14/07/2025
❗️Il ruolo della famiglia nel DSA: contenere, riconoscere, valorizzare❗️
La famiglia è il primo e più potente “contenitore emotivo” per un bambino con DSA. Ma spesso i genitori si trovano impreparati: travolti dalla diagnosi, preoccupati per il futuro scolastico, confusi tra sigle, relazioni cliniche e piani didattici personalizzati. In questo scenario, il rischio è che il figlio venga visto solo attraverso le sue difficoltà, come un problema da risolvere, un progetto da “recuperare”.
Il primo passo, invece, è proprio quello di cambiare sguardo. In un’intervista del 2007, Giovanni Bollea sottolineava l’importanza di comprendere un bambino guardandolo negli occhi, suggerendo che questo sguardo diretto è fondamentale per una vera comprensione del bambino stesso. I genitori devono imparare a riconoscere il bambino come una persona intera, con pregi, limiti, emozioni, intelligenze differenti. Il messaggio da trasmettere non deve mai essere: “se non studi bene, non vali”, ma piuttosto: “tu vali sempre, anche quando fai fatica”.
Essenziale è anche il modo in cui i genitori gestiscono le emozioni negative dei figli: frustrazione, rabbia, ansia. Minimizzare (“non è niente”), colpevolizzare (“non ti impegni”) o sostituirsi al bambino (“ci penso io”) non aiuta. Occorre invece imparare a legittimare le emozioni, ad accompagnarle con empatia e, quando necessario, ad aiutare il bambino a trovare parole e strategie per esprimerle. Bollea ci ricorda che “Ogni persona è portatrice di risorse, non di problemi. Spetta a noi, educatori e famiglie, riconoscerle e valorizzarle”.
Non meno importante è il dialogo costante con la scuola. Una famiglia presente, che collabora senza contrapporsi agli insegnanti, costruisce un clima di fiducia che ha ricadute positive dirette sull’autostima del figlio. In questo senso, diventa fondamentale ricordare che “Non è la scuola che
deve adattarsi agli studenti, ma la scuola deve diventare il luogo dove ogni studente può sentirsi accolto nella sua unicità”.
Dott.ssa Veronica Socionovo