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Oltre il confineIl mondo non si restringe.Siamo noibche a volte ci ritiriamonelle stanze sicure del già noto.Reagire è i...
18/05/2025

Oltre il confine

Il mondo non si restringe.
Siamo noibche a volte ci ritiriamo
nelle stanze sicure del già noto.

Reagire è istinto, comprendere è scelta.
E comprendere… richiede silenzio,
ascolto, disarmo.

Ogni volta che difendiamo le nostre idee
come confini da proteggere,
perdiamo il contatto con ciò che è vivo,
con ciò che cambia.

Con ciò che ci può cambiare.

Aprirsi non è un gesto semplice.
È una vertigine.
È riconoscere che ciò che non conosciamo
potrebbe trasformarci,
e forse è proprio questo che ci fa paura.

Eppure è lì che si cresce.
Nel dubbio fertile.
Nell’incontro che scuote.
Nel respiro che si allarga.

Anche ciò che non ha voce
parla.
Gli animali, le piante, il tempo lento della natura
ci ricordano che la vita ha molte lingue,
e non tutte si lasciano tradurre.

Ma tutte si possono sentire,
se restiamo in ascolto.

Siamo qui non per confermare ciò che siamo.
Siamo qui per diventare.
Per lasciarci attraversare.
Per abitare il mondo
con meno paura
e più presenza.

Con occhi più larghi.
Con cuore più morbido.
Con mente che si fa spazio,
invece di stringersi.

~ Luana Sanvidotto

Piccoli gesti che dicono “Ti vedo”Ci sono gesti così semplici da sembrare invisibili eppure, contengono una cura profond...
14/05/2025

Piccoli gesti che dicono “Ti vedo”

Ci sono gesti così semplici da sembrare invisibili eppure, contengono una cura profonda.
Sono quei momenti in cui ci accorgiamo di qualcuno che sta facendo fatica, e scegliamo, senza pensarci troppo, di esserci, anche solo un pò.

Un comportamento prosociale non ha bisogno di applausi, è un’azione disinteressata ma profondamente umana.

Come quando si aiuta una persona anziana a salire sul marciapiede senza farle pesare il tempo che ci si mette.

Come quando si raccoglie qualcosa caduto a uno sconosciuto e lo si fa con naturalezza, senza aspettare un grazie.

O quando, in mezzo alla confusione, si cede il proprio posto a chi sembra averne più bisogno, anche se si è stanchi anche noi.

Anche nei luoghi più ordinari, queste occasioni si presentano.

Una madre che cerca di aprire una porta mentre tiene in braccio il suo bambino.
Un addetto alle pulizie che lavora tra gli sguardi distratti di chi passa.
Un cameriere che porta via piatti pesanti, uno alla volta, in mezzo alla disattenzione generale.

In ognuna di queste scene c’è spazio per un gesto: tenere la porta, fare silenzio mentre qualcuno lavora, spostare il proprio piatto per agevolare un passaggio.
Sono dettagli ma non sono piccoli.

Non servono parole.
A volte basta un sorriso, un cenno, uno sguardo sincero.
È così che diciamo all’altro: “Ti vedo”.
È così che, in mezzo alla corsa quotidiana, ci ricordiamo di essere parte di qualcosa più grande di noi.

La psicologia ci parla di empatia, di neuroni specchio, di comportamenti cooperativi ma forse, prima di tutto, si tratta di un modo di stare al mondo.
Di coltivare un’attenzione gentile.
Di credere che ogni gesto, anche se minimo, contribuisca a costruire un tessuto umano più caldo, più vero.

In un tempo che ci spinge a pensare solo a noi stessi, scegliere di aiutare è un atto silenzioso di connessione.

Non cambia il mondo, forse ma cambia qualcosa in quel momento e spesso, è proprio nei momenti che si nasconde ciò che conta davvero.

~ Luana Sanvidotto

Il corpo saA un certo punto si inizia a sentire il corpo in un modo diverso. Non più come qualcosa da trascinare, da con...
14/05/2025

Il corpo sa

A un certo punto si inizia a sentire il corpo in un modo diverso.
Non più come qualcosa da trascinare, da controllare o correggere ma come un luogo sacro.

Una presenza viva che non chiede prestazioni ma ascolto.

Il corpo sa.
Sa cose che la mente ha dimenticato o non ha mai saputo.
Sa quando è il momento di rallentare,
quando c’è troppo,
quando qualcosa dentro si sta spezzando
anche se fuori tutto sembra a posto.

E quando arrivano la stanchezza profonda,
i dolori che non si spiegano con logiche semplici, non è un tradimento.
È un linguaggio.
Il corpo parla a modo suo.
Attraverso il peso che senti nelle gambe,
la tensione che si annida nella schiena,
la mancanza di forze che ti spiazza.

Ti sta dicendo qualcosa di vero.
Qualcosa che forse non hai voluto sentire per molto tempo.

Non sei in guerra col tuo corpo.
Anche se magari lo hai creduto.
Anche se lo hai forzato, spinto, ignorato.

Lui non ha mai smesso di tentare un dialogo
e ora, più che mai, ti chiede di allearti con lui.
Di fermarti. Di abitarti.

Toccare il proprio corpo con gentilezza, appoggiare una mano sul petto,
sentire il respiro che va e viene senza doverlo correggere.
Sono gesti piccoli, ma profondi.
Ogni volta che ti fermi a sentire davvero dove sei, dove abiti, stai tornando a casa.
Dentro di te.

La mente ha mille ragioni
per dire che dovresti fare di più, essere di più, resistere.

Ma il corpo sa che la via, adesso, è un’altra: è rallentare. È semplificare. È stare.
Non per mollare tutto ma per iniziare da un altro punto: dal reale, dal presente, dal corpo che non mente.

Forse questa stanchezza non è il limite ma la soglia e attraversarla non vuol dire superarla a forza ma entrarci dentro con rispetto.
Con la curiosità di chi vuole capire cosa c’è davvero sotto il rumore.

Allora sì, può nascere qualcosa di nuovo: una fiducia sottile, radicata.

Non basata sulla forza o sulla prestazione ma sull’alleanza.
Tu e il tuo corpo, insieme, non contro.
Perché lui è sempre stato con te anche nei giorni peggiori.

Il corpo sa.
E quando inizi a credergli, anche un po', cambia tutto.

~ Luana Sanvidotto

12 Maggio Giornata Mondiale della FibromialgiaOggi è una giornata dedicata alla consapevolezza.Non al dolore in sé ma a ...
12/05/2025

12 Maggio Giornata Mondiale della Fibromialgia

Oggi è una giornata dedicata alla consapevolezza.
Non al dolore in sé ma a ciò che significa viverci accanto ogni giorno non per celebrare una condizione ma per darle spazio, nome e voce.

La fibromialgia è una realtà complessa.

Ci accompagna con sintomi che cambiano forma e intensità: dolori muscolari, stanchezza che non si riposa, mente annebbiata, ipersensibilità fisica ed emotiva ma soprattutto ci accompagna l’invisibilità, quella che spesso pesa più di tutto il resto.

Chi la vive sa cosa significa dover spiegare l’indefinibile.
Impariamo a convivere con il dubbio degli altri ma anche con il nostro.
A dosare le energie, a scegliere le parole, a misurare i passi.
A volte sembriamo presenti ma dentro stiamo trattenendo.
Altre volte ci ritiriamo, non per debolezza ma per ascoltarci e proteggerci.

Questa giornata non è solo per chi vive con la fibromialgia, ma anche per chi sta intorno.
Per chi vuole capire, per chi sceglie di credere senza bisogno di prove.
Per chi non riduce il vissuto di una persona a quello che si vede.

Essere ascoltati non risolve tutto, ma cambia molto.
Non cerchiamo soluzioni facili.
Cerchiamo riconoscimento, dialogo, ricerca.
Abbiamo bisogno che se ne parli, con rispetto.
Che non si banalizzi, che non si ignori.

Siamo persone diverse, con percorsi diversi, ma unite da un'esperienza che ci attraversa in modo profondo.
Ci adattiamo, cambiamo ritmi, impariamo a conoscerci meglio.

A volte siamo fragili, altre volte molto forti, spesso entrambe le cose insieme.
Non sempre è facile ma andiamo avanti con equilibrio, a modo nostro.

Oggi ricordiamo che la fibromialgia esiste e che chi la vive merita attenzione, ricerca e comprensione.
Senza rumore. Ma con verità.

~ Luana Sanvidotto


Anatomia di un’anima sensibileEssere sensibili non è una scelta,è una soglia interiore che non si può chiudere,un varco ...
12/05/2025

Anatomia di un’anima sensibile

Essere sensibili non è una scelta,
è una soglia interiore che non si può chiudere,
un varco spalancato sul mondo
dove tutto entra
senza chiedere permesso.

Non è debolezza
ma un'intelligenza antica del cuore
un'antenna sottile
che capta ciò che sfugge agli occhi,
una tensione nella voce,
un silenzio troppo lungo,
una foglia che cade
e pare un presagio

Vivono in disequilibrio perfetto
tra il bisogno di nascondersi
e il desiderio disperato di essere visti.
Nel fondo di ogni gesto
c'è la domanda muta
vado bene così o sono troppo?

Troppo emotivi,
troppo presenti,
troppo intensi,
eppure mai abbastanza.

Portano addosso un corpo che amplifica,
una mente che analizza ogni sfumatura,
un cuore che non ha difese.
Ogni esperienza si incide come eco
l’errore diventa colpa
la gioia paura di perderla

Anche un fruscio li può inquietare,
non per la sua forza
ma per il significato nascosto che potrebbe avere.
Vivono nel forse, nel chissà
nel "ho fatto male senza volerlo"
nel continuo tentativo di non essere peso.

Ma chi li osserva davvero vede un’altra verità.
La loro è una coscienza espansa,
una forma rara di presenza.
Amare un’anima sensibile
è incontrare l’umanità
nella sua forma più nuda.

E in quella nudità non c’è solo fragilità.
c’è bellezza,
c’è radice,
c’è la possibilità di un mondo più gentile.

Essere così può sembrare fatica
ma è anche grazia
perché chi sente profondamente
può anche amare profondamente
e trasformare ogni ferita
in cura

~ Luana Sanvidotto

Se oggi è uno di quei giorni, sai, quelli in cui il caffè ha il sapore di ansia e il tuo entusiasmo per la vita è stato ...
12/05/2025

Se oggi è uno di quei giorni, sai, quelli in cui il caffè ha il sapore di ansia e il tuo entusiasmo per la vita è stato messo in pausa da un aggiornamento del sistema nervoso centrale, respira.

Ricorda Tony Signorini.

Sì, quel Tony. Uomo comune.
Plumbeo di spirito in senso letterale: si costruì delle scarpe di piombo da 13 chili ciascuna, le dotò di tre dita giganti come se avesse preso ispirazione da un papero mutante o un’illustrazione mal riuscita di un dinosauro, e si mise a camminare sulla spiaggia.

Non per fare ginnastica.
Non per meditare.
No: per creare il panico globale.

Con passo pesante e cuore leggero, lasciò dietro di sé impronte tanto assurde che perfino scienziati con tre lauree e un telescopio personale si grattarono la testa dicendo: «Ehm. Forse è un pinguino preistorico alto quattro metri».

Sì. Un pinguino. In Florida.

Tony non disse nulla.
Per quarant’anni.
Si limitava a ridere nei baffi (che probabilmente avevano sabbia dentro) mentre il mondo si interrogava sull’evoluzione, gli UFO, e la logica stessa dell’universo.

Ecco la morale:
Se ti svegli storto, se il lunedì ti abbatte, se il traffico sembra orchestrato da un’entità ostile, ricorda: puoi sempre metterti delle scarpe ridicole e far impazzire l’umanità per decenni.

Perché, come insegna Tony, a volte la risposta alla noia dell’esistenza non è cercare un senso…
ma crearne uno finto così assurdo che nessuno osi metterlo in dubbio.

E questo, mio caro amico cosmico, è ciò che si chiama genio.

~ Luana Sanvidotto

Auguri a tutte le madriAuguri alle madri querce,che allungano rami come braccia antiche,protendono le loro ghiande come ...
11/05/2025

Auguri a tutte le madri

Auguri alle madri querce,
che allungano rami come braccia antiche,
protendono le loro ghiande come doni di vita,
nutrimento paziente, nascita senza clamore.
Stanno ferme, ma sanno di vento e di tempo.
Offrono rifugio, ossigeno, ombra.
Sanno aspettare.

Auguri alle madri che custodiscono uova,
fragili mondi racchiusi nel guscio sottile dell’attesa.
Le trovi nei nidi intrecciati tra i rami,
sotto la terra umida, o tra le pieghe della pelle.
Custodi silenziose della possibilità.

Auguri alle madri balene,
che insegnano a respirare
in un mondo fatto d’acqua e abissi.
Madri immense,
che nuotano con lentezza e saggezza,
portando i piccoli sulla scia del canto
verso le profondità della conoscenza
e la superficie della fiducia.

Auguri alle madri orso,
che accettano il silenzio lungo dell’inverno
per restare accanto alla vita che cresce,
nel buio caldo di una tana.
Con pazienza insegnano la fame e la forza,
la neve e il risveglio.

Auguri alle madri elefantesse,
che camminano insieme in cerchi di cura,
sanno ricordare i morti e insegnare ai vivi.
Tramandano sentieri e saggezza
con la pelle rugosa e lo sguardo profondo.

Auguri alle madri lupo,
che si dividono il pane con il branco
e fanno dell’amore una legge silenziosa,
dove nessun cucciolo è mai solo.

Auguri alle madri tartarughe,
che affidano i propri piccoli al destino,
con la speranza cucita sul dorso del tempo.
Partoriscono nel buio,
poi si voltano e lasciano andare,
insegnando l’autonomia più dolorosa.

Auguri alle madri dei fiumi,
che scavano la roccia con la pazienza del fluire,
e a quelle dei cieli, che accolgono il volo
senza mai trattenere le ali.

E infine, auguri alla Madre Terra.
Che ci nutre, ci sostiene, ci sopporta.
Sempre data per scontata,
spesso ferita, sfruttata, incompresa.
La più generosa, la più silenziosa.
Ci ha partoriti tutti,
ma raramente la celebriamo.

Che questi auguri siano carezze
sulle sue crepe e i suoi vulcani,
una promessa di ascolto,
un lento ritorno alla gratitudine.

Buona festa, madri tutte.
Buona festa, Terra nostra.

~ Luana Sanvidotto

Cuori d’Ala (poesia magica per spiriti alati)Nel silenzio che precede la luna,quando il mondo trattiene il respiro,nasco...
10/05/2025

Cuori d’Ala
(poesia magica per spiriti alati)

Nel silenzio che precede la luna,
quando il mondo trattiene il respiro,
nascono ombre dalle fronde antiche
ali, occhi, spiriti in volo.

Chi ascolta, non tema il fruscio:
è la poiana, guardiana del vento,
che danza con le termiche del cielo,
tracciando spirali sul destino.

Il falco, saetta del sole,
porta nel petto un cuore d’ambra,
e nel suo grido si cela un patto:
vedere oltre, anche quando fa male.

Ma è nella notte che si fa magia:
il gufo reale, antico come la roccia,
con occhi d’oro che leggono l’anima,
osserva e il silenzio si fa rispetto.

La civetta canta tra i rami dei sogni,
piccola, saggia, compagna di chi cerca:
nei suoi richiami c’è l’eco dei dubbi
che diventano stelle nel silenzio.

E il barbagianni, spettro gentile,
con volto d’amore e piume di luna,
porta conforto agli spiriti inquieti,
sussurrando che anche la paura è sacra.

Tutti loro, fratelli d’aria e mistero,
sono voci del cuore selvatico.
Non si lasciano domare, né rapire.

Ma se l’anima resta aperta e stupita,
forse, una notte, li si potrà udire
e riconoscere, in loro, se stessi.

~ Luana Sanvidotto

Dire no non è un atto di rottura. È semplicemente un modo per affermare dove iniziamo noi e dove finisce il resto. Non s...
06/05/2025

Dire no non è un atto di rottura.

È semplicemente un modo per affermare dove iniziamo noi e dove finisce il resto.

Non serve alzare la voce, né chiudersi.

A volte basta solo essere chiari. Onesti.
Perché dire sempre sì non è gentilezza, è rinuncia. E alla lunga si paga.

Molte persone fanno fatica a dire no perché temono di deludere, di apparire egoiste o di essere giudicate male.

Altre, semplicemente, si sono abituate a mettere i bisogni degli altri davanti ai propri.

Il problema è che adattarsi sempre agli altri ha un prezzo: la frustrazione cresce, il rispetto per sé stessi si riduce, e il senso di colpa, invece di sparire, aumenta perché non si tratta solo di dire sì agli altri, ma di dire no a sé stessi.
Troppe volte.

Dal punto di vista psicologico e neurologico, ogni volta che ignoriamo ciò che sentiamo creiamo un cortocircuito interno.

Il cervello registra il conflitto tra ciò che vogliamo e ciò che facciamo e quando questa distanza diventa abituale, perdiamo lucidità.
Dimentichiamo chi siamo, cosa vogliamo davvero.

Imparare a dire no, invece, è una competenza.

Richiede presenza, chiarezza e un certo equilibrio tra fermezza e ascolto.
Perché sì, anche mentre mettiamo un limite, possiamo ascoltare l’altro.
Riconoscere il suo punto di vista ma senza per forza assumerlo come nostro.

Stabilire dei confini non vuol dire diventare rigidi.

Vuol dire sapere cosa ci sta bene e cosa no e comunicarlo in modo civile.
È una forma di rispetto reciproco.

Se io so dove finisco, ti do la possibilità di conoscere chi sei tu, senza sovrapposizioni forzate.

Alla fine, dire no non è chiudere una porta.
È lasciare spazio.
A sé stessi, agli altri e a relazioni più autentiche.

~ Luana Sanvidotto

Abbiamo tutti bisogno di stare di più con i piedi per terra. Non per smettere di sognare ma per poterlo fare davvero. So...
05/05/2025

Abbiamo tutti bisogno di stare di più con i piedi per terra.

Non per smettere di sognare ma per poterlo fare davvero.

Solo quando siamo radicati, presenti, possiamo alzare lo sguardo e goderci le fronde alte nel cielo, quelle che si intrecciano in un tenero abbraccio tra i rami, quasi a ricordarci che anche le cose più elevate hanno bisogno di una base solida.

In questo equilibrio tra terra e cielo, trovo la forza per dedicarmi alla mia tesi, che non è solo un lavoro accademico ma un pezzo del mio cuore e della mia mente.

La curo con la stessa attenzione con cui si prepara una tisana calda, quella alle erbe acquistata in un piccolo negozio di Grazzano Visconti, preparata con amore dai contadini del posto.

Un gesto semplice ma pieno di significato.

Intorno, la pioggia primaverile viene e va, lasciando nell’aria il suo profumo fresco e umido, aprendo la strada a piccoli sprazzi di sole che illuminano le giornate.

Le rose di maggio sbocciano piano, regalando il loro profumo incantato e le margherite nei prati sorridono alla luce, testimoni silenziose di una stagione che invita a fiorire, dentro e fuori.

Stare con i piedi per terra non è un atto d’amore verso se stessi.

È scegliere di essere presenti nella propria vita per accogliere davvero la bellezza che ci circonda.

Perché solo quando abitiamo pienamente la nostra realtà, con cuore aperto e radici profonde, possiamo toccare davvero il cielo e riconoscere che, in fondo, il cielo ha sempre abitato anche dentro di noi.

~ Luana Sanvidotto

Alla ricerca della felicità A volte sembra che la felicità sia sempre un passo più in là come se fosse qualcosa da costr...
03/05/2025

Alla ricerca della felicità

A volte sembra che la felicità sia sempre un passo più in là come se fosse qualcosa da costruire pezzo per pezzo: un lavoro appagante, relazioni perfette, un equilibrio che non vacilla mai.

Così corriamo, inseguiamo, sistemiamo e ci ritroviamo con le mani vuote e un senso di stanchezza dentro.

E se invece la felicità non fosse qualcosa da raggiungere ma qualcosa che si impara a vedere?

Thich Nhat Hanh disse "Non c'è via per la felicità. La felicità è la via."

Ogni volta che rileggo questa frase mi sento un pò più libera perché non è necessario rincorrere qualcosa, dobbiamo solo imparare a stare, a rallentare e a coltivare dentro di noi uno spazio in cui la felicità possa posarsi anche solo per un attimo.

Ci sono momenti che non gridano, non brillano… ma sono pieni.
Una passeggiata senza fretta.
Il silenzio della sera.
Un gesto gentile.

Non è che questi momenti siano più speciali di altri ma siamo noi che riusciamo a vederli davvero.

Il Tao dice "Colui che è soddisfatto è ricco" e personalmente penso che sia vero.
Non nel senso di accontentarsi ma nel senso di saper riconoscere quando qualcosa è già abbastanza, quando non manca nulla anche se fuori tutto sembra imperfetto.

Forse la felicità non è da cercare ma da lasciar affiorare smettendo di riempire ogni spazio creando un pò di silenzio e un pò di respiro.

Non è sempre facile, certo.
Ci sono giorni in cui è più buio.

Ma anche allora, se il cuore è allenato alla presenza e se la mente ha imparato a non aggrapparsi, riusciamo a non perderci del tutto.

Alla fine, non si tratta di creare la felicità ma di diventare persone in grado di accoglierla:
Quando arriva.
Quando passa.
Quando resta, silenziosa, accanto a noi.

~ Luana Sanvidotto

𝗧𝘂 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗽𝗲𝗻𝘀𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗮𝘁𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮̀, 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝘂𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮 𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁𝗮̀?Anch'io partecipo a RosaGenerArti per riflettere...
02/05/2025

𝗧𝘂 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗽𝗲𝗻𝘀𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗮𝘁𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮̀, 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝘂𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮 𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁𝗮̀?

Anch'io partecipo a RosaGenerArti per riflettere sulla generatività della donna, che include la genitorialità, la maternità e mille altre vie per generare vita, consapevolezza e bellezza 🦋

L'iniziativa nasce da un libero collettivo di artiste, counselor e professioniste.

Sappiamo che è tanto facile dare consigli e, a volte, anche giudicare.
Molto più difficile è fermarsi a riflettere e noi desideriamo farlo insieme per il bene condiviso.

Il tuo volto conta, la tua generatività conta e rende il mondo migliore 🌱

~•~•~ •~•~•~•~•~•~•~•~•~•~ •~•~•~•~•~•~•~•
In punta di piedi

Non tutti i corpi partoriscono,
non tutte le mani stringono figli,
ma ogni anima fertile conosce
il travaglio silenzioso della creazione.

C’è una maternità del pensiero,
una paternità dell’intuizione,
che nasce nei solchi profondi del sentire
e fiorisce in parole, gesti, sguardi.

Davanti al mare, ci si sente piccoli,
ma capaci di infinito.
Si sta in punta di piedi,
non per arrivare più in alto,
ma per accogliere meglio il cielo.
Così si generano mondi,
con delicatezza, senza rumore.

Non sempre la natura apre la porta
del grembo o del seme,
ma ci lascia aperti mille sentieri
dove diventare fonte, casa, seme d'altro.

E non c’è un solo modo di “fare famiglia”,
non una via soltanto per amare,
non un’unica forma per lasciare traccia.
Non chiediamo perché “si fa”,
ma restiamo accanto,
con rispetto per ogni diversità di vivere,
come si sta davanti all’onda
che va e che viene,
senza giudizio, solo ascolto.

Si può essere madre di un sogno,
padre di una carezza data al momento giusto,
si può nutrire il mondo
con una poesia che consola,
con un’idea che cambia,
con un amore che resta.

La generatività è un fuoco che arde dentro,
non chiede permesso alla biologia,
vive dove si coltiva la presenza,
dove si condivide anche ciò che non si ha.

Così impariamo che dare la vita
non è solo sangue e carne,
ma è tutto ciò che lascia un’impronta,
che cura, che cresce,
che resta.

~ Luana Sanvidotto
Counselor Filosofico e Naturopatico

Indirizzo

Via Candia 89/int 5 Studio Genesys
Rome
00192

Orario di apertura

Lunedì 11:00 - 19:00
Martedì 11:00 - 19:00
Mercoledì 11:00 - 19:00
Giovedì 11:00 - 19:00
Venerdì 11:00 - 19:00

Telefono

+393453561174

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