I disturbi alimentari sono un modo per comunicare sofferenze e paure, perdite affettive importanti, abbandoni, abusi e traumi infantili. Il cibo diventa l’anestetico che permette di non sentire la sofferenza, un’auto-cura per non pensare. In questo modo, però, il dolore permane e la vita non viene vissuta. In Italia, più di 3 milioni di persone ne soffrono, anche se il numero è in costante aumento
. Nell’85% dei casi si tratta di donne adulte, adolescenti e bambine. Questi disturbi non devono essere scambiati per malattie dell’appetito. Sono, infatti, disagi psicologici profondi. Attraverso il rapporto con il cibo – negato, cercato e rifiutato, o ingerito in quantità smodata – esprimono in modi diversi uno stesso bisogno: una disperata fame d’amore. Da quasi trent'anni l’ABA è un luogo di cura, ascolto e conoscenza, dove insieme ai terapeuti si ricompongono frammenti di vita. L’ABA è pura accoglienza: dalla telefonata al percorso di cura. In ABA i pazienti sono ascoltati come persone, con storie e bisogni differenti ai quali non è possibile dare risposte pre-confezionate. In ABA lavorano psicoanalisti, psicoterapeuti, gruppo analisti, psichiatri e medici internisti che hanno un approccio psicodinamico-psicoanalitico. Ogni gesto, ogni atto è preceduto da un pensiero. Il modello teorico di riferimento dell’ABA è quello del “campo relazionale”. Termine che descrive l’importanza del costruire insieme, pazienti e terapeuti, la terapia sulla persona. Una terapia “tra” persone che hanno compiti differenti. Attraverso lo spazio di accoglienza, l’ABA offre un incontro gratuito durante il quale è possibile ricevere informazioni e consulenza da uno psicologo dell’Associazione. Esso avviene da lunedì a venerdì dalle 9.00 alle 19.00 e sabato dalle 9.00 alle 13.00. Non è necessario prendere appuntamento. Per info e contatti:
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