
09/07/2025
La "stanza dell'ascolto" dovrebbe essere un luogo in cui una persona è disponibile ad ascoltare senza pregiudizi e ideologie, senza attendere il momento di incertezza dell'altrə per suggerire quale scelta fare, soprattutto se la persona ascoltata è una donna in un momento molto delicato della vita.
Quando entra in quella stanza, o meglio entrava perché è stata fatta chiudere, è sofferente, si trova a vivere una gravidanza che non ha scelto e poco tempo per decidere se portarla avanti o meno.
Mi riferisco alla stanza dell'ascolto, che fino a pochi giorni fa aveva sede all'ospedale Sant'Anna di Torino, gestito da personale non qualificato per ascoltare e accompagnare a una scelta così complessa e soprattutto mossa dalla ideologia antiabortista... L'addizionale è facile da fare: di quale ascolto stiamo parlando?
La scelta dell'aborto deve riguardare la donna, e se ne sente la necessità accompagnata e sostenuta da persone qualificate fuori dall'ideologia morale.
In quel momento si trova a dover fare una scelta delicata che segnerà per sempre il suo futuro.
Per chiudere il cerchio, e spero sia chiuso così, questa mattina 7 uomini si sono riuniti per decidere la sorte di questo sportello.
La voce delle donne dov'è? Ne bastava anche solo una tra quei 7.
Lo spiega bene questa mattina Nicola Ghittoni nel podcast "Morning" del Post