Dott.ssa Francesca Ponziani

Dott.ssa  Francesca Ponziani Psicologa evolutiva e clinica. Opero in campo evolutivo, giuridico e clinico. Target coppie , adolesc visite domiciliari per interventi acuti 100 euro l’ora .

Compensi orari : da 70 a 80 euro l’ora , coppie 90 euro , perizie da valutare caso per caso , sistema familiare 100 euro .. consulenze ad aziende sul danno biologico e ed esistenziale , mobbing da valutare caso per caso .. Nuovo studio Via Sistina 121

16/07/2025

Inviato a Stato-Regioni. Focus teenager. 'Molti rinunciano alle cure' (ANSA)

15/07/2025

🔴 AUPI: Piano Nazionale per la Salute Mentale 2025–2030, un’occasione mancata

Il Piano Nazionale per la Salute Mentale 2025–2030 nasce con l’ambizione — almeno nelle intenzioni — di offrire risposte nuove a una società in profonda trasformazione. Avrebbe dovuto rappresentare un punto di svolta, capace di intercettare i bisogni emergenti, orientare la programmazione dei servizi e valorizzare le competenze professionali. Tuttavia, la sua lettura restituisce un quadro confuso, anacronistico e distante dalle reali esigenze della collettività.

Un linguaggio datato e un impianto confuso

Uno dei primi elementi che colpiscono è il linguaggio: vetusto, per certi versi ancora ancorato a una visione psichiatrica degli anni ’70. Si tratta di un lessico che fatica ad abbracciare la complessità della società contemporanea e che, soprattutto, non riconosce in modo pieno e sostanziale il bisogno psicologico come componente centrale del benessere individuale e collettivo.

La struttura del documento presenta inoltre una marcata confusione tra ambiti, ruoli e finalità. Emblematico è il caso della figura dello psicologo di primo livello, introdotto senza una chiara definizione e con tratti che si sovrappongono — ma solo apparentemente — a quelli dello psicologo delle cure primarie. Le differenze sono sostanziali: cambiano i contesti di intervento, cambiano gli obiettivi, e soprattutto cambia l’impostazione di fondo. Nel piano, lo psicologo viene ancora una volta collocato dentro la cornice della salute mentale intesa in senso clinico-psichiatrico, piuttosto che come professionista centrale nelle politiche di prevenzione e promozione della salute.

Un’altra deriva: il sistema sanitario a servizio del sistema giudiziario

Preoccupa, inoltre, un altro aspetto che emerge con crescente frequenza: la tendenza a richiamare il sistema sanitario, e in particolare le professioni psicologiche, a supporto del sistema giudiziario. Così facendo, si crea una pericolosa commistione tra ambiti diversi, in cui luoghi deputati alla prevenzione, come i Consultori, vengono progressivamente trasformati in spazi di gestione di problematiche giuridiche, dove spesso la cura non è nemmeno prevista.

Ancor più grave è il fatto che in questo processo vengano utilizzate risorse economiche e professionali del Servizio Sanitario Nazionale — quindi fondi destinati alla salute dei cittadini — per affrontare problematiche di natura giudiziaria. Un impiego distorto delle risorse pubbliche, in palese contrasto con i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), che rischia di privare i cittadini di prestazioni realmente sanitarie, a favore di compiti impropri e non di competenza.

Conclusioni: spunti interessanti, ma un impianto inadeguato

Non si può negare che nel documento vi siano spunti interessanti: il riferimento al benessere bio-psico-sociale come dimensione integrata della salute è un segnale importante. Tuttavia, questi elementi positivi risultano schiacciati da un impianto generale inadeguato, frutto di un’impostazione culturale e linguistica superata, e forse anche della mancanza di un reale coinvolgimento delle professioni psicologiche nella stesura del piano.

In conclusione, il Piano Nazionale per la Salute Mentale 2025–2030, così com’è formulato, non rappresenta un passo avanti. Al contrario, rischia di sancire una sconfitta culturale e professionale, alimentando confusione nei ruoli, indebolendo l’identità dello psicologo e mancando l’opportunità di costruire un modello moderno, efficace e realmente vicino alle persone.

| www.aupi.it

11/07/2025

Facendo on line una ricerca con la parola Neet si trovano iniziative un po’ dappertutto in Italia: dal comune di Castelfidardo alla regione Emilia-Romagna, dalla diocesi di Como al comune di Genova. Esistono anche programmi specifici finanziati da Bruxelles. È segno di quanto sia sentito il problema dei giovani che non studiano e non lavorano, l’acronimo «Neet» viene dall’inglese «Not in Education, Employment or Training». Nel nostro Paese, nel 2024, sono oltre 2 milioni le persone, fra i 15 e i 34 anni, in questa situazione secondo i dati appena presentati dal Progetto DEDALO – Laboratorio permanente sul fenomeno NEET, promosso da Fondazione Gi Group in collaborazione con l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo. Si tratta di una delle percentuali più alte d’Europa. Nella fascia 15-29 anni sono il 15,2% dice l'ISTAT nella sua più recente rilevazione, quasi 1,4 milioni di persone, con una perdita economica pari a 24 miliardi e mezzo di Euro per il Paese. Guardando al picco di 23,7 del 2020, anno della pandemia, il dato è in miglioramento, ma è uno dei peggiori nell'Ue, secondo solo alla Romania che è al 19,4%. La media Ue è dell’11% con l’obiettivo di arrivare al 9% nel 2030 e con l’Olanda che è già sotto il 5%. Nel Mezzogiorno l’incidenza è più che doppia rispetto al Centro-Nord, dice sempre l’Istat. Il dato varia anche per genere: la quota di Neet è più alta fra le femmine, 16,6%, rispetto ai maschi, 13,8%. A fermare maggiormente le donne negli studi e nella ricerca di un’occupazione sono le responsabilità familiari: lo dice il 20,6% delle giovani donne fra i 15 e i 34 anni appartenenti al bacino dei Neet per motivare la propria posizione. Spiega il report del progetto: «Un alto numero di giovani ai margini del sistema formativo e produttivo non solo frena la competitività economica del continente, ma mina anche la fiducia nelle istituzioni e può alimentare tensioni sociali». Che cosa ne pensate?

Di Chiara Pizzimenti

11/07/2025

Il Manifesto Programmatico del CNOP per la consiliatura 2025–2029 riconosce la psicologia giuridica come ambito strategico per la tutela dei diritti e per la promozione del benessere delle persone e della comunità.
In una società segnata da rapidi cambiamenti sociali e politici, la psicologia giuridica gioca un ruolo centrale nel riequilibrare il senso di giustizia e nella ricostruzione della fiducia nelle istituzioni e nelle relazioni sociali.
Le recenti riforme legislative, come la Riforma Cartabia (Legge n. 197/2022), la Giustizia Riparativa (D.Lgs. n. 150/2022) e il Codice Rosso (Legge n. 122/2023), insieme ad altre normative in ambito giuridico e forense, offrono opportunità significative per l’integrazione tra il mondo psicologico e quello giuridico. In questo contesto, il CNOP, insieme agli Ordini territoriali, si impegna a investire risorse e attenzione per promuovere la formazione giuridica delle psicologhe e degli psicologi, potenziare le collaborazioni interprofessionali e favorire un’efficace interlocuzione con le istituzioni.
La psicologia giuridica gioca un ruolo cruciale in ambiti complessi e fondamentali come (per citarne solo alcuni a titolo esemplificativo):
▪⁠ la valutazione della capacità testimoniale
▪ la valutazione delle competenze genitoriali
▪ l’affidamento della persona minorenne
▪ ⁠i casi di violenza domestica, di violenza nelle relazioni intime e violenza assistita
⁠ la gestione della salute mentale nel contesto penitenziario.
Il contributo della Psicologia giuridica è fondamentale per contribuire a migliorare il sistema giuridico, assicurando che le decisioni siano sempre più supportate da evidenze scientifiche e orientate al benessere delle persone coinvolte.
Il CNOP si impegna a promuovere un sistema giuridico che ascolti e risponda adeguatamente alle esigenze psicologiche, creando opportunità di riscatto e benessere, con un focus particolare su famiglie, persone minorenni e persone vulnerabili.

👉🏻 https://bit.ly/manifestoCNOP

05/07/2025
29/06/2025

Il suicidio di un agente della polizia penitenziaria a Secondigliano, in un anno segnato da 33 casi analoghi tra i detenuti, rende evidente la necessità di affrontare con urgenza le condizioni di sofferenza psicologica diffuse all’interno degli istituti penitenziari, tra chi vi è recluso e chi vi lavora.

Non si tratta di eventi isolati. Il disagio psichico è un elemento strutturale del sistema carcerario, che coinvolge tanto le persone detenute quanto chi vi lavora, quotidianamente esposto a condizioni ad alta intensità emotiva e organizzativa.

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi è pronto a rilanciare l’attuazione del Protocollo d’intesa firmato con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, che dal 2022 prevede misure specifiche per la tutela del benessere psicologico del personale penitenziario, accesso a percorsi di supporto strutturato, attivazione di tavoli permanenti per la prevenzione del rischio suicidario e il disagio organizzativo.

Un esempio viene dalla Toscana, dove su impulso dell’Ordine, la Regione, in collaborazione con l’AOU Careggi e il Centro di Riferimento Regionale Criticità Relazionali (CRCR) ha attivato un progetto dedicato al supporto psicologico del personale penitenziario.

Servono ora scelte coraggiose e strutturali, su scala nazionale, per rendere il benessere organizzativo una priorità reale e prevenire ulteriori tragedie. Anche un solo suicidio, dentro o fuori le celle, è un fallimento che ci riguarda tutti.

Buongiorno già da diversi anni ho deciso di aiutare le giovani ragazze nell’individuare i segnali di una relazione “disf...
29/05/2025

Buongiorno già da diversi anni ho deciso di aiutare le giovani ragazze nell’individuare i segnali di una relazione “disfunzionale. Dal mio osservatorio noto una grande difficoltà a costruire relazioni sane . Vi lascio il mio recapito 3463589691. Io ci sono per chiunque desidera parlare con me . Mi occupo da anni di Love Addiction .

28/05/2025

Martina non è scomparsa.
Martina è stata uccisa dal suo ex fidanzato di 19 anni.
Più volte abbiamo lanciato l’allarme, sottolinenando quanto si stia abbassando l’età nei casi di violenza e di femminicidio. Questo dovrebbe farci riflettere e metterci davanti alla realtà: non stiamo facendo abbastanza per i giovani e le giovani.
Non c’è nessuna prevenzione e ancora non si riesce ad avere un piano organico di formazione ed educazione per le ragazze e i ragazzi. Siamo noi adulti che dobbiamo agire, ma ci sembra che tutto resti immobile.
Martina aveva solo 14 anni e una vita davanti.
Ci stringiamo al dolore della sua famiglia.

04/05/2025

Banana Yoshimoto e Yosh*tomo Nara si uniscono per un progetto interdisciplinare: un film animato dedicato al mondo dell'infanzia

Uno dei miei studi : via Sistina 121
25/04/2025

Uno dei miei studi : via Sistina 121

09/04/2025

📍 𝗧𝘂𝘁𝗲𝗹𝗮 𝗱𝗲𝗶 𝗺𝗶𝗻𝗼𝗿𝗶 𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗶𝗻𝘂𝗶𝘁𝗮' 𝗮𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮: 𝘂𝗻 𝗶𝗺𝗽𝗲𝗴𝗻𝗼 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗶𝘃𝗶𝘀𝗼

Il 4 aprile 2025 la Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, Dott.ssa Paola Medde, ha preso parte al convegno “Il minore rifiutato. Il pregiudizio della mancata continuità affettiva e relazionale. Quali le conseguenze civili e penali”, organizzato dallo studio AletheiaAssociati e patrocinato dallo stesso Ordine.

L’incontro, ospitato nella Sala G. Tatarella della Camera dei Deputati, ha riunito figure del mondo giuridico, psicologico e sociale per riflettere sul tema dell’impatto della rottura dei legami affettivi tra minori e figure di riferimento, in particolare nei casi di rifiuto genitoriale. Nel corso del convegno sono stati analizzati gli effetti psicologici, sociali e legali che tale condizione può comportare, mettendo a confronto prospettive giudiziarie, cliniche e operative.

💬Portando i saluti istituzionali della comunità professionale delle psicologhe e degli psicologi del Lazio, la presidente Medde ha voluto sottolineare nel suo intervento l’importanza della prospettiva psicologica nei processi di tutela del minore e ribadire il ruolo centrale della professione nel sostenere famiglie, servizi e istituzioni nei percorsi di protezione e cura: "Come Ordine Psicologi del Lazio abbiamo realizzato numerose progettualità orientate alla prevenzione del disagio psico-relazionale minorile e alla promozione di una cultura capace di diffondere, migliorare e promuovere l'attenzione in favore delle persone di minore età, delle loro famiglie, ma anche delle comunità̀ educative. Tra quelle portate avanti in questi anni voglio ricordare il protocollo d'intesa con la Garante dell’infanzia e adolescenza e la ricerca intervento con il tribunale ordinario di Roma sul rifiuto genitoriale. La nostra presenza sta a significare che ci siamo e che riteniamo importante partecipare ad iniziative utili a concorrere, in un’ottica interdisciplinare che valorizzi la funzione psicologica, alla costruzione di azioni integrate e condivise".

https://www.facebook.com/share/p/16QygAV2v9/?mibextid=wwXIfr
09/04/2025

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📰𝗨𝘀𝗰𝗶𝘁𝗲 𝗦𝘁𝗮𝗺𝗽𝗮

↪️Davanti agli ultimi femminicidi diventa ancora più urgente una bonifica educativa e culturale.

Due giovani donne uccise da uomini coetanei. Non è un’emergenza, è un sistema che fallisce. Come sottolinea la Vice presidente Vera Cuzzocrea, dobbiamo smettere di raccontare questi delitti come esplosioni imprevedibili: sono il prodotto di una formazione affettiva carente, di relazioni in cui il possesso viene scambiato per amore, e di una cultura che non insegna a gestire il rifiuto.

Serve un welfare che permetta ai genitori di riappropriarsi di competenze, tempo, autorevolezza e calore nella relazione con i figli e le figlie. Serve un presidio pubblico e accessibile di psicologia di base, vicina alle persone. Serve formazione di chi veicola le informazioni quando inconsapevolmente colpevolizza le vittime (“perché non ha denunciato”?), di forze dell’ordine, magistrati e servizi territoriali.

📲 Leggi l’articolo completo su Il Fatto Quotidiano: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/04/07/femminicidi-sula-campanella-bonifica-educativa-culturale/7943233/

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