
31/08/2025
In un pomeriggio di fine agosto, mentre tutti ci prepariamo alla ripresa, una notizia sconvolge una comunità e l’intera città di Latina.
La vita di una ragazza di 16 anni si è spezzata troppo presto, dopo una caduta da un balcone e un volo di non sappiamo quanti metri.
Ancora non è chiaro cosa sia accaduto, ma si ipotizza che l’adolescente abbia compiuto un gesto disperato legato al non superamento degli esami di riparazione e, quindi, a una bocciatura.
Nel frattempo, come spesso accade, i commenti corrono veloci: i professori, la scuola, il contesto sociale, la famiglia. È colpa di chi?
Non amo questo termine, preferisco che si parli di responsabilità. Il disagio giovanile non nasce in un giorno, tanto meno in un’aula.
È il frutto di un sistema, di una società, di un mondo che mette tutti sotto pressione, che spinge continuamente al risultato, non perdona il fallimento, non insegna che dopo una caduta è possibile rialzarsi.
Il cambiamento parte nel piccolo, dal basso.
E allora, un invito sento di farlo.
Ai docenti: non fermatevi mai all’apparenza, non smettete mai di guardare davvero i ragazzi, di leggere tra le righe. Provate a cercare la PERSONA dietro la pagella.
Alle famiglie: cari genitori, state vicini ai vostri figli anche quando ai vostri occhi SEMBRANO aver FALLITO. State loro vicino SOPRATTUTTO IN QUEI MOMENTI (perché si, ce ne sarà sicuramente più di uno nella loro vita).
Alle ragazze e ai ragazzi: la scuola può sembrarvi tutto, ma non lo è. Il vostro valore non è un numero tanto meno un giudizio. La vostra vita non si riduce a una bocciatura. È un percorso. A volte tortuoso, ma pieno di possibilità!
A noi tutti: Insegniamo ai ragazzi ad essere felici e non perfetti!