23/02/2020
Dal dottor Bartolozzi:
Il Virus COVID19 fa parte della famiglia dei Coronavirus: è un parente, cioè, di quello della SARS e della MERS che negli anni passati avevano provocato molta paura, sempre provenendo dall’est. Ci sono però due differenze rispetto a quelle epidemie:
Il COVID19 ha mostrato un potenziale diffusivo maggiore: infetta più persone.
Il COVID19 ha al tempo stesso una mortalità molto inferiore: in percentuale sono molto meno le persone che muoiono. Circa l’80-85% degli infetti ha infatti sintomi lievi e una ripresa abbastanza rapida. La mortalità si aggira intorno al 2-2,5% ad oggi contro l’8% della SARS. La mortalità riguarda poi prevalentemente pazienti anziani e/o con patologie di base che li rendono più vulnerabili.
Si tratta d’altro canto di un principio biologico molto semplice: se il virus è “grave” (ovvero con alta mortalità) si diffonde di meno, perché le persone muoiono e non sono in grado di diffonderlo ad altri. I virus più diffusivi sono solitamente anche meno letali.
La curva epidemica nel focolaio principale, ovvero l’est, ha raggiunto la sua fase di picco: in questi ultimi giorni sono più le guarigioni rispetto ai nuovi casi (dato di oggi: 1100 nuovi casi; 2400 guarigioni dichiarate ovvero test negativizzati).
Il COVID19 porta una sintomatologia che è praticamente simile alla influenza, che si complic con una polmonite.
Ad oggi dovremmo tuttavia preoccuparci molto più dell’influenza in Italia: colpisce più persone e ne muoiono di più (circa 5 milioni i colpiti ad oggi nella stagione 2019/20, con 3000/3500 decessi diretti e indiretti).
Qual è però il problema del COVID19 rispetto all’influenza? Che non esiste un vaccino! Il vaccino interrompe la catena epidemiologica. Quindi per esempio vaccinare i sani (come gli operatori sanitari) riduce il rischio che l’influenza venga a chi ne soffrirebbe maggiormente la pericolosità.
Il COVID19 ad oggi non ha questa misura di controllo: è per questo che è bene (senza esagerare con misure da film apocalittico) mettere in atto delle misure per limitarne la diffusività, come le quarantene per chi è a rischio.
Se infatti il virus si diffondesse troppo, il problema non sarebbe nel pericolo di vita delle persone infettate, ma nel “collasso” dei servizi sanitari che per arrivare a tutti, rischierebbero di tralasciare quelli che ne hanno più bisogno con l’effetto paradosso di aumentarne la mortalità.
Limitare i contatti e le occasioni di diffusione significa poter proteggere le persone più deboli dal propagarsi dell’infezione. Ricordo poi come sia più che normale che fra gli infetti risultino (in Cina come in Italia) operatori sanitari: sono i principali esposti…. E sono – noi medici in particolare – quelli che meno di tuti si lavano le mani!
Ovviamente l’infettività di questo virus porterà nelle prossime ore e nei prossimi giorni ad un aumento significativo dei casi in Italia e – nei limiti delle proporzioni sopra descritte – a decessi nelle persone più a rischio. (in Italia al momento i due decessi sono in ultrasettantenni). L’andamento della curva cinese con la salita e il picco si riprodurrà – fatte le dovute proporzioni – qui da noi.
Cosa dobbiamo fare ( e cosa non c’è bisogno di fare) sia nella nostra vita quotidiana che in particolare nella nostra struttura? Seguiamo i 10 consigli del Ministero (si trovano in rete facilmente).
Ci saranno poi in base all’evoluzione dell’epidemia in Italia misure di quarantena o azioni particolari, ma sono sempre a carattere preventivo nell’ottica vista prima. Spesso poi ci sono misure prese solo per la “profilassi” dell’isteria, tipo rimandare le partite all'aperto, dove il rischio epidemiologico è fra il basso e il nullo….però si dà l’impressione di fare qualcosa e magari si acchiappano un po’ di voti….
Insomma... Comprarsi il gel alcolico per l'igiene delle mani e vivere senza panico. .. E per favore: non comprate mascherine, che a domicilio senza sintomi servono a poco... Negli ospedali rischiamo di restare senza!