Fabio Di Pietro Osteopata

Fabio Di Pietro Osteopata In questo studio si effettuano trattamenti osteopatici e visite posturali, per la ricerca, causa e c

Lo studio si prefigge di trovare attraverso il trattamento manipolativo osteopatico, l'origine del problema e trovarne le cause che l'hanno generato.

04/09/2025
31/08/2025

Per anni, l'appendice è stata liquidata come un residuo inutile dell'evoluzione, qualcosa che i medici rimuovevano senza pensarci due volte. Ma una nuova ricerca della Duke University sta capovolgendo questa convinzione. Si scopre che l'appendice contiene oltre 200 milioni di neuroni, più del midollo spinale, ed è profondamente coinvolta nella connessione intestino-cervello.

Lungi dall'essere un errore evolutivo, l'appendice funge da centro di comando nell'apparato digerente, in grado di immagazzinare batteri intestinali benefici, aiutare a ripristinare il microbioma dopo una malattia e persino regolare le risposte immunitarie. Gli scienziati ora ritengono che possa funzionare come un "secondo cervello" nell'intestino, comunicando direttamente con il sistema nervoso.

Le persone senza appendice possono manifestare lievi effetti a lungo termine, come un'immunità intestinale più debole o una guarigione più lenta dalle infezioni intestinali. Ecco perché alcuni ospedali stanno riconsiderando l'asportazione di routine nei casi lievi, optando per un trattamento che preservi questa centrale elettrica nascosta.

L'appendice non è un organo sacrificabile: è il guardiano dell'intestino e una parte essenziale della rete di comunicazione interna del corpo.

30/08/2025

Conflitto Femoro-Acetabolare (FAI): quando l’anca non gira più liscia.

Hai un paziente giovane, sportivo, con dolore all’inguine, rigidità o blocchi durante la flessione dell’anca?

Potrebbe esserci un conflitto femoro-acetabolare, noto anche come FAI (Femoroacetabular Impingement).

Nell’immagine, una chiara rappresentazione delle 3 varianti principali (inclusa la forma mista).

Cos’è il FAI?

Il FAI è un conflitto meccanico tra la testa del femore e l’acetabolo, causato da anomalie morfologiche che provocano impingement durante i movimenti dell’anca, specie in flessione e rotazione interna.

In un’anca sana la testa del femore è perfettamente sferica, l’acetabolo la accoglie senza attriti e il movimento è fluido, senza dolore.

Nella forma CAM, è presente una deformità della giunzione testa-collo femorale. Durante la flessione, la testa irregolare impatta contro il bordo acetabolare. Più frequente nei maschi giovani, sportivi, calciatori, crossfitter.

Nella forma PINCER è presente una sovracopertura acetabolare, dove il labbro acetabolare viene compresso. Segue dolore e degenerazione. Più comune nelle femmine, danza, yoga, e ipermobilità.

Nella forma MISTA di verifica la combinazione di CAM + PINCER ed è la più frequente nella pratica clinica (60–70% dei casi).

E le conseguenze cliniche?

Dolore all’inguine o laterale dell’anca, con rigidità in flessione e rotazione interna, difficoltà ad accovacciarsi, salire scale, guidare e in alcuni casi cric, scrosci, o senso di “blocco articolare”.

Può evolvere nella lesione del labbro acetabolare o generare artrosi precoce.

Ricorda: il FAI può esistere anche in assenza di dolore. Studi mostrano CAM o PINCER asintomatici in molti atleti o adulti attivi.

Il dolore dipende anche dal contesto sportivo o lavorativo, da una storia di sovraccarico o iperuso, da fattori psicologici e aspettative, paura del movimento e strategie di evitamento.

Non basta vedere un CAM per indicare chirurgia. Serve una valutazione funzionale globale: carico, stabilità, controllo, adattabilità.

Cosa può fare il fisioterapista?

Educazione del paziente, perché non tutti i conflitti fanno male.

Esclusione differenziale (pubalgia? psoas? sacroiliaca?) e invio allo specialista medico.

Programma di esercizi terapeutici per migliorare il controllo motorio, rinforzo glutei, core, mobilità selettiva, con ritorno progressivo all’attività sportiva.

E collaborazione col medico ortopedico se c’è indicazione chirurgica.

Ironia clinica: “Dottore, mi hanno detto che ho un FAI!”

“Sì, ma hai anche glutei deboli, core spento e paura di piegarti. Iniziamo da lì?😅”

17/08/2025

Il nervo sciatico e i suoi vicini “muscolosi”!

No, il nervo sciatico non è solo un cavo elettrico impazzito. È il nervo più grande del corpo umano.. e nella zona glutea vive in mezzo a muscoli che, se irritati, possono trasformarlo da collega silenzioso a protestatore rumoroso.

In questa immagine lo vediamo nel suo habitat naturale: tra piriforme, gemelli, otturatore e quadrato del femore.

Facciamo ordine tra muscoli e nervi coinvolti.

Piriforme

Origina dalla faccia anteriore del sacro e si inserisce sul grande trocantere. Il nervo sciatico passa sotto (di solito), ma può anche attraversarlo o splittarsi attorno. È il protagonista assoluto della famosa sindrome del piriforme. (Esiste sul serio? 🤭)

Gemello superiore e inferiore

Piccoli ma agguerriti. Aiutano nella rotazione esterna dell’anca, lavorando in sinergia con l’otturatore interno. Sono adiacenti al nervo sciatico, e anche se raramente lo comprimono da soli, possono creare una “zona di tensione”.

Otturatore interno

Origina dalla superficie interna del forame otturatorio e si dirige lateralmente. Passa proprio tra i gemelli, e lavora come stabilizzatore dell’anca. Se è in deficit, può limitare l’extrarotazione o generare dolore posteriore gluteo-sciatico “ingannevole”.

Quadrato del femore

Spesso sottovalutato, ma importante: si inserisce tra l’ischio e la tuberosità trocanterica. Si trova appena sotto il nervo sciatico.

Se è ipertonico, fibrotico o disfunzionale può esercitare una compressione meccanica o causare aderenze locali.

Il nervo sciatico è l’inquilino da trattare con cura! Origina dal plesso sacrale (L4-S3), emerge dal grande forame ischiatico e scende lungo tutta la gamba. Qualsiasi alterazione dello spazio subgluteo può causare sintomi neurologici come dolore profondo e irradiato, parestesie posteriori, test di PACE positivo, FAIR test, debolezza alla rotazione esterna.

In sintesi clinica, se il paziente presenta “sciatalgia” senza ernia, con dolore in posizione seduta, negatività ai test neurodinamici, ma positività a test muscolari profondi.. indaga i muscoli glutei profondi.
Il piriforme è solo la punta dell’iceberg.

Tu quanti pazienti hai visto con “sciatica”.. che non veniva dalla schiena?

05/08/2025

Finalmente è martedì! Benvenuti al secondo episodio di “Neurolandia: il sistema nervoso come non lo avete mai visto!”

Oggi parliamo di un nervo celebre, spesso nominato, a volte accusato. Il suo nome lo conoscono in molti, anche i non addetti ai lavori, e probabilmente l’avete già sentito citare tra un “ho la sindrome del tunnel carpale” e un “mi si addormentano le dita di notte”.

Lui è il nervo mediano, il vero trafficante di informazioni tra il cervello e la mano.

Dove sta?

Il nervo mediano nasce dal plesso brachiale, precisamente dall’unione delle radici C5-T1. Dopo aver fatto amicizia con arterie e muscoli, scende lungo il braccio senza innervare nulla (fin qui fa solo il turista), poi comincia a lavorare seriamente nell’avambraccio e nella mano.

Scende lungo la fossa cubitale, passa tra i capo omerale e ulnare del muscolo pronatore rotondo,
attraversa l’arcata del flessore superficiale delle dita, e infine entra nel tunnel carpale, sotto il legamento trasverso del carpo, per raggiungere la mano, dove si divide in rami terminali.

Che cosa fa?

È un nervo misto: ha fibre motorie e sensitive.

A livello motorio, nell’avambraccio innerva i muscoli flessori radiali, pronatori e flessore lungo del pollice. Nella mano, controlla i muscoli tenar (pollice in opposizione!) e i lombricali I e II.

A livello sensitivo porta le informazioni sensitive dal palmo della mano (lato radiale), dal primo, secondo, terzo e metà del quarto dito (versante palmare), e dalla parte distale dorsale delle prime tre dita.

Insomma, se riesci a pinzare una molletta, a sentire il touchscreen del telefono o a fare il gesto “OK”, devi ringraziare il nervo mediano. 🫶

Come si lamenta?

Il nemico numero uno? La sindrome del tunnel carpale. Quando il nervo viene compresso nel canale carpale, iniziano i guai.

Formicolio, intorpidimento e bruciore a pollice, indice, medio e metà dell’anulare. Sintomi notturni o mattutini, spesso con bisogno di “scuotere la mano” per trovare sollievo.

Nei casi avanzati: atrofia dei muscoli tenar, perdita della forza di prensione fine e scivolamento degli oggetti dalla mano.

Può lamentarsi anche più in alto, nell’avambraccio (compressione pronatore rotondo) o al gomito.

Ruolo nella vita quotidiana

Il nervo mediano è il project manager della tua mano: coordina movimenti fini, sensibilità tattile, forza e destrezza.

Lavora duramente quando digiti al computer, usi il mouse o lo smartphone, afferri oggetti, fai il gesto “pollice contro le altre dita” (es. infilare ago, raccogliere monetine, ecc.).

Se perde efficienza, lo noti subito.

Patologie e disfunzioni

Sindrome del tunnel carpale (la più famosa): compressione a livello del polso.

Sindrome del pronatore rotondo: compressione nell’avambraccio.

Neuropatia traumatica (fratture, lussazioni, lesioni iatrogene).

Neuropatia compressiva secondaria (tenosinoviti, edema, gravidanza, diabete).

Curiosità neurologica

La sindrome del tunnel carpale è la neuropatia periferica più comune nella popolazione generale.
Ma attenzione: non tutti i formicolii notturni sono tunnel carpale!

Molti sono disturbi posturali, compressioni più prossimali, o anche disfunzioni del sistema nervoso centrale che mimano la sindrome.

Approccio fisioterapico

Un trattamento mirato può prevedere una valutazione differenziale per escludere cause cervicali, plessiche o metaboliche.

Tecniche neurodinamiche (sliding e tensioning del mediano), mobilizzazione del tunnel carpale e tessuti circostanti, esercizi specifici per migliorare la funzionalità muscolare e il reclutamento motorio (tenar e flessori).

Educazione posturale e modifica delle attività ripetitive sono indispensabili, può essere utile il taping decompressivo e tecniche manuali locali.

Se indicato, l’uso di splint notturni per ridurre la pressione nel tunnel.

Conclusione

Il nervo mediano non ama gli spazi stretti, ma si fa in quattro per farti usare la mano con precisione.
Quando comincia a lamentarsi, non ignorarlo: il tuo pollice potrebbe non perdonarti!

E se ogni notte ti svegli a “scuotere la mano”.. beh, forse è arrivato il momento di ascoltarlo.

Ci vediamo martedì prossimo su Neurolandia.. perché quando i nervi parlano, noi impariamo ad ascoltarli. 🤗

Nota bene
Anche se a Neurolandia i nervi parlano.. la diagnosi medica la fa il medico. Quindi, se i sintomi ti fanno compagnia da troppo tempo, ascolta i segnali e confrontati con un neurologo o uno specialista medico. Noi siamo qui per spiegarti come funzionano le cose, ma la cura parte sempre da una valutazione sanitaria. E spesso, il fisioterapista è proprio il primo professionista sanitario a intercettare quei segnali e indirizzare nel modo giusto. 👏

01/08/2025

🎉 È di nuovo giovedì! Benvenuti ad un nuovo stupendo episodio di "Muscolandia: esplorando la mappa dei muscoli!" 🎉

Oggi scivoliamo verso la parte bassa della schiena per conoscere un muscolo sottile, profondo e silenzioso, ma fondamentale per il respiro e la stabilità lombare: il dentato posteriore inferiore.

Dettagli anatomici

Il muscolo dentato posteriore inferiore (musculus serratus posterior inferior) è un muscolo piatto e triangolare, che si trova tra il torace e la parte superiore dei lombi, al di sotto del grande dorsale.

Origina dai processi spinosi di T11, T12, L1 e L2, e si inserisce sui margini inferiori della 9ª, 10ª, 11ª e 12ª costa

Innervazione: nervi intercostali IX–XII (rami anteriori T9–T12)

Funzioni principali

Abbassa le coste inferiori durante l’espirazione forzata, stabilizza le coste fluttuanti durante il movimento del tronco e collabora con altri muscoli per mantenere la pressione intra-addominale.

Tipi di dolore

Il dentato posteriore inferiore può essere implicato in:

- dolori lombari bassi di origine miofasciale.
- sensazioni di tensione toracolombare, specie durante respirazione profonda.
- trigger point riferiti nella zona costale bassa o sacrale.
- compensazioni in caso di debolezza addominale o diaframmatica.
- dolori “a fascia” a livello delle coste inferiori, spesso confusi con problemi viscerali o renali.

Funzione quotidiana

Si attiva ogni volta che espiri forzatamente o stabilizzi il core con un carico, per esempio soffiando con forza (su una candela, durante uno sforzo), tossendo o starnutendo, sollevando un peso pesante da terra, durante un colpo di tosse violento o una risata intensa, in esercizi come squat o deadlift.

🏋️ Esercizio di allungamento (Stretching in estensione toracolombare)

1. Mettiti in piedi con le mani appoggiate dietro la schiena, all’altezza lombare
2. Inspira profondamente, poi espira ed estendi lentamente il busto indietro, aprendo la parte bassa del torace
3. Mantieni per 20–30 secondi, poi torna in posizione neutra
4. Ripeti 3 volte, senza forzare

Utile per decongestionare la zona toracolombare e liberare le ultime coste.

🏋️ Esercizio di rinforzo (Espirazione attiva da seduti)

1. Siediti diritto con le mani sulle ultime coste
2. Inspira normalmente, poi espira lentamente contraendo gli addominali bassi
3. Durante l’espirazione, prova a spingere le coste verso il basso e verso dentro, sentendo l’attivazione nella zona lombare profonda
4. Mantieni 3–5 secondi, poi rilassa
5. Ripeti per 8–10 volte

Rinforza il dentato posteriore inferiore e migliora il controllo dell’espirazione profonda.

🔬 Curiosità scientifica

Il dentato posteriore inferiore ha una stretta connessione fasciale con il grande dorsale e la fascia toracolombare, formando una sorta di “rete di stabilità posteriore” che collega spalle, torace e pelvi. La sua alterazione motoria può influenzare la biomeccanica respiratoria e lombopelvica!

Conclusione

Il dentato posteriore inferiore è un muscolo piccolo ma centrale nella gestione del respiro, della postura e della stabilità lombare. Non va trascurato: mantenerlo elastico e attivo può aiutare a prevenire fastidi lombari e migliorare la respirazione profonda.

Ci vediamo giovedì prossimo per un nuovo episodio di Muscolandia, dove ogni muscolo conta! 😁

30/07/2025

POSTURA E COMPENSAZIONI: DALLA BASE ALLA CIMA!

Un problema locale può avere ripercussioni globali sul corpo. Dalla perdita di supporto plantare fino all’inclinazione delle spalle, ogni segmento si adatta per mantenere l’equilibrio, spesso con costi elevati per il sistema muscolo-scheletrico.

Il piede: la base della catena cinestetica

Flat Arch (Piede piatto o iperpronazione)

Il cedimento dell’arco plantare induce una rotazione interna della tibia (sostenuta dal muscolo tibiale posteriore, che spesso diventa inefficace).

Il peroneo lungo diventa iperattivo nel tentativo di stabilizzare il piede. Muscoli intrinseci plantari deboli (come l’abduttore dell’alluce e il quadrato della pianta) portano a una scarsa stabilità della volta plantare.

Conseguenza? Il ginocchio segue la rotazione interna, sovraccaricando il legamento collaterale mediale (LCM) e la banda ileotibiale (TFL e grande gluteo).

Il ginocchio: punto critico di trasmissione

Shifted Patella (Disallineamento della rotula) e valgo dinamico

Il vasto mediale obliquo (VMO) risulta inibito, mentre il vasto laterale e il TFL tendono a dominare, trascinando la rotula lateralmente.

Il bicipite femorale tende a sovraccaricarsi per contrastare la rotazione interna del femore. Il semitendinoso e il semimembranoso possono perdere efficienza, alterando la biomeccanica del ginocchio.

Conseguenza? Il ginocchio compensa con un valgo funzionale, aumentando il rischio di sindrome femoro-rotulea e tendinopatie.

Il bacino: il fulcro della stabilità

Pelvic Unleveling (bacino inclinato) e disfunzione sacroiliaca

L’ileopsoas diventa ipertonico su un lato, tirando il bacino in anteriorità e accentuando la lordosi lombare.

Il quadrato dei lombi si contrae per cercare di stabilizzare l’inclinazione pelvica. L’otturatore interno e il piriforme possono iperattivarsi, contribuendo a sintomi simil-sciatalgici.

Conseguenza? La colonna lombare compensa con una lateroflessione e una torsione, creando una scoliosi funzionale.

La colonna e le spalle: adattamenti superiori

Functional scoliosis e spalle asimmetriche

Il trapezio superiore e lo sternocleidomastoideo lavorano eccessivamente per contrastare la lateralizzazione del busto.

Il grande dorsale, se iperattivo da un lato, può accentuare la rotazione del tronco. Il piccolo pettorale accorciato può inclinare anteriormente la spalla, riducendo lo spazio subacromiale e predisponendo a sindromi da impingement.

Conseguenza? Il rachide cervicale può sviluppare un adattamento posturale in avanti, con aumento del carico su C5-C6.

E quindi? Che fare? Nel ventaglio delle soluzioni, ecco alcuni possibili interventi terapeutici.

Lavoro sui muscoli plantari con esercizi propriocettivi e di rinforzo intrinseco.

Riequilibrio dell’ileopsoas e del quadrato dei lombi per stabilizzare il bacino.

Attivazione del core con trasverso dell’addome e multifido per ridurre la compensazione lombare.

Rieducazione scapolare con lavoro su trapezio inferiore e dentato anteriore.

Riequilibrio cervicale con tecniche di rilascio miofasciale su sternocleidomastoideo e scaleni.

Ti sei mai accorto di come un problema al piede possa manifestarsi come dolore alla spalla o alla cervicale? L’approccio globale è la chiave!

29/07/2025

RESPIRA. Ma stavolta fallo davvero.

Viaggio collettivo dentro il muscolo più silenzioso, più sottovalutato, più determinante che abbiamo: il diaframma.

Questo non è un semplice post.

È il frutto di un esperimento unico nel suo genere. Abbiamo lanciato una domanda. Abbiamo parlato di un muscolo poco visibile ma potentissimo. E ci siamo messi in ascolto.

In tre mesi sono arrivati oltre 350 commenti: esperienze cliniche, sensazioni profonde, storie personali, intuizioni geniali, domande scomode.

Abbiamo letto, selezionato, intrecciato e riscritto. E oggi vi restituiamo tutto questo, in un unico racconto. Un corpo narrativo collettivo, dove ogni voce è diventata un respiro.

Siete pronti?

BUONA LETTURA!

Tutto è partito da una semplice domanda:

“Ma te respiri?”

L’ho chiesto ad una paziente mentre la stavo trattando per un problema alla spalla. Lei si è fermata, sorpresa. Ha esitato un attimo. Poi ha risposto:

“Boh.. non lo so.”

E lì ho capito che il dolore alla spalla era solo la punta dell’iceberg.

Succede così, quasi sempre.
Hai dolore alla spalla? Sarà la spalla. Ti svegli col collo rigido? Sarà il cuscino. Una morsa al petto? L’ansia, forse. O il tempo. Sempre qualcosa fuori.

Eppure, in mezzo a tutti questi sintomi, c’è un muscolo solo che li attraversa tutti, che li influenza tutti, che può peggiorarli o migliorarli tutti.

E quel muscolo.. non lo guarda mai nessuno.

Si chiama diaframma.
E oggi parliamo di lui. Davvero.

IL GRANDE SILENZIOSO

Il diaframma è un muscolo.
Ma è anche una bugia.

Perché lavora sempre, ma nessuno se ne accorge.
Perché è centrale, ma invisibile.
Perché collega tutto, ma non è legato a niente di specifico.
Perché se sta bene, nessuno lo nomina.
E se sta male.. lo cercano altrove.

“Dopo anni ci sono arrivato: spalla, collo, cervicale, gastrite, reflusso, ansia, mal di schiena, ileopsoas. Era tutto il diaframma. Un casino.” (Simon)

PERCHÉ FA COSÌ TANTI DANNI?

Perché è ovunque.

Anatomicamente divide il torace dall’addome. Funzionalmente è il centro di gravità della tua respirazione, della tua postura, della tua digestione, del tuo equilibrio neurovegetativo.
E sì, anche delle tue emozioni.

Ogni volta che inspiri.. lui scende.
Ogni volta che espiri.. lui sale.

Ma se non scende più bene, oppure se non risale più, il tuo corpo inizia ad adattarsi.

E da lì parte la giostra dei compensi: il collo tira, la spalla si blocca, la colonna si inarca, l’intestino si ferma, il cuore accelera, e la mente entra in modalità allarme.

“Io ho un’ernia iatale molto dilatata, il diaframma è rialzato di 5 cm. Dolori a spalla e collo, tutti i sintomi descritti. A breve mi operano. Spero di ristabilirmi.” (Patrizia)

MA NON SARÀ MICA “SOLO UN MUSCOLO”?

No. Il diaframma è un’interfaccia.

Tra dentro e fuori.
Tra alto e basso.
Tra automatico e volontario.
Tra viscerale e posturale.
Tra ciò che senti.. e ciò che non riesci più a sentire.

Ha le chiavi di casa della tua salute. Ma spesso lo lasci fuori dalla porta. Dimenticato sullo zerbino.

“Uso molto il diaframma, specialmente per “smuovere” l’intestino. Ma dopo il terzo cesareo, hanno stretto troppo i punti. Quando respiro con il diaframma sento dolore.” (Cristina)

E TU.. LO USI?

C’è chi non lo ha mai incontrato.
Chi lo ha perso da piccolo.
Chi lo ha bloccato con l’ansia.
Chi lo ha abbandonato a forza di sedie, cinture, posture chiuse, sospiri trattenuti.

“Sono molto emotiva, tengo tutto dentro e non respiro. La mia insegnante mi ha obbligata a farlo con consapevolezza. Ora mi accorgo quando sono in apnea.”(Francesca)

I SEGNALI (SOTTILI, MA CHIARISSIMI)

Tosse secca e strana, reflusso che non passa, spalla che “tira” sempre, pressione alta non giustificata, affaticamento respiratorio sotto sforzo, mal di schiena senza causa apparente, rigidità cervicale che non cede.

“Mi hanno detto che il mio diaframma è fuori sede dopo un intervento al cuore.” (Manu)

E ALLORA CHE SI FA?

C’è chi lo ha ritrovato con lo yoga.
Chi con il canto.
Chi con il Tai Chi.
Chi grazie a un fisioterapista.
Chi con la meditazione.
Chi con il Buteyko.
Chi massaggiandolo.
Chi.. semplicemente, ascoltandolo.

“Alla notte, quando l’esofagite mi assale, mi aiuta respirare col diaframma.” (Enea)

“Mi rilassa cantare. Ci ho pensato solo ora: il diaframma si muove molto quando canto.”(Alberto)

“La mia maestra lo fa allenare in palestra. Altro che muscolo dimenticato!”(Letizia)

Per una Letizia.. ce ne sono cento che non sanno neanche dove si trova.

E PERCHÉ È ANCORA COSÌ DIMENTICATO?

Perché il diaframma non lo vedi.
Perché è dentro.
Perché non è sexy.
Perché non ha addominali a tartaruga.
Perché non c’è una macchina per lui in palestra.
Perché non è Instagrammabile.
Perché il diaframma non si mostra.

Si manifesta. E spesso si manifesta sotto forma di sintomo lontano. E quindi ti confonde. Ti depista. Ti frega.

“Io sono contro le gabbie toraciche. Viva la libertà!” (Alberto, in vena poetica)

MA ATTENZIONE: NON SEMPRE IL PROBLEMA È IL DIAFRAMMA

A volte il diaframma è una vittima.

Di un viscere che funziona male.
Di un trauma emotivo.
Di una postura rigida.
Di un addome chiuso.
Di uno stomaco che non si svuota.
Di un fegato congestionato.

“Il fegato deve smaltire il cortisolo da stress. Se è sovraccarico, congestiona l’emicupola destra, tira le coste, coinvolge la cervicale. Senza trattare anche il viscere, il lavoro sul diaframma è solo parziale.” (Angelo)

“Potrebbe essere anche il contrario: un problema strutturale può creare una difficoltà viscerale. È una risposta somato-viscerale.” (Giusy)

TU, QUANDO RESPIRI, TI SENTI?

Non se lo chiedono in molti.
Ma qualcuno, prima o poi, arriva a farlo.

“Anni fa, il maestro di Thai Chi mi insegnò a respirare con la pancia. Me lo ricordo ancora.” (Terri)

“Io l’ho imparato con lo yoga. Mi ha salvato la vita.” (Silvia)

E si apre un’altra riflessione: “A scuola, in auto, davanti al pc.. siamo diventati animali seduti. E abbiamo perso la capacità innata di respirare. Un fringuello la conserva meglio di noi.” (Catia)

E la verità è che nessuno ci ha mai insegnato a sentirci respirare.
Non a scuola.
Non in palestra.
Non quando stavamo “bene”.

Nessuno ti dice come si respira.. finché non smetti di farlo bene.

Finché non succede qualcosa che ti costringe a ricominciare da lì.

E allora scopri che respirare non è scontato. È un’abilità.
Che si perde.
Che si recupera.
Che si allena.

Il diaframma è come una porta automatica: si apre solo se ti avvicini davvero.

Ma se ci passi davanti di corsa.. non ti vede.
E resta chiusa.

E ALLORA, CHE LIBRO MI CONSIGLI?

“C’è un testo per imparare la respirazione e la manutenzione di questo piccolo, fondamentale organo?” (Adele)

Sì, ci sono testi, metodi, esercizi.
Ma il primo libro da leggere.. è il tuo corpo.
Ti serve tempo.
Ti serve qualcuno che ti guidi.
Ma soprattutto: ti serve il coraggio di ascoltarti davvero.

E magari, con una mano sul petto e una sull’addome. E con la voglia di rispondere alla domanda:

“Chi si muove prima?”

Prova ora.
Sei seduto? Sei sdraiato? Sei in piedi?
Respira lentamente.
Dove si muove prima il tuo corpo?
Riesci a espirare completamente?
Senti il respiro arrivare fino alla pelvi?
Ti senti più calmo o più nervoso dopo 5 respiri consapevoli?

Se hai risposto “non lo so” o “boh”…
forse non è solo ansia.

Condividi questo post con chi ha dolori misteriosi, ha fatto mille esami senza risposte, respira male ma non lo sa, vive in apnea, ha un addome sempre contratto e non si sente mai “centrato”.

LA VERITÀ?

Il diaframma non ha bisogno di essere “sbloccato”. Ha bisogno di essere ascoltato. Sentito. Rispettato. Allineato. Allenato. Integrato.

È come un direttore d’orchestra silenzioso.
Che però sa farti stonare tutto il corpo se lo ignori.

GRAZIE

A tutte le persone che hanno lasciato un commento.
A chi ha raccontato un dolore.
A chi ha posto una domanda.
A chi ha condiviso un’intuizione.

Questo post è nato così: da un respiro collettivo.

E tu, da dove è cominciata la tua storia col respiro? Raccontacelo. Potrebbe aiutare qualcuno che sta ancora trattenendo il fiato tra tutti questi sintomi.

Perché ogni sintomo racconta una storia.
E spesso.. comincia proprio da lì.

Da un respiro.

28/07/2025

Eccoci tornati con un nuovo episodio del lunedì di “Anatomia Spassosa: esploriamo il corpo umano con un sorriso!” 😄

Oggi saliamo verso il collo per scoprire una struttura dalla forma curiosa e dalla funzione fondamentale: la cartilagine cricoidea! Una vera guardiana delle vie aeree.. anche se ha un nome che sembra uno scioglilingua.

La parola “cricoidea” deriva dal greco krikos, che significa “anello”.
E infatti questa cartilagine ha proprio la forma di un anello sigillante: è l’unica cartilagine completa dell’intero tratto respiratorio! Piccola, ma con un compito cruciale: sostenere e proteggere le vie aeree.

Cos’è e dov’è?

La cartilagine cricoidea è una struttura a forma di anello posta nella parte inferiore della laringe, proprio sotto la cartilagine tiroidea (quella del pomo d’Adamo) e sopra la trachea.

È fatta di cartilagine ialina, resistente ma elastica. Ha una parte anteriore più sottile e una parte posteriore più alta, chiamata lamina cricoidea. Forma con la cartilagine tiroidea l’articolazione cricotiroidea, importante per la fonazione.

A cosa serve?

Mantiene aperto il lume delle vie respiratorie nella parte bassa della laringe e fornisce attacco a muscoli e legamenti vocali. È fondamentale per la fonazione, perché permette di tendere e rilassare le corde vocali. È anche un punto di accesso per emergenze respiratorie, come nella cricotomia.

Curiosità divertente

Pensa alla cricoidea come all’unico anello solido in una collana di cartilagini a forma di C: tutte le cartilagini tracheali sono aperte dietro.. tranne lei! È un po’ come quel bottone cucito meglio degli altri, che tiene chiusa tutta la giacca!

E nei cartoni animati, quando un personaggio perde la voce, potremmo dire che la cricoidea si è presa una vacanza! 😄

Funzionamento buffo

Ogni volta che parli, canti o anche solo respiri profondamente, la cartilagine cricoidea lavora in silenzio per modulare la tensione delle corde vocali, tenere aperto il passaggio dell’aria e collaborare con muscoli minuscoli ma determinanti nella voce.

È come il direttore d’orchestra della laringe, che gestisce i toni alti, bassi.. e anche i colpi di tosse!

Nella vita di tutti i giorni

Se hai mal di gola profondo, tosse insistente, raucedine cronica.. la zona della cricoidea potrebbe essere sotto stress, soprattutto se parli molto o se respiri aria secca.

E nei cantanti o insegnanti, una cricoidea ben mobile è fondamentale per gestire l’estensione vocale!

Parole complicate, spiegate semplici

Cartilagine ialina: tipo di cartilagine resistente, liscia e semitrasparente.

Cricotiroidea: articolazione tra cricoidea e cartilagine tiroidea.

Cricotomia: manovra d’emergenza per aprire le vie aeree attraverso la cricoidea.

Lamina cricoidea: la “parete posteriore” più alta dell’anello.

Come può soffrire?

Infiammazione (laringite): colpisce le cartilagini laringee e può alterare la voce.

Traumi anteriori del collo: colpi diretti possono fratturare la cricoidea (rari ma gravi).

Stenosi laringea: restringimento dello spazio respiratorio, anche a livello cricoideo.

Problemi nella mobilità cricotiroidea: influiscono sulla voce e sulla proiezione sonora.

Momento educativo leggero

Riscalda sempre la voce prima di parlare tanto o cantare. Bevi molta acqua per mantenere umida la mucosa laringea. Evita di urlare o tossire troppo a lungo, se possibile. Lavora sulla respirazione diaframmatica per aiutare anche la funzione laringea.

Curiosità scientifica

In medicina d’urgenza, la cricoidea è il punto di accesso preferito per una via aerea rapida, tramite cricotiroidotomia. È anche un riferimento palpabile nella manovra di Sellick, usata per prevenire il reflusso durante l’intubazione.
Un piccolo anello, con valore salvavita!

Conclusione con sorriso

La prossima volta che canti sotto la doccia, pensa alla tua cartilagine cricoidea, che lavora come un tecnico del suono nascosto nel tuo collo! Senza di lei, niente voce, niente respiro libero.. niente karaoke!

Ci vediamo la prossima settimana per scoprire un’altra meraviglia del corpo umano.. sempre con il sorriso! 😁

25/07/2025

IL RESPIRO: IL FILO INVISIBILE TRA CERVELLO E CORPO

Immagina di essere seduto in poltrona. Non ci fai caso, ma stai respirando. Eppure, in ogni istante, un’orchestra neurologica lavora dietro le quinte per dirigere l’aria dentro e fuori di te. Questa immagine è la mappa del direttore d’orchestra: il centro respiratorio bulbo-pontino.

Oggi scopriremo insieme come funziona e proveremo anche un piccolo test di consapevolezza per percepire i dettagli del tuo respiro.

Dove nasce il respiro?

Il respiro parte dal tronco encefalico, che possiamo dividere in due regioni principali.

PONTE: è il livello superiore, che regola il ritmo e la transizione tra inspirazione ed espirazione. Qui si trovano due centri: il centro pneumotassico (che “frena” l’inspirazione, come un metronomo che dice quando smettere di inalare) e il centro apneustico (che stimola a mantenere l’inspirazione).

BULBO: è la parte più antica e fondamentale. Qui si trovano due gruppi: il gruppo respiratorio dorsale (DRG, che attiva i muscoli inspiratori, come il diaframma e gli intercostali esterni) e il gruppo respiratorio ventrale (VRG, che si accende durante la respirazione forzata come esercizio intenso, colpo di tosse).

Il DRG e il VRG ricevono input chimici (CO₂, O₂, pH) e meccanici dai polmoni, modificando la frequenza e l’ampiezza del respiro. Una vera centralina di controllo che regola la vita momento per momento.

Chi sono gli esecutori?

I comandi nervosi viaggiano lungo i nervi spinali e raggiungono il diaframma (il grande pistone che spinge i visceri in basso per fare entrare l’aria), i muscoli intercostali esterni (allargano il torace durante l’inspirazione), i muscoli intercostali interni (espirano attivamente, contraendo la gabbia toracica) e i muscoli accessori (SCM, scaleni, pettorali, che si attivano quando respiriamo affannosamente).

Ecco come il cervello comanda un esercito di muscoli per garantire ossigeno e rimuovere anidride carbonica.

Curiosità clinica

Un danno alla regione bulbopontina può provocare respirazione irregolare (es. apnea, gasping), incapacità di coordinare inspirazione ed espirazione e problemi nella regolazione dei gas ematici.

Nelle lesioni alte del midollo, può servire la ventilazione meccanica perché il diaframma perde innervazione dal nervo frenico (C3-C5).

TEST DI CONSAPEVOLEZZA RESPIRATORIA

Chiudi gli occhi un attimo.

Inspira profondamente e nota quale parte del tuo corpo si muove di più.
Espira lentamente. Senti quali muscoli si rilassano.
Ora inspira in modo forzato, come se dovessi gonfiare un palloncino. Prova a percepire il lavoro dei muscoli accessori: senti un tensione al collo o alle spalle?
Infine, espira con forza. Puoi percepire l’attivazione dei muscoli intercostali interni?

Se riesci a distinguere queste fasi e i muscoli coinvolti, stai sperimentando la meraviglia della connessione mente-corpo.

Domanda finale per te

Sai che puoi allenare la tua capacità respiratoria con esercizi di controllo diaframmatico e rilassamento? Prova per un minuto a inspirare contando fino a 4, espirare contando fino a 6, e osserva come il tuo sistema nervoso risponde: calma, lucidità, energia.

Tutto questo per dire che dietro ogni respiro si cela un balletto neurologico antico quanto la vita stessa. Il centro respiratorio bulbo-pontino non dorme mai: orchestra l’aria, il ritmo e il benessere.

La prossima volta che inspiri, fermati un istante a ringraziarlo. Senza di lui, non saremmo qui a raccontare questa storia.

Indirizzo

Via Marco Celio Rufo 65, Via Dei Due Ponti, 115 Roma
Rome
00175ROMA

Sito Web

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