Dr. Sara Tilli
Psicologa, psicoterapeuta e musicoterapeuta, laureata in Psicologia (indirizzo neuropsicologico) presso La Sapienza Università di Roma, ha conseguito l’abilitazione alla professione, l’iscrizione all’Albo degli Psicologi del Lazio e la specializzazione in psicoterapia integrata ad indirizzo umanistico-esistenzialista (ASPIC).
Musicoterapista diplomata presso la Scuola di Formazione in Musicoterapia OLTRE (Roma), seguendo in origine una formazione di stampo benenzoniano, in seguito ampliata con integrazioni ed evoluzioni (MTR, L. Casiglio).
Vincitrice di una borsa di perfezionamento post-laurea de La Sapienza per un progetto di ricerca all’interno del Research Group: Music, Education & Therapy, Master in Music Therapy presso l’Università di Cádiz UCA, Facoltà di Scienze dell’Educazione, in cui ha svolto attività di ricerca in musicoterapia applicata e ha collaborato nelle attività di supervisione degli allievi del master.
Opera come musicoterapeuta in ambito clinico e riabilitativo, assieme a persone con grave disabilità e disturbi psichiatrici, presso l’Assohandicap Onlus di Marino (RM).
Ha partecipato a progetti integrati come psicoterapeuta e musicoterapeuta in ambito musicoterapico (in particolare psiconcologico ed ospedaliero) nell’ottica di un’integrazione di metodologie e professionalità.
Svolge attività di formazione in musicoterapia (materie dell’area musicoterapica e psico-pedagogica) presso la Scuola di Formazione in Musicoterapia Oltre di Roma.
Psicoterapeuta di formazione umanistico esistenzialista integrata, opera in ambito clinico, privatamente, con l’individuo, la coppia e i gruppi.
Opera, inoltre, come psicologo/formatore di operatori specializzati nella relazione di aiuto (counselor, operatori pet-therapy ed onoterapia, clown di corsia, specializzandi psicoterapeuti e musicoterapisti ecc.).
Nell'ambito della ricerca ha partecipato come psicologo al progetto “REMUS - Ritmo e musica per riabilitare i disturbi della lettura”, della Fondazione Mariani in collaborazione con l’Istituto di Riabilitazione Neuropsichiatrica “Villaggio E. Litta” (Grottaferrata-RM) e l’Ospedale IRCCS Burlo Garofolo (Trieste), a cui ha fatto seguito una pubblicazione: Flaugnacco E, Lopez L, Terribili C., Zoia S., Buda S., Tilli S., Monasta L., Montico M., Sila A., Ronfani L., Schön D. (2014). Rhythm perception and production predict reading abilities in developmental dyslexia. Frontiers of Human Neuroscience. June 2014.
L’approccio psicoterapeutico in cui mi sono formata
PSICOTERAPIA ad INDIRIZZO UMANISTICO-ESISTENZIALISTA
Modello Pluralistico Integrato.
Le scuole di pensiero ad indirizzo monotematico (tra le più seguite troviamo la psicoanalisi, la cognitivo-comportamentale, la sistemico relazionale e l’analisi transazionale) dimostrano dei limiti intrinseci legati alla poca adattabilità ad un contesto particolare, in quanto il terapeuta che si forma in un modello unico in un certo senso è costretto a rientrare nella pratica all’interno di parametri e regole che non permettono sempre una flessibilità adeguata ad un’idea di trattamento customizzato.
Le origini dell’approccio Pluralistico Integrato in psicoterapia si ispirano, infatti, a diverse fonti teoriche e filosofiche (Giusti, Montanari, Montanarella, 1995) , tenendo conto dei risultati delle ricerche sui fattori comuni specifici e aspecifici in psicoterapia (Norcross e Arkovitz, 1992) .
Il terapeuta ad orientamento pluralistico integrato deve rispondere alla domanda del cliente ed essere preparato nelle tecniche che la ricerca ha dimostrato essere funzionali per determinate popolazioni di pazienti o in determinate fasi del processo terapeutico.
Difatti, lo scontro tra scuole di pensiero a cui si è assistito nella storia della psicologia e delle teorie in psicoterapia non conduce ad alcun arricchimento. Risulta più funzionale, invece, un incontro tra diversi pensieri o dottrine, dove questo possa rappresentare un’opportunità piuttosto che una lotta per imporre la propria visione su di un’altra, anche perché differenti punti di vista riflettono la molteplicità e la complessità della psiche umana .
Anche perché le osservazioni cliniche operate nella ricerca, da punti di vista teorici differenti, hanno evidenziato che l’efficacia della terapia (a prescindere dall’orientamento) sia legata ad alcuni fattori del rapporto terapeutico. Questo porta alla possibilità di una collaborazione tra modelli terapeutici differenti, per meglio comprendere i meccanismi e i processi di efficacia della psicoterapia .
Il pluralismo diventa, dunque, uno strumento o mezzo, il cui scopo è integrare diversi punti di vista in un processo che si nutre costantemente nella ricerca di un’integrazione di volta in volta più adeguata ai bisogni del cliente.
MODELLO PLURASTICO GESTALTICO
Il modello integra assieme diverse teorie, a partire dalla teoria della Gestalt sul ciclo della consapevolezza, come processo che permette all’organismo umano di affrontare l’aumento di entropia nel sistema, laddove ci sia uno stato di disequilibrio o disordine, attraverso l’interazione con l’esterno e al fine ultimo di ristabilire l’equilibrio omeostatico.
Il processo terapeutico viene inquadrato proprio come un processo o ciclo di consapevolezza, di fatti in ognuna delle fasi del ciclo (pre-contatto, avvio contatto, contatto pieno, post-contatto) si possono individuare i sei fattori costitutivi della relazione: obiettivi, tecniche, contenuto, dinamiche transferali, resistenze e alleanza, compiti.
Un altro importante aspetto costitutivo del modello è l’attenzione ai criteri di compatibilità tra cliente e terapeuta, intesa come uno dei fattori che influenzano l’efficacia e l’efficienza dell’intervento terapeutico . La strategia alla base si struttura sull’osservazione e sull’acquisizione del linguaggio e delle modalità relazionali del paziente al fine della creazione di un’alleanza ed una sintonia adeguata al buon fine del processo terapeutico.
Tale elemento porta con sé anche la teorizzazione, di origine psicodinamica, relativa ai processi di transfert e controtransfert, che nel modello pluralistico gestaltico si riferisce in particolare alla classificazione di Clarkson sulle varie tipologie di dinamiche transferali (proattivo o reattivo/induttivo). A partire da questa definizione delle dinamiche transferali, Delisle (1992) suggerisce che possa essere utile un’analisi della tipologia di personalità rispetto a quella del cliente, sottolineando a suo avviso che sia proprio la differenza qualitativa tra i due sistemi “paziente” e “terapeuta” a determinare il cambiamento. L’autore da’ un importante valore alle differenze di personalità tra paziente e terapeuta, in quanto stili diversi possono essere alle volte più funzionali rispetto a caratteristiche di personalità affini. Rispetto alle affinità, anche Clarkson ritiene che queste possano trasformarsi alle volte in problemi controtransferali, collusivi o di realtà.
Un ultimo elemento da considerare, per una descrizione esaustiva del modello è l’importanza che in questo viene data al concetto di empowerment, ereditato e sviluppato dalla psicologia di comunità.
Il processo di empowerment è strettamente legato in una relazione causale alla qualità della vita e al benessere dell’individuo all’interno del proprio ambiente.
In conclusione, sembra essere utile è importante che ci sia una coerenza teorica tra i modelli e le tecniche che vengono integrati dal terapeuta, anche se poi il modo in cui l’integrazione viene realizzata è in ogni caso molto personale e soggettivo .
Nella pratica orientata ad un approccio integrato è importante tenere in considerazione quali tecniche possano essere adottate, realizzando un inserimento sensato rispetto alla cornice teorica di riferimento .
Un’altra forma di coerenza è importante quando si intraprende un’integrazione: i concetti e le tecniche dei diversi approcci vanno integrati in maniera dinamica, rispettando, secondo un principio di congruenza, l’unicità della persona-terapeuta con le proprie uniche e personali caratteristiche di personalità, modalità relazionali, comunicative ed espressive (Giusti e Proietti, 1995) .
Durante il processo terapeutico il paziente, in genere, invia dei segnali al terapeuta circa le proprie risorse personali impiegate o impiegabili verso la soluzione delle proprie problematiche. Alle volte accade che il terapeuta venga a conoscenza di attività artistico-espressive o modi di impiegare il tempo e gratificarsi che il cliente utilizza nella propria quotidianità (Giusti, 1992; 1995) .
Questo può facilitare al terapeuta una via di proposta di attività integrate o tecniche provenienti da modelli e metodologie differenti che utilizzino attività espressive non verbali e, mi riferisco qui, alle arti-terapie (arti figurate e sceniche, musica, danza, ecc.).
Nell’approccio pluralistico è possibile un’integrazione di questo tipo, in quanto il concetto stesso di pluralismo include proprio l’uso complementare di varie teorie con paradigmi diversi e la coesistenza di linguaggi e canali svariati per dialogare e muoversi con e nella complessità dell’essere umano.
Cenni bibliografici:
Giusti E., Montanari C., Montanarella G., (1995). Manuale di Psicoterapia Integrata. Franco Angeli, Milano,
J.C. Norcross, H. Arkowitz (1992). The evolution and current status of psychotherapy integration. In Dryden W., Integrative and eclectic therapy, a handbook, Open University Press, Buckingham.
A. Samuels (1997). Pluralism and future of psychoterapy. In S. Palmer & V. Varma (ed.). The future of counselling and psychoterapy. Sage, London.
E. Giusti (1997). Psicoterapie: denominatori comuni. Epistemologia della clinica qualitativa. Franco Angeli, Milano.
E. Beutler (1987). Attitude similarityin marital therapy. Journal of Counselling and Clinical Psychology, 37.
Clarkson P. (1993). On psychoterapy, Whurr Publishers, London.
Giusti E. (1997). Psicoterapie: denominatori comuni. Epistemologia della clinica qualitativa. Franco Angeli, Milano.
A. Roth, P. Fonagy (1996). What works for whom? A critical review of psychoterapy research. Guilford Press, New York.
E Giusti, M.C. Proietti (1995). Fototerapia e diario clinico: guida all’uso della fotografia e della scrittura in ambito psicoterapeutico. Franco Angeli, Milano.
E. Giusti (1992). Il training dell’assertività: mai dire si quando si vorrebbe dire no!. Quaderni ASPIC, Roma.
E. Giusti (1995). Autostima: psicologia della sicurezza di sé. Sovera Multimedia, Roma.