Studio Medico Attili

Studio Medico Attili Il Prof. Adolfo Francesco Attili è stato fino al 2018 Primario della Divisione di Gastroenterologia e Malattie del Fegato del Policlinico Umberto I.

Attualmente è un libero professionista Gran parte dei pazienti seguiti nello studio presentano patologie del fegato, delle vie biliari o malattie infiammatorie croniche dell'intestino. Il prof Attili riceve il martedì e il mercoledì presso la casa di cura Villa Mafalda (per appuntamenti 06 86094721), il giovedì presso l'UPMC Salvator Mundi International Hospital (per appuntamenti 0658896588),

18/04/2025

In queste ore il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha letteralmente dichiarato guerra ad Harvard (e alle principali università americane) definendola ancora poco fa su Truth “una barzelletta che insegna odio e stupidità” e minacciando di tagliare 2,2 miliardi di dollari di sovvenzioni pluriennali (oltre a una serie di esenzioni fiscali) per punirla delle manifestazioni pro Palestina dei suoi studenti e delle sue politiche di diversità, equità e inclusione.

Un vero e proprio attacco frontale finale alla Cultura e al Sapere e al suo simbolo mondiale, nel solito tripudio di orde di analfascisti.

Solo che Harvard non solo non si è piegata.
Anzi, attraverso la lettera pubblica del suo Presidente, Alan M. Garber, ha dato a Trump una risposta di una forza politica e intellettuale straordinaria e un vero e proprio manifesto di autonomia e indipendenza della Cultura e dell’Università da ogni potere e forma di controllo, nonché il più potente atto di Resistenza al trumpismo dall’insediamento a oggi.

“Per tre quarti di secolo, il governo federale ha assegnato sovvenzioni e contratti ad Harvard e ad altre università per contribuire a finanziare (…) innovazioni rivoluzionarie in una vasta gamma di campi medici, ingegneristici e scientifici. Queste innovazioni hanno reso innumerevoli persone nel nostro Paese e in tutto il mondo più sane e sicure.

Nuove frontiere ci attendono con la prospettiva di progressi che cambieranno la vita: dai trattamenti per malattie come l'Alzheimer, il Parkinson e il diabete alle innovazioni nell'intelligenza artificiale, nella scienza e nell'ingegneria quantistica, e in numerose altre aree. Se il governo si ritirasse, metterebbe a rischio non solo la salute e il benessere di milioni di persone, ma anche la sicurezza economica e la vitalità della nostra nazione.

L'intenzione del governo non è quella di collaborare con noi per affrontare l'antisemitismo in modo cooperativo e costruttivo ma di imporre "condizioni intellettuali" senza precedenti per controllare la comunità di Harvard, tra cui “verificare” le posizioni del nostro corpo studentesco, docente, personale e di “ridurre il potere” di alcuni studenti, docenti e amministratori presi di mira a causa delle loro opinioni.

Abbiamo informato l'amministrazione che non accetteremo l'accordo proposto. L'Università non rinuncerà alla propria indipendenza né rinuncerà ai propri diritti costituzionali.
La prescrizione dell'amministrazione va oltre il potere del governo federale. Viola i diritti di Harvard sanciti dal Primo Emendamento e supera i limiti statutari dell'autorità governativa ai sensi del Titolo VI. E minaccia i nostri valori come istituzione privata dedita alla ricerca, alla produzione e alla diffusione della conoscenza.

Nessun governo, a prescindere dal partito al potere, dovrebbe dettare cosa le università private possano insegnare, chi possano ammettere e assumere e quali aree di studio e ricerca possano perseguire (…)

Mentre difendiamo Harvard, continueremo a coltivare una fiorente cultura di ricerca aperta nel nostro campus; sviluppare gli strumenti, le competenze e le pratiche necessarie per interagire costruttivamente gli uni con gli altri; ampliare la diversità intellettuale e di punti di vista all'interno della nostra comunità; affermare i diritti e le responsabilità che condividiamo; rispettare la libertà di parola e il dissenso, garantendo al contempo che la protesta avvenga in un momento, luogo e modo che non interferisca con l'insegnamento, l'apprendimento e la ricerca; migliorare la coerenza e l'equità dei processi disciplinari; e lavorare insieme per trovare modi, nel rispetto della legge, per promuovere e sostenere una comunità vivace che esemplifichi, rispetti e accolga le differenze. Nel farlo, continueremo anche a rispettare la sentenza Students For Fair Admissions contro Harvard, che ha stabilito che il Titolo VI del Civil Rights Act rende illegale per le università prendere decisioni ‘sulla base della razza’.

Questi obiettivi non saranno raggiunti con affermazioni di potere, svincolate dalla legge, che controllano l'insegnamento e l'apprendimento ad Harvard e dettano il nostro modo di operare. Il compito di affrontare le nostre carenze, onorare i nostri impegni e incarnare i nostri valori spetta a noi, che dobbiamo definire e intraprendere come comunità. La libertà di pensiero e di ricerca, insieme al costante impegno del governo nel rispettarla e proteggerla, ha permesso alle università di contribuire in modo fondamentale a una società libera e a vite più sane e prospere per le persone di tutto il mondo”.

Cordiali saluti, Alan M. Garber.

Immenso.

https://www.linkedin.com/posts/royalfreenhs_a-pivotal-trial-involving-a-new-liver-dialysis-activity-7308504602172112896-...
21/03/2025

https://www.linkedin.com/posts/royalfreenhs_a-pivotal-trial-involving-a-new-liver-dialysis-activity-7308504602172112896-rKz_?utm_medium=ios_app&rcm=ACoAAAc0q04BWbJnFMAiKHfX1F3Dgv-nB49FOe8&utm_source=social_share_video_v2&utm_campaign=facebook

A pivotal trial involving a new liver dialysis machine for patients with liver failure will get underway at the Royal Free Hospital (RFH) in the early autumn. The DIALIVE device will be used to help patients with a severe liver condition called acute-on-chronic liver failure (ACLF). The condition of...

19/03/2025

Cari Pazienti,
con un mix di emozione e riconoscenza, desidero comunicarvi che, dopo oltre 50 anni di attività, ho preso la decisione di concludere la mia carriera professionale entro il prossimo luglio 2025.
Non è una decisione che prendo a cuor leggero, poiché ogni singolo giorno trascorso accanto a voi mi ha arricchito e ha reso il mio lavoro un’esperienza unica e gratificante. Ho avuto l’onore di assistervi nei vostri percorsi di salute, di ascoltarvi e di accompagnarvi in momenti importanti delle vostre vite. Ogni incontro, ogni storia condivisa, ha lasciato un segno profondo in me, e vi sono sinceramente grato per la fiducia che mi avete accordato.
Spero di aver contribuito positivamente al vostro benessere, come tanto ho cercato di fare in tutti questi anni. Mi auguro che abbiate trovato nelle mie cure e nella mia presenza un supporto solido e umano. La chiusura della mia attività non significa che vi lascerò senza supporto. Su vostra richiesta organizzerò il trasferimento dei vostri dati medici a colleghi di fiducia tenuto anche conto della vostra condizione. Entro i prossimi mesi, vi fornirò tutte le informazioni necessarie per facilitare questa transizione, con l'obiettivo di rendere il passaggio il più semplice e sereno possibile. Se lo desiderate fino a luglio potrete ancora prendere un appuntamento con me presso l'UPMC Salvator Mundi International Hospital. Desidero ringraziarvi ancora una volta per la fiducia che avete riposto in me in questi anni. Ogni paziente che ho avuto il privilegio di seguire è stato una parte essenziale di questa lunga e meravigliosa carriera.
Vi auguro ogni bene per il futuro e vi assicuro che conserverò un ricordo affettuoso di tutti voi.

Omeopatia? NO !
21/01/2025

Omeopatia? NO !

LIAISONS DANGEREUSES: OMEOPATIA E CANCRO

Si parla molto, specialmente in regioni come la Toscana, dei benefici che l'omeopatia comporterebbe per i malati oncologici.

Ma quale supporto oggettivo possiamo trovare a certe affermazioni, al di là degli aneddoti e dell'effetto placebo (che si riscontra tanto nei pazienti che nei medici)?

Gli studi che sembrano suggerire benefici dell'omeopatia in oncologia sono caratterizzati da gravi carenze metodologiche e da numerosi bias che ne compromettono la validità scientifica.

Un esempio emblematico di tali limiti è rappresentato dallo studio di Frass et al., che ha suggerito che l'aggiunta dell'omeopatia alle cure convenzionali nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule possa migliorare la qualità della vita e prolungare la sopravvivenza. Tuttavia, questo studio è stato fortemente criticato per la mancanza di trasparenza nei criteri di selezione dei pazienti, per l'assenza di un adeguato gruppo di controllo e per possibili bias di immortal time, che possono gonfiare artificialmente i dati di sopravvivenza (Frass et al., 2020).

Un altro studio di Gaertner et al. ha affermato che l'omeopatia potrebbe prolungare la sopravvivenza dei pazienti oncologici. Tuttavia, un'analisi critica ha rivelato che i risultati erano distorti da un significativo immortal time bias, cioè un periodo durante il quale i pazienti inclusi nello studio non potevano morire perché non avevano ancora iniziato il trattamento omeopatico. Questo ha falsato i dati di sopravvivenza, rendendo i risultati inattendibili (Aust, 2016).

Anche la revisione sistematica di Milazzo et al. ha analizzato vari studi sull'uso dell'omeopatia in oncologia, concludendo che non esiste alcuna prova clinica solida che supporti l'efficacia dell'omeopatia come trattamento aggiuntivo nel cancro. La maggior parte degli studi inclusi presentava gravi carenze metodologiche, come campioni di dimensioni ridotte, mancanza di randomizzazione e controlli inadeguati, rendendo i risultati altamente inaffidabili (Milazzo et al., 2006).

Inoltre, la revisione di Shukla et al. sulle applicazioni dell'omeopatia per mitigare gli effetti collaterali di radioterapia e chemioterapia ha mostrato risultati inconsistenti e basati su studi di scarsa qualità. La revisione ha sottolineato che le prove disponibili sono compromesse da metodologie deboli, eterogeneità nei protocolli di studio e dimensioni dei campioni inadeguate (Shukla et al., 2019).

Infine, la revisione di Frenkel ha ulteriormente ribadito che, nonostante l'ampio uso dell'omeopatia tra i pazienti oncologici, le prove scientifiche a supporto della sua efficacia sono limitate e di qualità estremamente bassa. Gli studi citati non sono riusciti a dimostrare benefici chiari e riproducibili, e sono spesso affetti da bias di selezione e da mancanza di controlli adeguati (Frenkel, 2015).

Tuttavia, la situazione è se possibile peggiore di quanto sin qui discusso.

Infatti, non solo mancano le prove che l'omeopatia, da sola o in associazione a terapie primarie efficaci, sia utile in oncologia (vi sono invece prove contrarie, come detto): in realtà, l'omeopatia genera nei pazienti oncologici aspettative e illusioni mortali (questo intendo quando parlo delle tossine cognitive conculcate con i rimedi omeopatici).

Diversi studi scientifici hanno infatti evidenziato che l'uso dell'omeopatia tra i pazienti oncologici è strettamente associato al rifiuto o al ritardo delle terapie convenzionali, contribuendo così a una prognosi significativamente peggiore. Questo legame è spesso alimentato da bias cognitivi che rafforzano la sfiducia nei confronti della medicina basata sull’evidenza, rendendo l'omeopatia un approccio pericoloso per la gestione del cancro.

Uno studio condotto da Chang et al. ha analizzato pazienti affetti da tumore al seno che hanno rifiutato trattamenti convenzionali in favore di terapie alternative, tra cui l'omeopatia. I risultati hanno mostrato che 10 pazienti su 11 che hanno rifiutato l'intervento chirurgico hanno subito una progressione della malattia, con un aumento della mortalità a 10 anni dal 17% al 25% tra coloro che hanno evitato la chemioterapia (Chang, 2006). Un ulteriore studio di McNeil et al. ha osservato che l'uso di terapie alternative, inclusa l'omeopatia, ha causato ritardi di 6-24 mesi nell'inizio delle terapie per il tumore al seno, portando a presentazioni cliniche avanzate e a prognosi peggiori (McNeil, 2004).

Malik e Gopalan hanno condotto uno studio su pazienti oncologici in Pakistan, evidenziando che l'adozione di terapie alternative, prevalentemente omeopatiche (70%), è stata associata a ritardi significativi nell'accesso alle cure mediche, con un conseguente peggioramento dello stadio della malattia e un aumento del coinvolgimento linfonodale (Malik, 2002). Questi ritardi e rifiuti di trattamento, spesso motivati dalla convinzione nell'efficacia delle cure omeopatiche, hanno portato a una progressione più rapida del tumore e a una prognosi sfavorevole.

Un'ulteriore prova è fornita dallo studio di Chahal et al. su pazienti con linfoma di Hodgkin, dove il 73% dei pazienti che hanno inizialmente rifiutato le cure convenzionali ha scelto terapie alternative, inclusa l'omeopatia. Questo rifiuto ha portato a un peggioramento dello stadio della malattia e a un aumento della mortalità (Chahal, 2004). Similmente, Johnson et al. hanno dimostrato che l'uso di medicine complementari, tra cui l'omeopatia, è correlato a un tasso più elevato di rifiuto di interventi chirurgici, chemioterapia e radioterapia, con un conseguente aumento del rischio di morte (Johnson, 2018).

Queste evidenze scientifiche sottolineano come la convinzione nei confronti dell'omeopatia possa rafforzare bias cognitivi contro la medicina basata sull’evidenza, inducendo i pazienti a rifiutare o ritardare trattamenti oncologici efficaci, con un impatto negativo sulla loro prognosi.

Una pseudoscienza non solo inutile per l'oncologia, dunque, ma anche pericolosa, perchè significativamente associata al rifiuto della medicina efficace, come anche da noi dimostra il caso di Marina, la paziente di 53 anni morta dopo un calvario perchè Germana Durando e Maria Gloria Alcover Lillo le fecero assumere omeopatia e altra fuffa per curare un melanoma trattabile.

FONTI CITATE:
N. Aust, “Prolonged lifetime by adjunct homeopathy in cancer patients—A case of immortal time bias,” Complementary Therapies in Medicine, 2016.
M. Chahal, A. Jiang, A. Hayden et al., “Outcomes after initial refusal of curative treatment in patients with Hodgkin’s lymphoma in British Columbia,” Journal of Clinical Oncology, 2021.
E. Chang, M. Glissmeyer, S. Tonnes, T. Hudson, N. Johnson, “Outcomes of breast cancer in patients who use alternative therapies as primary treatment,” American Journal of Surgery, vol. 192, no. 4, pp. 471–473, 2006.
M. Frass et al., “Homeopathic Treatment as an Add‐On Therapy May Improve Quality of Life and Prolong Survival in Patients with Non‐Small Cell Lung Cancer,” The Oncologist, 2020.
M. Frenkel, “Is There a Role for Homeopathy in Cancer Care? Questions and Challenges,” Current Oncology Reports, 2015.
S. B. Johnson, H. S. Park, C. P. Gross, J. B. Yu, “Complementary Medicine, Refusal of Conventional Cancer Therapy, and Survival Among Patients With Curable Cancers,” JAMA Oncology, vol. 4, no. 10, pp. 1375–1381, 2018.
I. Malik, S. Gopalan, “Use of CAM results in delay in seeking medical advice for breast cancer,” European Journal of Epidemiology, vol. 18, pp. 817–822, 2002.
C. McNeil, F. Collinson, K. Smith, R. Dunleavey, J. Boyages, R. Kefford, “Delay in conventional breast cancer treatment associated with alternative therapy usage,” Journal of Clinical Oncology, vol. 22, 2004.
S. Milazzo, N. Russell, E. Ernst, “Efficacy of homeopathic therapy in cancer treatment,” European Journal of Cancer, vol. 42, no. 3, pp. 282–289, 2006.
P. Shukla, C. Nayak, M. Baig, P. Misra, “A Systematic Review of Controlled Trials of Homeopathy in Adverse Effects of Radiotherapy and Chemotherapy in Cancer,” Homoeopathic Links, 2019.

14/01/2025

I due maiali nella foto sono stati allevati in condizioni di pascolo libero simili, ma con una differenza importante: quello a destra ha ricevuto un'integrazione di mangimi a base di cereali, grano e soia, mentre quello a sinistra ha potuto nutrirsi esclusivamente di erba.
Questo confronto evidenzia i benefici della carne proveniente da animali alimentati esclusivamente con erba (senza mangimi a base di cereali). Inoltre, offre uno spunto su come i cereali, la soia e il grano possano influire sul nostro corpo.

10/12/2024

Over the last decade, the advent of direct oral anticoagulants (DOACs) has rapidly changed the landscape of anticoagulation.

In a Review, authors discuss the impact of DOACs in clinical practice over the last 10 years, new areas under development, and practical issues in the management of these drugs: https://hubs.li/Q02_30_f0

🔽 Figure: Five principles to be considered in the clinical decision-making process of choosing anticoagulation drugs for patients with atrial fibrillation.

07/12/2024

A 𝗵𝗲𝗽𝗮𝘁𝗼𝗰𝘆𝘁𝗲 is a primary cell of the liver. Hepatocytes make up 70 to 80% of the liver’s mass and are involved in many of the liver’s key functions, including detoxification and the metabolism of carbohydrates and lipids. In addition, they are involved in the production of proteins, such as albumin, clotting factors and various complement factors, and bile. They can be infected by hepatotropic viruses including hepatitis A, B, C, D, and E viruses. The liver has a remarkable ability to regenerate because hepatocytes can reenter the cell cycle from a quiescent phase. Nevertheless, in the context of chronic liver disease, such as chronic hepatitis B virus infection, they are slowly displaced by fibrous tissue, eventually leading to cirrhosis, liver failure, and liver cancer. Learn more about this NEJM Illustrated Glossary term in comments.

06/12/2024

In 2024, several human infections with highly pathogenic clade 2.3.4.4b bovine influenza H5N1 viruses in the United States raised concerns about their capability for bovine-to-human or even human-to-human transmission. In this study, analysis of the ...

Finalmente in arrivo un farmaco efficace per la steato epatite non alcolica (NASH)
18/03/2024

Finalmente in arrivo un farmaco efficace per la steato epatite non alcolica (NASH)

The FDA approved the first medication, to be used along with diet and exercise, for the treatment of patients with liver scarring due to fatty liver disease.

Indirizzo

Via Delle Mura Gianicolensi 67
Rome
00152

Orario di apertura

Martedì 09:00 - 13:00
Mercoledì 14:30 - 16:30
Giovedì 16:00 - 20:00

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Lo studio si avvale della collaborazione della dott.ssa Chiara Pasquale che esegue ecografie addominali di alta qualità. Gran parte dei pazienti seguiti nello studio presentano patologie del fegato, delle vie biliari o malattie infiammatorie croniche dell'intestino.