Dott. Domenico Berardi, Psicologo

Dott. Domenico Berardi, Psicologo Sono uno Psicologo e Ipnologo clinico, esperto in Sessuologia e Dipendenze. Utilizzo tecniche Strategiche, Sistemiche, Cognitivo-comportamentali.

Sono convinto che per ogni problema esista una soluzione e che questa sia possibile trovarla insieme.

12/08/2025

Aveva il quoziente intellettivo più alto mai registrato—ma la chiamavano “sbagliata”.

Marilyn vos Savant detiene un record che ancora oggi stupisce: il quoziente intellettivo più alto della storia—un incredibile 228. È molto al di sopra di Einstein, Hawking e persino Elon Musk. Ma nonostante la sua intelligenza straordinaria, Marilyn divenne oggetto di scherno per una risposta a un puzzle apparentemente semplice. Ma aveva ragione fin dall'inizio.

Fin da giovane, Marilyn era chiaramente diversa. A 10 anni aveva:

1.- Memorizzato interi libri
2.- Letto tutti i 24 volumi dell'Enciclopedia Britannica
3.- Ottenuto un punteggio di QI così alto da superare i limiti dei test

Frequentò la scuola pubblica, abbandonò l'Università di Washington dopo 2 anni per aiutare l'attività di famiglia, e sembrava destinata a una vita tranquilla e ordinaria.

Fino al 1985.

Quell'anno, il Guinness dei Primati la inserì con il quoziente intellettivo più alto mai misurato. Improvvisamente, era ovunque—sulle copertine delle riviste, in TV a tarda notte.

Poi arrivò quella domanda, nel settembre del 1990: Il Problema di Monty Hall.

Ecco come funziona:

Sei in un gioco a premi. Ci sono 3 porte. Dietro una c'è un’auto; dietro le altre due, capre. Scegli una porta. Il conduttore (che sa cosa c'è dietro ciascuna) apre un'altra porta, rivelando una capra. Ti chiede: “Vuoi cambiare la tua scelta con l'altra porta non aperta?”

Dovresti cambiare? La risposta di Marilyn: Sì, dovresti.

E il mondo impazzì.

Ricevette oltre 10.000 lettere, tra cui quasi 1.000 da dottori di ricerca—molti furiosi, deridendola:

1.- “Sei tu la capra!”
2.- “Hai fatto un errore, e grosso.”
3.- “Forse le donne semplicemente non capiscono la matematica.”

Ma... aveva ragione.

I calcoli confermano:

1.- Se scegli l’auto all'inizio (1 probabilità su 3), cambiare significa perdere.
2.- Ma se scegli una capra (2 probabilità su 3), cambiare ti fa vincere l’auto.

Quindi, statisticamente, cambiare ti dà 2 probabilità su 3 di vincere.

Alla fine, persino il MIT e i MythBusters fecero delle simulazioni. Confermarono: Marilyn aveva assolutamente ragione.

Alcuni critici si scusarono. Altri rimasero in silenzio.

Nonostante le critiche pubbliche, Marilyn non ha mai smesso di scrivere o di pensare. Vede la sua intelligenza come un dono—ma ammette che può essere isolante.

“Non c'è nessuno a cui rivolgermi quando ho bisogno di risposte.”

13/07/2025

"L’unica cosa che ho imparato da quando ero bambino l’ho imparata dalla guerra, che ho visto e sofferto, è che bisogna lavorare in gruppo, che l’io è un impiccio, non un aiuto".
Saggista, scrittore, educatore, giornalista e animatore culturale: ci ha lasciato Goffredo Fofi e oggi ci sentiamo tutti quanti più soli. La sua voce, critica e appassionata, ci mancherà profondamente. Ma le sue parole, i suoi libri, le sue battaglie continueranno a parlarci.

21/06/2025
18/06/2025

Amare un genitore che non sa amare.

Lo amavi perché è tua madre (o tuo padre): non avevi scelta.

L'amore per un genitore non si decide, si vive, è biologico, istintivo, inevitabile.

Anche quando loro non sanno ricambiarlo, anche quando il loro amore era vuoto, ma tu eri un bambino e i bambini amano i loro genitori, sempre, anche quando sono mostri.

Anche quando i loro genitori non sanno amare.

Da bambino non puoi permetterti di non amarli: dipendi da loro per sopravvivere.
Il tuo cervello deve convincersi che quell'amore freddo sia normale, che quelle briciole siano un banchetto.

Non hai alternative.

O li ami o muori dentro.

E così scegli di amarli ogni singolo giorno.

Il paradosso più crudele: più loro sono incapaci di amarti, più tu ti sforzi di meritare il loro amore.

Diventi perfetto/a, invisibile, silenzioso/a.

Se solo fossi più bravo/a (pensi) forse mi amerebbero!

Ma non puoi insegnare l'amore a chi non ha mai imparato cosa significhi.

E così cresci diviso in due: una parte di te (il Bambino/a che sei stato) ama disperatamente; l'altra parte sa la verità... che il loro amore è come una stanza vuota.

Ma, ammettere che loro non ti amino davvero, significa ammettere di essere solo/o al mondo.

E' troppo. Troppo.

Così da adulto impari a vivere nel paradosso: ad amare chi ti ferisce, a cercare calore nel ghiaccio, a vedere amore dove c'è solo dovere, o peggio, indifferenza. Impari che amare significa soffrire in silenzio; che essere amati è un lusso che non ti puoi permettere.

Ma il tuo corpo ricorda: quando qualcuno ti tratta con freddezza ti senti a casa, quando qualcuno è emotivamente assente, lo riconosci come amore.

E' il paradosso che ti porti dentro: cerchi negli altri lo stesso vuoto che ti ha cresciuto/a, perché è l'unico amore che il tuo sistema conosce.

C'è una responsabilità dolorosa da riconoscere: scegli chi conferma la tua storia; i partner emotivamente assenti non capitano per caso, li riconosci, li selezioni, li tieni perché l'intimità vera terrorizza chi non l'ha mai conosciuta.

Meglio il vuoto familiare che il pieno sconosciuto.

Riconosci l'amore disfunzionale come un segugio, lo fiuti nell'aria, lo vedi in come non ti guardano, in come ti sfamano a briciole, non per masochismo, ma perché il tuo sistema sa navigare il rifiuto, non la presenza: è una competenza traumatica.

Claudia Scarpati

07/06/2025

"Ero stato un bambino considerato id**ta. Fui bocciato in seconda elementare perché giudicato incapace di apprendere. Quando parlo, cercando di insegnare qualcosa, è sempre a lui che mi rivolgo, al bambino id**ta che sono stato. È per lui che riduco, sminuzzo, – mastico le cose sino all’osso. Nelle persone alle quali mi rivolgo mentre insegno, cerco sempre il volto annoiato e un po’ ebete del bambino che sono stato. Io parlo a lui che è il mio testimone. Distillo le parole, ripeto lo stesso concetto in forme leggermente differenziate, ci giro attorno, lo spremo come fosse un limone per provare a estrarne tutto il succo. Parlo a lui."
Massimo Recalcati , "L' ora di lezione"

30/05/2025

Ti ricordi di Abel Mutai, il corridore keniota che, a pochi metri dal traguardo, si confuse con la segnaletica e si fermò credendo di aver già concluso la gara?

Proprio dietro di lui arrivava l’atleta spagnolo Iván Fernández.
Quando si rese conto di ciò che stava accadendo, iniziò a urlare a Mutai per farlo continuare a correre.
Ma Mutai non capiva lo spagnolo. Non capiva.

Allora Iván fece qualcosa che pochi avrebbero avuto il coraggio di fare:
lo spinse dolcemente verso la vittoria.
Letteralmente lo aiutò ad attraversare il traguardo per primo.

Dopo, un giornalista gli chiese:
— Perché l’hai fatto?
E lui rispose:
— Il mio sogno è vivere in un mondo in cui ci aiutiamo a vincere gli uni con gli altri.

Il giornalista insistette:
— Ma… perché gli hai lasciato vincere?
Iván rispose:
— Io non gli ho lasciato vincere. Stava già per vincere. Quella gara era sua.

Il giornalista continuò:
— Ma tu avresti potuto vincere!

E allora Iván disse qualcosa che cambiò tutto:
— Che merito avrebbe avuto la mia vittoria? Che valore avrebbe avuto quella medaglia? Cosa avrebbe pensato mia madre?

I valori non si insegnano con i discorsi. Si trasmettono con le azioni.
Ciò che insegniamo oggi… è il mondo in cui vivremo domani.

Non insegniamo ai nostri figli a vincere a tutti i costi.
Insegniamogli la bellezza di tendere la mano.

Perché l’onestà e l’etica…
vincono anche loro.

21/05/2025
05/05/2025
03/05/2025
28/03/2024

Indirizzo

Via Don Tonino Bello, 20
Rome
00132

Orario di apertura

Martedì 10:00 - 13:00
15:00 - 20:00
Mercoledì 11:00 - 13:00
15:00 - 19:00

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