I segni del tempo - Psicologia e Salute

I segni del tempo - Psicologia e Salute Uno spazio per parlare e fare informazione su Invecchiamento, Demenza, Caregiver ad opera di una psicologa romana.

Psicologia, neuropsicologia e salute per una psicologa romana

Un problema spesso sottostimato
09/02/2024

Un problema spesso sottostimato

👤 In Italia, oltre 10 milioni di individui adulti soffrono di cronico

👩🏻‍🦳🧔🏻‍♂️ Circa 4 milioni di e quasi 6 milioni e mezzo di

🔴 Tra le cause che possono essere all’origine una primaria, già diagnosticata, abitualmente correlata ad uno stato di dolore (52%), un trauma (21%), un intervento chirurgico (7%), un tumore (3%).

Per approfondire
👇🏻
https://bit.ly/48h9TiN

Mi trovate anche su instagram
07/02/2024

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31/01/2024

Ricordare il passato potrebbe migliorare il nostro benessere mentale, in quanto aiuta a trovare la motivazione, la forza di perseguire obiettivi importanti e a volte ci permette anche di dare un senso alla nostra vita

https://www.stateofmind.it/2024/01/nostalgia-benessere/

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario."(Primo Levi)Anziani e malati furono tra i primi ad essere destinat...
27/01/2024

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario."
(Primo Levi)

Anziani e malati furono tra i primi ad essere destinati a morire...
Per non dimenticare....

20/01/2024

Cose molto belle 🌹🤝
Due mattine a settimana, tablet alla mano, Anna diventa la nipote acquisita di un quartiere nel veronese. A disposizione di quegli anziani che non riescono a raccapezzarsi tra referti da scaricare on line e documenti da rinnovare a colpi di click.
E non hanno nipoti a cui chiedere aiuto.
«Mi hanno studiata. E poi, gradualmente, in molti hanno iniziato a chiedere informazioni, dritte, indirizzando qui anche conoscenti»,
Gratuita e sotto casa, Anna prova a colmare il gap tra generazioni senior e tecnologia, che per alcuni è ancora uno scoglio enorme.
Credit foto e notizia su L'arena 👇
https://www.larena.it/territorio-veronese/citta/anna-albertini-nipote-affitto-edicola-via-abba-aiuto-digitale-1.10516980

  Mia madre, la mia bambina è il racconto di un rapporto, quello dell’autore Tahar Ben Jelloun e di sua mamma, Lalla Fat...
15/01/2024



Mia madre, la mia bambina è il racconto di un rapporto, quello dell’autore Tahar Ben Jelloun e di sua mamma, Lalla Fatma.
Un libro che arriva con parole semplici a caregiver e professionisti.
Tra le pagine la storia di una famiglia che “incontra” la demenza ed un racconto di vita con la voce e gli occhi di un caregiver.

A me è piaciuto molto, lo avete letto?

❓ Cos'è la demenza?Con questo termine si intende un gruppo di sintomi che si presentano insieme a carico delle funzioni ...
08/01/2024

❓ Cos'è la demenza?

Con questo termine si intende un gruppo di sintomi che si presentano insieme a carico delle funzioni cognitive (ad esempio memoria, attenzione, linguaggio), della sfera emotiva e del comportamento. In questa condizione c'è una perdita e modifica di abilità che in precedenza erano state acquisite completamente.

I disturbi compromettono in maniera sempre maggiore le capacità e l’autonomia delle persone, interferiscono con le attività di vita quotidiana e possono rendere difficili o impossibili alcune attività svolte abitualmente in precedenza (come per esempio cucinare, lavarsi, utilizzare il telefono o il denaro).

⁉️ Demenza o Demenze

Nel linguaggio comune si tende a parlare di al singolare in realtà è più corretto usare il termine demenze.

Le non sono infatti tutte uguali ed esistono diverse forme di questa patologia che possono differenziarsi per le aree cerebrali colpite e per le manifestazioni principali.

📌 Classificare le demenze
è possibile classificare le demenze in base:
◼️ alle aree cerebrali coinvolte (demenze corticali e sottocorticali)
◼️all’età di esordio (precoci o tardive)
◼️alla prognosi (reversibili e irreversibili)
◼️all'eziologia (primarie e secondarie).

☑️ Demenza: varie tipologie
La forma più nota è la malattia di questa, però, non è l’unica forma di demenza degenerativa; altre forme piuttosto comuni sono la demenza a corpi di Lewy o la demenza frontotemporale.
Altre forme molto presenti sono le demenze vascolari, dovute a lesioni cerebrali multiple provocate da un'interruzione del flusso di sangue (lesioni ischemiche).
In età avanzata sono molto comuni le demenze miste, date dall'associazione delle due precedenti (degenerative, vascolari).
Esistono poi altre tipologie di demenza in cu il è conseguenza ed effetto di altre condizioni ad esempio endocrine, metaboliche o tossiche (ad esempio negli stati carenziali, nei disturbi tiroideio la demenza alcolica).

➡️ Distinguere tra varie forme di demenza è possibile soprattutto nelle prime fasi ed una diagnosi precoce è estremamente importante dal punto di vista terapeutico e assistenziale; col progredire della malattia è più difficile scindere tra le varie tipologie perchè i sintomi possono coesistere.

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"Su di un cerchio ogni punto di inizio può essere anche un punto di fine" (Eraclito)Ogni punto di inizio è anche un punt...
01/01/2024

"Su di un cerchio ogni punto di inizio può essere anche un punto di fine" (Eraclito)

Ogni punto di inizio è anche un punto di fine ed ogni punto di fine è anche un punto di inizio.

Buon anno!

E in giorni come questi un pensiero a chi ci ha lasciato, un pensiero a chi si è dimenticato che è natale, un pensiero a...
24/12/2023

E in giorni come questi
un pensiero a chi ci ha lasciato,
un pensiero a chi si è dimenticato che è natale,
un pensiero a chi si prende cura di chi dimentica,
un pensiero a coloro che assistono i nostri cari,
un pensiero a chi, a causa dell'età, non riesce più a fare ciò che faceva prima,
un pensiero a tutti coloro che trascorreranno le feste in famiglia e a coloro che a quel tavolo vorrebbero accanto qualcuno che non c'è più...
Auguri di buone feste!

08/12/2023

L'ultimo congresso dell'Associazione Alessando Liberati ha dedicato una sessione ai nuovi trattamenti per la Malattia di Alzheimer.

12/11/2023
Qualcosa su cui riflettere e da non dimenticare mai
10/11/2023

Qualcosa su cui riflettere e da non dimenticare mai

Oltre le leggi, il codice deontologico, oltre l'interesse collettivo,il segreto professionale riguarda anche il nostro assetto interno rispetto al *valore* di ciò che le persone ci raccontano.
A volte sembriamo dimenticare che per i nostri pazienti noi siamo sì dei professionisti, ma dei perfetti estranei.
Eppure, loro trovano la forza di raccontare a noi - perfetti sconosciuti - cose che forse mai a nessuno hanno raccontato in vita loro. In quel segreto professionale, c'è il nostro rispetto per la fragilità e l'intimità dell'altro (e pure della nostra).

"Grazie dottoressa di avermi ascoltato" è una frase che mi sento spesso dire dai caregiver.Quello che arriva al familiar...
08/11/2023

"Grazie dottoressa di avermi ascoltato" è una frase che mi sento spesso dire dai caregiver.

Quello che arriva al familiare, prima ancora delle informazioni e della psicoeducazione è la presenza di una persona pronta ad ascoltare.

E per ognuno di noi amici, vicini di casa, familiari ricordiamoci che forse quella persona, quel caregiver, non vuole una soluzione ma qualcuno che sia pronto ad accogliere le sue parole.

"Sa, forse tra tutto mi pesa il fatto che quando parlo della malattia nessuno sembra ascoltare davvero. Tutti a dirmi come dovrei fare, come se non lo sapessi. "
Il più delle volte chi racconta le proprie difficoltà non ha bisogno che gli si offrano soluzioni o che gli si dica come faremmo noi (che poi...chissà come faremmo se fossimo al loro posto...).
Di solito il bisogno è di sentirsi ascoltati.

06/11/2023

Domani alle 18.00 in diretta qui su Facebook: "Spiegare la demenza ai bambini" con Eloisa Stella dell'Associazione Novilunio APS

Trovo bellissima l'arte di Laura Guerra Illustrazioni - Drawingfish -; con molto piacere scopro le sue illustrazioni in ...
29/10/2023

Trovo bellissima l'arte di Laura Guerra Illustrazioni - Drawingfish -; con molto piacere scopro le sue illustrazioni in questo albo illustrato su un tema che mi è molto caro.

Può un libro parlare della fragilità della memoria con colori e leggerezza ? Sì. “La memoria del cuore” – albo scritto da Margherita Grotto e illustrato da Laura Guerra , edito da Sassi – è una storia dedicata a chi combatte contro l’Alzheimer con la forza di un immaginario fatto di pu...

17/09/2023

A proposito di vita che ti indurisce fino a farti "cattivo"...
Oggi pomeriggio ho scoperto uno straordinario Tom Hanks in "Non così vicino", film del 2022 che racconta la storia di un uomo solo e inaridito, che dopo il pensionamento e innumerevoli perdite prova in tutti i modi ad allontanare la vita.
Senza riuscirci, perché la vita attorno a lui trova il modo di entrare, ugualmente.
📽️

14/09/2023

Dovremmo riempire le strutture di bellezza.
Arte, libri, spettacoli, cultura....vita!
Le RSA dovrebbero essere riempite di vita perché le persone che le abitano sono ancora vive.
Malate, a volte sole, in difficoltà a muoversi o a pensare, spesso entrambe. Ma sono vive.
E possono ancora godere delle cose belle, se gliene offriamo l'occasione.
La miglior assistenza sanitaria serve, ma non basta. Buoni esami, lenzuola pulite e alimentazione entro i paramenti sono un pezzo della cura, fondamentale, il primo punto imprescindibile ma, io credo, non sufficiente.
Mi interrogo e mi chiedo in continuazione...basta una salute curata se poi il mio tempo trascorre tra la poltrona e il letto, con un ronzio di TV sullo sfondo e una tombola a settimana?
In questo continuo ammodernamento di procedure e macchinari, di protocolli e tecnicismi...dove sta la vita che resta?
Come si esprime la persona, lo straordinario bagaglio di esperienze, idee e speranze che ha coltivato nella vita?
Dove va la diversità che tutti ci caratterizza e che da vecchi, per la semplice somma delle esperienze, dovrebbe crescere e non diminuire?
Come possono individui che nella vita hanno amato, pensato e agito in modi radicalmente diversi tra loro uniformarsi così profondamente quando entrano in struttura?
Li vedo li, fermi in fila tra carrozzine e poltrone e mi interrogo, soprattutto sulle persone ancora lucide.
La demenza, con il suo carico di sventura, un po' le differenze le livella e un po' le accentua, ma leva anche una bella fetta di consapevolezza e richiede tempi lenti, che meglio si sposano con la lentezza e l'alternarsi di vuoto e di pieno tipico della vita nelle strutture [purché tutto questo sia accorto, intendiamoci].
Ma, mi chiedo, chi è lucido abbastanza da conservare le proprie idee e i propri desideri, come abita il tempo infinito in struttura?
Perché ce ne sono molte persone in struttura che conservano buona lucidità.
Dove vanno tutte le loro aspirazioni, i loro interessi, le cose che prima (di entrare) amavano fare?
Non è mica vero che la malattia cancella anche questo.
Dover rinunciare a pezzi della propria identità è una fatica nella già grande fatica di ambientarsi. Ed è un tema cardine che inevitabilmente emerge nei colloqui dei primi tempi, ma anche dopo.
Alcune strutture l'hanno compreso e sempre più spesso leggo di iniziative che provano a portare il bello dentro le RSA.
Spettacolo teatrali, mostre, cinema, pizzate di gruppo, circoli di lettura e molto altro iniziano ad entrare nelle strutture, merito spesso di educatori pionieri che sprezzanti del pericolo abbandonano le rassicuranti tombole plenarie per avventurarsi su attività più vicine alla quotidianità "fuori", qualcuno persino dopo le 18! Che per molti non è notte ma quasi, in struttura.
E a me si scalda il cuore nel leggere ogni cosa che prova ad andare oltre, perché qui ci vedo una chiave di volta per tutto il sistema.
È forse nella cura delle diversità, nel differenziare il più possibile le occasioni di socialità e divertimento, nel coltivare il bello anche in RSA che riusciremo a trasformarle in luoghi di vita, oltre che posti dove concluderla?
È nel renderli luoghi belli da abitare nonostante il motivo per cui li si abita, che possiamo creare spazi di vita senza levare dignità alla malattia e alla morte?
Non possono forse queste due dimensioni convivere tra loro quando pensiamo e progettiamo la quotidianità delle strutture?
Io credo di sì.
O per lo meno credo che così avremmo più speranze di umanizzare le strutture e su questo mi interrogo molto.
E provo ad interrogare anche voi.
(Disclaimer: in struttura non ci sono soldi, non c'è personale, non c'è tempo. Lo so, ci lavoro e ci sbatto il naso di continuo. Ed è una grossissima piaga che rischia di fiaccare anche l'animo più indomito.
Ma, ma...questo non annulla il resto dei bisogni. E se bisticciamo tra poveri su dove ti**re la coperta, si rischia di non vedere che il problema non è cosa coprire prima, perché tutte le parti hanno uguale diritto di essere coperte.
Il problema, forse, è che ci stanno dando una coperta troppo corta.)

Una riflessione importantissima...
31/08/2023

Una riflessione importantissima...

Pensavo a quanto a volte ci stupisca, ci disorienti, ci metta in difficoltà la complessità degli anziani di cui ci troviamo a prenderci cura.
Penso soprattutto ad alcune situazioni che come operatori e professionisti incontriamo nei servizi.
Siamo sinceri, li vorremmo tutti un po' meno brontoloni, un po' più adattabili, un po' più riconoscenti dello nostro impegno quotidiano nel prenderci cura di loro.
Infondo facciamo del nostro meglio, entriamo in stanza con il sorriso migliore, portiamo tutta la pazienza di cui siamo capaci, cerchiamo di assecondarli nelle piccole richieste quotidiane che per noi sono tante piccole sottigliezze ma capiamo che è importante e quindi si cerca di.
Ci si prova anche quando siamo sotto organico e non siamo tutto sommato di buon umore o nelle migliori condizioni.
E però non sempre otteniamo riconoscenza. Dall'altra parte non sempre arriva un grazie, anzi, a volte arrivano rabbia e risentimento, ci allontanano, ci accusano di non essere come dovremmo.
O, meglio, di non essere ciò di cui loro hanno bisogno in quel momento.
È sempre un po' parziale lo sguardo che adottiamo quando cerchiamo nella reazione dell'altro il riconoscimento per il nostro lavoro.
Ci aspettiamo che l'anziano, soprattutto se lucido, capisca e collabori, veda i nostri sforzi di aiutarlo
E speriamo che non ci inglobi nella sua rabbia verso il mondo, perché noi siamo lì per lui e non abbiamo colpa per le sue sofferenze.
È legittimo, ma dobbiamo ricordare (per proteggere prima di tutto noi) che è un bisogno nostro quello di avere anziani tutti felici e riconoscenti in struttura.
La loro serenità è un obiettivo che ci poniamo per tutti e molto (MOLTO) possiamo fare per migliorare la loro qualità di vita attraverso la miglior assistenza che ci è possibile.
Ma non possiamo, non sta a noi, non abbiamo il diritto di aspettarci, che riescano ad esserci riconoscenti solo perché noi stiamo facendo del nostro meglio.
Perché se adottiamo questo sguardo, non stiamo vedendo una parte della realtà.
Non stiamo davvero vedendo la persona e quello che lei riesce ad essere e a dare in quel momento.
Non esistono anziani cattivi.
Ma esistono anziani ingabbiati a volte in una sofferenza così forte, faticosa, invischiante da saturare il loro sguardo e impedire loro di vedere quanto di buono gli si muove attorno.
A volte la rabbia è così forte che la riflettiamo, la proviamo noi sulla nostra pelle. E l'anziano diventa "ingestibile, cattivo, impossibile da avvicinare".
Ci disarma, ci irrita, ci sfianca. E ci scuote, perché ci fa sentire impotenti.
Sono gli anziani più difficili da accompagnare, perché ci obbligano a stare a contatto con la loro sofferenza impedendoci di lenirla.
Sono le situazioni in cui il nostro senso di onnipotenza, la nostra idea un po' salvifica di operatori che curano sempre e comunque, che sanno cosa è giusto e cosa no, vengono feriti.
Sono i momenti in cui, se riusciamo a riorientare lo sguardo e a fermarci a riflettere, se riusciamo a fermare la macchina istituzionale e a sospendere il giudizio per capire perché questo anziano brontolone ci combatte con tutte le sue forze, ecco, se riusciamo a fare questo, è possibile che troviamo la chiave.
A capire che forse non siamo noi i veri destinatari di tutta quella rabbia e che forse, da qualche parte, c'è un modo per aiutarlo a contenerla, una chiave per entrare.
A volte ci odia perché sa che ha bisogno di noi. Ci odia per tutto quello che quel bisogno comporta e significa.
Per alcuni potrebbe essere la prima volta in cui sperimentare che l'altro non è una minaccia, che non serve combattere anche contro di noi, che può appoggiare le armi almeno per un po'.
Proprio lì, nella casa di riposo che odia e che non voleva, potrebbe sperimentare che l'altro può essere anche risorsa, non solo un nemico.
E quale straordinaria soddisfazione per noi scoprire di aver trovato la chiave.
A volte succede e a volte no, ma quando capita vale più di mille riconoscimenti.

06/08/2023

Se siete in vacanza o state per andare in vacanza o siete in dubbio se prendervi o meno una pausa, ricordate che …
…Certo che si soffre per raggiungere i propri obiettivi, che la sofferenza è intrinseca alla vita, che va accettata in quanto tale, elaborata e bla bla bla.
Però finiamola con questa retorica che soffrire rende migliori.
Piantiamola con la solfa che idealizza il sacrificio.
Sarà che ho staccato coi pazienti e la pausa estiva - più lunga di quella invernale - mi fa soffermare sulle tante strade lungo le quali mi concedono di accompagnarli.
Sarà pure che sto un po' invecchiando, che la verve dei 25 anni lascia il posto ai capelli bianchi, a qualche perdita, a qualche lutto che si accumula.
Ma soffrire fa schifo.
La sofferenza in quanto tale non ha mai reso migliore nessuno.
Altrimenti per far stare meglio i pazienti dovrei aiutarli a soffrire di più, non di meno.
I pazienti non migliorano perché soffrono.
Le persone stanno meglio quando sentono la vicinanza, la consolazione.
Stanno meglio quando iniziano a sperare, perché è sulla speranza che si fonda l'immaginazione e su questa la possibilità di costruire.
Queste sono le cose che rendono le persone migliori.
Più libere, più vicine a se stesse, più consapevoli della propria storia e del proprio ruolo nell'esistenza.
Le persone stanno bene quando hanno più possibilità.
E la sofferenza è la castrazione della possibilità.
La sofferenza farà sempre parte dell'esistenza perché non avremo mai il pieno controllo sul caso, sui genitori che ci partoriscono, sulle macchine che ci investono, sulle malattie che ci affliggono - noi o le persone che amiamo.
E per questo la sofferenza va raccontata, per poterla accettare, elaborare, farne parte della storia.
Ma dobbiamo piantarla di considerare l'esistenza come qualcosa da vivere come un moto perenne, altrimenti il primo momento di vuoto - di vacanza - non saremo in grado di tollerare la vera essenza dell'esistenza.
Non fare niente, e scegliere di andarlo a fare dove ci pare a noi.

30 luglio - Giornata dell' Amici a tutte le   - L'amicizia è una relazione che può durare per l'intera durata della vita...
30/07/2023

30 luglio - Giornata dell'

Amici a tutte le - L'amicizia è una relazione che può durare per l'intera durata della vita ed ha un ruolo importantissimo nel mantenimento dei rapporti sociali in tarda età quando, ad esempio, possono ve**re meno altre come quelle con i colleghi di lavoro.
➡️I con gli amici negli adulti e negli anziani sono importanti quanto quelli familiari per il psicologico
➡️i legami di amicizia possono "alleviare" la solitudine e fornire emotivo e strumentale.
➡️in età avanzata le relazioni amicali possono essere un elemento prezioso a cui far riferimento soprattutto per coloro che sono soli o non hanno familiari disponibili a prendersi cura di loro.
➡️I rapporti di amicizia ed il supporto sociale in tarda età sono importanti per il mantenimento cognitivo e della salute fisica.

17/07/2023
08/07/2023

🎯 Il gioco della vita. Kit autobiografico

Duccio Demetrio per Guerino Editore

📚Un gioco pensato da Demetrio, autore che da lungo tempo si occupa di autobiografia, in cui 65 parole chiave costituiscono le tappe per arrivare alla narrazione di sé. Un kit per giocare con i propri ricordi e per raccontarsi. Una modalità diversa per ripercorrere la nostra storia guardando alle nostre esperienze da una prospettiva inusuale.

💫 Cos'è? Kit gioco
💫 Per cosa è utile? Creare la propria autobiografia ; ripercorrere la propria storia ; sollecitare i ricordi ; laboratori di stimolazione cognitiva
💫 Per chi è utile? Psicologi e Psicoterapeuti che lavorano in contesti come RSA o con pazienti con decadimento mnestico ; pazienti con i quali è necessario fermarsi a riflettere sulla storia di vita utilizzando modalità non classiche ; per chi ha la necessità di fermarsi sulla propria autobiografia

⬇️

https://amzn.to/436NaDJ

Vi aspettiamo nel nostro gruppo telegram 😊
(Link nei commenti!)

01/07/2023

Esame di Stato al via con la prima prova di italiano. Fra i candidati c'è però una maturanda speciale: Imelda Starnini, classe 1933, che a 90 anni compiuti prenderà il diploma del liceo ad indirizzo socio-psico-pedagogico, quindi diventare maestra, o almeno, sulla carta.

La   può essere uno strumento estremamente potente di  ; può essere utilizzata in varie maniere ed adattarsi a different...
21/06/2023

La può essere uno strumento estremamente potente di ; può essere utilizzata in varie maniere ed adattarsi a differenti destinatari ed a diversi contesti.

Ci sono molti studi che documentano gli effetti positivi della musica, utilizzata sia in gruppo che individualmente, con anziani e con persone con demenza anche in fase avanzata di malattia.

Quali benefici?
🔷stimolare la memoria: l'utilizzo di melodie o testi tipici può sollecitare la memoria autobiografica
🔸socializzare: la musica può facilitare la socializzazione,
🔷coordinazione e manualità: l'attività sonora può favorire la coordinazione motoria, la gestualità e la manualità fine
🔸miglioramento dell'umore e riduzione dei disturbi del comportamento.

Cosa fare?
🥁
🎼
🎻
🎵

Nel tempo ho avuto modo di sperimentare l'utilizzo di tutte queste modalità di utilizzo della musica sia singolarmente che in gruppo e di notare come possano rivelarsi un canale comunicativo importantissimo.

❓Avete mai utilizzato la musica con le persone con demenza?

Michael J. Fox - 62 anni oggi
09/06/2023

Michael J. Fox - 62 anni oggi

A volte bisogna accettare le spine e le difese, aiutare l'altro a capirsi, dare tempo alla fiducia e potere alla relazio...
06/06/2023

A volte bisogna accettare le spine e le difese,
aiutare l'altro a capirsi,
dare tempo alla fiducia e potere alla relazione,
ed ecco comparire i fiori più belli.

Una bella storia di scambio tra generazioni
05/06/2023

Una bella storia di scambio tra generazioni

Lei è Gabriella ha 83 anni, vive a Milano.
Dopo che è rimasta vedova ha iniziato a soffrire la solitudine, così ha aperto la sua casa agli studenti fuori sede.
Oggi ospita due ragazzi, uno di loro si chiama Sergio, ha 19 anni, viene da Brescia e studia al Politecnico.
Come dice a Open, è una bella soluzione da adottare.
I ragazzi risparmiamo molto, Gabriella chiedo solo un rimborso spese, e lei non si sente più sola.

“Ho fatto la tata per tanti anni, poi sono rimasta vedova, i figli erano grandi, la solitudine ha iniziato a pesarmi.
Ho scoperto che c’era la possibilità di ospitare in casa degli studenti fuori sede.
Così ho messo a disposizione quelle che erano le stanze dei miei figli.
I ragazzi risparmiano, e io non sono sola.
Mi insegnano molte cose che non sapevo, e loro imparano a fare la lavatrice e tenere in ordine.
È bello sentirmi utile, avere un rapporto con le persone, scambiare opinioni e confidenze.
La convivenza con i giovani è bellissima”.

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Rome

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