SanitariAssistenza Roma IXº e Xº Mun.

SanitariAssistenza Roma IXº e Xº Mun. Assistenza anziani, in particolare per demenze cognitive (Alzheimer, Parkinson, etc...)

Uno stralcio della lettera di Giovanni Paolo II agli Anziani, scritta in occasione della celebrazione dell'Anno Internaz...
23/06/2023

Uno stralcio della lettera di Giovanni Paolo II agli Anziani, scritta in occasione della celebrazione dell'Anno Internazionale dell'Anziano (1999)

Ai miei fratelli e sorelle anziani!

… Se ci soffermiamo ad analizzare la situazione attuale, constatiamo che presso alcuni popoli la vecchiaia è stimata e valorizzata; presso altri, invece, lo è molto meno a causa di una mentalità che pone al primo posto l'utilità immediata e la produttività dell'uomo. Per via di tale atteggiamento, la cosiddetta terza o quarta età è spesso deprezzata, e gli anziani stessi sono indotti a domandarsi se la loro esistenza sia ancora utile.

… A mano a mano che, con l'allungamento medio della vita, la fascia degli anziani cresce, diventerà sempre più urgente promuovere questa cultura di una anzianità accolta e valorizzata, non relegata ai margini. L'ideale resta la permanenza dell'anziano in famiglia, con la garanzia di efficaci aiuti sociali rispetto ai bisogni crescenti che l'età o la malattia comportano. Ci sono tuttavia situazioni, in cui le circostanze stesse consigliano o impongono l'ingresso in “case per anziani”, perché l'anziano possa godere della compagnia di altre persone e usufruire di un'assistenza specializzata. Tali istituzioni sono pertanto lodevoli, e l'esperienza dice che possono rendere un servizio prezioso, nella misura in cui si ispirano a criteri non solo di efficienza organizzativa, ma anche di affettuosa premura. Tutto è in questo senso più facile, se il rapporto stabilito con i singoli ospiti anziani da parte di familiari, amici, comunità parrocchiali, è tale da aiutarli a sentirsi persone amate e ancora utili per la società. E come non inviare qui un ammirato e grato pensiero alle congregazioni religiose ed ai gruppi di volontariato, che si dedicano con speciale cura proprio all'assistenza degli anziani, soprattutto di quelli più poveri, abbandonati o in difficoltà?

CHI E’ IL MIGLIORE MEDICO?  QUAL E’ IL FARMACO PIU’ EFFICACE?Molto spesso al manifestarsi della malattia, o al suo aggra...
20/06/2023

CHI E’ IL MIGLIORE MEDICO? QUAL E’ IL FARMACO PIU’ EFFICACE?

Molto spesso al manifestarsi della malattia, o al suo aggravamento, l’istintiva (e ben comprensibile) reazione del familiare è quella di cercare il miglior neurologo, il miglior geriatra o il farmaco più efficace, nella comprensibile speranza di individuare un rimedio davvero valido.
Purtroppo spesso questa “panacea” è un’utopia, una semplice chimera, tranne quei pochi casi in cui davvero il professionista a cui ci si è affidati sia realmente poco competente o la terapia sbagliata.
Per questo il miglior medico, il migliore farmaco, la migliore cura è soltanto nell’Amore.
Perché il malato ha sempre un fondo di consapevolezza che gli fa percepire che la vita gli sta scivolando via, che la perdita di autonomia è ineluttabile, che non ha il controllo e che non avrà più quanto aveva prima. Di fronte a queste sensazioni sarebbe strano non ci fosse una risposta, e spesso quella risposta è ansia e nervosismo. Per questo la migliore cura è l’Amore, lo stare vicino fisicamente, il rimanere sempre dolci, calmi, anche fingendo di non essere altrettanto disorientati, tristi e magari arrabbiati con la malattia e con tutto ciò che essa comporta. E’ Amore anche e soprattutto questo.
Ed è proprio la cura migliore che possiamo somministrare a chi amiamo.

Un validissimo aiuto...Anzi, due!
20/06/2023

Un validissimo aiuto...
Anzi, due!

PERCHE’ SANITARIASSISTENZA?Perché le associazioni per le malattie degenerative sono diverse, ma spesso fisicamente lonta...
20/06/2023

PERCHE’ SANITARIASSISTENZA?
Perché le associazioni per le malattie degenerative sono diverse, ma spesso fisicamente lontane dai bisogni assistenziali degli ammalati.
Perché gli operatori sanitari che hanno un’effettiva esperienza e capacità nel trattamento di questi pazienti sono pochissimi.
Perché le migliori terapie non farmacologiche per i malati di demenza sono quelle non differite all’aggravarsi della situazione.
Perché solo la prossimità può garantire cure efficaci, ed il rallentamento dell’evoluzione della patologia giorno per giorno, a costi bassi.
Perché i caregiver familiari hanno un estremo bisogno di un sostegno, sia per il benessere del malato che per il loro stesso stato di salute.

13/06/2023

La Senatrice Tilde Minasi ha incontrato i familiari dei pazienti affetti da demenze cognitive.

Sintetizziamo le questioni salienti:
- Tutela del malato (n.d.r. diritto fondamentale tutelato dall'art. 32 della nostra Costituzione);
- Strategie di rallentamento dell'evoluzione della malattia;
- Riconoscimento della figura del caregiver;
- Ultimo (ma non meno importante!) il rafforzamento strutture e la creazione/formazione di personale specializzato.

La speranza, si sa, è che alle parole seguano atti concreti...
Anche in relazione a quanto recentemente ammesso dal dott. Nicola Vanacore, direttore dell’Osservatorio Demenze dell’ISS, sulla CRITICITA' dell'attuale offerta sanitaria.

https://www.iss.it/-/comunicato-stampa-n%C2%B0-21/2023-demenze-un-indagine-iss-traccia-il-profilo-dei-centri-dedicati-cinque-professionisti-per-ogni-struttura-un-quarto-%C3%A8-aperto-un-giorno-a-settimana?fbclid=IwAR3EsHz3RMOmQYWaqvuW5_Xw4ddAMmJpiY9M96GpfGIygs8Dl3GO7JwZ-QE

https://www.iss.it/-/comunicato-stampa-n%C2%B0-21/2023-demenze-un-indagine-iss-traccia-il-profilo-dei-centri-dedicati-ci...
10/06/2023

https://www.iss.it/-/comunicato-stampa-n%C2%B0-21/2023-demenze-un-indagine-iss-traccia-il-profilo-dei-centri-dedicati-cinque-professionisti-per-ogni-struttura-un-quarto-%C3%A8-aperto-un-giorno-a-settimana

Comunicato Stampa 2023 dell'Istituto Superiore di Sanità

Un'indagine dell'Osservatorio Demenze dell'ISS ha evidenziato che ben 1/4 del totale dei CDCD (centri per i disturbi cognitivi e le demenze) è aperto UN SOLO giorno a settimana...
E in Italia attualmente abbiamo circa 2 milioni di pazienti con demenza e secondo proiezioni dell'OMS nei paesi occidentali i casi potrebbero triplicarsi nei prossimi 30 anni, mentre non esistono terapie farmacologiche risolutive.

“Questi dati fotografano le criticità dell’offerta sanitaria presente in Italia per i CDCD sia per quanto riguarda il numero complessivo di professionisti che per la scarsità di altre tipologie di professionisti diverse dai medici – osserva Nicola Vanacore, direttore dell’Osservatorio Demenze dell’ISS –. In una logica di sanità pubblica è fondamentale poter disporre nei CDCD, un nodo cruciale per la diagnosi e la presa in carico delle persone con demenza, di un maggior numero di professionisti e di personale con diversi profili al fine di poter valorizzare sempre più un lavoro di equipe interprofessionale e di renderlo disponibile e capillare in tutto il territorio nazionale. Si tratta di dati molto importanti poiché parliamo di un problema che coinvolge in Italia circa due milioni di persone con disturbo cognitivo lieve o demenza e circa tre milioni di italiani, tra familiari e caregiver, che vivono con loro”.

Pubblicato 22/03/2023 - Modificato 22/03/2023 Circa la metà dei centri aperti cinque giorni a settimana al Nord Negli oltre 500 Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze (CDCD) sparsi sul...

Facciamo quello che amiamo e lo facciamo con passione e competenza, perchè le malattie cognitive hanno coinvolto i nostr...
10/06/2023

Facciamo quello che amiamo e lo facciamo con passione e competenza, perchè le malattie cognitive hanno coinvolto i nostri stessi familiari.
La nostra caratteristica è quella di offrire un servizio di prossimità alle famiglie del IX e X Municipio, per garantire un’elevata affidabilità ed una presenza costante anche in diversi momenti della giornata (sveglia, igiene personale, riabilitazione fisica e cognitiva, attività ricreative, preparazione e somministrazione pasti).
Assistiamo i familiari nella valutazione e nella corretta somministrazione delle terapie, con un'esperienza consolidata in pazienti multipatologici (come spesso accade nei pazienti affetti da demenze).
Disponibilità anche ad eventuali accompagnamenti per visite mediche e diagnostica.
Formazione ed affiancamento ai familiari e/o al badante convivente, per permettergli la migliore interazione e cura del paziente.
Valutazione di piani di assistenza individuali per ovviare ai costi spesso proibitivi delle cure private.

https://www.youtube.com/watch?v=WG5LNZVWrpALa "sindrome del tramonto"Un problema piuttosto serio nei pazienti con demenz...
10/06/2023

https://www.youtube.com/watch?v=WG5LNZVWrpA

La "sindrome del tramonto"

Un problema piuttosto serio nei pazienti con demenza è quello dell’alterazione del ritmo sonno-veglia, così come quello del nervosismo che si manifesta la sera.
Sono disturbi psicologico-comportamentali piuttosto comuni che creano grossi disagi, oltre che al paziente, anche ai familiari: la difficoltà a prendere sonno è sia causa che effetto della agitazione che si manifesta, o si accresce, nelle ore serali e che può rivelarsi decisamente pericolosa in quanto il paziente tende a girovagare senza meta sia in casa che fuori da essa, come volesse fuggire da un ambiente che gli dà ansia e ritiene non sicuro, e qualora riescano ad uscire questo comporta davvero un serio pericolo.
E’ un fenomeno clinico piuttosto comune, chiamato sindrome del tramonto (il c.d. “sundowning syndrome”), che si verifica quando inizia a fare buio o quando l’anziano si trova in ambienti poco illuminati. La diminuzione dell’illuminazione fa perdere al malato i suoi punti di riferimento e altera la sua visione dello spazio circostante, che viene percepito come un luogo estraneo, ostile, pericoloso, da cui fuggire. Gli stessi effetti si riscontrano anche in conseguenza di un cambiamento dell’ambiente familiare, come in occasione dei ricoveri.

Oltre alla somministrazione di melatonina (che studi clinici hanno rilevato essere utile) e ad altri farmaci (il cui dosaggio va continuamente regolato, poiché le condizioni e le necessità si evolvono costantemente), l'approccio privilegiato di fronte a queste problematiche comportamentali “notturne” resta quello non farmacologico, che si basa su una serie di modifiche dell'ambiente e delle abitudini di vita del paziente oltre che, naturalmente, sempre su una relazione rassicurante con il caregiver.
Fondamentale è agire in chiave preventiva, modificando tutti quei fattori che concorrono a scatenare i disturbi. Tra questi ci sono la scarsa illuminazione nelle ore serali, il rumore intenso, ed attività troppo impegnative che mettono il paziente in uno stato di iperattività e che possono favorire nervosismo e agitazione.

Accorgimenti efficaci per contrastare la sindrome del tramonto:
• Evitare i pisolini pomeridiani per non alterare il corretto ritmo circadiano, favorendo il corretto riposo notturno.
• Coinvolgere il malato in attività piacevoli durante la giornata, in modo che arrivi alla sera sufficientemente stanco da riuscire a dormire. Un moderato esercizio fisico è sempre molto utile, compatibilmente con lo stato di salute del paziente.
• Stabilire una routine quotidiana, con orari precisi per i pasti e per andare a letto.
• Nelle ore serali, evitare attività complesse o che richiedono eccessiva concentrazione, privilegiando hobby rilassanti, in grado di conciliare il riposo notturno, come la musicoterapia.
• Mantenere la casa ben illuminata la sera.

Insieme alle soluzioni preventive ed ambientali, le strategie comunicative e relazionali adottate dai caregiver sono fondamentali, sia per prevenire i disturbi comportamentali, sia per gestire tali disturbi al meglio nel momento in cui si manifestano.

Il dott. Giovanni Frisoni, neurologo e riconosciuto esperto internazionale, parla delle cause e della gestione dei disturbi del comportamento per la malattia...

I disturbi del linguaggio.Comuni a tutti i pazienti con demenza sono le difficoltà di linguaggio, che possono manifestar...
09/06/2023

I disturbi del linguaggio.

Comuni a tutti i pazienti con demenza sono le difficoltà di linguaggio, che possono manifestarsi in modo diverso da persona a persona.
Inizialmente il paziente mostra difficoltà a trovare la parola giusta, magari parla di albero quando vuole dire tavolo o sedia (dimenticando parole semplici e sostituendole con altre improprie), o può non ricordarsi cosa stava per dire e spessissimo non riesce a seguire soprattutto la conversazione tra più persone.
Perciò, nelle fasi avanzate della malattia acquistano rilievo e importanza le modalità non verbali di comunicazione: lo sguardo ed il contatto fisico, ma curando sempre attentamente il tono di voce con cui gli parliamo.

Passeremo quindi "dalla parola alla carezza", perché la persona con demenza, con l’avanzare della malattia, potrebbe non essere in grado di recepire correttamente quanto gli venga detto.
La consapevolezza di tale difficoltà di comprensione è molto frustrante per il malato, ed è per questo molto importante che il familiare adatti continuamente, con elasticità e sensibilità, le proprie modalità comunicative, parlando con chiarezza, molto lentamente, usando frasi brevi e semplici, possibilmente accompagnando il linguaggio verbale con la gestualità.
Quando il soggetto con demenza commette degli errori, spesso è difficile stabilire se questi siano da imputare all’incapacità data dalla malattia o ad “antiche” cattive abitudini (spesso sentiamo il familiare dire: “Ha sempre voluto fare come gli pare…!”).
Ad ogni modo si dovrebbe sempre evitare di sottolineare tali mancanze e di accusare il malato di mancanza di volontà o di impegno perché questo atteggiamento ha sempre e solo conseguenze peggiorative, poiché il paziente percepisce benissimo le critiche, rispondendo sempre con negatività.
Anche nelle fasi avanzate della malattia i pazienti con demenza sono in grado di recepire i messaggi non verbali e la vicinanza/distanza emotiva, perciò i familiari possono sempre contare su questo canale comunicativo per trasmettere loro affetto e vicinanza, e così tranquillizzarli, ottenendo buoni risultati.

LE MALATTIE DEGENERATIVE NON GUARISCONO MA…Con il giusto atteggiamento e le dovute accortezze possiamo rallentarne, e di...
09/06/2023

LE MALATTIE DEGENERATIVE NON GUARISCONO MA…
Con il giusto atteggiamento e le dovute accortezze possiamo rallentarne, e di molto, l’evoluzione.
Tutto parte con il non “fingere” che tutto vada bene solo perché il paziente si mantiene sufficientemente autonomo ed i risvolti della malattia non sono -al momento- gravi: bisogna quindi agire anziché aspettare l’inevitabile peggioramento.
Un articolo interessante sull’accettazione della malattia: https://lacuradeltempo.com/blog-detail/post/137849/diagnosi-di-alzheimer--laccettazione

CONOSCERE LE DEMENZE (dall’Osservatorio dell’Istituto Superiore di Sanità)Il termine demenza indica un insieme di segni ...
09/06/2023

CONOSCERE LE DEMENZE (dall’Osservatorio dell’Istituto Superiore di Sanità)

Il termine demenza indica un insieme di segni e sintomi in cui almeno una o più capacità mentali vengono compromesse. Ai sintomi cognitivi si accompagnano anche sintomi comportamentali quali depressione, apatia, agitazione, aggressività, vagabondaggio, affaccendamento, deliri, allucinazioni, ecc… Le demenze sono causate da numerose malattie, ma è tuttavia possibile descrivere alcune caratteristiche comuni a molte forme di demenza:
• sono croniche, in una persona affetta da demenza si può intervenire, allo stato attuale, sui sintomi, ma non è possibile far regredire la malattia che ne è causa;
• sono solitamente progressive, da una fase iniziale si assiste ad un progressivo peggioramento, in un arco molto variabile di tempo (da pochi mesi a molti anni).
Le demenze vengono dette primarie quando sono causate da malattie come, ad esempio, la malattia di Alzheimer, la demenza a corpi di Lewy, la demenza fronto-temporale, la malattia di Parkinson, il morbo di Huntington. In altri tipi di demenza, dette secondarie, la sindrome è conseguenza di condizioni che causano il deterioramento cognitivo come effetto secondario; ad esempio l’ictus o le demenze multi-infartuali.

La demenza è fra le prime cause di disabilità e perdita di autonomia fra le persone anziane. Oltre che sui malati, le demenze hanno enormi ricadute sanitarie, sociali ed economiche, anche sulle persone che si prendono cura di loro (caregiver).

Sebbene molte delle malattie che causano demenza si manifestino con più frequenza al di sopra di 65 anni, e in misura ancora maggiore al di sopra degli 80 anni, queste malattie non rappresentano una fase del normale processo di invecchiamento.

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Rome

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