Studio di Counseling integrato, Mindfulness, Educazione Alimentare, Roma

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Studio di Counseling integrato, Mindfulness, Educazione Alimentare, Roma Counselor professionale e Psicologa in formazione. Esperta in Mindfulness e Medicina tradizionale cinese/ Alimentazione.

Lavoro per incrementare il benessere a più livelli. 🌷⭐

Molti cittadini oggi mostrano una crescente difficoltà ad applicare il principio di realtà e a esercitare un sano spirit...
23/09/2025

Molti cittadini oggi mostrano una crescente difficoltà ad applicare il principio di realtà e a esercitare un sano spirito critico nei confronti delle informazioni e delle narrazioni politiche.

Questa vulnerabilità li rende particolarmente esposti alla manipolazione e alla propaganda da parte dei governi o di gruppi di potere.

Psicologicamente, il principio di realtà rappresenta la capacità di rinunciare a gratificazioni immediate per accogliere le tensioni, le frustrazioni e i limiti imposti dalla realtà esterna, sviluppando così una visione consapevole, matura e critica del mondo.

Tuttavia, questo processo non è spontaneo per tutti.

Spesso predomina la ricerca di rassicurazioni e semplificazioni, elementi che la propaganda sa sfruttare efficacemente, facendo leva su emozioni ancestrali come paura, insicurezza e il bisogno di appartenenza collettiva.

Quando ci si sente minacciati o disorientati, la mente tende a cercare risposte facili e narrativi netti, riducendo lo spazio per una riflessione profonda.

Qui entrano in gioco distorsioni cognitive come bias percettivi e polarizzazione sociale, che limitano la capacità di analisi e di giudizio oggettivo.

Questa fragilità emotiva e cognitiva affonda radici profonde nelle prime esperienze infantili.

Le prime figure di riferimento rappresentano la "palestra" in cui il bambino impara a modulare emozioni, a integrare la realtà esterna con quella interna, e a sviluppare autoconsapevolezza e autonomia emotiva.

Se queste funzioni sono carenti o immaturi, il bambino cresce con una visione distorta di sé e del mondo, e fatica a interpretare in modo critico le informazioni ricevute.

Un aspetto cruciale e spesso trascurato è il ruolo della manipolazione psicologica all’interno delle dinamiche familiari.

La manipolazione familiare si manifesta attraverso ricatti emotivi, senso di colpa imposto, negazione dei bisogni e dei sentimenti, controllo affettivo e narrazioni distorte che rendono instabile e soggettiva la percezione della verità.

In questi contesti, il bambino apprende inconsapevolmente a "dubitare" della propria esperienza e del proprio giudizio, condizione che rischia di accompagnarlo nell’età adulta.

Da adulti, chi è cresciuto in ambienti manipolativi è più incline a riprodurre schemi simili.

Si lascia intrappolare da dinamiche emotive che richiamano quelle familiari, anche nelle narrazioni manipolative e propagandistiche politiche.

Qui interviene una tecnica sofisticata come il , una forma di manipolazione psicologica che distorce la percezione collettiva, nega fatti reali e mina la fiducia nelle capacità di giudizio individuali.

La saturazione informativa, insieme all’amplificazione di paure ed emozioni forti, e ai messaggi semplicistici e polarizzanti, agiscono come elementi che spengono il pensiero critico.

Questo spinge molti cittadini ad assumere atteggiamenti emotivi e conformisti, spesso senza consapevolezza, perpetuando un clima sociale fragile e facilmente manipolabile.

A questo si aggiunge la *paura del diverso*, una componente centrale della psicologia sociale che spiega molte dinamiche di esclusione, pregiudizio e intolleranza.

La paura di ciò che è "altro" o straniero genera spesso reazioni di chiusura, diffidenza e rancore, sentimenti che vengono abilmente cavalcati dalla propaganda politica per creare capri espiatori e alimentare divisioni.

L’uomo nelle f***e, racconta Gustave Le Bon nel suo celebre libro *Psicologia delle f***e*, tende a perdere il senso critico e a lasciarsi trascinare da emozioni collettive forti: l’individualità si annulla nel gruppo e il giudizio razionale viene sovrastato dall’impulso emotivo e dall’identificazione con l’ideologia dominante.

È proprio questo meccanismo che spiega perché una parte della popolazione sia portata a sostenere messaggi e figure politiche che invece di promuovere umanità e solidarietà diffondono paure, esclusione e odio.

Chi si lascia persuadere da queste narrazioni è spesso una persona che ha difficoltà profonde a riconoscere e metabolizzare la complessità della realtà, magari a causa di ferite emotive mai risolte o di mancanza di strumenti culturali e riflessivi.

Inoltre, quando certi valori umanitari vengono messi in secondo piano o negati, come nel caso di chi non riesce a schierarsi con le vittime di genocidi o oppressioni, si manifesta una perdita del senso di umanità che nasce proprio dal venir meno di quel principio di realtà e della capacità critica.

Diventa dunque urgente un'educazione sistematica, sin dall'infanzia, che promuova consapevolezza emotiva, autocritica e apertura al diverso.

Solo così si potranno formare cittadini resilienti alle manipolazioni, in grado di costruire una società più giusta, libera e umana.

Demetra Cerere

Studio di Counseling integrato, Mindfulness, Educazione Alimentare, Roma















"La via labirintica" è un cammino simbolico e psicologico che ci porta a esplorare le profondità più intime di noi stess...
05/09/2025

"La via labirintica" è un cammino simbolico e psicologico che ci porta a esplorare le profondità più intime di noi stessi, dove ogni svolta rivela emozioni, ricordi e immagini archetipiche nascoste.

Il labirinto diventa metafora delle sfide interiori che segnano la nostra crescita:
✨accettare l’ignoto,
✨lasciare andare le certezze e
✨aprirsi a una trasformazione

In questo viaggio si intrecciano mito, rito e pratica: antichi simboli come mappe per orientarsi nel caos interiore, passaggi di iniziazione e l’integrazione delle scoperte personali.

Questa via ci invita a contattare il Sé più profondo, a riscoprire la creatività e le possibilità di rinascita, attraverso il coraggio e pazienza e offrendo in dono una nuova visione di sé e del mondo.

È un percorso per imparare a custodire la vulnerabilità,
dialogare con i propri fantasmi interiori e trovare la forza nell’accoglienza del proprio vissuto autentico.


Il lutto da separazione è una delle esperienze più dolorose e complesse che possiamo attraversare.Non si tratta solo di ...
02/09/2025

Il lutto da separazione è una delle esperienze più dolorose e complesse che possiamo attraversare.

Non si tratta solo di dire addio a una persona amata, ma di perdere una parte importante della propria identità e del proprio equilibrio emotivo.

È un momento di ferita profonda,
di vuoto e smarrimento,
in cui spesso si vorrebbe che
la rottura fosse un taglio netto, semplice da gestire.

Claire Marin, nel suo libro
"La fine degli amori", ci aiuta a comprendere questa realtà con parole che affondano nella profondità del dolore:

❤️‍🩹

"Ci piacerebbe che la rottura
fosse un taglio netto.
Preciso e chirurgico, d'un sol colpo, come la sciabola che decapita.
Invece la rottura è una lacerazione".

Questa lacerazione ci trasforma,
ci mette di fronte a una
deformazione dell'io, che ci rende "esseri mostruosi",
nel senso di diversi, disorientati,
a volte quasi irriconoscibili
a noi stessi.

Ma Marin ci ricorda anche che questa ferita non è fine a sé stessa.

La sofferenza può diventare un"opportunità di crescita:

"Diventare sé stessi..
emanciparsi dal Sé che ci hanno cucito addosso è un percorso doloroso e costoso, ma liberatorio".

In questo processo, il lutto diventa
una sfida a ritrovare un equilibrio nuovo, più autentico e consapevole.

È per questo che ritengo fondamentale, nel percorso di counseling, offrire non solo uno spazio di ascolto e sostegno, ma anche strumenti che aiutino a dare senso e forma al dolore.

La lettura di libri come questo diventa parte di un cammino integrato per elaborare il lutto, offrendo parole che possono confortare, spiegare e accompagnare nei momenti più bui.

Se stai vivendo una separazione o un momento di perdita, considera il counseling come un luogo dove poter elaborare queste emozioni.

Contattami per informazioni sui percorsi di counseling:
insieme possiamo costruire una nuova strada verso l'integrazione,
la consapevolezza e la serenità.


Questa sera riprendo in mano il libro di John Bowlby, un testo che ho letto e riletto nei miei anni di formazione, e che...
31/08/2025

Questa sera riprendo in mano il libro di John Bowlby, un testo che ho letto e riletto nei miei anni di formazione, e che continua a offrire spunti profondi sulla comprensione delle relazioni umane. La sua teoria dell’attaccamento non è solo un modello clinico imprescindibile, ma trova oggi conferme importanti anche nelle neuroscienze, che ci permettono di scoprire come i primissimi legami emotivi plasmino il nostro cervello e la nostra capacità di vivere il mondo a livello emotivo e relazionale.

La teoria dell’attaccamento, sviluppata da Bowlby, si fonda su un principio semplice ma potente: il bisogno del bambino di creare un legame emotivo profondo e duraturo con una figura di riferimento primaria. Questo legame, definito base sicura, permette al bambino di esplorare il mondo con fiducia e regolare le proprie emozioni in modo equilibrato.

Le ricerche neuroscientifiche contemporanee confermano quanto questo legame sia profondamente radicato nel nostro cervello. Le esperienze di attaccamento influenzano la formazione delle reti neurali coinvolte nella regolazione dello stress, nell’elaborazione emotiva e nella costruzione della fiducia nelle relazioni interpersonali. Durante le interazioni con figure affidabili, neurotrasmettitori come ossitocina e dopamina si attivano, generando uno stato neurofisiologico di sicurezza e benessere.

Quando l’attaccamento è sicuro, il bambino sviluppa modelli operativi interni adattivi: rappresentazioni mentali stabili di sé e degli altri, che guideranno l’organizzazione delle sue relazioni future. Tuttavia, esperienze di attaccamento insicuro o traumatico possono alterare questi circuiti neurali, attivando in modo cronico l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), con effetti negativi sulla regolazione emotiva e un’aumentata vulnerabilità a disturbi affettivi, ansia e altre difficoltà psicologiche nell’età adulta.

Riflettere sull’importanza dell’attaccamento ci aiuta a riconoscere quanto le nostre prime relazioni influenzino il nostro benessere emotivo per tutta la vita.

È un invito a prenderci cura, non solo dei bambini, ma anche di noi stessi, per costruire basi di sicurezza e fiducia.

E voi, avete mai riflettuto sul modo in cui vi connettete con voi stessi e con gli altri?

Quando cresciamo in ambienti dove l’affetto è condizionato da lotte, drammi o incertezze, non solo impariamo ad associar...
30/08/2025

Quando cresciamo in ambienti dove l’affetto è condizionato da lotte, drammi o incertezze, non solo impariamo ad associare il sentirci vivi a stati di agitazione emotiva,
ma sviluppiamo anche schemi interni complessi che influenzano profondamente il modo in cui percepiamo e viviamo le relazioni affettive.

Il cervello, soprattutto nelle prime fasi dello sviluppo, registra l’intensità emotiva come una forma di legame, anche se questa è improntata a conflitti o instabilità.
Questi schemi emotivi diventano così un punto di riferimento interno, un modello relazionale a cui tendiamo, spesso inconsciamente, a cercare conferma nelle relazioni adulte.

Dal punto di vista neurobiologico, il sistema limbico si abitua a uno stato di allerta costante, creando una sorta di dipendenza affettiva dalla scarsità o dall’instabilità.
In pratica, il cervello impara a interpretare la calma come un segnale di pericolo o di mancanza di stimoli validi, generando ansia o vuoto emotivo.
È come se la serenità venisse percepita come una "zona morta" senza la quale non ci si sente davvero connessi.
Questo avviene perché, per molte persone, l’attivazione emotiva è stata l’unico indicatore di vicinanza e cura ricevuti durante l’infanzia.

Le teorie dell’attaccamento, elaborate da Bowlby ed ampliate dalla Ainsworth, mostrano come questi modelli precoci di relazione influenzino l’attaccamento adulto.

Chi ha vissuto una relazione instabile spesso sviluppa uno stile ansioso, caratterizzato da un bisogno incessante di conferme, o evitante, con la tendenza a distanziarsi per proteggersi dalla paura del rifiuto.

Quando tali persone incontrano un partner con uno stile di attaccamento sicuro, basato su presenza, coerenza e accoglienza, avviene un vero e proprio cortocircuito emotivo.
La mente fatica a rielaborare una modalità di amore che non richiede battaglie emotive, scacchi di potere o momenti di crisi per sentirsi reale.

Psicologicamente, questo cortocircuito può essere inteso come un confronto tra "vecchio" e "nuovo": il vecchio sistema nervoso, allenato a rispondere con iperattivazione o distacco, si scontra con la novità di una calma emotiva stabile.
La sensazione di noia o disinteresse possa essere in realtà una difesa inconscia, un modo per evitare di abituarsi a una sicurezza percepita come insidiosa o straniante.
La tranquillità emotiva, infatti, implica la necessità di affrontare emozioni più sottili, ma altrettanto profonde, come la fiducia, la vulnerabilità autentica e la responsabilità affettiva reciproca.

Col tempo, però, questa calma può trasformarsi in un terreno fertile per la guarigione.

La stabilità affettiva aiuta a riorganizzare i circuiti neurali e a creare nuove connessioni che rendono possibile un’esperienza relazionale meno drammatica e più autenticamente connessa.

È proprio in questo contesto di pace interiore che si costruisce un amore capace di durare, non basato su picchi adrenalici, ma su radici profonde di rispetto, cura e crescita reciproca.

In sintesi, ciò che inizialmente può sembrare noia o mancanza di passione è in realtà il segnale di un processo evolutivo e di una trasformazione emotiva profonda:

il passaggio dal bisogno compulsivo di attivazione emozionale al piacere di una relazione stabile e sicura, dove l’amore non accende solo il cuore, ma nutre l’intera persona nella sua totalità.

Spesso pensiamo di amare qualcuno,ma davvero cosa significa amare?Abraham J. Twerski, psichiatra e rabbino, ci offre una...
23/08/2025

Spesso pensiamo di amare qualcuno,
ma davvero cosa significa amare?
Abraham J. Twerski, psichiatra e rabbino, ci offre una prospettiva originale e profonda: molto di ciò che chiamiamo amore è in realtà “amore-per-il-pesce”.

Cosa significa?
Immagina un ragazzo che dice di amare il pesce che sta mangiando. In realtà, ama solo se stesso, perché il suo amore si basa sul piacere e sulla soddisfazione che quel pesce gli procura. Allo stesso modo, molte relazioni si basano su ciò che riceviamo dall’altro, non su ciò che siamo capaci di donare.

Il vero amore, secondo Twerski, è un amore che dona. Non è la ricerca di soddisfazione personale, ma la capacità di offrire una parte di sé senza aspettarsi nulla in cambio.

È nel dono che nasce la relazione autentica, quella che crea un legame profondo e duraturo.

✨ Riflessione per oggi:
In che modo il mio amore
è veramente un dono?

Quale parte di me scelgo di offrire
senza condizioni?

🌷



Riconoscere i segnali di una   è il primo passo per proteggere il proprio  .Spesso, chi è dentro a questi rapporti fatic...
21/08/2025

Riconoscere i segnali di una è il primo passo per proteggere il proprio .

Spesso, chi è dentro a questi rapporti fatica a vedere chiaramente ciò che accade, perché la dinamica si costruisce lentamente, pezzo dopo pezzo.

Ci sono, però, alcuni campanelli d’allarme che possono aiutare a comprendere quando qualcosa non va:

-Una sensazione persistente di infelicità, insicurezza o malessere dentro la relazione.

-Sentirsi giudicati, sminuiti o ignorati, con i propri successi ridicolizzati.

-Critiche continue, sarcasmo, silenzi punitivi o forme sottili di manipolazione che fanno dubitare di sé.

-Bisogno di controllo e gelosia estrema, con limitazioni alla propria libertà e al contatto con amici e famiglia.

-Batterie emotive prosciugate da conflitti costanti o da un clima di tensione irrisolto.

È importante imparare anche a distinguere un conflitto normale da una dinamica tossica.

Un conflitto sano:

-Aiuta a chiarire i propri bisogni e a capire quelli dell’altro.

-Permette di esprimere emozioni senza paura di essere giudicati.

-Conduce a soluzioni condivise e fa sentire entrambi più vicini.

Una dinamica tossica invece:

-Si ripete senza mai trovare soluzione.

-Ti lascia esausto, in colpa o insicuro solo per aver espresso ciò che senti.

-È piena di manipolazioni, silenzi punitivi, critiche distruttive o tentativi di controllo.

-Ti fa “camminare sulle uova” per paura delle reazioni dell’altro.

La differenza si sente nel corpo e nel cuore: un conflitto sano lascia energia e chiarezza, mentre una relazione tossica svuota e genera dolore.

Prevenire significa prendersi cura di sé, coltivando la propria autostima e i propri spazi, senza mai ignorare quei piccoli segnali che spesso si tende a giustificare.
Proteggersi significa anche imparare a comunicare in modo chiaro e rispettoso, senza mai perdere di vista il proprio valore.

Se senti che qualcosa non va o vuoi semplicemente capire come costruire relazioni più sane e autentiche, qui puoi trovare uno spazio fatto di accoglienza e rispetto, senza giudizio.

Ricordati: il primo gesto d’amore verso te stesso è riconoscere il tuo diritto a stare bene.

Ti sei mai chiesto in quale di questi quattro atteggiamenti ti riconosci oggi? Scoprire come ti percepisci e come vedi g...
07/08/2025

Ti sei mai chiesto in quale di questi quattro atteggiamenti ti riconosci oggi? Scoprire come ti percepisci e come vedi gli altri può essere il primo passo per avviare un percorso di crescita autentica, verso un equilibrio di accettazione e rispetto che apre la porta a relazioni più armoniose e a un benessere profondo. Prenditi un momento per ascoltare te stesso...

L’Analisi Transazionale propone una prospettiva profonda e illuminante sulle dinamiche interiori e relazionali attraverso quattro atteggiamenti fondamentali che descrivono il modo in cui ciascuno di noi si percepisce e percepisce gli altri. Queste combinazioni, che riguardano il senso di valore personale e la stima verso gli altri, influenzano in modo determinante come ci rapportiamo al mondo e alle persone che ci circondano.

Quando sentiamo dentro di noi “Io non sono OK – Tu sei OK,” spesso ci troviamo in uno stato di insicurezza o svalutazione personale: riconosciamo il valore dell’altro, ma fatichiamo ad accettare pienamente noi stessi, magari sentendoci inferiori, inadeguati o non all’altezza. Questo atteggiamento può generare fragilità emotiva e condurre a relazioni sbilanciate, dove il bisogno di approvazione degli altri diventa centrale.

Nel momento in cui emerge il sentimento “Io non sono OK – Tu non sei OK,” ci troviamo immersi in una dimensione di profonda sfiducia e rifiuto sia verso noi stessi sia verso gli altri. È una condizione che, spesso, si manifesta in stati di isolamento, disillusione e amarezza. In questo scenario, il dolore interiore blocca la possibilità di connessione autentica e limita la crescita personale e relazionale.

Diversamente, l’atteggiamento “Io sono OK – Tu non sei OK” riflette una posizione in cui riconosciamo il nostro valore, ma svalutiamo gli altri. Questo può tradursi in comportamenti critici, difensivi o poco empatici, che rischiano di allontanare le persone e generare conflitti. È un modo di essere che spesso nasce da una necessità di affermare sé stessi a discapito dell’altro, riflettendo tensioni irrisolte in ambito personale.

Infine, l’atteggiamento più equilibrato e salutare è “Io sono OK – Tu sei OK.” È una condizione di fiducia profonda, dove l’accettazione di sé si unisce al rispetto e alla valorizzazione degli altri. Questo stato favorisce relazioni autentiche, empatiche e collaborazioni costruttive, sostenendo sia la crescita individuale sia quella collettiva. In ambito di counseling, lavorare verso questo equilibrio rappresenta spesso l’obiettivo centrale per promuovere benessere, consapevolezza e armonia nelle relazioni.

Comprendere e riconoscere questi atteggiamenti non solo arricchisce la consapevolezza di sé, ma offre una chiave potente per trasformare dinamiche disfunzionali in opportunità di cura e crescita. Nel percorso di counseling, accompagnare la persona a spostarsi verso un “Io sono OK – Tu sono OK” significa favorire una rinascita personale e relazionale, basata su autenticità, rispetto e fiducia profonda, elementi essenziali per una vita emotiva equilibrata e soddisfacente.

Indirizzo

Via Nazionale, 200
Rome
00184

Telefono

+393280871821

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