Dott.ssa Antonella Cagnoli

Dott.ssa Antonella Cagnoli Dott.ssa Antonella Cagnoli - Psicologa Psicoterapeuta
Una pagina per riflettere, aggiungere spunti,

Perché non provare?Ricordo di aver riguardato Bambi 5 anni fa e di essere rimasta effettivamente molto stupita dal fatto...
20/07/2025

Perché non provare?
Ricordo di aver riguardato Bambi 5 anni fa e di essere rimasta effettivamente molto stupita dal fatto che non ci fossero praticamente dialoghi, ma 'solo' sguardi, musiche e immagini con un'espressività incredibile se si pensa poi siano disegni a mano... Un' immersione in emozioni e fantasia bellissimi!
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Solo cartoni anni '90 per un'intera settimana. Questo è il test proposto da una mamma per i suoi figli.
Cosa ha riscontrato la donna dopo questo "test" 👇

28/05/2025
Facciamo rumore!NON DEVE ACCADERE MAI PIÙ.
24/03/2025

Facciamo rumore!NON DEVE ACCADERE MAI PIÙ.

Chiar.ma Presidente del Tribunale dei Minori di Milano Avv. Maria Carla Gatto.......

Le scrivo perché stamane ho letto l’intervista che ha rilasciato a “La Stampa”, in cui lei afferma che la famiglia affidataria di Luca non aveva i requisiti per diventarne famiglia adottiva. Le scrivo perchè io e Lei ci siamo incontrati in occasione di convegni in cui veniva messo a fuoco il tema della protezione dei minori. Ma soprattutto, Le scrivo perché Lei è nella posizione giuridica di decidere del destino di Luca, che a 4 anni - dopo essere stato cresciuto dal primo mese di vita da due genitori affidatari - ha avallato e firmato il provvedimento di trasferimento di Luca nella sua nuova famiglia adottiva, generando ciò che per noi specialisti di età evolutiva rappresenta uno dei più gravi traumi – sul piano clinico – che si possa verificare nella vita di un bambino: il trauma abbandonico. E’ come se avesse deciso che mamma e papà di Luca morissero contemporaneamente, scomparendo per sempre dalla sua vita. In più la riassegnazione di Luca a due nuovi genitori non ha comportato alcun genere di “processo ponte” tra vecchia e nuova famiglia, procedura di importanza fondamentale per permettere alla nuova famiglia di poter usufruire di tutto quel bagaglio di conoscenza e competenza su Luca che i genitori affidatari detengono dal primo mese di vita del bambino. Lei afferma che questo “ponte” tra famiglie non è avvenuto perché i due genitori affidatari si sono dimostrati ostacolanti. Io li ho ascoltati e mi sono sembrati tutt’altro che ostacolanti. Li ho sentiti “disperati” per essersi visto strappato un bambino in 48 ore senza possibilità di stargli accanto in una separazione così terribile. E le lacrime che hanno pianto non erano solo dovute al loro dolore inevitabile. Ma alla percezione del dolore che quel bambino avrebbe provato trovandosi dopo 4 anni, all’improvviso, senza mamma e papà.
A fronte di tutto questo, l’elemento chiave della sua decisione – alla luce di quanto dichiarato al giornale – sembra essere la protezione del minore che quando sarà adolescente si troverebbe ad avere come padre e madre due persone anziane. Oggi Luca ha 4 anni e i suoi genitori affidatari rispettivamente 54 e 53. Tra 10 anni Luca avrà 14 anni e i suoi genitori affidatari 64 e 63, ovvero 3 anni in più di me che oggi cresco 4 figli, di cui una la quarta figlia ha attualmente 16 anni. Non mi sento anziano per i suoi bisogni. Ma mi sento competente. Faccio molti errori educativi con lei, ma non dipendono dalla mia età. Lei sa meglio di me, inoltre, che in base al principio della continuità affettiva, decade e non è più effettivo il principio che regola il divieto di adottare in base all’età dei genitori. Io davvero non comprendo – e lo dico prima di tutto da specialista dell’età evolutiva, ma anche da genitore – come è possibile che il luogo istituzionale che si occupa della tutela del bene maggiore dei minori, possa applicare al caso specifico di Luca ciò che viene affermato nell’intervista rilasciata a La Stampa. Se lei sa che i genitori affidatari di Luca sono stati inadeguati con questo bambino, in quanto gli hanno procurato dolori e sofferenze per incompetenza genitoriale, la sua decisione appare perfetta e l’unica che andava presa. Ma considerato che questi genitori hanno ricevuto in affido proprio dal sistema di tutela del minore, un altro bambino dopo Luca e tuttora lo stanno crescendo come affidatari, io presumo che questi due genitori siano molto competenti sul piano emotivo e affettivo. E probabilmente lo saranno, con tutti i limiti che tutti abbiamo dopo aver compiuto 60 anni, anche tra 10 anni. Due settimane fa ho chiesto se in Italia c’era un solo professionista dell’età evolutiva che fosse d’accordo con questa decisione da Lei avallata. Non ce n’è stato uno in tutta la nazione. E’ paradossale ciò che accade, perché il suo stesso Tribunale, nei processi separativi, prende decisione dopo aver raccolto perizie e pareri degli specialisti. Credo che, in questo caso, gli specialisti che si sono occupati di Luca su ordine del Tribunale e che stanno monitorando la situazione, non siano allineati con il parere competente di tutto il mondo scientifico. E questa cosa, da professionista, la ritengo gravissima, sotto ogni punto di vista, sia clinico che giuridico. Io non sono nessuno e non ho alcun potere di legge che mi consenta di cambiare la situazione di questo bambino. Ma ciò che è accaduto - sono più che certo - è causa di un trauma enorme per Luca, un trauma che poteva essere prevenuto e che va riparato il più velocemente possibile, riassegnando il bambino alla famiglia che lo ha cresciuto. So che questo genererà una enorme fatica emotiva a tutti e penso con dolore a quella famiglia adottiva che ora ha accolto Luca e che lo sta amando, consapevole della precarietà enorme che questo iter giuridico ha imposto a tutti. Però, mi lasci dire: una cosa così non può accadere mai più. Urge una legge che tuteli in tutti i modi la continuità affettiva per il minore e sono senza parole che proprio voi, che siete uomini e donne di legge, non l’abbiate ancora promulgata. Presumo che lei come me sappia che Luca ha bisogno di tornare nella sua famiglia di origine, che io – dopo averne parlato – sento una volta alla settimana. Le consiglio di chiamare questi due genitori anche lei, invece che parlarne in astratto in un’intervista ai giornali. Si renderebbe conto che si tratta di due genitori attenti e competenti, con tanta esperienza (anche professionale) di cura dei minori. Lei li ha accusati di aver reso mediatico il loro caso. Mi lasci dire che hanno fatto bene: perché se questa cosa non fosse stata mediatizzata, oggi Luca sarebbe un bambino in balia della burocrazia più cieca e di una legislazione ingiusta. Lei ha tutto il diritto di considerare il mio intervento invadente e intrusivo. Ma in questo caso, io non riesco a non fare questo intervento. E chiedo a tutto il mondo di fare rumore, di condividere questo mio messaggio e di scriverle oggi stesso affinchè cambi il destino di Luca e in futuro di tutti gli altri Luca inascoltati che potrebbero trovarsi in questa situazione. La saluto con cordialità. Alberto Pellai

"La ninna nanna per i bambini di 30 anni fa era il suono di una favola. Da una recente ricerca inglese si apprende che s...
22/03/2025

"La ninna nanna per i bambini di 30 anni fa era il suono di una favola. Da una recente ricerca inglese si apprende che soltanto il 16% dei bambini di oggi, in età compresa fra i 2 e gli 8 anni, si addormenta ascoltandone una. Ne consegue che le prossime generazioni avranno un’infanzia senza favole. In quest’epoca nichilista, in cui scarsa è la ragione e quasi azzerata la fantasia, in molti si chiederanno «A cosa servono le favole?». La risposta arriva da voci autorevoli della psicanalisi: «Quei momenti spesi ad ascoltare le favole, oltre a fungere da straordinario sonnifero, impartiscono lezioni di morale esistenziale perché insegnano che anche i draghi possono essere sconfitti».

Bruno Bettelheim, filosofo viennese superstite dell’Olocausto, sosteneva che «il bambino ha bisogno di soddisfazioni a livello fantastico», una sorta di superamento dell’infanzia veicolata dalla fantasia. E secondo Maria Montessori «per educare il potenziale umano e far risvegliare i semi della scienza, non occorre altro che la fantasia». L’infanzia senza favole porta, una volta adulti, all’assenza del sogno. E quando mancano i sogni si rischia l’appiattimento sui luoghi comuni, si spegne quella fiamma di energia positiva utile ad affrontare il futuro. Il potere educativo delle favole prepara a discernere, attraverso i simbolismi e le allegorie delle storie narrate, il bene dal male nelle azioni personali e nelle relazioni umane: un contributo importante allo sviluppo dell’identità e alla proiezione di sé stessi verso il futuro.

Elvira Morena

In quest’epoca nichilista, in cui scarsa è la ragione e quasi zero la fantasia, in molti si chiedono «A cosa servono le favole e le fiabe?»

25/02/2025

UN ALTRO BIMBO SOSPESO: QUESTA NON E’ GIUSTIZIA
Nel 2023 ho usato i miei profili social per denunciare ciò che stava accadendo ad una famiglia affidataria di Verona, che aveva avuto in affido un bambino di 7 mesi crescendolo nei tre anni seguenti. Poi è successo che il Tribunale, verificando la non recuperabilità delle competenze genitoriali della famiglia d’origine, ha giudicato adottabile il minore. Ma a quel punto la prassi ha voluto che la famiglia adottiva non coincidesse con la famiglia affidataria, in quanto la famiglia biologica del minore viveva nella medesima area geografica della famiglia affidataria. Quel caso, anche all’interesse mediatico che si sollevò, si concluse nel modo auspicato, ovvero la famiglia affidataria divenne la famiglia adottiva nel maggiore interesse del minore al quale andava garantita, prima di tutto, continuità affettiva. Dopo essermi interessato a quel caso, ho ricevuto altre segnalazioni, l’ultima della quale sta avvenendo proprio nella mia provincia di residenza: Varese. E proprio perché avviene a pochi chilometri da dove vivo e abito, non riesco a non parlarne. Di nuovo abbiamo un bimbo dato in affido nelle prime settimana di vita e, dopo alcuni anni, dichiarato adottabile. Ma a questo punto la legge vorrebbe darlo in adozione ad una famiglia diversa da quella affidataria, sottoponendo il bambino ad un trauma di abbandono che alla sua età (4 anni) potrebbe avere ripercussioni gravi ed evidenti nel medio e lungo termine. In questi casi, la procedura impone al bambino di fare incontri protetti con la futura famiglia adottiva e il minore si trova già a vivere un’esperienza faticosissima dal punto di vista emotivo. Sa chi lo ha amato e curato per anni, ma la legge gli chiede , anzi gli impone, di “disimparare l’amore della famiglia affidataria” per apprenderne uno nuovo, quello della famiglia adottiva. Lasciatemi dire che questa è una situazione senza senso, che non tutela in alcun modo il bene maggiore per il bambino, in quanto “l’adempimento di legge va contro ogni interesse del minore”. Per questo mi sento di appoggiare la battaglia che la famiglia affidataria sta combattendo per poter adottare il bambino che ama e cresce da tre anni. Ogni specialista di età evolutiva si pronuncerebbe in questo modo. Il Tribunale dei Minori che deve stabilire l’idoneità adottiva dovrebbe davvero mettere il bene del bambino davanti a qualsiasi altro criterio. La giustizia a volte va oltre la burocrazia. Qui sotto un articolo del giornale locale (La Prealpina) che spiega cosa sta succedendo. Non posso fare nulla di più per questo bambino e i suoi genitori. Ma anche questo poco potrebbe servire per una causa giusta”.
Se volete e potete condividete questo post e aiutateci a “fare rumore” per una causa di cui vale la pena essere attivisti convinti.

16/12/2024

Ieri mi sono comportata male
nel cosmo.
Ho passato tutto il giorno senza fare domande,
senza stupirmi di niente.

Ho svolto attività quotidiane,
come se ciò fosse tutto il dovuto.

Inspirazione, espirazione, un passo dopo l’altro, incombenze,
ma senza un pensiero
che andasse più in là
dell’uscire di casa
e del tornarmene a casa.

Il mondo avrebbe potuto essere preso per un mondo f***e,
e io l’ho preso solo
per uso ordinario.

Nessun come e perché -
e da dove è saltato fuori uno così -
e a che gli servono tanti dettagli in movimento.

Ero come un chiodo piantato troppo in superficie nel muro
(e qui un paragone che mi è mancato).

Uno dopo l’altro avvenivano cambiamenti
perfino nell’ambito ristretto
d’un batter d’occhio.

Su un tavolo più giovane
da una mano d’un giorno più giovane
il pane di ieri era tagliato diversamente.

Le nuvole erano come non mai
e la pioggia era come non mai,
poiché dopotutto cadeva
con gocce diverse.

La terra girava intorno al proprio asse,
ma già in uno spazio lasciato
per sempre.

È durato 24 ore buone.
1440 minuti di occasioni.
86.400 secondi in visione.

Il savoir-vivre cosmico,
benché taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:
un po’ di attenzione,
qualche frase di Pascal
e una partecipazione stupita
a questo gioco
con regole ignote.

Wisława Szymborska
Premio Nobel 1996
"Disattenzione" dalla raccolta "Due punti"
(Adelphi, 2006)

27/10/2024

Il padre della giovane uccisa un anno fa dall'ex fidanzato racconta il suo impegno contro la violenza di genere, la sua esperienza di patriarcato nella famiglia d'origine

29/08/2024

ELOGIO DELL'ERRORE

"Se il latte va a male, diventa yogurt.
Lo yogurt è più prezioso del latte.
Se peggiora ancora, diventa formaggio.
Il formaggio è più prezioso sia dello yogurt che del latte.

E se il succo d'uva diventa acido, si trasforma in vino, che è ancora più costoso del succo d'uva.

Non sei cattivo perché hai fatto errori.

Gli errori sono le esperienze che ti rendono più prezioso come persona.

Cristoforo Colombo fece un errore di navigazione che lo portò a scoprire l'America.

L'errore di Alexander Fleming lo portò a inventare la penicillina.

Edison a coloro che lo deridevano per i suoi esperimenti rispondeva: 'Non ho fallito. Ho solamente trovato millenovecentonovantanove modi su come non va fatta una lampadina.'

Non lasciarti abbattere dagli errori.

Non è la pratica che rende migliori. Sono gli errori."

Franco Battiato.

15/07/2024

“Ma il guaio è che voi, caro mio, non saprete mai come si traduca in me quello che voi mi dite. Non avete parlato turco, no. Abbiamo usato, io e voi, la stessa lingua, le stesse parole. Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote? Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele; e io, nell'accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo creduto d'intenderci; non ci siamo intesi affatto.”
Luigi Pirandello

29/05/2024

"Quando trovi il coraggio di raccontarla, la tua storia,
tutto cambia.
Perché nel momento stesso in cui la vita si fa racconto,
il buio si fa luce
e la luce ti indica la strada".

Ferzan Özpetek

16/05/2024

"Passerà questo tempo come passano
tutti i giorni orribili della vita
Si placheranno i venti che ti abbattono
Stagnerà il sangue della tua ferita
L’anima errante tornerà al suo nido
Quel che ieri si p***e sarà trovato
Il sole senza macchia concepito
uscirà di nuovo nel tuo costato
E dirai al mare: Come ho potuto
annegato senza bussola e smarrito
giungere al porto con le vele rotte?
E una voce ti dirà: Non comprendi?
Lo stesso vento che ha rotto le navi
è quello che fa volare i gabbiani."

Óscar Hahn

25/03/2024

CARA GIULIA
Ho letto il libro “Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia” di Gino Cecchettin (scritto con M.Franzoso, Rizzoli ed.) tutto d’un fiato. Leggevo e piangevo. Leggevo e pensavo. E’ un libro che consiglio, perchè racconta ciò che davvero conta nelle nostre vite: i legami affettivi. Nella pagine di “Cara Giulia” scopriamo Gino Cecchettin, nella sua vicenda di uomo, di marito e di padre. La narrazione di sé è semplice, lineare e diretta. Non è un libro che spiega la vita e come si sta al mondo. Ma è un libro che la vita la descrive e la narra per ciò che è. Siamo le relazioni che viviamo, gli affetti che nutriamo e da cui veniamo nutriti, gli sguardi che mettiamo su noi stessi e sugli altri. Siamo i battiti del cuore impazziti quando ci accorgiamo che una figlia è in ritardo e temiano che le sia successo qualcosa. Siamo le lacrime che dobbiamo piangere in silenzio sotto la doccia, quando il dolore è così tanto e così intenso da non poterlo più contenere. Di quelle relazioni, affetti e sguardi, battiti del cuore e lacrime, le pagine di questo libro ci forniscono parole che diventano immagini, evidenze che da private si trasformano in collettive. E’ un libro che ci aiuta a comprendere che essere uomini significa anche poter condividere le proprie ansie e paure, tristezze e disagi. Non rimanere soli. Diventare storia dentro la storia degli altri. L’ho amato dalla prima all’ultima pagina. E lo terrò nel cuore. Un abbraccio grande a Gino Cecchettin e a tutta la sua famiglia. Quella che c’è sulla terra e quella che è già nel cielo.
Condivido con voi una frase tratta dal libro (pag.124) perché la facciate vostra e magari la condividiate a vostra volta:
“Siamo noi uomini i primi a dover cambiare. E dobbiamo parlare soprattutto a quelli che desiderano il cambiamento e non si sentono più aderenti ai modelli che sono stati trasmessi loro dai padri.Li ho visti, sono tanti, tantissimi, la maggior parte che hanno preso parola e ci hanno manifestato la loro vicinanza e il loro dolore. Solo così possiamo trasformare gli atteggiamenti collettivi e i modelli di riferimento e togliere la terra sotto i piedi dell’uomo violento. Che poi non è altro che un uomo talmente fragile da interpretare un rifiuto come un attacco alla propria individualità più profonda”

Indirizzo

Via Dario Campana, 14
Rimini
47922

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