Michele Lanotte - Psicologo Psicoterapeuta

Michele Lanotte - Psicologo Psicoterapeuta Psicoterapeuta Strategico Integrato. Terapeuta EMDR.

CI SONO COSE CHE HO IMPARATO TARDINon tutto va guarito per essere vissuto.Ci sono ferite che non si chiudono: si abitano...
25/09/2025

CI SONO COSE CHE HO IMPARATO TARDI

Non tutto va guarito per essere vissuto.
Ci sono ferite che non si chiudono: si abitano.
E puoi andare avanti
anche con qualcosa che fa ancora male.

Ci sono notti in cui la luce non vince sul buio,
ma gli tiene la mano.
E certe notti non si superano,
si ascoltano.

Ci sono momenti in cui anche i passi fermi sanno dire qualcosa.
E smettere di lottare
non significa arrendersi,
ma scegliere di respirare.

Ho imparato che si può essere fragili e forti
nello stesso istante.
Che la paura non sempre chiede coraggio,
a volte solo una pausa.
E che non tutto quello che trema va aggiustato:
certe crepe servono a far passare l’aria.

Ho imparato che il silenzio non è sempre mancanza,
a volte è un confine gentile.
Che dire “basta” può essere un atto d’amore.
Che dire “resto” può essere una rivoluzione.

Ho imparato che non devo più scegliere
quale parte di me mostrare.
Che ogni mia voce ha diritto di parola,
anche quella che non sa spiegarsi.

E che si può ringraziare
anche con le lacrime agli occhi.
Perché a volte
il dolore e la gratitudine
si stringono piano
senza fare rumore.



𝐼𝓁𝓁𝓊𝓈𝓉𝓇𝒶𝓏𝒾𝑜𝓃𝑒 Lilybris - Cecilia Roda

GLI SPAZI NON VISSUTICi sono zone intere della nostra esistenzache non tocchiamo mai.Non perché non esistano,ma perché c...
22/09/2025

GLI SPAZI NON VISSUTI

Ci sono zone intere della nostra esistenza
che non tocchiamo mai.
Non perché non esistano,
ma perché ci sono sembrate
troppo larghe per noi.
Troppo intense, troppo libere.
Troppo vere.

C’è la vita che viviamo,
quella che sappiamo raccontare,
quella che abbiamo imparato a gestire.
E poi, ai lati,
ci sono tutte le vite che non abbiamo osato vivere.

Le parti di noi che non abbiamo lasciato parlare.
I desideri messi a tacere per compiacere.
Le rabbia che abbiamo ingoiato
fino a farla diventare silenzio.
Le versioni di noi che erano pronte,
ma che non abbiamo avuto il coraggio di essere.

Ogni rinuncia ha lasciato un’orma.
Ogni scelta fatta per paura ha escluso un respiro.
E adesso… viviamo in uno spazio troppo stretto,
dove tutto è contenuto, ma niente è intero.

Eppure quegli spazi ai lati ci chiamano.
Sussurrano.
Come la parte di te che ti guarda ogni sera prima di dormire
e ti chiede se stai davvero vivendo.

Così la guarigione, a volte, non è aggiustare.
È tradire.
Tradire la paura che ti ha tenuto in silenzio.
Tradire la gabbia delle versioni educate di te.
È tornare a prendere ciò che ti sei negato,
rientrare nelle stanze chiuse,
scavare nei sogni che hai seppellito.

Perché sopravvivere non basta.
Ai lati c’è la vita intera.
E non è mai troppo tardi
per entrarci davvero.



𝐼𝓁𝓁𝓊𝓈𝓉𝓇𝒶𝓏𝒾𝑜𝓃𝑒 minillustrazioni_linz

IL DOLORE SA TROVARTICi sono strade che sembrano nuovema hanno lo stesso odore delle vecchie.Stesse curve, stesso vuoto ...
16/09/2025

IL DOLORE SA TROVARTI

Ci sono strade che sembrano nuove
ma hanno lo stesso odore delle vecchie.
Stesse curve, stesso vuoto nello stomaco.
Solo travestite meglio.

Puoi cambiare, città, nome, relazioni, pelle.
Puoi dire che non fa più male.
Bloccare, dimenticare, andare oltre.

Ma quello che non hai guardato
non si lascia aggirare.
Aspetta.
Si traveste da altro.
Torna sotto forma di una nuova relazione,
di una scelta sbagliata,
di un vuoto che non sai spiegare.

La vita ha un modo tutto suo
di riportarti dove hai tremato.
Non dimentica ciò che dentro
non hai mai davvero superato.
Te lo rimette davanti,
per chiederti:
“Vuoi guarire o vuoi continuare a fuggire?”

Ogni incrocio che eviti,
torna con altri nomi
ma con lo stesso dolore in mano.

Perché ogni volta che chiudi gli occhi davanti a ciò che ti ferisce,
gli stai dicendo che ha ancora potere su di te.

Finché fuggirai,
sarai ancora schiavo
di ciò che eviti.

E non è sfortuna.
È un invito.
A non scappare più.
A restare,
a smettere di inventare vie d’uscita
pur di non tornare dove ti sei lasciato.

Perché alcune cose non si superano aggirandole.
Si superano solo attraversandole.

Resta.
Anche se hai paura.
Anche se vorresti correre via.
Anche se hai imparato a sopravvivere chiudendo gli occhi.

Resta.
E chiediti:
“Cosa mi sta chiedendo la vita, ora, attraverso questo?”

Non si tratta di forza.
Si tratta di presenza.

E quando finalmente resti,
non cambia solo la strada.
Cambi tu.



𝐼𝓁𝓁𝓊𝓈𝓉𝓇𝒶𝓏𝒾𝑜𝓃𝑒 lilybris

CI SONO RISPOSTE CHE NON SONO PRONTE.E FORSE NEMMENO TU.Alcune parti di te non hanno ancora parole.Vivono chiuse, come s...
08/09/2025

CI SONO RISPOSTE CHE NON SONO PRONTE.
E FORSE NEMMENO TU.

Alcune parti di te non hanno ancora parole.
Vivono chiuse, come stanze in cui non sei mai entrato.
Non perché non ne hai il coraggio,
ma perché servono occhi nuovi per vederle davvero.
E tempo.

Il tempo che serve a certe verità per diventare abitabili.
Per non ferire.
Per accogliere senza strappare.

Vorresti che il dolore avesse un senso.
Vorresti che certe ferite portassero almeno un perché da tenere in tasca.
Ma non sempre succede.
Non subito.

Ci sono domande che non chiedono soluzioni.
Chiedono di essere abitate.
Con tutta la loro incertezza,
con tutto il loro vuoto.
E anche con quella fame di senso
che a volte pesa più del dolore stesso.

Non correre a colmare.
Non forzare una chiarezza che ancora non sa dove stare.
Resta.
Resta dentro ciò che non si capisce,
dentro ciò che fa male.
Perché certe comprensioni
non arrivano con le parole.
Arrivano con il diventare.

Forse un giorno
non saprai dire quando
ti accorgerai che qualcosa si è spostato.
Che quella domanda non ti fa più male.
Che ci puoi convivere.
O che, in silenzio,
ha trovato da sola la sua risposta
dentro una tua nuova pelle.

E allora capirai
che certe attese non erano tempo perso.
Erano te che crescevi abbastanza
da poterci restare dentro,
senza più tremare.

Capirai che certe domande
non vanno risolte.
Vanno amate.
Perché sono le uniche
che ti tengono in vita mentre tutto si spezza.
Sono le uniche
che ti ricordano che stai cercando,
che vuoi ancora capire,
che stai ancora scegliendo la verità.
Anche quando fa male.



𝐼𝓁𝓁𝓊𝓈𝓉𝓇𝒶𝓏𝒾𝑜𝓃𝑒 lilybris

IL DOLORE VA LASCIATO ANDARE MOLTE VOLTEIl dolore profondo non lo lasci una volta sola.Ti ci misuri infinite volte.Ogni ...
02/09/2025

IL DOLORE VA LASCIATO ANDARE MOLTE VOLTE

Il dolore profondo non lo lasci una volta sola.
Ti ci misuri infinite volte.
Ogni volta credi di averlo lasciato cadere
e ogni volta lo ritrovi tra le mani.

Ti sorprende nei dettagli che non controlli:
un odore, una voce, un gesto.
Torna quando non lo vuoi,
quando pensi di essere libero.
E ogni volta devi lasciarlo andare di nuovo.

Si guarisce non chiudendo per sempre,
ma lasciando andare tutte le volte che serve.
Finché non chiede più spazio.
È una scelta quotidiana.

È continuare con pazienza.
Con la stessa dignità con cui si apre la mano
anche quando vorrebbe stringere.

Un giorno ti accorgi
che non è più lui a trattenerti.
Sei tu che non lo trattieni più.
E in quello spazio, finalmente,
comincia a respirare la tua vita.

A volte, la parte più difficile
non è lasciare andare.
È accettare che dovrai farlo molte volte.
Con la stessa dolcezza,
la stessa promessa,
la stessa forza.



𝐼𝓁𝓁𝓊𝓈𝓉𝓇𝒶𝓏𝒾𝑜𝓃𝑒 minillustrazioni_linz

QUANDO L’AMORE ARRIVA DALLA FERITACi innamoriamo dove siamo stati feriti.Nel punto esatto in cui abbiamo imparato a sopr...
24/08/2025

QUANDO L’AMORE ARRIVA DALLA FERITA

Ci innamoriamo dove siamo stati feriti.
Nel punto esatto in cui abbiamo imparato a sopravvivere.
Dove la pelle è sottile.
Dove qualcosa si è spezzato e non si è mai davvero ricucito.

Il cuore non sceglie a caso.
Va dove pulsa la ferita.
Dove un dolore mai ascoltato
cerca ancora voce
e si illude che, stavolta, potrà guarire.

Ci innamoriamo di chi entra
dove nessuno ha saputo restare.
Di chi sfiora la ferita con la stessa forza
con cui qualcun altro, molto tempo fa, l’ha aperta.

E non è amore.
È un tentativo.
Una ripetizione.
La speranza muta che ciò che ha fatto male
possa finalmente fare bene.

Ma l’amore che nasce dalla ferita
non salva.
Stringe.
Dipende.
Aspetta.
Si consuma nel trattenere
chi non può guarire al posto tuo.

E tu lo chiami amore,
ma stai solo cercando
la scena che non si è mai chiusa.
Ami da lì:
dal punto esatto in cui sei stato abbandonato.
Dal vuoto che spera ancora in un finale diverso.

È un amore che fa male.
Che confonde la salvezza con la dipendenza,
la presenza con la paura di restare soli,
il legame con il nodo.

Ma l’altro non può riscrivere la tua storia.
Può solo amare chi sei adesso.
Se glielo permetti.

E allora capisci:
finché amerai da quella ferita,
non amerai mai davvero.
Cercherai sollievo, non condivisione.
Conferme, non incontro.
Dipendenza, non presenza.

Guarire non è trovare qualcuno che ti salvi.
È smettere di offrire la tua ferita
come unico modo di farti vedere.
È restarci dentro, da solo.
Senza scappare.
Finché non smette di parlare al posto tuo.

Solo allora,
quando non sarà più la ferita a scegliere,
saprai riconoscere un amore che non cura,
perché non ce n’è più bisogno.

Un amore che comincia dove non fa più male.
E saprai riconoscerlo.
Perché non farà tremare la ferita.
Ma respirare il cuore.

𝐼𝓁𝓁𝓊𝓈𝓉𝓇𝒶𝓏𝒾𝑜𝓃𝑒 Lilybris - Cecilia Roda

NON CERCARTI DOVE NON CI SEI PIÙA volte resti a guardare un posto,una relazione, una vecchia versione di tecome se da lì...
22/08/2025

NON CERCARTI DOVE NON CI SEI PIÙ

A volte resti a guardare un posto,
una relazione, una vecchia versione di te
come se da lì potesse ancora arrivare qualcosa.

Ma quello che eri non abita più lì.

Ci sono luoghi che ti hanno definito,
persone che ti hanno acceso e spento,
momenti che ti hanno strappato via pezzi
che poi hai dovuto ricostruire da solo.

Eppure continui a tornarci col pensiero,
come se potessi recuperare qualcosa
che ti è scivolato tra le mani.

Se provi a trovarti lì,
troverai solo la tua ombra:
la parte che hai lasciato morire per sopravvivere.

A un certo punto bisogna smettere di rovistare tra le ceneri per sentirsi vivi.
Smettere di confondere le ferite con l’identità.

Tu non sei il dolore che hai attraversato.
Non sei nemmeno il vuoto che ti hanno lasciato.

Se vuoi ritrovarti, guardati qui:
nei passi che hai fatto per rialzarti,
nel respiro che hai protetto
quando tutto crollava,
nella pelle nuova che brucia,
nella parte che trema e non finge.

Non cercarti dove non ci sei più.
Perché lì sei già morto.

Cercati in ciò che hai lasciato andare,
in ciò che hai imparato a non inseguire più.
Perché crescere, a volte,
è smettere di tornare.

E allora sì, cercati adesso:
nel rischio che ti fa paura,
nell’incertezza che non mente,
nella vita che, anche senza rumore,
ti sta chiedendo di nascere ancora una volta.

Perché lì sei vivo.
Lì sei vero.
Lì ti stai ritrovando.



𝐼𝓁𝓁𝓊𝓈𝓉𝓇𝒶𝓏𝒾𝑜𝓃𝑒 indigestionedarte

IL TEMPO GIUSTONon è sempre il momento di restare.Ci sono giorni in cui bisogna accettare che non è più tempo.Non è più ...
17/08/2025

IL TEMPO GIUSTO

Non è sempre il momento di restare.
Ci sono giorni in cui bisogna accettare
che non è più tempo.
Non è più tempo di spiegare, di trattenere, di sistemare ciò che continua a ferirti.

C’è un tempo per provarci con tutta la pelle.
E un tempo per non farlo più.

A volte, guarire è smettere di insistere.
È riconoscere che certe cose non torneranno come prima e che non devono.

C’è un tempo per piangere,
e uno in cui le lacrime non ti serviranno più.
Un tempo per ricordare e
sentire ancora mancare l’aria,
e un altro in cui tornerai a respirare
senza accorgertene.

Un tempo per demolire quello che non ti appartiene più,
e uno per costruire ciò che ti assomiglia.
Un tempo per allontanarti da chi non ti sceglie,
per smettere di bussare dove non c’è risposta,
per non spiegarti più.

Perché anche l’amore può ferire
quando resta troppo oltre il suo tempo

E c’è anche un tempo per tornare:
a te, alla parte
che avevi dimenticato di meritare,
al passo che non hai avuto il coraggio di fare
quando ancora pensavi
che restare fosse amore.

Per ogni cosa c’è il suo tempo.
Anche per ricominciare da sé.
Anche per scegliere, una volta tanto,
di essere il luogo dove si resta
e non da cui si scappa.

Non affrettare nulla,
ma non restare dove ti stai spegnendo.
Perché il tempo giusto non fa rumore,
ma lo riconosci.
È quello in cui, all’improvviso,
non ti serve più una ragione per andartene.
Ti basta sentire che hai diritto ad essere felice.



𝐼𝓁𝓁𝓊𝓈𝓉𝓇𝒶𝓏𝒾𝑜𝓃𝑒 lilybris

CAMBIARE PELLE FA MALEFa male perché non si lascia andare solo la pelle.Si lasciano storie, odori, gesti che credevi par...
13/08/2025

CAMBIARE PELLE FA MALE

Fa male perché
non si lascia andare solo la pelle.
Si lasciano storie, odori,
gesti che credevi parte di te.
Fa male perché per un po’ resti n**o,
esposto, vulnerabile,
mentre ti chiedi se avrai abbastanza forza
per diventare nuovo.

Eppure cambiare pelle
è l’unico modo
per non marcire dentro.
Non puoi crescere
se resti stretto in ciò che ti proteggeva,
ma ormai ti soffoca.

E in questo processo strano e imperfetto,
mi piace pensare che,
in qualche momento della nostra vita,
siamo stati importanti per qualcuno;
il punto fermo nel caos,
il pensiero che tornava
ogni volta che chiudeva gli occhi,
quella persona che, senza dirlo,
ha cambiato il modo in cui guardava le cose.

Forse lo siamo ancora,
anche se abbiamo cambiato pelle,
anche se non siamo più quelli che hanno amato.
Perché ciò che è stato vero
non smette di esistere quando cambia forma:
si trasforma, resta inciso nella memoria di chi l’ha toccato.

E allora sì, cambiare pelle fa male.
Ma è un dolore che porta con sé
tutta la vita che ci ha attraversato,
e tutta quella che, ancora, deve arrivare.



𝐼𝓁𝓁𝓊𝓈𝓉𝓇𝒶𝓏𝒾𝑜𝓃𝑒 minillustrazioni_linz

DECIDERE È UN ATTO DI SEPARAZIONENon è una scelta.È un taglio.Un addio.Quando decidi davvero, qualcosa muore.Un’abitudin...
31/07/2025

DECIDERE È UN ATTO DI SEPARAZIONE

Non è una scelta.
È un taglio.
Un addio.

Quando decidi davvero, qualcosa muore.
Un’abitudine.
Un legame che non regge più.
Un pezzo della tua identità
che non ti assomiglia da tempo.

E non c’è niente di romantico nel farlo.
Fa male.
A volte ti sembra di stare sbagliando tutto.
Perché la mente grida: “Torna indietro!”
Ma il corpo…
il corpo lo sa che è l’unico modo
per restare vivo.

Ci sono decisioni che non ti rendono felice.
Ti rendono intero.
Che non portano subito luce.
Ma almeno smettono
di farti tremare le mani ogni sera.

Tagli.
Non per ferire.
Ma per non sanguinare più.

Tagli.
Perché non sei nato per restare in ginocchio davanti a un passato che non ti guarda più.

Decidere è come strapparsi la pelle cucita addosso da altri.
È restare nudi.
Veri.
Anche se fa freddo.
Anche se fa paura.

E poi succede.
Dopo giorni di silenzio,
di dubbi,
di notti intere a guardare il soffitto
come se fosse un giudice:
succede.

Qualcosa respira.
Dentro.
Una voce più antica del dolore.
Una parte di te che non chiedeva vendetta,
ma verità.

Perché non c’è futuro senza un addio.
E certe rinascite
non hanno profumo di fiori,
ma odore di pelle bruciata.

Eppure sono le più vere.
Quelle che ti lasciano sporco di coraggio.
E finalmente tuo.

CI HANNO INSEGNATO A TEMERE IL CUORE QUANDO SI SPEZZAA osservare le crepe, ad aspettare che smetta di far male.E spesso ...
24/07/2025

CI HANNO INSEGNATO A TEMERE IL CUORE QUANDO SI SPEZZA

A osservare le crepe, ad aspettare che smetta di far male.
E spesso lo fa. Con il tempo, con l’abitudine.
Il cuore si aggiusta, si piega, si adatta.
Batte ancora, anche se non è più lo stesso.

Ma la mente… la mente no.
La mente tiene il conto.
Conserva le parole, le assenze,
le persone che hai perso
e quelle che ti hanno ferito.

Rivive gli sguardi che ti hanno lasciato vuoto,
ti fa abitare la scena come se fosse ancora adesso,
anche se tutto è finito da un pezzo.

È lì il dolore più profondo:
nel tempo silenzioso che non si arrende,
nel capitolo che ogni giorno si riapre
senza chiedere permesso.

Prendersi cura della mente è un atto sacro.
Non è pensare positivo.
È scegliere dove abitare dentro di te.
È riconoscere il dolore, accoglierlo,
ma non lasciargli decidere chi sei.

È dire:
“Sì, è successo. Mi ha cambiato.
Ma non mi definisce più.”

Non si cancellano i ricordi.
Ma si può smettere di abitarli come unica casa.
Si può dare spazio a ciò che c’è adesso:
alle cose piccole che non chiedono niente,
che accadono oggi, non nel passato.

Perché quando la mente smette di stringere il dolore,
il cuore ricomincia a ba***re per il presente,
non per quello che ha perso.
E tu puoi tornare a respirare.



𝐼𝓁𝓁𝓊𝓈𝓉𝓇𝒶𝓏𝒾𝑜𝓃𝑒 minillustrazioni_linz

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