10/06/2025
FRATELLI E SORELLE E NON SOLO...
Questo lungo post di approfondimento nasce
dalla lettura di due libri che nell’ultimo mese
hanno accompagnato le mie giornate. Stesso tema e (quasi) stesso titolo: “Fratelli e sorelle”.
Un argomento così fondamentale che Freud considerava "la posizione occupata dal bambino nella serie dei figli un fattore importante per il configurarsi della sua vita successiva". Eppure, come sottolinea la Mitchell nel suo libro, l'importanza delle "relazioni laterali" è stata spesso trascurata nello sviluppo della personalità, a favore di una egemonia dell'importanza delle "relazioni verticali (genitori-figlio)".
Una nuova nascita è sempre un evento spartiacque nella vita di una persona, qualcosa che incide sul suo sviluppo. C'è un prima e un dopo, una madre di prima e una madre di dopo, una distribuzione energetica delle forze e degli affetti nella famiglia che inevitabilmente cambia.
La Mitchell pone l'attenzione sull’esperienza interna del bambino quando è in arrivo un fratello/sorella (di seguito F/S). Quasi sempre in famiglia si vive l'attesa in un clima di effervescenza.
Ma sicuro che sia così per tutti?
Specie quando il F/S arriva presto, vedendo la mamma con la pancia che - crescendo - sancisce la realtà di qualcosa/qualcuno che "si mette in mezzo" e li separa, le esigenze della situazione innescano nella mente del bambino l'urgenza del pensiero... e così inizia a porsi domande: “da dove arrivano i bambini? Ma anche domande che iniziano ad insinuare in lui una paura profonda sulla propria situazione..."Dove vado io adesso che arriva lui/lei? Mi vorranno ancora bene o prenderà il mio posto? Per il bambino si paventa una vera e propria minaccia di spodestamento.
C'è qualcuno in famiglia che saprà riconoscere e comprendere questi sentimenti? Qualcuno che gli/le dirà che va bene se per ora non è felice del nuovo arrivo, che è normale essere preoccupati? C'è qualcuno che potrà vedere - dietro magari un atteggiamento aggressivo o una regressione - il bisogno di essere rassicurato?
Se il bambino avrà questa possibilità sia di dire che di pensare ciò che sente, senza essere giudicato male, saprà di non aver perso spazio di ascolto e di espressione, e di essere amato anche se in quel momento sembra più preoccupato e irritabile che felice. Tuttavia, spesso succede che ci si aspetti da lui che sia contento, perchè il F/S in arrivo è una cosa bella per la famiglia. Ma il bambino non la vede così. O perlomeno, non ancora! Per poter accogliere serenamente l'altro dovrà essere accompagnato dai genitori in un processo che implica tempo. Molto più spesso, invece, si sente dire: "devi amarlo e proteggerlo perchè è tuo F/S, altrimenti che F/S sei?"… Domanda che evidenzia l'aspettativa/pretesa di una accettazione impossibile in quei termini e che il bambino legge: "Devi amarlo/a, altrimenti sei cattivo/a!"
Ora capisco meglio quando leggo in entrambi i libri "l'odio precede l'amore". Come spiega Recalcati, l'Amore per l'altro non può essere imposto o fondarsi unicamente come legame di sangue..."la fratellanza è una costruzione, non un dato di partenza". Riuscire a comprendere la profonda paura di perdere amore ed attenzione, "di essere spazzato via"...rassicurare il bambino che non perderà nulla del loro amore, sono i passaggi necessari e preziosi affinchè l'iniziale ritrosia del primogenito possa trasformarsi in amore, e affinchè il F/S in arrivo possa essere visto come Altro e non come un sostituto di Sè. Recalcati approfondisce bene le derive negative che emergono dal considerare il legame di fratellanza/sorellanza come un legame d’amore stabilito per sangue. In particolare, ci guida nell’esperienza del primo figlio che conosce all’improvviso il trauma dell’intrusione e l’esperienza del secondogenito che può vivere, invece, un complesso di esclusione.
Un ruolo fondamentale è affidato ai genitori nel tracciare le linee direttrici verso la COSTRUZIONE di un legame fraterno d’amore.
Come sintetizza bene Francọise Dolto: "Il lavoro dei genitori dovrebbe favorire in ogni figlio il sentimento di essere figli unici, non nell’ordine del numero, ma in quello relativo al carattere insostituibile della loro vita”. Tuttavia, ARRIVARE AD ACCOGLIERE IL DUE, scrive Recalcati, non è solo una questione che riguarda i legami tra fratelli e sorelle. Il Due riguarda tutti, perchè è la condizione naturale di ogni essere umano.
Vale anche per i figli unici…“Sei unico, ma non sei l’Unico”. C’è anche l’Altro.
Approfondire lo studio delle relazioni fraterne è fondamentale poiché le relazioni laterali sono sempre presenti nella nostra vita. Che siano fratelli, sorelle, colleghi, amici, compagni di squadra...a tanti livelli questa dinamica laterale non elaborata può riaccendere nel presente dell'adulto paure, come la preoccupazione di essere messo da parte, tipica del primogenito e la “voracità” del secondogenito di doversi prendere tutto per paura che non abbiano lasciato niente per lui. Dinamiche che alimentano rivalità e competizione nel guadagnarsi la stima e l'affetto delle persone vicine. Lavorare sulle relazioni laterali è l'occasione per affrontare certi fantasmi del passato e comprendere che non sempre l'Altro è un pericolo per noi, “ci vuole fare fuori” o si vuole prendere tutto. C'è spazio per ognuno, nel rispetto delle reciproche differenze. Questo può aiutare a percepire quella sicurezza interna che permette di "accogliere la differenza come esperienza di apertura", ma anche un accesso sereno al concetto di serialità, ossia alla consapevolezza che non siamo nè gli unici, nè insostituibili...un passaggio fondamentale per poter vedere l'Altro non come una minaccia, ma come una risorsa nella nostra vita. Buona lettura!❤️❤️