
26/08/2025
Hybris e Relazioni Disfunzionali: un Ponte tra Antichità e Modernità
Nell’universo simbolico dell’antica Grecia, il termine hybris (ὕβρις) evocava una delle colpe più gravi che l’uomo potesse commettere: l’oltrepassare i limiti stabiliti dagli Dèi e dall’ordine naturale. Non era semplice arroganza, ma un eccesso che rompeva l’equilibrio del cosmo, conducendo inevitabilmente alla nemesi, ossia alla punizione e al crollo.
Che cos’era l’Hybris?
Per i Greci, la hybris significava:
perdita del senso della misura,
disprezzo dei confini altrui e delle leggi condivise,
illusione di onnipotenza,
abuso di potere in nome di un falso senso di superiorità.
I grandi tragediografi, da Eschilo a Sofocle, da Euripide ad Aristofane in chiave diversa, ci hanno mostrato eroi e sovrani cadere proprio per questo peccato di tracotanza: Agamennone, Penteo, Creonte. Tutti incapaci di fermarsi davanti al limite, e proprio per questo destinati a precipitare.
L’Hybris nelle Relazioni Oggi
Se trasportiamo questo archetipo nel mondo contemporaneo, scopriamo che la hybris non appartiene solo al mito, si manifesta nelle relazioni disfunzionali, dove uno dei partner assume un atteggiamento di dominio e sopraffazione.
Il Partner “Hybristico”
1.Vuole controllare totalmente la relazione.
2.Non riconosce i bisogni e la soggettività dell’altro.
3.Vive convinto di avere un “diritto speciale” o di essere superiore.
4.Infrange i confini personali e intimi del partner.
La Dinamica della Distruzione
Come accadeva nelle tragedie greche, la hybris nelle relazioni genera inevitabilmente una spirale distruttiva.
Il partner dominato dall’eccesso:
1.ignora i segnali di dolore e sofferenza dell’altro,
2.interpreta ogni richiesta come un attacco al proprio potere,
3.si isola nella sua illusione di invincibilità,
4.finisce per logorare e dissolvere il legame.
La Nemesi Moderna
Nell’intimità di coppia, la nemesi non arriva come castigo divino, ma come conseguenza psicologica ed emotiva:
1.crollo irreversibile della fiducia,
2.impoverimento dell’autostima di entrambi,
3.chiusura emotiva del partner “hybristico”,
4.ripetizione di schemi tossici nelle relazioni future.
Come Spezzare il Ciclo
La terapia insegna che la guarigione comincia dal riconoscere i propri limiti – proprio ciò che i Greci chiamavano sophrosyne (σωφροσύνη): equilibrio, temperanza, conoscenza di sé.
Per chi agisce con hybris è auspicabile
1.imparare a riconoscere i propri comportamenti distruttivi,
2.coltivare empatia e capacità di ascolto,
3.accettare la vulnerabilità come risorsa, non come debolezza.
Per chi subisce:
1.riconoscere il proprio valore e i propri diritti,
2.porre confini chiari e mantenerli,
3.chiedere supporto professionale per interrompere la spirale tossica.
Sophrosyne: la Via dell’Equilibrio
Alla hybris, i Greci opponevano la sophrosyne: la virtù della misura, del rispetto e dell’autocontrollo. Trasposta nelle relazioni, questa virtù diventa:
1.rispetto reciproco e dignità paritaria,
2.capacità di mediazione e compromesso,
3.ascolto autentico delle emozioni,
4.accettazione dei limiti e delle imperfezioni dell’altro.
La lezione del mondo antico rimane straordinariamente attuale: ogni volta che l’Amore si trasforma in possesso o dominio, si apre la via alla distruzione. Solo riconoscendo i propri limiti e accogliendo quelli dell’altro si può dare vita a un incontro autentico.
L’Amore vero non nasce dall’illusione di onnipotenza, ma dall’equilibrio tra due fragilità che, incontrandosi, diventano forza.