Dott.ssa Viviana Bevilacqua- Pedagogista

Dott.ssa Viviana Bevilacqua- Pedagogista Informazioni di contatto, mappa e indicazioni stradali, modulo di contatto, orari di apertura, servizi, valutazioni, foto, video e annunci di Dott.ssa Viviana Bevilacqua- Pedagogista, Roccapiemonte.

Non si può dividere a scomparti l’essere umano, occorre rivolgersi a lui nella sua completezza di mondo interiore, di relazione sociale, di ogni aspetto della sua vita.

12/10/2022

L’educazione, infatti, nella vita della Scuola, non può mai essere una materia, una discilpina tra le altre, ma è sempre l’effetto di una didattica che sa coltivare insieme al proprio sapere la crescita collettiva di un gruppo e lo sviluppo delle particolarità di ciascuno. Il rigore, la dedizione, l’entusiasmo e anche la gioia che possono contraddistingue l’esperienza della trasmissione del sapere sono i veri effetti educativi provocati dall’istruzione. Un bravo professore non è un filosofo della morale, non pretende di condurre le vite dei suoi allievi nella giusta direzione (quale sarebbe poi?). Piuttosto la didattica è sempre, già in se stessa, educativa senza che debba volerlo essere. Per questa ragione essa non può mai prescindere dalla relazione perché il suo obbiettivo non è semplicemente quello di trasferire delle nozioni nella testa degli allievi, ma di consentire alla vita di darsi una propria forma singolare.

https://www.massimorecalcati.it/images/Documento_44.pdf

Al link, l'articolo di Massimo Recalcati su La Stampa di ieri.

Buona lettura!
SC

10/10/2022

La scuola è iniziata. Chi scrive è Lorenzo. 9 anni. Dislessia, Disortografia e Disgrafia. Fatica da quando ne ha 6.

La sua insegnate non valuta gli errori sul quaderno. Ma quello che conosce oralmente. Il suo compagno gli legge gli esercizi. Gli viene dato del tempo in più per terminare le attività.

Lorenzo è abile nello sport, gli piace l’atletica, ha una buona autostima e gli amici lo cercano per giocare insieme.
Ed oggi sorride.
Sorride più di quanto basti.
Dovreste guardalo negli occhi per capire la sua serenità.

Sembra un quadro idilliaco, e forse è così. Ma sempre così non è stato.

Lorenzo era chiuso in se stesso, nervoso, litigava con sua madre per tutto, ma la causa erano sempre i compiti per casa.

A scuola nessun aiuto.
“Serve una diagnosi” dicevano. Ma sappiamo che al buon senso (e secondo normativa BES), “se” la scuola vuole, allora non serve nessun documento per aiutare un minore a scuola.
Poi tutto piano piano è cambiato.

Sapete quante storie ci sono così in Italia? Innumerevoli.
Sapete cosa basterebbe per diminuire la fatica di ogni singolo bambino con Disturbo Specifico di Apprendimento a scuola?
Tre cose:
Una diagnosi specialistica.
Un PDP applicato.
Un sorriso, più di quanto basti.

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06/10/2022

A chi bisogna rivolgersi per avere una diagnosi di dislessia?

Stefano Vicari - Neuropsichiatra: «Gli specialisti abilitati alla dislessia sono psicologici e, soprattutto, neuropsichiatri infantili. Il consiglio è rivolgersi a centri specializzati e non a colleghi con poca esperienza. Tra i centri pubblici il centro Asl sarebbe il più indicato. Dico sarebbe perché spesso le Asl soffrono di lunghe liste d’attesa a causa delle forti richieste e questo crea dei problemi. Dunque, qualora i genitori avessero un sospetto di questo tipo è bene rivolgersi a centri, anche se privati, che abbiano grande esperienza nel settore. È bene sottolineare che la diagnosi di dislessia si fa alla fine della seconda elementare, se non prima».

Come preparare il bambino per la diagnosi?
Stefano Vicari - Neuropsichiatra: «Spesso il bambino è frustrato dalla difficoltà di lettura, perché viene chiamato dall’insegnante a leggere a voce alta davanti agli altri compagni di classe e non riesce o si accorge di essere più lento. Una volta che i bambini riconoscono il problema e capiscono il perché della loro difficoltà, la vivono molto meglio rispetto alle circostanze in cui non hanno alcuna informazione o indizio a riguardo. Un po’ come succede a noi adulti: quando abbiamo un dolore qualsiasi possiamo preoccuparci molto, ma nel momento in cui ci vengono spiegati i motivi, la natura e la ragione (e magari spesso si tratta di cose banali), siamo molto più tranquilli e sereni. Questo è un elemento che i genitori devono tenere presente».
(Intervista di Denise Ubbriaco)

06/10/2022

Prima arriva la diagnosi, anche in seconda o terza elementare, meglio è per tutti. Un principio sempre valido in medicina anche quando non si parla di una malattia vera e propria, ma solo di disturbi anche se poco riconoscibili allo sguardo del profano, come la dislessia, discalculia e altri che ve...

30/09/2022

Respira.
Il dolore che senti ha bisogno di ossigeno e tempo, lascialo decantare.
Osserva.
Sono le piccole cose a fare la differenza: uno sguardo, un sorriso, un dettaglio.
Scegli.
Parla con chiunque ma donati a pochi, quei pochissimi che sanno ascoltarti nelle parole che non dici.
Sbaglia.
Piccoli inciampi o errori madornali, datti il permesso di tentare.
Meravigliati.
La bellezza è ovunque, ma solo se la guardi con il tuo cuore bambino puoi coglierla davvero.
Silenziati.
I pensieri negativi che ti ronzano in testa, gli inutili acufeni del mondo che corre, assordano la tua anima.
Riconosciti.
Nelle incoerenze, nei bisogni, nei vuoti e nelle mancanze di cui sei fatto.
E soprattutto Amati.
Se non ami davvero te stesso, mancherà sempre un pezzo di cielo.. in questo universo.

29/09/2022

Per incentivarlo a scrivere sempre meglio: ecco come fare

26/09/2022

"I legami sono stati sostituiti dalle “connessioni”. Mentre i legami richiedono impegno, “connettere” e “disconnettere” è un gioco da bambini. Su Facebook si possono avere centinaia di amici muovendo un dito. Farsi degli amici offline è più complicato. Ciò che si guadagna in quantità si perde in qualità. Ciò che si guadagna in facilità (scambiata per libertà) si perde in sicurezza."

Zygmunt Bauman

15/09/2022

«Il tempo è un'emozione, ed è una grandezza bidimensionale, nel senso che lo puoi vivere in due dimensioni diverse: in lunghezza e in larghezza. Se lo vivete in lunghezza, in modo monotono, sempre uguale, dopo sessant'anni, voi avete sessant'anni. Se invece lo vivi in larghezza, con alti e bassi, innamorandoti, magari facendo pure qualche sciocchezza, allora dopo sessant'anni avrai solo trent'anni. Il guaio è che gli uomini studiano come allungare la vita, quando invece bisognerebbe allargarla.»

Luciano De Crescenzo ✍️

🏹

13/09/2022

In una società abbagliata dal mito del successo facile, dell’affermazione di sé che prescinde dagli altri, dal misconoscimento dell’importanza della conoscenza, dell’arte malevola della scorciatoia di fronte alla necessità di cammini lunghi, la Scuola ricorda ostinatamente la fatica e la gioia della prova come essenziali in ogni processo di formazione. Nel loro lavoro quotidiano gli insegnanti sono chiamati a fare esistere ancora un discorso educativo che invece il nostro tempo tende a rendere sempre più superfluo schiacciandolo sotto il dominio del culto del denaro e della celebrazione della propria immagine.

https://www.massimorecalcati.it/images/Documento_39.pdf

Al link, "Il merito e il desiderio salgano in cattedra insieme ai nostri prof": l'articolo di Massimo Recalcati su La Stampa di ieri

Buona lettura!
SC

08/09/2022
07/09/2022

Un ragazzo su quattro soffre di disturbi d'ansia e depressione. Con la pandemia la situazione si è aggravata. Intervista a Stefano Vicari, professore all'Università …

27/08/2022
13/08/2022

Ripetere le parole è utile per acquisire il linguaggio?
Stefano Vicari - Neuropsichiatra: «Molti genitori fanno ripetere ai propri figli delle paroline pensando che questo esercizio favorisca l’acquisizione del linguaggio, ma questo non serve a niente. È come imparare a parlare l'inglese ripetendo le singole parole. Impari molto di più se quelle parole sono inserite in un contesto comunicativo, cioè un contesto in cui devi utilizzare il linguaggio per esprimere dei bisogni, dei desideri o dei pensieri. L’acquisizione del linguaggio deve essere ancorata al pensiero, perché è la forma con cui il pensiero si esprime».
(Intervista di Denise Ubbriaco)

19/07/2022

“[…] Per quanto riguarda la scuola, bisognerebbe che i professori, oltre a sapere la loro materia, fossero anche in grado di comunicarla e di affascinare. Perché l’apprendimento, lo dice Platone, avviene per via erotica. Noi stessi abbiamo studiato volentieri le materie dei professori di cui eravamo innamorati e abbiamo tralasciato quelli di cui non avevamo alcun interesse. A scuola è importante saper appassionare perché gli adolescenti vivono l’età per cui l’unica cosa che conta è l’amore, e se gli adolescenti si occupano dell’amore bisogna andare là a cercarli. Attirarli a livello emotivo significa trovare la breccia per passare poi al livello intellettuale. Se invece si scarta la dimensione emotiva, sentimentale, affettiva allora non si arriva neppure alle loro teste.”

Umberto Galimberti

20/06/2022

Daniel Goleman, giornalista scientifico e psicologo di fama internazionale, ha pubblicato il suo bestseller Intelligenza emotiva. Il libro è diventato rapidamente uno dei libri più influenti della divulgazione psicologica del tempo ed è tuttora tra i testi di più venduti sull’argomento.
Perché, si domanda lo studioso, le persone che vengono reputate intelligenti nel senso tradizionale del termine non sono necessariamente quelle che hanno successo nella vita professionale e nelle relazioni con gli altri? Perché, secondo Goleman, non c’è un solo tipo di intelligenza, e “nella realtà quotidiana nessuna intelligenza è più importante di quella interpersonale.”

Gran parte del lavoro di ricerca di Goleman, oggetto di Intelligenza emotiva nonché di una serie di saggi successivi, verte proprio sulla comprensione di quella che lo studioso ha definito “intelligenza emotiva”, ossia “la capacità di percepire con precisione, valutare ed esprimere emozioni; la capacità di accedere e/o generare sentimenti quando facilitano il pensiero; la capacità di comprendere l’emozione e la conoscenza emotiva; e la capacità di regolare le emozioni per promuovere la crescita emotiva e intellettuale”. Secondo Goleman, infatti, l’intelligenza è composta da svariati fattori, e quelli abitualmente misurati nei test classici, come il quoziente intellettivo (QI), non sono che una parte.

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