Studio di Counseling integrato, Mindfulness, Educazione Alimentare, Roma

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Studio di Counseling integrato, Mindfulness, Educazione Alimentare, Roma Counselor professionale e Psicologa in formazione. Esperta in Mindfulness e Medicina tradizionale cinese/ Alimentazione.

Lavoro per incrementare il benessere a più livelli. 🌷⭐

Ti sei mai chiesto in quale di questi quattro atteggiamenti ti riconosci oggi? Scoprire come ti percepisci e come vedi g...
07/08/2025

Ti sei mai chiesto in quale di questi quattro atteggiamenti ti riconosci oggi? Scoprire come ti percepisci e come vedi gli altri può essere il primo passo per avviare un percorso di crescita autentica, verso un equilibrio di accettazione e rispetto che apre la porta a relazioni più armoniose e a un benessere profondo. Prenditi un momento per ascoltare te stesso...

L’Analisi Transazionale propone una prospettiva profonda e illuminante sulle dinamiche interiori e relazionali attraverso quattro atteggiamenti fondamentali che descrivono il modo in cui ciascuno di noi si percepisce e percepisce gli altri. Queste combinazioni, che riguardano il senso di valore personale e la stima verso gli altri, influenzano in modo determinante come ci rapportiamo al mondo e alle persone che ci circondano.

Quando sentiamo dentro di noi “Io non sono OK – Tu sei OK,” spesso ci troviamo in uno stato di insicurezza o svalutazione personale: riconosciamo il valore dell’altro, ma fatichiamo ad accettare pienamente noi stessi, magari sentendoci inferiori, inadeguati o non all’altezza. Questo atteggiamento può generare fragilità emotiva e condurre a relazioni sbilanciate, dove il bisogno di approvazione degli altri diventa centrale.

Nel momento in cui emerge il sentimento “Io non sono OK – Tu non sei OK,” ci troviamo immersi in una dimensione di profonda sfiducia e rifiuto sia verso noi stessi sia verso gli altri. È una condizione che, spesso, si manifesta in stati di isolamento, disillusione e amarezza. In questo scenario, il dolore interiore blocca la possibilità di connessione autentica e limita la crescita personale e relazionale.

Diversamente, l’atteggiamento “Io sono OK – Tu non sei OK” riflette una posizione in cui riconosciamo il nostro valore, ma svalutiamo gli altri. Questo può tradursi in comportamenti critici, difensivi o poco empatici, che rischiano di allontanare le persone e generare conflitti. È un modo di essere che spesso nasce da una necessità di affermare sé stessi a discapito dell’altro, riflettendo tensioni irrisolte in ambito personale.

Infine, l’atteggiamento più equilibrato e salutare è “Io sono OK – Tu sei OK.” È una condizione di fiducia profonda, dove l’accettazione di sé si unisce al rispetto e alla valorizzazione degli altri. Questo stato favorisce relazioni autentiche, empatiche e collaborazioni costruttive, sostenendo sia la crescita individuale sia quella collettiva. In ambito di counseling, lavorare verso questo equilibrio rappresenta spesso l’obiettivo centrale per promuovere benessere, consapevolezza e armonia nelle relazioni.

Comprendere e riconoscere questi atteggiamenti non solo arricchisce la consapevolezza di sé, ma offre una chiave potente per trasformare dinamiche disfunzionali in opportunità di cura e crescita. Nel percorso di counseling, accompagnare la persona a spostarsi verso un “Io sono OK – Tu sono OK” significa favorire una rinascita personale e relazionale, basata su autenticità, rispetto e fiducia profonda, elementi essenziali per una vita emotiva equilibrata e soddisfacente.

Quando penso a mio figlio Pietro, oggi che ha 7 anni, mi rendo conto di quanto il mio lavoro personale e la mia particol...
05/08/2025

Quando penso a mio figlio Pietro, oggi che ha 7 anni, mi rendo conto di quanto il mio lavoro personale e la mia particolare attenzione alle neuroscienze, coltivata da sempre, abbia determinato il modo in cui lo guardo e lo accompagno.

Ricordo quei momenti in cui capivo quanto era necessario poterlo sostenere davvero, senza fretta né giudizio (evitando tutte quelle etichette a cui siamo stati abituati), mentre il suo mondo interiore si dipanava in un ritmo tutto suo, diverso dal mio.

Perché il cervello di un bambino danza su frequenze che riflettono fasi profonde e diverse della crescita.

Onde delta, lente e avvolgenti, abitano il mondo interiore dei più piccoli, quei neonati che sembrano muoversi con la calma di un respiro profondo, immersi in un paesaggio di sogni senza immagini.

È in questa lentezza che il loro essere si apre al mondo: non è inerzia,
è il tempo sacro dell’assimilazione,
del radicamento.

Poi, tra i 2 e i 6 anni, emerge un’altra melodia: onde theta, leggere come piume ma ricche di suggestioni.

È la frequenza dell’immaginazione, dell’interiorità che si fa creativa,
la stagione incantata dove il bambino assorbe e impara senza nemmeno accorgersene.

Qui si trascrivono, silenziosamente nella memoria, gesti, parole, emozioni degli adulti — diventano parte del suo mondo interiore, l’impronta profonda di ciò che gli sarà da guida.

I 6-12 anni sono un tempo di risveglio, in cui le onde alfa suggeriscono una coscienza più vigile ma ancora rilassata.
Qui il bambino inizia lentamente a costruire il senso del Sé, la consapevolezza interna che crescerà con gradualità e rispetto dei suoi tempi. Non è uno sprint da cronometro, ma un cammino prezioso che ama la libertà di esplorare senza pressioni asfissianti.

Solo intorno ai 12 anni emergono le onde beta, veloci e focalizzate, pronte a sostenere le attività complesse di ragionamento logico e concentrazione prolungata. È allora che il giovane è più attrezzato per affrontare le sfide dell’adolescenza e oltre.

Inoltre, negli ultimi anni, le neuroscienze ci hanno insegnato qualcosa di straordinario:
il cervello è plastico, cioè capace di trasformarsi e rigenerarsi continuamente.

Questa neuroplasticità significa che non importa l’età, ogni momento può essere buono per imparare, cambiare e rafforzare nuove connessioni.

Per un genitore significa anche che la relazione con i propri figli è un terreno fertile dove piantare fiducia, ascolto e comprensione, e vedere fiorire nuove modalità di essere insieme.

Inoltre, la ricerca sottolinea quanto il gioco e il contatto emotivo siano fondamentali per il benessere cerebrale e psicologico dei bambini.

Il gioco libero stimola la creatività, l’improvvisazione, la risoluzione di problemi; mentre il contatto affettivo, caldo e rassicurante, sintonizza il sistema nervoso, favorendo il rilascio di ossitocina, l’ormone dell’attaccamento e della calma.

Ecco allora qualche pratica semplice che sostengo con passione:

Prendere ogni giorno qualche momento per stare seduti insieme senza fretta, semplicemente guardando il mondo o chiacchierando, senza distrazioni da schermi o impegni.

Offrire spazi di gioco libero dove il bambino può inventare senza limiti o giudizi.

Ascoltare davvero, con presenza piena, ciò che il bambino comunica: non solo con le parole ma con i silenzi, i gesti, gli sguardi.

Ricordare a se stessi e agli altri adulti intorno ai bambini che anche i momenti di calma apparente sono profondamente creativi:
dietro a quella lentezza c’è un cervello che sta costruendo le basi di tutto.

Questa comprensione cambia tutto nella relazione.
Cambia le attese, riduce l’ansia, e apre il cuore alla presenza piena e autentica.
Ci ricorda che crescere insieme è un cammino di pazienza, accoglienza e, soprattutto, amore.

Se oggi puoi ascoltare queste parole e vederle come una chiave per leggere meglio il tuo bambino, allora è il momento perfetto per cambiare, per costruire con lui quel rapporto di fiducia profonda che fa la differenza.

Non possiamo tornare indietro nel tempo, ma possiamo sempre scegliere di essere presenti, profondamente presenti, ora.

A volte, dietro la tendenza di alcune persone a criticare costantemente il lavoro degli altri, c’è una storia più silenz...
05/08/2025

A volte, dietro la tendenza di alcune persone a criticare costantemente il lavoro degli altri, c’è una storia più silenziosa che parla di fragilità, insicurezza, bisogno di controllo.

Sembra quasi che solo il loro modo sia quello giusto, che ogni deviazione sia una minaccia personale, e che per affermare il proprio valore sia necessario sminuire quello altrui.

Se ci soffermiamo a sentire, a guardare oltre la superficie di queste continue critiche, possiamo accorgerci che spesso si tratta di un modo (imperfetto, umano) di difendersi: giudicare l’esterno è spesso più facile che confrontarsi con le proprie fatiche, paure, errori.

Dietro il bisogno di avere sempre ragione si nasconde il timore che, se qualcosa sfuggisse al controllo, potremmo scoprire di non essere abbastanza, di non valere quanto vorremmo.

In fondo, la critica sistematica dice più di chi la esprime che di chi la riceve.

È una richiesta, non dichiarata, di ascolto e di riconoscimento.
Forse, è un modo per chiedere a gran voce:
“Vedi quanto mi sto impegnando? Noti il mio sforzo?”.

Ma la realtà è che nessun giudizio sugli altri ci renderà più sicuri di noi stessi.

Per creare davvero, per lavorare bene e vivere relazioni piene, serve accogliere la vulnerabilità, riconoscere i propri limiti e imparare a valorizzare, anche nell’altro, quelle stesse differenze che ci mettono tanto a disagio.

Sospendere la critica, anche solo per un istante, può essere il primo passo per incontrare davvero l’altro… e noi stessi.

In quella piccola pausa silenziosa nasce lo spazio per qualcosa di nuovo:
una connessione reale, fatta di ascolto, rispetto e crescita reciproca.


Abbraccia la superbia che è in te,perchè dietro lei c'è una bambina non amata.Abbraccia la pretesa che hai in te,perchè ...
02/08/2025

Abbraccia la superbia che è in te,
perchè dietro lei c'è una bambina non amata.
Abbraccia la pretesa che hai in te,
perchè dietro c'è una bambina che non ha sentito l'amore.
Abbraccia quella che "vuole fare la grossa" che è in te,
perchè dietro lei c'è una bambina rifiutata.
Abbraccia l'ira e la rabbia
che ci sono in te,
perchè dietro a loro c'è una bambina abbandonata.
Abbraccia la solitaria che vive in te,
perchè dietro c'è una bambina esclusa e discriminata.
Abbraccia la riluttanza, l'apatia,
la mancanza di senso
perchè dietro tutto questo c'è la tua bambina che patisce di essere ciò che non è.
Abbraccia il dolore che vive in te,
perchè dietro di lui c'è una bambina ferita.
Le bambine che vivono dentro di noi stanno cominciando a manifestarsi...
e questa volta non si fermano finchè non saranno ascoltate...
Per favore dal più profondo del mio cuore ti chiedo di non zittirle più.
Impara ad integrarla
comprenderla,
abbracciarla,
liberarla,
restituirla alla vita.
💖
Quando ho letto "Donne che corrono con i lupi" di Clarissa Pinkola Estés, ho avuto fin da subito la sensazione di immergermi in un viaggio profondamente trasformativo. Questo libro è molto più che una semplice raccolta di racconti: è una mappa per risvegliare la natura selvaggia e autentica che vive in ogni donna.
Ciò che mi ha colpito è il modo in cui l’autrice intreccia il sapere delle antiche fiabe con la psicologia junghiana, scavando tra leggende e archetipi per offrire alle donne strumenti di auto-riflessione e guarigione. La "Donna Selvaggia" di cui parla Estés non è una figura mitica astratta, ma rappresenta la parte più autentica, intuitiva, creativa e libera del femminile, spesso repressa o dimenticata a causa delle pressioni sociali e culturali.
Ogni capitolo ruota attorno a una fiaba, un mito o una storia popolare che viene analizzata e collegata ai nodi psichici che molte di noi affrontano: il sentirsi p***e, il bisogno di compiacere, la paura di essere autentiche. Per esempio, la storia de “La Loba”, la donna che raccoglie ossa per riportare in vita i lupi, mi ha insegnato che la rinascita interiore passa dalla capacità di ritrovare e integrarsi con le parti perdute di noi stesse. Oppure la fiaba di "Barbablù", che decostruisce la dinamica dei rapporti tossici e la necessità di imparare a fidarsi del proprio istinto per riconoscere ciò che ci fa del male.
La scrittura di Estés è ricca e poetica, a tratti dura, quasi rituale. Ho percepito chiaramente il suo invito a riappropriarmi del mio sentire, attraverso il dialogo con la mia Ombra e la mia luminosità. Mi sono sentita guidata ad accettare fragilità, desideri, cicatrici, accogliendo la complessità dell’essere donna. Attraverso le sue parole mi sono concessa il diritto di essere imperfetta, di ascoltare i miei bisogni più profondi, di difendere la mia anima da ciò che la corrode.
Questo libro è stato per me una cassetta degli attrezzi interiore, qualcosa a cui tornare nei momenti di dubbio, fatica o confusione. Lo consiglio a chiunque senta il bisogno di riscoprire la propria forza istintiva e la bellezza di essere autentica, ricordando che correre con i lupi significa prendersi la responsabilità della propria libertà e del proprio destino. È una lettura che non solo si fa, ma si vive e si trasforma.

🦋

1. Qual è la “parte selvaggia” che senti di aver perso o messo da parte nella tua vita quotidiana?
Riconoscere e accogliere la nostra natura autentica spesso richiede il coraggio di guardarci dentro senza giudizio. Cosa ti impedisce di darle voce?
2. Come reagisci quando il tuo istinto ti manda segnali di disagio o allerta, come fa la protagonista nella fiaba di Barbablù?
Ti fidi delle tue sensazioni? Le ascolti o le metti a tacere per compiacere gli altri?
3. Ripensando al mito de “La Loba”, quali parti di te senti il bisogno di “raccogliere” e riportare in vita?
C’è qualche talento, sogno o desiderio dimenticato che merita di essere riscoperto e nutrito oggi?
4. In che modo la società moderna ti invita a reprimere la tua spontaneità, creatività o vulnerabilità?
Quali piccoli passi potresti compiere per onorare questi aspetti e viverli con più libertà?
5. Cosa significa per te correre con i lupi?
Prova a scrivere una frase o un’immagine simbolica che racchiuda il tuo personale modo di essere “selvaggia”.
Buon viaggio dentro te stessa/o..🌊⭐

Dentro ognuno di noi c'è un nucleo prezioso, un'energia d'oro che rappresenta il nostro valore autentico.Solo riscoprend...
28/07/2025

Dentro ognuno di noi c'è un nucleo prezioso, un'energia d'oro che rappresenta il nostro valore autentico.

Solo riscoprendo questa scintilla possiamo liberarci dalle catene del passato, abbracciare la nostra dignità e costruire relazioni che ci rispettino davvero.

Io sono d'oro ✨

I bambini piccoli hanno bisogno della mamma e del papà per sopravvivere, per stare bene e sentirsi al sicuro.È normale, ...
20/07/2025

I bambini piccoli hanno bisogno della mamma e del papà per sopravvivere, per stare bene e sentirsi al sicuro.

È normale, ed è giusto che sia così. Accade lo stesso per tutti i cuccioli, la presenza della madre che protegge dai pericoli e insegna come muoversi nel mondo (cacciare o fuggire, procurarsi il cibo, spostarsi e trovare un rifugio) è l'unica garanzia di sopravvivenza.

Nella nostra società, però, questo legame profondo che unisce madre e figlio nei primi anni della vita è guardato con sospetto, spesso viene addirittura criticato.

La mamma che allatta il suo piccino di tre, quattro anni, che resta con lui finché non si addormenta o lo accoglie nel lettone, viene accusata di “viziarlo” o di “crescerlo mammone”.

➡️Quando i vizi son ben altri e li hanno gli adulti, non i bambini.⬅️

E quando è normale che un bambino ami molto la sua mamma e sia legato a lei, sarebbe preoccupante se così non fosse.

Eppure il mito dell'indipendenza precoce ci spinge in un'altra direzione.

Parenti, amici, conoscenti denunciano a gran voce la mancanza di autonomia del bambino se il piccolo dimostra il suo bisogno – fisiologico – di contatto e rassicurazione.

🌻Ma l'autonomia e l'indipendenza si raggiungono, ognuno con il proprio passo, senza fretta, proprio grazie alla rassicurazione ricevuta nei primi anni di vita.

La risposta amorevole di mamma e papà, la loro disponibilità ad accogliere il bambino nel suo essere bisognoso di attenzioni e di contatto, ovvero nel suo essere bambino, è la via perché quel bambino possa maturare una profonda fiducia in se stesso e in quanti lo circondano.

Quindi, se a parer del mondo, il vostro bambino è “mammone”, bene, sappiate che è tutto a posto.

I primi anni di vita sono il momento giusto, il momento perfetto, per essere i bambini della mamma.

Giorgia E. C***a

Estate 2021 - Io e Pietro 💕✨

Nella dipendenza emotiva,c'è tanto dolore, paura di essere abbandonati,di non farcela senza l'altro.Ci si sente piccoli....
18/07/2025

Nella dipendenza emotiva,
c'è tanto dolore, paura di essere abbandonati,
di non farcela senza l'altro.
Ci si sente piccoli..
Una ferita antica che riattiva una pericolosa modalità di sopravvivenza.

Pur di placare i miei bisogni sono disposta a perdere la mia dignità, la mia autenticità, la mia integrità:
me stessa!

Cosa fare?

1. Prendere consapevolezza ed elaborare le ferite❤️‍🩹
Comprendere che il dolore e la paura dell’abbandono derivano da bisogni profondi, spesso radicati nell’infanzia o in relazioni significative. Anche se questi vissuti sono dolorosi, diventare consapevoli delle proprie ferite ed elaborarle attraverso un percorso di crescita, permette di non agire più in automatico, ma con maggiore libertà e responsabilità, e imparare a gestire le proprie emozioni e a rafforzare il proprio valore personale.

2. Coltivare reti di sostegno alternative
Dedica tempo ad amicizie, passioni e attività che ti fanno sentire complet@.

3. Pratiche di crescita personale e spirituale
Pratica la mindfulness, la presenza mentale, la meditazione.
Coltiva la tua spiritualità per rinforzare la connessione con te stessa ed un senso di pace interiore.

4. Praticare sport: un alleato per l’autostima e la stabilità emotiva

Produce endorfine:
Lo sport stimola la produzione di neurotrasmettitori come endorfine e serotonina, migliorando l’umore e riducendo l’ansia e il senso di vuoto.

Aumenta l’autostima:
Vedere miglioramenti fisici e raggiungere obiettivi sportivi, piccoli o grandi, rafforza la fiducia nelle proprie capacità. Ogni traguardo raggiunto è un promemoria tangibile del proprio valore personale.

Riduce lo stress:
L’esercizio regolare abbassa i livelli di cortisolo, aiutando il corpo a gestire meglio le emozioni intense e lo stress legato a relazioni disfunzionali.

Rafforza la connessione mente-corpo: Pratiche come yoga, pilates o sport all’aria aperta aiutano a sviluppare consapevolezza corporea, migliorando la capacità di ascoltare e interpretare i propri bisogni.

Favorisce la socializzazione:
Praticare sport di gruppo o partecipare ad attività collettive può aiutare a costruire relazioni positive e reti di sostegno alternative al rapporto di dipendenza.

Offre una routine sana:
Inserire il movimento nella quotidianità regala una struttura alle giornate, limitando la tendenza a ruminare e favorendo un ciclo riposo-veglia più regolare.

Incorporare il movimento nella cura di sé permette di percepire il proprio corpo come un alleato e dona la concreta esperienza di essere in grado di prendersi cura di se stessi, anche fuori dalla relazione. Questa consapevolezza è il fondamento della vera autonomia emotiva e della crescita personale.

5. Sostenersi con l’alimentazione giusta

Un’alimentazione equilibrata è un alleato prezioso nella stabilità emotiva.
Scegliere alcuni alimenti può aiutare a regolare l’umore e supportare il sistema nervoso:
Cereali integrali (es. riso integrale, avena, farro): favoriscono una produzione stabile di serotonina, migliorando il tono dell’umore.

Legumi: ricchi di fibre e proteine vegetali, aiutano la regolazione glicemica e la stabilità emotiva.

Verdure a foglia verde: contengono vitamine e minerali come magnesio e acido folico, utili al sistema nervoso e alla gestione dello stress.

Pesce (soprattutto ricco di omega-3, come sgombro, sardine, alici): sostiene la salute cerebrale e riduce i sintomi di ansia e depressione.

Uova: ottime fonti di proteine, vitamina D e colina per il benessere neurologico ed emotivo.

Una dieta bilanciata aiuta la produzione di neurotrasmettitori come serotonina e dopamina, cruciali per la regolazione dell’umore e lo sviluppo della resilienza allo stress.

Nutrire il corpo con cibi sani non solo è un primo gesto di cura verso sé stessi, ma rafforza quotidianamente anche l’autostima e la stabilità emotiva.

Integrare questi aspetti consente di percorrere un cammino autentico verso l’autonomia emotiva: dalla consapevolezza e gestione del proprio dolore, passando per la cura di sé e della propria alimentazione, fino alla riscoperta della propria forza e identità.




***estessi

   e    sono parte di un fenomeno più ampio che possiamo comprendere meglio se li inseriamo nel contesto della  ̀liquida...
17/07/2025

e sono parte di un fenomeno più ampio che possiamo comprendere meglio se li inseriamo nel contesto della ̀liquida ,
un concetto sociologico coniato da Zygmunt per descrivere come oggi le , i legami sociali e persino la nostra ́ siano sempre più fluidi, instabili e precari.

Nella società liquida tutto cambia velocemente, le solide certezze di un tempo si dissolvono e ogni legame tende a diventare temporaneo e fragile.

Questo genera una profonda e paura della stabilità, spingendo molte persone a evitare i conflitti o a fuggire dalle relazioni, come succede nel ghosting, o a tornare e scomparire in modo confuso, come nello zombing.

La causa di tutto ciò sta nell’ crescente che mina i legami sociali, in una cultura dove il valore si basa spesso sull’ e sul immediato anziché sull’impegno a costruire rapporti duraturi.

In questo contesto, molte persone faticano a gestire le complesse, preferendo la via più semplice della sparizione o del ritorno intermittente, senza spiegazioni.

Così la e relazionale diventa il riflesso di una società che, perdendo punti di riferimento stabili e sicurezze, genera relazioni “liquide” dove tutto è incerto, lontano dall’autenticità e dalla continuità.

Riconoscere questa dinamica ci aiuta a capire che ghosting e zombing non sono solo problemi individuali, ma segnali di un più profondo che riguarda la nostra epoca e ci invita a lavorare su , e capacità di costruire relazioni più solide e rispettose.

DINAMICHE DI COPPIA NON CI LASCIAMO PER I FIGLI Tutto ciò che è facciata, abitudine, dipendenza, comodità, paura di star...
10/07/2025

DINAMICHE DI COPPIA
NON CI LASCIAMO PER I FIGLI

Tutto ciò che è facciata, abitudine, dipendenza, comodità, paura di stare da soli, ha difficoltà a restare in piedi.

Semplicemente perchè bisogna emergere con la propria unicità, indipendenza, luce propria.

Quindi prima si lascia cadere tutto ciò che non ha più motivo di esistere meglio è...

Non temete! In ognuno di noi ci sono le risorse per riemergere, come un Araba Fenice.

Ma questo processo non lo possiamo ostacolare, perchè ci causa sofferenza.

Impediamo l'emergere di noi stessi, restando nell'ombra di qualcun altro.

Meglio brillare da soli, che essere spenti accanto a qualcuno.

Molto spesso non è una questione di mancanza d'amore, ma di spinta evolutiva.

Il cuore deve andare in frantumi per essere ricostruito.

Ma lo possiamo riparare solo noi,
da dentro.

Per quanto riguarda le coppie con i figli...

NON VI APPOGGIATE SUI FIGLI. NON DITE NON CI LASCIAMO PER IL VOSTRO BENE...MA PIUTTOSTO dite NON CI LASCIAMO PER IL NOSTRO EGOISMO.

Almeno scaricate i figli di responsabilità e vi prendete le vostre e già sarebbe un'azione per cui essere ringraziati a vita.

Se una coppia non ha più entusiasmo, armonia, complicità non si resta insieme per i figli, si resta insieme per questioni economiche, di dipendenza affettiva, per paure non risolte, per mancanza di scopi nella vita...e tante altre situazioni che nulla hanno a che vedere con i figli.

Mentre i genitori vedono solo se stessi i figli guardano i genitori e imparano che la coppia è rassegnazione, che la coppia è violenza, che la coppia è conflitto.

Che quando le cose non vanno bisogna farle andare per forza, abituandoli alla rassegnazione oppure a scappare dall'amore una volta diventati grandi.

I figli impareranno ad amare in base a ciò che hanno visto, assimilato, subito.

Ma ci sono coppie cosi disfunzionali che non arriveranno mai a questo livello di consapevolezza.

Per fortuna ce ne sono tante altre che a fatica STANNO GUARDANDO UNA AD UNA LE DINAMICHE DISFUNZIONALI SALVANDO SE STESSI E I FIGLI.

Quindi tutto ciò che non è amore ma paura del giudizio, paura del cambiamento, paura di prendere strade diverse rispetto alla propria linea familiare, paura di stare da soli... dipende dal vostro bambino interiore che ha paura, che è rimasto nella fase di figlio dipendente e non ha compiuto pienamente il passaggio alla vita adulta.

Le separazioni o i divorzi non traumatizzano nessun bambino!
Ve lo posso assicurare!!!

I traumi nascono dalle guerre messe in atto dai genitori, dal loro insensibilità verso i propri figli, dalle lotte per il possesso di beni materiali, per la dipendenza affettiva, per mille altre fonti di sofferenza.

Situazioni che i figli di coppie disfunzionali comunque vivono ogni giorno...

Figli che spesso soffrono di allergie e problemi alla pelle, resistenti ad ogni tipo di cura medica...

Il loro sistema cerca di defendersi dagli attacchi esterni, dalla rabbia dei genitori.

Quindi se tu sei un genitore che si sta separando per dare dignità alla propria e alla vita dei propri figli, complimenti per il coraggio e la consapevolezza.

Se sei figlio/a di genitori che si sono separati per non farti vivere tutto questo, se puoi, ringraziali per il loro coraggio.
E non sentirti in colpa di nulla.

Le scelte degli adulti non sono mai responsabilità dei figli! MAI!

Quindi non la scusa "stiamo insieme per i figli!" per favore non utilizzatela più.

Siate almeno creativi a inventarvi altro che non si traduca in sofferenza per quei figli che cercate di tutelare ma che in realtà inserite nella vostra gabbia, della quale avete le chiavi ma non volete salvarvi!

Se diventate ex coniugi, assicurando ai figli amore, protezione, tutela, divertimento...

Nessun figlio resterà traumatizzato.

Ma spesso in chi non vuole proprio lanciarsi questi aspetti sono un pò carenti anche prima.

Quindi sempre li ritorniamo, il problema non è il divorzio ma la maturità, rispetto e serenità con cui i genitori sono capaci oppure no di affrontare una sfida così complessa.

Non si può pensare "facciamo finta che va tutto bene, tanto i figli non se ne accorgono..."

Forse a livello cognitivo può essere vero, ma poi parlano i sintomi del corpo e i loro comportamenti da adulti.

Arriva comunque l'incoerenza, la manipolazione, l’ambivalenza.
Tutte zavorre che poi i figli dovranno subire nel corso della propria vita.

I figli soffrono solo se i genitori diventano EX GENITORI, privandoli della parte emotiva, affettiva, protettiva e relazionale.

Un genitore che sacrifica la propria vita non fa nessun dono ai figli, mostra solo delle difficoltà personali o generazionali, rischiando di portare avanti un'infelicità appresa.

Io un regalo cosi non lo vorrei!
Non so voi...

Per adesso lasciate andare, cercate di non affondare sotto la pesantezza del passato.
Ciò che di bello è destinato a voi arriverà, ma prima bisogna lasciare andare tutto ciò che non serve più.

Sta passando il treno del cambiamento, salti su e lo prendi al volo o resti a lamentarti?

VUOI PRENDERTI LE RESPONSABILITÀ DI ADULTO O CONTINUI A NASCONDERTI DIETRO GLI ALTRI?

Una volta ritrovato se stessi, le relazioni sane saranno una semplice e magnifica conseguenza.

E il sacro vincolo del matrimonio?

Di sacro c'è solo l'amore vero.
Di sacro c'è sola la vita.
Di sacro c'è solo la felicità.

Tutto il resto è manipolazione.

Annarita Bavaro Psicoterapeuta Milleriana

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Rome
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