
05/01/2025
Noi e la tecnologia
Se dentro di te c’è un bambino, una bambina…hai mai provato a parlargli?
Torneremo a parlare di questo un’altra volta ma, forse, la domanda è inutile perché, in realtà, ci parliamo continuamente.
Il dialogo con noi stessi potremmo dire che, durante la vita, non cessa mai: “tranne nel sonno”, potrebbe obiettare qualcuno… E invece anche nel sonno una parte di noi continua a parlarci: attraverso i sogni.
Oggi parliamo meno di sogni, confusi come siamo, sospesi continuamente fra il reale e il “virtuale”.
Potremmo dire che, portati come siamo a “costruire” nella nostra “mente”, ci “rappresentiamo” meno la realtà: ce la facciamo rappresentare maggiormente dai media, dai social, dalla stessa Intelligenza artificiale. Ci viene “risparmiata” la fatica di “esplorare”, di pensare: il mondo ci arriva già “preconfezionato”. Non sarebbe male se non ci arrivasse, purtroppo. quasi sempre “come la comodo a loro”
Perché perdere tempo a cercare risposte quando già oggi possiamo entrare in chat col GPT, porre le più svariate domande, ottenere risposte addirittura più “furbe” di quelle che potremmo ricevere da una persona?
Si può rinunciare a cercare gli altri e interagire con loro perché abbiamo chi è sempre disponibile e “focalizzato” su ciò che vogliamo sapere? Ci stiamo arrivando o ci siamo già arrivati?
Sto per pagare in un grande negozio di articoli sportivi e cerco con difficoltà il “profilo” di una cassiera…Dopo un po', in effetti, arriva una signorina, sorridente e cortese che mi dice: “Signore, butti la roba dentro quella specie di cestino”.
Ero rimasto alla lettura del codice a barre che facevo passare sotto lo scanner… “No, mi dice la cassiera o “assistente”, (come devo chiamarla?): la macchina fa tutto da sola, lei deve solo buttare dentro gli articoli…
Vado in pizzeria con amici e, ingenuo (vecchio?) chiedo a uno dei pochi camerieri un menù “cartaceo” con la lista delle pizze. Mi viene risposto. “Signore deve inquadrare il qr-code all’angolo del tavolo (oltretutto è all’angolo opposto del e mi devo sporgere e far attenzione a inquadrarlo bene).
Alla fine mi dico: beh finalmente adesso posso scegliere e ordinare la pizza che mi piace. Rimedio l’ennesima figuraccia. Chiamo il cameriere e mi risponde laconico: “Guardi deve fare tutto col telefonino”. Non mi dice neanche “può” ma “deve”, altrimenti aspetterei invano.
Cado di nuovo nell’imbranatura e noto dopo una più accurata attenzione che accanto al prezzo delle ordinazioni c’è uno dei famigerati bottoni con scritto “ordina”. A questo punto mi chiedo: verrà un robottino, magari anche simpatico, a portarmi la pizza?
No, per fortuna arriva una bella cameriera, così brava, sorridente e “giusta” che…mi scappa una battuta: “Scusi ma lei è reale o virtuale”. Sta al gioco e mi risponde ovviamente “Certo che sono reale!”. Respiro di sollievo. Ho imparato che anche la pizza devo “conquistarmela”, tecnologicamente…
Il giorno successivo però (è capodanno) vado in una trattoria e…mi portano un classico menù cartaceo…
Sicuramente sono “vecchio” perché al padrone che si accosta al mio tavolo mi scappa. “Mi piace che avete ancora i menù cartacei”.
Voglio essere schietto fino in fondo. Non sono contro la tecnologia nella quale mi “cullo” anch’io: ma con la maggiore “consapevolezza” possibile.
Sono semplicemente contro un suo uso massiccio e passivo.
Mi piace pensare di “dominare” la tecnologia, senza esserne “dominato”. Confesso che agli e-book (che uso) quando posso preferisco i libri “veri”, cartacei. Un libro mi piace “toccarlo”, maneggiarlo, sentire la rugosità e persino l’odore della carta.
Che devo dirvi? Attenti a non perdere le cose buone, a non gettare il bambino con l’acqua del bagno…
Siamo moderni (nel senso che dobbiamo correre dietro a una tecnologia tanto veloce) ma con un cervello “antico”. E questa “antichità” preserviamola, teniamocela, quasi come un’opera d’arte.
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