Dott.ssa Alessandra Ronca Psicologa

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Mi occupo della prevenzione e del benessere della donna in gravidanza, delle possibili problematiche che affronteranno la mamma e il papà, come genitori e come coppia, della corretta pedagogia da utilizzare con i bambini nella fascia di età 0-6.

18/09/2025

I limiti.

Parlo sempre di educazione rispettosa, della necessità di rompere gli schemi interni che abbiamo ricevuto dai nostri genitori, rispettando e accogliendo i nostri figli.

Scrivo post su post, tutti incentrati su quanto sia necessario non alzare le mani, non urlare, non arrabbiarsi con un bambino.

Ma voglio assolutamente chiarire che i limiti sono importantissimi.
Che i bambini hanno bisogno di limiti chiari e fermi. Che il rispetto verso il bambino non è "assenza di limiti" o cercare in tutti i modi di non farlo mai piangere.

Il pianto è la loro forma di comunicazione principale dalla nascita ai 3 anni.

Fino ai 12-18 mesi è giusto cercare di non farli mai piangere, ma oltre questa età, sono in grado di comprendere i limiti che il genitore gli impone (imposizione, si, perchè un bambino deve avere la possibilità di scegliere, ma solo tra opzioni accettabili per l'adulto, che è il responsabile di quel bambino).

Dunque la differenza sostanziale tra come siamo stati educati noi, e come dovremmo educare i nostri figli, non risiede nella presenza o assenza di limiti. Non risiede nel tentativo di evitare a tutti i costi il pianto del nostro bambino.

La differenza sta nell'accogliere sempre la ricerca del bambino di superare il limite fermo e chiaro che gli diamo.
Accogliere=capisco che tu voglia a tutti i costi allagare il bagno
Ma mantenere fermo il limite=ma non posso permetterti di farlo.

Ovvero, far sentire il bambino compreso nella sua emozione.
Questo è quello che dovremmo sempre fare.
Legittimare ogni sua emozione.

Senza, però, per questo, lasciarlo senza limiti fermi.

Esempio di educazione vecchio stampo:
- Basta! Ti ho detto che non puoi salire sul tavolo! Sei un maleducato! Se non la smetti stasera non ti leggo il libro a letto/vai a letto senza cena.

Educazione lassista:
- no, non puoi salire sul tavolo.
Pianto
- dai, allora facciamo che ci sali ma togliamo le scarpe.
Pianto
- va bene sali sul tavolo

Educazione rispettosa:
- mi dispiace, lo capisco che vuoi salire sul tavolo, deve essere bello poter stare così in alto. Poi magari vorresti fare un salto enorme fino a terra! Però non posso fartelo fare.
Pianto.
- mi dispiace, capisco che vorresti, ma non è una cosa che si può fare, perchè lì ci mangiamo e non è fatto per salirci in piedi. Magari possiamo andare fuori e farlo sul muretto.

[Mi preme solo aggiungere che fino ai 3-4 anni, variabilmente da bambino a bambino, la migliore strategia resta, molto spesso, quella di distrarre il bambino con altro]

17/09/2025

È importantissimo, durante l'attesa di un figlio, studiare.
Bisogna studiare l'allattamento. Il sonno. Le tappe evolutive dei primi mesi di vita.
Bisogna studiare la sicurezza: in macchina, in casa, in giro.
È necessario studiare gli stili educativi.

Questo non per "sapere cosa fare", che comunque è importante. Ma per avere la libertà di scegliere. Conoscere vuol dire essere liberi.
Se conosco tutte le teorie sull'allattamento posso scegliere quella che più si addice a me e soprattutto, quando nascerà, quella che più si addice a mio figlio.
Se conosco tutti gli stili educativi potrò capire quello che vorrò adottare.

Studiare è organizzazione. È metodo. È sicurezza. È versatilità. Studiare ci rende liberi.

Inoltre, studiare, ci rende analitici e ci fa scoprire tanti vuoti che abbiamo e ci fa trovare la volontà e la forza di colmarli.

I percorsi alla nascita insegnano a studiare e soprattutto ad instaurare dibattiti. Ad analizzare teorie e a scoprire criticità e pregi di ognuna. Insegnano a comunicare col proprio partner e a creare sinergie per "camminare" assieme.

Evento dedicato a tutti.Mamme, papà, nonni, parenti, amici e chiunque voglia saperne di più sull'argomento.Si parlerà di...
14/09/2025

Evento dedicato a tutti.
Mamme, papà, nonni, parenti, amici e chiunque voglia saperne di più sull'argomento.
Si parlerà di tante cose, anche e soprattutto di temi come il bullismo, il consenso e altri ancora.
Per prenotarvi potete scrivermi in privato o al numero che appare pubblicamente.

Per aumentare la consapevolezza, le conoscenze, la rete.

❤️

11/09/2025

Giorgia C***a:

Allattamento prolungato, non diciamolo più!
Un tempo non aveva un nome. Per secoli, le mamme hanno allattato i loro bambini per un anno, due, tre, senza dare un nome specifico a questo loro allattare. Allattavano i loro bambini. Punto. Se il bambino aveva tre mesi o tre anni, sempre allattamento era. Senza bisogno di definizioni ad hoc, che differenziassero le poppate dei piccolissimi da quelle dei grandicelli. Poi è successo che con l'avvento della formula artificiale e l'abbandono progressivo dell'allattamento avvenuto dopo la metà del secolo scorso, tutto quello che aveva a che fare con le poppate, un patrimonio di conoscenze e consapevolezza trasmesso di donna in donna nei secoli, con l'esempio più che con le parole, è andato perduto. O forse no, non proprio perduto. Diciamo dimenticato.
Diverse generazioni di mamme non hanno allattato1 e tutto quello che un tempo era normale, pian piano è diventato nuovo, eccezionale, da riscoprire. E con la riscoperta dell'allattamento ha preso il via anche la ricerca di definizioni per parlare di questo aspetto dell'accudimento, perché da sempre abbiamo bisogno delle parole per raccontare la realtà, per interpretarla, per plasmarla.
Abbiamo iniziato a parlare di allattamento materno e allattamento al seno, per distinguerlo dall'alimentazione con la formula artificiale, di allattamento a richiesta, per distinguerlo da quello ad orari entrato in uso con l'avvento del biberon e della formula, di allattamento su segnale per specificare che è opportuno offrire il seno al neonato non appena si notano dei segnali di fame (senza attendere il pianto che è un segnale tardivo)... Tante definizioni per riportare nell'immaginario comune questa pratica antica quanto l'uomo (d'altronde è grazie al latte materno se la specie umana è sopravvissuta nei secoli). Ed è in questo contesto che si inserisce la definizione coniata per indicare l'allattamento di un bambino non più piccino, di un anno, o due, o più. Allattamento prolungato. Eccolo lì il termine specifico.
Ma c'è un problema.
Questo termine - “prolungato” - non è un termine neutro, ma ha in sé, implicito ma neanche troppo, una sorta di giudizio. Prolungato, ovvero reso più lungo, allungato, protratto nel tempo. Non è un caso se la maggior parte della gente quando sente parlare di allattamento prolungato pensa a qualcosa di troppo, di più, di fuori dalla norma. Il termine stesso ci porta su quella strada.
Un vero peccato...
Chi è impegnato nel campo della promozione dell'allattamento non poteva non accorgersene e oggi la direzione è quella di abbandonare questa definizione, si cerca di non usarla più, ma di sostituirla con altre formule: allattamento di bambini grandicelli, allattamento dopo l'anno, allattamento di bambini ai primi passi, ecc.
Tra i tentativi di ridefinizione ce n'è uno che sta prendendo abbastanza piede: allattamento a termine. In questo modo si vuole indicare un allattamento che si conclude spontaneamente quando il bimbo ha esaurito il suo bisogno di poppare e non cerca più il seno materno. Un'altra definizione che a me, dico la verità, non convince (a qualcuno fa ve**re in mente addirittura l'aggettivo terminale, una tristezza...)
E quindi? Che fare? Come le chiamiamo queste poppate dopo l'anno?
E se lo chiamassimo solo allattamento? Se lasciassimo perdere tutte queste definizioni? Se lo accettassimo per quello che è, una normale pratica di salute, una parte della relazione madre-bambino, un gesto d'amore, senza bisogno di una laurea in terminologia applicata per parlarne?
In fondo per tutte le altre relazioni d'amore non usiamo tanti termini specifici. Quando incontriamo due persone che si amano da più di sei mesi non parliamo di innamoramento prolungato, di fronte a due sposi non parliamo di amore a termine. E per tornare alla relazione mamma-bambino, dopo il primo compleanno non parliamo di “abbracci prolungati” o di “baci prolungati”... Il genitore che ha intenzione di coccolare il proprio bambino finché ne avrà l'occasione, ovvero finché il bambino avrà piacere di ricevere baci e carezze, non dichiara di voler compiere “gesti d'affetto a termine”.
Allora, la proposta è quella di riporre il vocabolario nello scaffale e goderci le poppate senza tante definizioni. Allatto, sì che bello. Io e mio figlio siamo proprio contenti. Poi se il figlio ha sei mesi, un anno o tre, la sostanza non cambia.
La mamma allatta, lei e il suo bambino sono contenti. Non stanno facendo nulla di strano, anormale o eccezionale. Quindi non hanno bisogno di tante definizioni.
Le parole per raccontare l'allattamento in fondo ci sono già, esistono da sempre: mamma, bimbo, latte e amore.
Buon allattamento!

Condivido ogni singola parola.
Nella speranza che diventi "normale" agli occhi di tutti. Che non si senta più "ancora lo allatti!?!"

04/09/2025

Questo è il mese, per molti genitori, di inserimento al nido o alla scuola dell'infanzia.

Non accettate:
- che vostro figlio vi venga strappato dalle braccia
- che vi dicano di uscire dalla stanza mentre vostro figlio è distratto, quindi senza avvisarlo
- che vi vengano fatte diagnosi nella prima settimana di inserimento
- che vi venga detto un tempo di permanenza e ne venga fatto un altro
- che venga strappato qualcosa di mano a vostro figlio da parte delle educatrici
- che vostro figlio venga OBBLIGATO a fare qualcosa
- che qualsiasi adulto rivolga urla, frasi denigranti, etichettanti, sgradevoli a vostro figlio
- che venga paragonato ad altri bambini, in qualsiasi aspetto (soprattutto competenze o facilità di inserimento)

Se avete altri punti da aggiungere, scriveteli pure, che li aggiungerò al post

Un abbraccio a tutti i genitori. E se avete bisogno di supporto per questa fase delicatissima, scrivetemi!

20/08/2025

AGOSTO
un mese così strano.

In questi anni da genitore mi sono accorta di quanto agosto sia un mese difficile, che ci porta a vivere sul filo di un rasoio. Tutta l'organizzazione quotidiana, settimanale, si basa su incastri talmente precisi, millimetrici, che la sensazione è perennemente quella di non poter "sbagliare" nulla. Non potersi rilassare, non poter perdere un attimo.

Questo perchè il lavoro, la casa, i bambini, l'assenza della scuola devono intrecciarsi in uno stile organizzativo militare con l'ansia che ci siano intoppi.

Non per tutte le famiglie, è chiaro.

Ma dal punto di vista professionale questo mese è ancor di più un emblema di ciò che variabilmente vediamo come genitori.

Ogni agosto manciate di pazienti mi arrivano in seduta distrutti. O mi scrivono messaggi autodistruttivi.

Siamo al 20 di agosto e solo in questi ultimi giorni ho sentito un'afflizione dietro l'altra:
"sono distrutta, non riesco a mantenere la calma con i bambini"
"ormai credo che questo stile educativo non faccia per me"
"i bambini sono impazziti, non li sopporto più, sono arrivata all frutta"
"dopo mesi/un anno di percorso mi sembra di non aver raggiunto nessun miglioramento"

Vi assicuro che ognuna di queste mamme nei mesi precedenti mi aveva detto o scritto di quanto con fatica aveva raggiunto dei risultati sorprendenti. Di quanto si fosse accorta dei benefici del percorso, di come si sentisse spesso sollevata. Persino che finalmente la mattina si svegliava "felice" dopo tanto tempo che non accadeva.

Agosto segna una crepa profonda nel sistema familiare, soprattutto quando i bambini sono ancora piccoli.

In tutto questo c'è sicuramente l'aggravante che prima dei figli agosto ha rappresentato per anni, per tutte queste mamme, il mese di evasione, di novità, di libertà, di speranza. E poi ecco che con i figli diventa un mese di prigionia, di ritmi serrati, di congelamento.

Ma è anche un problema sociale, comunitario, economico, relazionale. E di ognuno di questi punti si potrebbe fare un post a parte.

Voglio solo dire che da madre lo capisco.
Da professionista le emozioni sono tante: rabbia per una società che non aiuta e per una comunità non empatica e giudicante; tristezza per come vi sentite; frustrazione per poter fare così poco; delusione! Si, perchè le vecchie generazioni hanno distrutto la nostra capacità di regolare le emozioni ed ecco che ad agosto esplode qualcosa dentro di noi, come se questo mese risucchiasse tutte le energie.

Io sono sempre qui ad accogliere ogni parte di voi, soprattutto quelle che non sopportate più e che nella vostra vita hanno sempre giudicato e allontanato tutti.

Spero, nel tempo, di ideare qualcosa da poter mettere in pratica prima di agosto, per poter limitare questi danni così sofferenti!

🥺

Una mamma chiedeva consigli su come gestire il bambino di 18 mesi quando per la troppa eccitazione o per la rabbia reagi...
20/07/2025

Una mamma chiedeva consigli su come gestire il bambino di 18 mesi quando per la troppa eccitazione o per la rabbia reagiva con i morsi.

Ogni tanto, purtroppo, mi capita di non riuscire a frenarmi dal rispondere a commenti come questi.

Ecco il risultato.

Come sempre, quando si riportano FATTI, queste persone sanno solo offendere (per altro una categoria intera, manco me in particolare o sul personale), non riuscendo a rispondere con FATTI. Perché fatti non ne hanno. Hanno solo la loro rabbia e le loro giustificazioni.

Mi dispiace immensamente che non riescano proprio a mettere in dubbio l'operato dei propri genitori. Li alleggerirebbe così tanto!

15/07/2025

Ai genitori contrari all'educazione rispettosa:

Siete convinti che il bambino vada "raddrizzato" "educato" e che dobbiate insegnargli a comportarsi in un certo modo. Non debba fare capricci, che la sculacciata sia educativa, che i bambini ne abbiano bisogno.

Ritenete di essere cresciuti meglio con i divieti, la durezza, le punizioni. Ringraziate i vostri genitori per avervi cresciuto "educati".

Va bene.

Oggi, vostro malgrado, sta crescendo l'informazione. I genitori provano ad informarsi e a modificare il loro stile educativo. Non tutti, certo, ma rispetto a 30 anni fa sicuramente ci sono molti più genitori che provano (non sempre riescono) ad adottare uno stile genitoriale che i professionisti (sempre non tutti) stanno cercando di divulgare in base alle conoscenze scientifiche.

Voi no. E va bene.

Ma tra altri 20 anni, molto probabilmente, sempre più persone ci proveranno, sempre più professionisti divulgheranno, sempre più genitori ci riusciranno.
Tra 20 anni i vostri figli saranno circondati da sempre più informazioni e sempre più persone che saranno diverse da voi.

E se...?

E se un giorno, tra 20 anni, i vostri figli vi rinfacceranno le sculacciate? La durezza? Le punizioni?
Se un giorno, tra 25 anni, i vostri figli vorranno educare in modo rispettoso i loro figli?
E se un giorno, quei vostri figli vi diranno che sui vostri nipoti non tollereranno che voi diciate e facciate nulla di ciò che avete fatto con loro?
Se malauguratamente un giorno i vostri figli preferiranno allontanarsi perchè vi diranno che la loro infanzia li ha portati ad avere sintomi, comportamenti, che non li fanno star bene? E vi daranno la colpa?

Sarete in grado tra 20 anni di assumervi le vostre responsabilità? Di porvi anche solo il DUBBIO di aver sbagliato qualcosa?

Io vi chiedo: non sarebbe meglio OGGI porvi questi dubbi?

Perchè siete convinti, io lo so.

Ma se per caso aveste torto? Anche solo una possibilità su 100 che stiate commettendo un errore madornale, non vi spingerebbe a documentarvi? Così, solo per avere più sicurezze. Per garantirvi un futuro in cui i vostri figli sono sereni, equilibrati, sicuri di loro stessi.

Oggi siete convinti che i vostri genitori abbiano agito bene, non siete più in connessione con i bambini sofferenti che eravate. Ma domani intorno ai vostri figli ci saranno molte più persone di oggi, educate nel rispetto e POTREBBERO far ve**re qualche dubbio in più ai vostri figli diventati adulti.

Io un pensierino ce lo farei ❤️

08/07/2025

L'affetto.

Spesso sento mamme lamentarsi che i propri figli non le abbracciano, non le baciano, non siano propensi ad essere affettuosi.

Quando indago, ecco che mi dicono alcune frasi che sono solite usare (dalle più banali a quelle più gravi):

- sto andando via, non mi dai neanche un bacio?
- ma ti piace quando mamma ti abbraccia? (e/o) E allora perchè non dai anche tu gli abbracci a mamma?
- aspetta, aspetta! Prima diamoci un bacio/abbraccio e poi..
- guarda che la mamma ci resta male se non le dai un bacio
- la mamma piange se non le dai un bacio
- sono molto triste, mi abbracci?
- mamma ha bisogno che tu ogni tanto le dia un bacio o un abbraccio
- ma se mi vuoi bene mi devi dare un bacio!

Potrei continuare ore.

Ecco l'insegnamento dietro questo tipo di frasi:
"Devi essere in grado di colmare i vuoti di tua madre" --> chi è l'adulto?
"Se non dimostri affetto come lei vuole, sei responsabile della sua tristezza/depressione e dei suoi malumori" --> che enorme responsabilità!!
"Devi accudire oltre che essere accudito" --> assolutamente no.

Un bambino, per crescere in modo SANO deve essere accudito, e non deve avere alcuna responsabilità (soprattutto affettiva) verso i propri genitori. Altrimenti? Altrimenti avrà dei vuoti.. che per tutta la vita cercherà di colmare senza successo, come voi state cercando di fare attraverso di lui.

L'affetto si dà, anche col rispetto degli spazi di quel bambino. Si dà. Non si chiede, non si elemosina, non si pretende.
L'affetto è puro, e se non resta tale, diventa un mezzo per raggiungere i propri bisogni infantili.

26/06/2025

Frasi che tutti i bambini hanno bisogno di sentirsi dire (il più spesso possibile)

Ti voglio bene (non "mi vuoi bene?")

Capisco come ti senti

Piangere fa bene, dopo ci sentiamo meglio

Non è colpa tua

Scusami, mi dispiace davvero (senza aggiungere MA TU...)

Cosa ne pensi tu di...?

Puoi pensarla diversamente da me/lui/lei/loro, ognuno ha il suo pensiero e io rispetto il tuo

Sono sicuro che ci riuscirai, per alcune cose ci vorrà tempo e impegno, ma credo che ce la farai

Anche quando sono arrabbiato, io ti voglio bene, sempre

Anche quando non siamo insieme, io ti penso

Mi sei mancato

Sono felice di rivederti

Sei meraviglioso

A tutti capita di arrabbiarsi

A tutti capita di essere tristi

A tutti capita di far cadere/rompere qualcosa

Quando vuoi puoi sempre raccontarmi

25/06/2025

Tesoro,
sei un bambino perfetto, unico, meraviglioso.
Io sono un genitore imperfetto, anche se le mie intenzioni sono meravigliose e il mio modo di guardarti è unico.

Ma le intenzioni a te interessano poco. E hai ragione.

Eppure questa vita mi rende stanco, nervoso, a volte apatico, altre sconfortato.
Queste guerre mi pesano, questa frenesia, questa poca educazione. La realtà della società, l'ignoranza, la poca professionalità di molti e il poco interesse di tutti verso la famiglia, sono macigni che pesano ogni giorno sul mio petto.
Il tempo che scorre, i doveri. Il passato, i dolori, le ferite.

Tu meriti solo amore, presenza, accoglienza, rispetto.

Io non sempre riesco.

Ci sono giorni in cui urlo, giorni in cui non ti ascolto, giorni in cui non chiedo, esigo.
Ci sono volte in cui non ho voglia di spiegarti, volte in cui desidero silenzio.
Ci sono occasioni in cui ho bisogno di stare da solo, di pensarti ma non averti.

E ogni giorno in cui ti privo di qualcosa che meriti, di cui hai bisogno per crescere sano, qualcosa dentro di me si affligge e cerca nuova forza per guardarti dentro come meriti.

So di essere umano, di potermi concedere di sbagliare, di poterti insegnare qualcosa anche sbagliando, eppure il tuo sguardo pieno di richieste mi spezza, mi sgretola, mi annienta.

So che ti chiedo scusa, ti abbraccio, ti co***lo.

Ma un genitore non dovrebbe mai consolare per una sofferenza che egli stesso ha procurato al figlio.
E' assurdo, è sbagliato, è innaturale, è diabolico.

Eppure di più non sento di poter fare.

Ho bisogno di dirti tutte queste cose, perchè tu possa capire che alcune cose che farai saranno giustificate dai vuoti che io, senza volerlo, e soffrendo, ti porto.

Se sentirai di voler distruggere, se avrai bisogno di far male, di urlare, di detestare, di cacciar via. Tu avrai ragione. E io potrò solo capirti.

So che quando non vieni ascoltato ti senti solo, e voglio prometterti che presto arriverò.
So che quando mi allontano da te ti senti perso, e ti prometto che io ti ritroverò.
So bene, purtroppo, che quando io esigo, invece di chiederti, tu hai voglia di distruggere, e ti prometto che ti abbraccerò, ti accompagnerò nel distruggere qualcosa insieme.
So troppo bene che quando urlo sviluppi l'istinto di far del male, e io ti prometto che ti stringerò ancor più forte, amandoti e amando il dolore che proverò e che merito.

Queste cose sono importanti, e voglio dirtele, perchè tu debba sempre sapere da dove deriva il tuo dolore, e io ti prometto che potremo sempre parlare dei miei errori, delle mie scuse che non sanano le nostre ferite ma che, se sincere, potranno gettare le basi di una comunicazione che sì, risana, appaga e libera.

___________________________________________________________________

Ognuno di noi può promettere qualcosa. Meglio una promessa minuscola ma vera.

Accettate di sbagliare, di chiedere scusa. Non cancellerà nulla uno "scusami", ma se sarà accompagnato ogni giorno da un discorso sincero, senza promesse che non si possono mantenere, ma con una grande consapevolezza di ciò che non si riesce a fare, nonostante gli sforzi, allora ogni giorno avrete spostato un masso e vi avvicinerete alla luce.

"scusami se ho urlato, non è colpa tua, so come ti sei sentito: impotente, aggredito, sbagliato. Ed è importante che tu sappia che da quelle urla potrai aver voglia di far male, di tirar fuori la paura che hai provato, l'aggressività che hai vissuto. Ti chiedo di farlo con me, e io ti prometto che ti aiuterò a farlo e a superare questo momento che io stesso ti ho procurato"

Ora tutto questo, potete dirlo a vostro foglio, oppure AL BAMBINO DENTRO DI VOI
❤️

17/06/2025

Come si insegna a chiedere scusa?
Non si insegna. Si mostra.

Voi chiedete scusa dopo che avete alzato la voce? Dopo che avete fatto qualcosa che ha infastidito il bambino?
Per voi potrebbe essere una cosa di poco conto, ma per il bambino potrebbe essere importante.
Voi chiedete scusa invece di far finta di nulla o invece di giustificarvi o invece di minimizzare il suo fastidio?

Esempio banale: avete urtato il bambino. Lui cade e piange.
Gli dite "eh però stai sempre in mezzo!!" O gli chiedete scusa?

Esempio meno banale: vi ha chiesto l'acqua e voi gliel'avete data in un bicchiere che non era quello che avrebbe voluto. Lui piange.
Gli dite "ma che sciocchezza/ma che cosa cambia/e ti arrabbi sempre!/e sei impossibile/ma non è un buon motivo per piangere" o gli chiedete scusa?

Per loro non c'è una scala di valutazione come la vostra.
Se gli avete dato fastidio e gli chiedete scusa, lui imparerà a chiedere scusa quando infastidirà qualcuno.

Un genitore che cerca sempre di giustificarsi o sminuire genererà un bambino che cercherà sempre di giustificarsi e sminuire gli altri.

Un genitore che non chiede mai scusa al bambino ma pretende che il bambino dica scusa ad un altro bambino, genererà un'incoerenza. Una contrapposizione. E quel bambino diventerà un adulto che avrà difficoltà a chiedere scusa.

Un bambino può mai capire che sua madre/padre ha diritto ad alzare la voce con lui, senza dover chiedere scusa, mentre quando lui urla ad un altro bambino "deve" poi chiedere scusa?

Indirizzo

Rome

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