10/06/2024
"Non siamo qui per temere il futuro, siamo qui per crearlo." -Barack Obama, 44° Presidente degli Stati Uniti
"Non è mai troppo tardi per essere ciò che avresti voluto essere"
- George Eliot
Viviamo la nostra vita di fatto ipnotizzati dalle nostre narrazioni, inconsapevoli di essere persi nelle creazioni della nostra mente. Crediamo ciecamente alle storie che ci raccontiamo delle nostre esperienze di vita, su chi siamo e sulle nostre possibilità nel mondo.
Come i nostri sogni, i nostri pensieri offrono narrazioni avvincenti cui non sappiamo resistere ma, se vogliamo, possiamo imparare a riconoscerle come storie e non essere più limitati da esse.
Diventando consapevoli di come la nostra mente ci racconta delle storie e di come ci spinge a seguirle senza alcuna prova concreta che esse corrispondano alla realtà oggettiva, possiamo liberarci dal loro incantesimo.
Nel tentativo di trovare una spiegazione e di dare un significato alle cose che ci accadono nonché di aiutarci a dare un senso al mondo e alla nostra vita, la mente intreccia continuamente storie con tutto ciò che incontra.
Ma perché ci raccontiamo delle storie?
Passiamo gran parte della nostra vita a raccontare a noi stessi, nella nostra testa, una storia semplificata su chi siamo e perché siamo chi crediamo di essere. Spesso si tratta di una storia imprecisa, in cui abbelliamo i nostri punti di forza e nascondiamo i nostri difetti, oppure, al contrario, esageriamo i nostri difetti e nascondiamo i nostri punti di forza. Le ragioni per cui lo facciamo sono complesse ma per lo più si tratta di un modo per cercare di spiegare quelle nostre emozioni e quei comportamenti che non ci piacciono; di solito incolpiamo gli altri della loro origine accusandoli di esperienze in genere mai accadute o, almeno, non nel modo in cui le raccontiamo! Come si sa, è sempre più facile vedere la pagliuzza nell’occhio dell’altro che il palo nel proprio.
Una volta che ci si è convinti della veridicità delle nostre storie diventa difficile liberarsene; più le raccontiamo più vi ci incastriamo, più il nostro comportamento le riflette. Prendiamo per vangelo una visione troppo semplificata e pesantemente distorta di noi stessi, degli altri e del mondo e ci conformiamo ad essa finendo per interpretare il personaggio che racconta. La narrazione diventa cosi un profezia che si auto-avvera.
Se la storia dice che siamo inferiori recitiamo la parte di chi si sente inferiore, se dice che non troveremo mai il vero amore passeremo la vita senza riuscire a trovarlo, se dice che la vita è una lotta in salita ci troviamo a recitare la parte di qualcuno in eterna lotta. Interpretiamo i nostri ruoli da premi Oscar e non perché siamo bravi attori, ma perché siamo così convinti dalla narrazione che ci dimentichiamo che stiamo solo recitando.
- Quale personaggio interpreti tu?
- Sei il romantico dal cuore perennemente spezzato che continua ad avere relazioni sbagliate?
- O forse sei il romantico eternamente single che non riesce a trovare un partner adatto.
- Quale è lo status sociale del tuo personaggio?
- Sei un personaggio insignificante o un capobranco, sfortunato o fortunato?
- Sei l'eroe della tua storia o il cattivo o forse la vittima?
Porsi queste domande può aiutarti a capire come il tuo cervello tesse la narrazione della tua vita.
Una volta che ci rendiamo conto del personaggio che stiamo interpretando e della storia che ci raccontiamo, cosa succede?
Come possiamo abbandonare il ruolo che ci impone “la nostra storia” e liberarci dai suoi condizionamenti?
Diventare consapevoli significa rendersi conto che ciò che si sta vivendo è interamente una creazione della propria mente e allora la narrazione si arresta perché diventa irrilevante perché non essendo reale non ha più senso seguirla.
Ma siamo in grado di vedere che tutte le storie che ci siamo raccontati per tutta la vita sono solo finzioni, vagamente basate su una storia vera? Siamo in grado di vedere che le narrazioni della società sono altrettanto fittizie? Siamo pronti a lasciare il nostro teatro? Cosa c'è là fuori?
Quelli che sono riusciti a lasciare il loro "teatro" raccontano di grandi tesori fuori da quei teatri, tesori che permettono di trascendere la nostra sofferenza quotidiana, raccontano della capacità di vedere oltre l'illusione di un sé separato dal mondo e di una mente che rimane in contatto con la vera natura della realtà.
Vi propongo di fare queste scoperte insieme ad altri perché è più facile scoprire la verità nascosta dentro le storie che ci raccontiamo, che in realtà sono solo “storielle” con l’aiuto di persone che, si, anche loro hanno le loro storielle, ma non sono coinvolte nelle nostre. Nessuno vede la propria ombra ma tutti possiamo vedere l'ombra dell'altro e fargliela conoscere.
Per l'autunno sto preparando l'inizio di nuovi gruppi che lavoreranno sui seguenti temi.
-Conoscere e riscrivere le storie della propria vita per il futuro che voglio costruire
-Preparazione ipno-gruppo-analitica al parto e alla genitorialità
Potete avere informazione dettagliate sul sito scrivere a: contact@noesi.info
Sono psicologa clinica e di comunità. Tutte le informazioni dettagliate si trovano su www.noesi.info