24/05/2025
In questo momento abbiamo un’adolescenza che ha gli indicatori di salute mentale peggiori che si siano mai avuti negli ultimi decenni.
Per trent’anni gli indicatori di salute mentale in età evolutiva non si erano mai modificati molto, ma il disagio ogni anno si ripresentava, seguendo una certa previsionalite. Improvvisamente, a partire dal 2013 i casi cominciarono ad aumentare e così negli anni seguenti.
Cosa è accaduto?
Innanzitutto gli smartphone, che da strumenti di comunicazione sono diventati strumenti di iperconnessione, Facebook ha lasciato il posto a Instagram e, infine, è uscito l’I-Phone 4, il primo a contenere la videocamera integrata.
Scopriamo allora che l'esistenza di chi cresce ogni anno si sposta sempre di più dalla zona della vita reale a quella della vita virtuale, che non corrispondono. Il «principio di realtà», per noi che ci occupiamo di salute mentale, rimane il contesto all’interno del quale il funzionamento del soggetto deve rimanere per essere socialmente, comportamentalmente ed emotivamente adeguato.
Il virtuale ha preso i nostri figli da una vita reale che c’è e impone di stare in relazione con gli altri e a mettere il proprio sguardo dentro quello degli altri e li ha trasferiti in una vita virtuale in cui l’altro non è più un amico ma un follower e dove la comunità diventa community.
Dove gli adulti con un progetto educativo e che sono riferimenti per la crescita sono totalmente assenti e spesso l’autorevolezza educativa viene conquistata dall’influencer, che non ha obiettivi educativi ma un’infinità di obiettivi di marketing strategico e di mercato, che quindi guarda chi sta crescendo non come soggetto in formazione ma come potenziale consumatore, trasformando l’azione dell’adulto in qualcosa di davvero manipolatorio.
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Alberto Pellai, testo tratto dagli atti del convegno "A scuola si impara dai compagni"