27/08/2025
Gli anni ’20 e ’30 portano con sé una forte ambivalenza.
Da un lato c’era una nuova libertà delle donne: i capelli corti, la moda che liberava il corpo dai busti, le prime automobili guidate dalle donne, il cinema come luogo di emancipazione, le dive del muto e del sonoro che incarnavano sensualità, ironia, indipendenza.
Erano anni in cui si sperimentava, in cui molte donne scrivevano, viaggiavano, lavoravano nel cinema, nel teatro, nella fotografia, nelle arti visive. Donne diverse, bellezze diverse, che non corrispondevano a un modello unico.
Dall’altro lato, quella libertà era fragile: dietro le luci del cinema il potere maschile restava forte, e il decennio successivo – con fascismi e regimi autoritari – avrebbe drasticamente ridotto quegli spazi.
Guardando questi volti, sento una libertà psichica:
quella di esistere in forme plurali, contraddittorie.
Forse la vera invisibilità non è stata quella del loro tempo,
ma quella della memoria che ha cercato di cancellarle.
✨ Mostra In-visibili, Roma