03/08/2025
Paziente: Dottore, sa, ho letto una frase che mi ha scosso. Di quelle che ti restano in testa e continuano a fare rumore. "Chiediti sempre se ne vale la pena. Di aspettare, comprendere, giustificare i comportamenti, di capire i loro silenzi." Mi sono sentito chiamato in causa, come se qualcuno avesse visto la mia storia da fuori e l'avesse messa nero su bianco.
Terapeuta: Capisco. A volte le parole di qualcun altro diventano uno specchio potentissimo. E tu cosa ci hai visto, in quello specchio?
Paziente: Ho visto me stesso. Per anni ho speso ogni energia per dare, per capire, per tappare i buchi lasciati dagli altri. E la frase dice che è perché ho cercato affetto da chi non lo sapeva dare. Ho la sensazione di prosciugarmi per riempire un fiume che non arriverà mai.
Terapeuta: Una sensazione molto forte e dolorosa. È come se il tuo serbatoio interiore, invece di riempirsi, si svuotasse costantemente per gli altri. Il testo poi parla di "ricchezze che non vanno svendute". Tu come le chiami le tue ricchezze?
Paziente: Credo che siano la mia sensibilità, la mia capacità di ascoltare. Il mio cuore, in fondo. L'ho sempre visto come un bene prezioso, ma ora mi chiedo se non l'ho offerto a chi non se l'è meritato.
Terapeuta: E il testo dice "chi aggiunge, non chi toglie". Hai l'impressione che le persone nella tua vita abbiano più tolto che aggiunto?
Paziente: Sì, assolutamente. Mi sono sempre sentito come se stessi dando senza ricevere niente in cambio.
Terapeuta: È un'immagine chiara della fatica che hai provato. È come se il tuo giardino interiore, invece di essere curato, si sia riempito di erbacce. Il punto di svolta, però, sembra essere il momento in cui ti rendi conto che "c'è un limite". E qual è il tuo limite, adesso, alla luce di questa riflessione?
Paziente: Il mio limite è smettere di credere che il mio valore dipenda da quanto mi sforzo per gli altri. È smettere di essere quello che cerca di sistemare tutto per gli altri. Spero che la mia vita torni a essere un posto dove io possa scegliere chi entra.
Terapeuta: E il primo passo per farlo, secondo te, quale potrebbe essere? Il testo suggerisce un percorso: "Allora ti devi perdonare, hai cercato affetto da chi non lo sapeva dare". Cosa significa perdonarsi, in questo contesto? Significa darti il permesso di chiudere quella porta, di smettere di aspettare e di non sentirti in colpa per questo. È come un'esplorazione: prima guardavi solo fuori, ora è il momento di guardare dentro, e magari, per la prima volta, piantare il tuo stesso albero.
Lo sai che io do compiti da fare vero?
Voglio che tutti i giorni al mattino quando ti alzerai... Ti vestirai ti preparerai tu ti ponga questa domanda :
Cosa farei di diverso oggi, quale sarebbe la più piccola azione che potrei mettere in pratica oggi stesso come se fossi una persona che sa stabilire dei "sani confini”?
Tutti i gg ti farai questa domanda e ti darai delle risposte. Voglio che prendi la più piccola la più minimale ma concreta e la vivi mettendola in atto. D'accordo?
Paziente: si. È per me. Mi aiuterà?
Terapeuta : No. Ti costruirà!
Paziente: lo faccio!
Terapeuta : Ci vediamo tra quindici giorni.