10/06/2025
“Molte, troppe persone non vogliono guarire. Dicono di volerlo, lo raccontano agli altri, a se stessi, ma in fondo non lo vogliono davvero.
Voler guarire, o non volerlo, tocca temi profondi, complessi.
Ci sono persone che si aggrappano alla sofferenza come a un’amaca, dondolandocisi dentro.
Il cambiamento fa paura.
Fa paura alla carne, al corpo, alla storia che ci raccontiamo da anni.
Fa paura lasciare una casa dove non siamo più accolti.
Mollare un lavoro che ci spegne l’anima e il desiderio.
Separarci da chi abusa di noi.
Dire un no. Dire una verità.
Fa paura smettere di pensare che tutta la nostra vita sia rimasta congelata in un evento del passato.
La guarigione richiede sempre un atto di verità e la verità, spesso, fa più male del dolore stesso.
Nietzsche scriveva: “Si ha abbastanza coraggio per soffrire, ma non per cambiare.”
Sì, è così. Per molti, guarire è un atto di infedeltà. Come se guarendo si tradisse qualcuno: una parte di sé, un legame perduto, una storia antica.
E come tutti i traditori, piuttosto che guarire, raccontano un mucchio di bugie, di scuse e pretesti.
Rimanere nell’infelicità, nel piccolo inferno che conosciamo, può sembrare più sicuro, ma ci logora dentro. Ci spegne lentamente, giorno dopo giorno.
A volte, tragicamente, non vogliamo guarire perché il dolore è l’ultimo legame che abbiamo con ciò che abbiamo perso.
Rumi scriveva: “La ferita è il luogo da cui entra la Luce.” La ferita può essere feritoia.
Sia ringraziato il cielo per tutte le volte in cui abbiamo avuto il coraggio di aprire gli occhi e cambiare strada!
E allora forse guarire significa proprio questo: lasciare che la luce entri.
Accogliere la trasformazione.
Permettersi di essere liberi, anche se questo fa maledettamente paura.
Non per dimenticare, ma per vivere pienamente.
Perché la guarigione è un atto d’amore verso se stessi.
É un sì alla vita, un sì al cambiamento, un sì alla verità.
Prima di guarire qualcuno, chiedigli se è disposto a rinunciare a ciò che lo ha fatto ammalare.”
Dott. Manera