Dott.ssa Ivonne Banco, psicologa e psicoterapeuta

Dott.ssa Ivonne Banco, psicologa e psicoterapeuta psicodrammatista freudiana

Docente di Bioetica,e Psicologia generale
universita sapienza roma

17/07/2025

Il "domani" di due intelligenze non comuni...il nostro "presente".

"E.R.
Personalmente, sostengo l'idea che occorra accettare che coppie omosessuali possano avere bambini: attraverso l'adozione, l'omogenitorialità, la cogenitorialità o l'inseminazione artificiale con donatore ( di sperma) detta IAD. Si dice spesso che in simili casi si rinuncerebbe a trasmettere l'idea sacrosanta di una "differenza anatomica frai sessi" che risulterebbe indispensabile per l'elaborazione di tutte le differenze a livello immaginario e simbolico. Credo che una simile affermazione sia inesatta.
Non c'è nessun dato che ci autorizzi oggi a dire che i "figli di omosessuali " - come si definiscono essi stessi- abbiano più problemi degli altri o che siano meno capaci di percepire questa famosa differenza.
(...)
Esistono famiglie cosiddette normali in cui i figli legittimi si sentono profondamente a disagio. Il processo di adattamento a nuove strutture familiari è in corso, e andrà avanti. E in modo irreversibile, credo, anche se è possibile prevedere, qua e là, reazioni, freni, disuniformità di ritmi."

J.D.
"... bisognerebbe sviluppare la distinzione fra madre e maternità, fra desiderio di essere madre e desiderio di maternità. Ormai le possibilità di inseminare una donna che è semplicemente un "utero in affitto " , come si dice in italiano (...) sono sempre più numerose. La madre non è dunque, in questo caso, quella che ha portato in grembo il bambino nè quella che lo ha partorito. Dal punto di vista del rapporto natura/ragione l'opposizione tra finzione giuridica e maternità naturale dovrà essere necessariamente messa in discussione. Ciononostante, vi sarà sempre "una " nascita e "un" vincolo familiare che si stringerà attorno al bambino. (...) Dovremo diventare capaci di reimpostare a prendere sempre più in considerazione questo legame tra la vita naturale e la vita dello spirito. Dovremo diventare capaci di reimpostare a prendere sempre più in considerazione questo legame.
Non voglio essere costretto a scegliere fra la genetica, la funzione simbolica e il costruttivismo."

15/07/2025

«La filosofia abbandona la categoria del vero e si applica ad ambiti diversi, rispondendo sicuramente ad una esigenza politica che voleva il pensiero libero da certe accumulazioni del passato, ma anche seguendo un nuovo indirizzo teoretico che evita il sistema, sfregia l’immobilismo di alcune categorie, e rende il discorso filosofico un processo pratico ed in mutamento affiliato ad esperienze a loro volta pratiche e contingenti. [...] L’arte del filosofo è quella di fare sempre meno filosofia, al punto che ci sarà chi preferirà piuttosto definirsi storico delle idee, chi storico e basta, chi sociologo, chi critico, chi semplice “intellettuale”: ma la filosofia deve ve**re ad ogni costo evitata. Il pensiero di Deleuze ha subìto anche quest’onda tipica del contesto in cui era immerso».

Verso la “linea stregata” del dive**re. Note sulla traduzione italiana di David Lapoujade.

Andrea Colombo, pp. 233-234.

Link per l’articolo completo:https://www.inconsciorivista.it/wp-content/uploads/2021/06/Colombo_n10.pdf

15/07/2025

《Le donne hanno la cattiva abitudine di cascare ogni tanto in un pozzo, di lasciarsi prendere da una tremenda malinconia e affogarci dentro, e annaspare per tornare a galla: questo è il vero guaio delle donne. Le donne spesso si vergognano di avere questo guaio, e fingono di non avere guai e di essere energiche e libere, e camminano a passi fermi per le strade con grandi cappelli e bei vestiti e bocche dipinte e un’aria volitiva e sprezzante; ma a me non è mai successo di incontrare una donna senza scoprire dopo un poco in lei qualcosa di dolente e pietoso che non c’è negli uomini, un continuo pericolo di cascare in un gran pozzo oscuro, qualcosa che proviene proprio dal temperamento femminile e forse da una secolare tradizione di soggezione e schiavitù che non sarà tanto facile vincere》.

— Natalia Ginzburg
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riflessioni
14/07/2025

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BUONA ESTATE BUONI SOGNI A SETTEMBRE
05/07/2025

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13/06/2025

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01/06/2025
24/05/2025

“La concezione del PORTA-PAROLA che P. Aulagnier propone è quella di una funzione devoluta al discorso della madre nella strutturazione della psiche dell'infans, cioè di colui che non parla ancora. La nozione di porta-parola viene descritta secondo due dimensioni: la prima pone l'accento sulla voce e sulla parola della madre, sulla sua voce nei suoi aspetti fisici, vibratori, sonori e musicali, e sulla sua parola discorsiva, che fin dalla venuta al mondo dell'infans (e senza dubbio molto prima) accompagnano, commentano, predicono le attività e i supposti pensieri dell'infans. Questa prima funzione è tessuta nelle attività mimiche, negli sguardi e nei sorrisi, nelle grida e nei pianti, nell'insieme dei contatti, dei sostegni e dei contegni della madre - e del bambino. La madre porta l'infans alla parola, nella parola e mediante la parola, gliene apre la porta.
Il porta-parola è anche, ed è la seconda dimensione della sua funzione, colui o colei che porta la parola di un altro o di più-di-un-altro: una parola di cui ha ricevuto la delega da un altro e che rappresenta presso un altro. La madre svolge questa funzione di enunciare delle regole, delle leggi, dei divieti, delle rappresentazioni di cui lei non è la causa o l'origine. I divieti e le leggi che lei enuncia sono quegli stessi che organizzano i rapporti dell'infans col corpo della madre, col mondo, con le differenze fondamentali: animato-inanimato, morto-vivo, animale-uomo, uomo- donna, genitori-figli...
Ciò di cui la madre è porta-parola è di un ordine inter-soggettivo al quale è soggetta lei stessa e che organizza la sua soggettività nel suo rapporto con quella del suo infans. Queste due dimensioni della funzione materna del porta-parola sono distinte e articolabili. Esse qualificano la funzione di «protesi» (P. Aulagnier) svolta a favore dell'infans dalla psiche materna. La madre parla al bambino e per il bambino: ella accompagna di parole la sua esperienza e rende possibile al bambino l'accesso alla sua parola”.

R. Kaes (1994), Ła parola e il legame, processi associativi nei gruppi, Borla, Roma, 1996, pag. 279-280

Ieri un interessante incontro con l'autrice Gabriella  Ripa di Meana
18/05/2025

Ieri un interessante incontro con l'autrice Gabriella Ripa di Meana

11/05/2025

La madre sufficientemente buona, la madre ambiente, la madre edipica, pre-edipica, la madre morta, fallica, la madre primo oggetto, Das Ding, la madre interna, esterna, reale, fantasmatica.
Auguri a tutte!

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