Dott.ssa Francesca Ponziani

Dott.ssa  Francesca Ponziani Psicologa evolutiva e clinica. Opero in campo evolutivo, giuridico e clinico. Target coppie , adolesc visite domiciliari per interventi acuti 100 euro l’ora .

Compensi orari : da 70 a 80 euro l’ora , coppie 90 euro , perizie da valutare caso per caso , sistema familiare 100 euro .. consulenze ad aziende sul danno biologico e ed esistenziale , mobbing da valutare caso per caso .. Nuovo studio Via Sistina 121

Provenza
18/08/2025

Provenza

08/08/2025

Sempre più persone si rivolgono all’intelligenza artificiale per ricevere supporto psicologico. Ma come affrontare questo cambiamento in modo consapevole?

«Gli strumenti esistono, le persone li usano. Ha poco senso far finta di niente. Il nostro obiettivo è comprendere come utilizzarli al meglio», afferma la Dottoressa Valentina Di Mattei, Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, su Il Salvagente.

Il CNOP ha avviato un gruppo di lavoro dedicato che dialoga anche con l'Ordine della Regione Lombardia, per definire linee guida e buone pratiche. L’obiettivo è duplice: cogliere le opportunità, ma anche evidenziare le criticità.

L’IA può rappresentare un primo passo verso la terapia, rendendola più accessibile. Ma non può sostituire la relazione terapeutica. L’elemento umano resta centrale nei percorsi di cura: empatia, presenza, risonanza emotiva sono dimensioni non replicabili da alcuna tecnologia.

🗣«Molti giovani si rivolgono all’intelligenza artificiale perché non si sentono a loro agio in un confronto diretto. Preferiscono un contesto dove sentono di potersi esprimere senza paura di essere giudicati. È comprensibile. Per questo è importante mantenere aperto il dialogo, trovare modi per avvicinare queste persone anche ai servizi tradizionali», ha sottolineato la Dottoressa Di Mattei.

Parallelamente, emerge con forza la necessità di un rafforzamento strutturale del servizio pubblico di salute psicologica, sollecitato da una domanda crescente e trasversale. Il bonus psicologo ha rappresentato un segnale chiaro in questa direzione: una volta rimosse le barriere economiche, moltissime persone si sono rivolte a un supporto professionale.

👉 Il futuro della psicologia passa anche dalla capacità di integrare strumenti innovativi, senza mai perdere di vista il cuore della professione: la relazione.

16/07/2025

Inviato a Stato-Regioni. Focus teenager. 'Molti rinunciano alle cure' (ANSA)

15/07/2025

🔴 AUPI: Piano Nazionale per la Salute Mentale 2025–2030, un’occasione mancata

Il Piano Nazionale per la Salute Mentale 2025–2030 nasce con l’ambizione — almeno nelle intenzioni — di offrire risposte nuove a una società in profonda trasformazione. Avrebbe dovuto rappresentare un punto di svolta, capace di intercettare i bisogni emergenti, orientare la programmazione dei servizi e valorizzare le competenze professionali. Tuttavia, la sua lettura restituisce un quadro confuso, anacronistico e distante dalle reali esigenze della collettività.

Un linguaggio datato e un impianto confuso

Uno dei primi elementi che colpiscono è il linguaggio: vetusto, per certi versi ancora ancorato a una visione psichiatrica degli anni ’70. Si tratta di un lessico che fatica ad abbracciare la complessità della società contemporanea e che, soprattutto, non riconosce in modo pieno e sostanziale il bisogno psicologico come componente centrale del benessere individuale e collettivo.

La struttura del documento presenta inoltre una marcata confusione tra ambiti, ruoli e finalità. Emblematico è il caso della figura dello psicologo di primo livello, introdotto senza una chiara definizione e con tratti che si sovrappongono — ma solo apparentemente — a quelli dello psicologo delle cure primarie. Le differenze sono sostanziali: cambiano i contesti di intervento, cambiano gli obiettivi, e soprattutto cambia l’impostazione di fondo. Nel piano, lo psicologo viene ancora una volta collocato dentro la cornice della salute mentale intesa in senso clinico-psichiatrico, piuttosto che come professionista centrale nelle politiche di prevenzione e promozione della salute.

Un’altra deriva: il sistema sanitario a servizio del sistema giudiziario

Preoccupa, inoltre, un altro aspetto che emerge con crescente frequenza: la tendenza a richiamare il sistema sanitario, e in particolare le professioni psicologiche, a supporto del sistema giudiziario. Così facendo, si crea una pericolosa commistione tra ambiti diversi, in cui luoghi deputati alla prevenzione, come i Consultori, vengono progressivamente trasformati in spazi di gestione di problematiche giuridiche, dove spesso la cura non è nemmeno prevista.

Ancor più grave è il fatto che in questo processo vengano utilizzate risorse economiche e professionali del Servizio Sanitario Nazionale — quindi fondi destinati alla salute dei cittadini — per affrontare problematiche di natura giudiziaria. Un impiego distorto delle risorse pubbliche, in palese contrasto con i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), che rischia di privare i cittadini di prestazioni realmente sanitarie, a favore di compiti impropri e non di competenza.

Conclusioni: spunti interessanti, ma un impianto inadeguato

Non si può negare che nel documento vi siano spunti interessanti: il riferimento al benessere bio-psico-sociale come dimensione integrata della salute è un segnale importante. Tuttavia, questi elementi positivi risultano schiacciati da un impianto generale inadeguato, frutto di un’impostazione culturale e linguistica superata, e forse anche della mancanza di un reale coinvolgimento delle professioni psicologiche nella stesura del piano.

In conclusione, il Piano Nazionale per la Salute Mentale 2025–2030, così com’è formulato, non rappresenta un passo avanti. Al contrario, rischia di sancire una sconfitta culturale e professionale, alimentando confusione nei ruoli, indebolendo l’identità dello psicologo e mancando l’opportunità di costruire un modello moderno, efficace e realmente vicino alle persone.

| www.aupi.it

11/07/2025

Facendo on line una ricerca con la parola Neet si trovano iniziative un po’ dappertutto in Italia: dal comune di Castelfidardo alla regione Emilia-Romagna, dalla diocesi di Como al comune di Genova. Esistono anche programmi specifici finanziati da Bruxelles. È segno di quanto sia sentito il problema dei giovani che non studiano e non lavorano, l’acronimo «Neet» viene dall’inglese «Not in Education, Employment or Training». Nel nostro Paese, nel 2024, sono oltre 2 milioni le persone, fra i 15 e i 34 anni, in questa situazione secondo i dati appena presentati dal Progetto DEDALO – Laboratorio permanente sul fenomeno NEET, promosso da Fondazione Gi Group in collaborazione con l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo. Si tratta di una delle percentuali più alte d’Europa. Nella fascia 15-29 anni sono il 15,2% dice l'ISTAT nella sua più recente rilevazione, quasi 1,4 milioni di persone, con una perdita economica pari a 24 miliardi e mezzo di Euro per il Paese. Guardando al picco di 23,7 del 2020, anno della pandemia, il dato è in miglioramento, ma è uno dei peggiori nell'Ue, secondo solo alla Romania che è al 19,4%. La media Ue è dell’11% con l’obiettivo di arrivare al 9% nel 2030 e con l’Olanda che è già sotto il 5%. Nel Mezzogiorno l’incidenza è più che doppia rispetto al Centro-Nord, dice sempre l’Istat. Il dato varia anche per genere: la quota di Neet è più alta fra le femmine, 16,6%, rispetto ai maschi, 13,8%. A fermare maggiormente le donne negli studi e nella ricerca di un’occupazione sono le responsabilità familiari: lo dice il 20,6% delle giovani donne fra i 15 e i 34 anni appartenenti al bacino dei Neet per motivare la propria posizione. Spiega il report del progetto: «Un alto numero di giovani ai margini del sistema formativo e produttivo non solo frena la competitività economica del continente, ma mina anche la fiducia nelle istituzioni e può alimentare tensioni sociali». Che cosa ne pensate?

Di Chiara Pizzimenti

11/07/2025

Il Manifesto Programmatico del CNOP per la consiliatura 2025–2029 riconosce la psicologia giuridica come ambito strategico per la tutela dei diritti e per la promozione del benessere delle persone e della comunità.
In una società segnata da rapidi cambiamenti sociali e politici, la psicologia giuridica gioca un ruolo centrale nel riequilibrare il senso di giustizia e nella ricostruzione della fiducia nelle istituzioni e nelle relazioni sociali.
Le recenti riforme legislative, come la Riforma Cartabia (Legge n. 197/2022), la Giustizia Riparativa (D.Lgs. n. 150/2022) e il Codice Rosso (Legge n. 122/2023), insieme ad altre normative in ambito giuridico e forense, offrono opportunità significative per l’integrazione tra il mondo psicologico e quello giuridico. In questo contesto, il CNOP, insieme agli Ordini territoriali, si impegna a investire risorse e attenzione per promuovere la formazione giuridica delle psicologhe e degli psicologi, potenziare le collaborazioni interprofessionali e favorire un’efficace interlocuzione con le istituzioni.
La psicologia giuridica gioca un ruolo cruciale in ambiti complessi e fondamentali come (per citarne solo alcuni a titolo esemplificativo):
▪⁠ la valutazione della capacità testimoniale
▪ la valutazione delle competenze genitoriali
▪ l’affidamento della persona minorenne
▪ ⁠i casi di violenza domestica, di violenza nelle relazioni intime e violenza assistita
⁠ la gestione della salute mentale nel contesto penitenziario.
Il contributo della Psicologia giuridica è fondamentale per contribuire a migliorare il sistema giuridico, assicurando che le decisioni siano sempre più supportate da evidenze scientifiche e orientate al benessere delle persone coinvolte.
Il CNOP si impegna a promuovere un sistema giuridico che ascolti e risponda adeguatamente alle esigenze psicologiche, creando opportunità di riscatto e benessere, con un focus particolare su famiglie, persone minorenni e persone vulnerabili.

👉🏻 https://bit.ly/manifestoCNOP

05/07/2025
29/06/2025

Il suicidio di un agente della polizia penitenziaria a Secondigliano, in un anno segnato da 33 casi analoghi tra i detenuti, rende evidente la necessità di affrontare con urgenza le condizioni di sofferenza psicologica diffuse all’interno degli istituti penitenziari, tra chi vi è recluso e chi vi lavora.

Non si tratta di eventi isolati. Il disagio psichico è un elemento strutturale del sistema carcerario, che coinvolge tanto le persone detenute quanto chi vi lavora, quotidianamente esposto a condizioni ad alta intensità emotiva e organizzativa.

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi è pronto a rilanciare l’attuazione del Protocollo d’intesa firmato con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, che dal 2022 prevede misure specifiche per la tutela del benessere psicologico del personale penitenziario, accesso a percorsi di supporto strutturato, attivazione di tavoli permanenti per la prevenzione del rischio suicidario e il disagio organizzativo.

Un esempio viene dalla Toscana, dove su impulso dell’Ordine, la Regione, in collaborazione con l’AOU Careggi e il Centro di Riferimento Regionale Criticità Relazionali (CRCR) ha attivato un progetto dedicato al supporto psicologico del personale penitenziario.

Servono ora scelte coraggiose e strutturali, su scala nazionale, per rendere il benessere organizzativo una priorità reale e prevenire ulteriori tragedie. Anche un solo suicidio, dentro o fuori le celle, è un fallimento che ci riguarda tutti.

Indirizzo

Rome

Orario di apertura

Lunedì 09:30 - 06:00
Martedì 09:30 - 06:00
Mercoledì 09:30 - 06:00
Giovedì 09:30 - 06:00
Venerdì 09:30 - 06:00
Sabato 09:00 - 13:00

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