25/10/2023
Nuovo appuntamento con Calcio e Psicologia: oggi parliamo di violenza di genere.
Grazie a Calcio da dietro, come sempre!
ALL’INFERNO E RITORNO: LA VICENDA ANTONY COME SPECCHIO DELLA VIOLENZA DI GENERE
✍️Articolo a cura de La Psi.
“Per noi ogni abuso è ignobile. Riconosciamo l’importanza di salvaguardare tutti coloro che sono coinvolti in questa situazione e l’impatto che queste accuse hanno su chi ha subito delle violenze», le parole del Manchester United sulla vicenda che vede protagonista in negativo il brasiliano Antony.
Il tema dell’abuso è senza dubbio complesso. Le parole della società inglese supportano un punto fermo che anche noi accogliamo: ogni abuso è ignobile. I media, a causa di una politica volta ad aumentare gli ascolti più che a fare informazione di qualità, si riferiscono alla violenza contro le donne sempre e comunque parlando di “femminicidio”, una parola dal forte impatto emotivo, talvolta fuorviante. Il fenomeno andrebbe invece trattato come violenza di genere, quando il focus è sullo squilibrio relazionale tra i sessi o come violenza domestica, in cui centrale è il comportamento abusante da parte del partner.
Cerchiamo di mettere qualche punto fermo.
Si parla di abuso quando si ferisce o si fa soffrire una persona mentalmente, emotivamente o fisicamente. Il comportamento abusivo è fatto di una serie di atti che hanno allo scopo di ottenere e/o mantenere il potere o il controllo dell’altro. Esempi di comportamenti abusanti sono le percosse fisiche, gli insulti e le minacce, le tattiche di isolamento sociale, la negazione dell’accesso al reddito. La declinazione di abuso sessuale considera anche la mancanza di consenso di una delle due persone che partecipa all’atto o un consenso ottenuto con l’utilizzo di forza fisica, inganno o minacce.
L’abuso è un atto di potere. La violenza può essere subdola in quando perpetuata da figure gerarchicamente superiori, per età, fisicità e/o status. Le persone violente utilizzano la forza fisica – e ciò avviene spesso da parte di uomini nei confronti di donne e bambini visto il divario delle caratteristiche fisiche – con l’obiettivo di regolarsi emotivamente, ovvero di abbassare l’intensità delle emozioni negative come la rabbia. Parlare di regolazione emotiva permette la comprensione di diversi fenomeni in ambito psicologico, poiché Il bisogno di ritrovare uno stato di equilibrio emozionale è un obiettivo ancestrale che l’uomo, come specie, possiede.
Si legge come la violenza di calciatori brasiliani come Antony o Robinho sia causata dalla loro infanzia passata nelle favelas. Notoriamente, quella di San Paolo dove è cresciuto Antony si chiama Inferninho, “piccolo inferno”, dove ha continuato ad abitare con la madre fino al trasferimento all’Ajax. A prescindere dal degrado, è raro, se non impossibile, determinare una relazione di causa-effetto nei fenomeni sociali. Certo è che la maggior parte delle nostre caratteristiche di adulti si forma durante l’infanzia è l’adolescenza. Le credenze di base su noi stessi, gli altri e il mondo hanno radici profonde. Da piccoli si impara che ad una nostra azione corrisponde una risposta dell’altro e così apprendiamo a osservare e regolare le emozioni. Le favelas non sono di certo il luogo migliore per imparare tutto ciò, o meglio per impararlo in maniera funzionale.
Quando per ottenere un gioco, un po’ di considerazione o addirittura del cibo devi utilizzare la supremazia fisica sull’altro, giorno dopo giorno impari che il sopruso è la migliore strategia da utilizzare, impari che sei anche bravo ad utilizzarla e che, in fondo, senti di essere qualcuno. Nel caso specifico della violenza domestica il controllo avviene da entrambe le parti: chi maltratta controlla attraverso il comportamento violento, chi subisce invece impara come controllare la rabbia del partner, sente in sé la missione salvifica verso l’altro. La vittima imparerà ad accettare con il tempo il dolore, anche quando l’evitamento è possibile ed evidente, diventando totalmente passivo.
Questo non vuol essere un alibi affinché la violenza rientri nelle strategie utilizzabili, anzi è una modalità disfunzionale di relazione con gli altri.