per diversi individui – aggiunge Warrington – serve una nutrizione di precisione”. I ricercatori vogliono ora identificare i geni coinvolti nelle diverse risposte alle diete, per arrivare a futuri test genetici con cui individuare chi può trarre beneficio o meno da diete diverse.
Fibte: Nutri&Previeni
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Troppe proteine nella dieta dei bimbi. Raccomandazioni per lo svezzamentoIl Ministero della Salute ha pubblicato sul pro...
28/07/2025

Troppe proteine nella dieta dei bimbi. Raccomandazioni per lo svezzamento

Il Ministero della Salute ha pubblicato sul proprio portale web le indicazioni per un corretto divezzamento, ovvero per l’introduzione dei cibi solidi nella nutrizione dei lattanti con particolare riguardo alla limitazione delle proteine nella loro dieta e alle indicazioni sull’assunzione di latte vaccino. La prima domanda a cui risponde il Ministero, sulla base delle indicazioni delle linee guida elaborate da un tavolo tecnico di esperti che ha lavorato per quasi due anni, è innanzitutto ‘quando’ introdurre cibi semisolidi e solidi.
Le raccomandazioni
Le Società scientifiche e l’Organizzazione mondiale della sanità concordano nel consigliare l’allattamento al seno esclusivo nei primi 6 mesi di vita. Una volta superati, si possono introdurre altri cibi, a cominciare da frutta e pappine, ma “senza forzare il bambino, consentendogli di toccare cibo nel piatto e mangiare con le mani” e “alternando cibi diversi per colore, sapore e consistenza”. Quanto al ‘cosa’, compiuto l’anno di vita il bambino può mangiare quasi tutto. Tuttavia, “non può essere considerato un piccolo adulto”. Quindi, ad esempio, si raccomanda di moderare il consumo di alimenti e bevande con zuccheri aggiunti. Mentre il latte vaccino non dovrebbe superare i 200-400 ml al giorno, per evitare un’eccessiva assunzione di proteine.
Secondo quanto indicato dall’ultima revisione dei Livelli di assunzione di riferimento di nutrienti ed energia per la popolazione italiana (Larn), infatti, per i più piccoli tale apporto dovrebbe derivare per il 50% dai carboidrati, per il 40% dai grassi (preferibilmente derivanti da pesce azzurro, trota o salmone, di cui se ne consigliano 2-3 porzioni a settimana) e solo per circa il 10% dalle proteine.
Fonte: Nutri&Previeni
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26/07/2025

La Chirurgia Bariatrica è uno STRUMENTO:
l'intervento chirurgico e il percorso bariatrico intervengono quando, dopo anni di diete e percorsi alternativi fallimentari, la patologia "obesità" continua a influire negativamente sulla vita del paziente.
NON è UNA SCORCIATOIA:
non è il percorso più semplice, richiede tempo, impegno e il paziente è comunque il primo attore del suo successo e la sua collaborazione è la chiave per la riuscita dell'intervento.

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25/07/2025

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La menta può diventare l’alleata perfetta nei dessert: regala freschezza, leggerezza e un tocco originale anche nelle preparazioni più semplici. Un approfondimento su come usarla al meglio in pasticceria, con un focus sulle varietà più adatte e quattro idee golose da provare

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25/07/2025

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Divertiamoci in cucina con queste tre ricette crude, freschissime e veloci, nelle quali gli idratanti cetrioli si trasformano in leccalecca, paninetti o sushi. Proponetele come antipasto, originali fuoripasto ma anche come secondi piatti light

Smoothies per ogni esigenza e gusto 😉 buona serata a tutti! 😘❤️
24/07/2025

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L’obesità cambia il cervelloTutta colpa dell’infiammazioneL’obesità rappresenta una delle principali preoccupazioni per ...
24/07/2025

L’obesità cambia il cervello

Tutta colpa dell’infiammazione

L’obesità rappresenta una delle principali preoccupazioni per la salute globale, con una prevalenza in costante aumento e conseguenze gravi per la qualità della vita e l’aspettativa di vita degli individui colpiti, oltre a un notevole impatto economico sui sistemi sanitari (Prospective Studies Collaboration, 2009).

L’obesità è un fattore di rischio ben stabilito per una varietà di condizioni, tra cui malattie metaboliche, vascolari, cardiache e diversi tipi di cancro.

Negli ultimi decenni, numerosissime prove cliniche ed epidemiologiche hanno inoltre associato l’obesità al declino cognitivo e a un rischio maggiore di sviluppare disturbi neurodegenerativi e neuropsichiatrici, come il morbo di Alzheimer (AD), l’ansia e la depressione. Uno studio trasversale di larga scala ha concluso che l’obesità nella mezza età è ora il principale fattore di rischio modificabile per lo sviluppo di AD e demenza correlata negli Stati Uniti. Ulteriori prove da uno studio prospettico su 1 milione di donne del Regno Unito (età media di 56 anni al basale) mostrano che un indice di massa corporea (BMI) > 30 kg/m² al basale era associato a una maggiore incidenza di demenza 15 anni dopo.

Disregolazione Fisiologica e Infiammazione Sistemica
È noto che la disregolazione fisiologica multifattoriale a lungo termine derivante dall’eccessivo accumulo di grasso nell’obesità influisce sugli organi e sui sistemi periferici, rendendoli suscettibili allo sviluppo di altre malattie. I meccanismi molecolari sottostanti sono stati ampiamente studiati e comprendono principalmente alterazioni nel profilo dei lipidi circolanti, secrezione anomala di ormoni e citochine pro-infiammatorie nel sangue da parte del tessuto adiposo obeso, portando a una infiammazione sistemica cronica di basso grado.

Collegamento Tra Obesità e Salute del Cervello
Il legame tra obesità e salute del cervello è un argomento di ricerca intenso e complesso. Mentre le molecole derivate dal tessuto adiposo possono accedere direttamente agli organi periferici attraverso la circolazione, le loro azioni sul cervello non sono così semplici. Per raggiungere i siti target nel cervello e promuovere la malattia, i segnali molecolari provenienti dalla periferia devono attraversare la barriera emato-encefalica, un’interfaccia altamente specializzata che separa il cervello dalla periferia con rigidi vincoli di permeabilità. Diversi meccanismi sono stati proposti per spiegare come le molecole periferiche indotte dall’obesità superano la barriera emato-encefalica per influenzare il cervello: citochine e ormoni come l’insulina e la leptina sono stati identificati come fattori chiave in questo dialogo.

Cambiamenti Anatomici nel Cervello
Gli impatti negativi dell’obesità sul cervello possono manifestarsi come cambiamenti anatomici macroscopici. Un’atrofia significativa è stata riscontrata in diverse regioni cerebrali di individui obesi cognitivamente sani e sono state descritte importanti somiglianze tra i modelli di atrofia della materia grigia associati all’obesità e quelli dell’AD. Inoltre, modelli animali di obesità, inclusi topi geneticamente modificati con segnalazione della leptina compromessa e topi wild-type alimentati con una dieta ricca di grassi, sviluppano anomalie strutturali e funzionali nel cervello. Declino cognitivo, ansia, atrofia cerebrale e neurogenesi compromessa sono stati costantemente riportati in tali modelli.

Osservazioni Microscospiche
Le alterazioni patologiche nel cervello degli esseri umani obesi si osservano principlmente tramite tecniche di imaging cerebrale come la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica. Sebbene questi metodi siano altamente efficaci per rilevare e misurare i cambiamenti macroscopici nell’anatomia cerebrale, offrono informazioni limitate sugli aspetti cruciali della citoarchitettura e della composizione cellulare. Le dimensioni del cervello e delle sue sottostrutture dipendono da diverse variabili indipendenti, come il numero totale di cellule (neurali e non), la dimensione media dei corpi cellulari, l’arborizzazione dendritica e assonale, le strutture vascolari e lo spazio extracellulare. Poiché ciascuno di questi parametri potrebbe essere influenzato indipendentemente dall’obesità, la morfometria macroscopica del cervello non fornisce un quadro completo.

Studio sulla Composizione Cellulare
In un recente studio, è stato utilizzato il metodo di frazionamento isotropico per determinare la composizione cellulare di diverse regioni cerebrali di topi obesi Lepob/ob e LepRNull/Null.

Il metodo di frazionamento isotropico offre una tecnica semplice e accurata per studiare la composizione cellulare dei campioni di tessuto cerebrale trasformando le strutture cerebrali anisotrope in sospensioni omogenee e isotropiche di nuclei cellulari, che possono poi essere identificati immunochimicamente come nuclei neuronali o non neuronali e contati. Questo metodo è stato utilizzato per studiare la composizione cellulare del cervello in vari contesti, inclusa la neuroscienza comparativa e le malattie cerebrali come l’AD.

Modelli Animali di Obesità
Il topo Lepob/ob possiede mutazioni spontanee nel gene obeso (ob) che codifica per la leptina, portando all’incapacità di produrre questo ormone. Il modello di topo LepRNull/Null presenta un blocco trascrizionale nel gene del recettore della leptina (LepR) che compromette la segnalazione della leptina. Entrambi i modelli sviluppano iperfagia, iperglicemia transitoria, ridotta spesa energetica e rapido aumento di peso che risulta in una triplicazione della dimensione corporea nell’età adulta. Questi animali sviluppano declino cognitivo, neuroinfiammazione, neurogenesi compromessa e perdita sinaptica, rendendoli modelli idonei per lo studio dell’impatto centrale dell’obesità.

Risultati dello Studio
Le femmine di topi Lepob/ob e LepRNull/Null di 10-12 mesi hanno un numero e una densità neuronale ridotti nell’ippocampo rispetto ai topi wild-type. Questa osservazione è coerente con la neurogenesi ippocampale compromessa, una caratteristica precedentemente dimostrata in vari modelli murini di obesità. I topi LepRNull/Null hanno mostrato una densità aumentata di cellule non neuronali, principalmente cellule gliali, nell’ippocampo, nella corteccia frontale e nell’ipotalamo rispetto ai topi wild-type o Lepob/ob. Questo aumento della popolazione di cellule non neuronali in diverse regioni cerebrali riflette uno stato di infiammazione cerebrale diffusa.

Le osservazioni supportano ulteriormente l’idea che i processi patologici cronici innescati dall’eccessivo accumulo di grasso corporeo causano danni significativi al sistema nervoso centrale. La quantificazione assoluta del numero e della densità di cellule neuronali e non neuronali nelle regioni cerebrali di animali obesi ha mostrato un marcato aumento della popolazione di cellule non neuronali, suggerendo una risposta infiammatoria cronica e diffusa nel cervello. La neuroinfiammazione è una caratteristica comune dei modelli animali obesi e si ritiene che giochi un ruolo chiave in una varietà di condizioni neurodegenerative e neuropsichiatriche, inclusa l’AD.

Significato clinico
L’infiammazione sistemica cronica lieve nei tessuti periferici è una conseguenza ben nota dell’obesità e sottende molti dei processi dannosi che aumentano il rischio di sviluppare malattie metaboliche, cardiache e vascolari. L’infiammazione adiposa è considerata la causa principale della resistenza all’insulina periferica nel diabete mellito di tipo II associato all’obesità.

È stato stabilito che la segnalazione insulinica neuronale svolge ruoli fondamentali nella plasticità sinaptica



Bigliografia : Anna R R Da Conceicao, Marcelo N N Vieira, Fernanda G De Felice
Fonti : Neural Regen Res. 2024 Dec 1;19(12):2561-2562. doi: 10.4103/NRR.NRR-D-23-01123

Indirizzo

Rimini
47923

Orario di apertura

Lunedì 08:00 - 20:00
Martedì 08:00 - 20:00
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Giovedì 08:00 - 20:00
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Telefono

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