31/07/2025
The Lancet
Rompiamo il silenzio selettivo sul genocidio a Gaza
Prove sostanziali e ben documentate indicano un’emergenza sanitaria pubblica catastrofica a Gaza, caratterizzata da una grave insicurezza alimentare e da livelli allarmanti di morti legate alla malnutrizione.
Si riporta che l’aspettativa di vita alla nascita sia diminuita di circa 35 anni nel 2024. Questo rappresenta un crollo della longevità maggiore rispetto a quello registrato durante il genocidio in Ruanda, dove l’aspettativa di vita alla nascita è passata da 42,9 anni nel 1993 a 12,2 anni nel 1994.
I bambini palestinesi sono stati colpiti in modo sproporzionato. Dal 7 ottobre 2023, Gaza ha registrato più morti infantili di qualsiasi altra zona di conflitto ed è il luogo con il più alto numero di bambini con amputazioni pro capite al mondo. Anche il sistema sanitario è stato sistematicamente smantellato. Tra ottobre 2023 e maggio 2025, si sono registrati 720 attacchi documentati contro obiettivi sanitari, tra cui 125 strutture sanitarie, 34 ospedali e 186 ambulanze.
Gaza ha registrato il più alto numero di vittime tra gli operatori sanitari (oltre 1.400 morti), tra il personale delle Nazioni Unite (295 morti) e tra i giornalisti (212 morti) rispetto a qualsiasi altra zona di conflitto recente.
La fame viene utilizzata ripetutamente e in modo incessante come arma di guerra. Le principali organizzazioni per i diritti umani, le agenzie delle Nazioni Unite e i Relatori Speciali delle Nazioni Unite hanno ufficialmente riconosciuto il genocidio a Gaza. Anche un ampio e autorevole gruppo di studiosi di genocidio sostiene questa posizione.
Tuttavia, la maggior parte delle associazioni di sanità pubblica, mediche e delle scienze sociali ha scelto di rimanere in silenzio o ha emesso dichiarazioni vaghe una risposta che contrasta fortemente con il loro rapido e deciso sostegno in altri conflitti, come quello in Ucraina.
Questo schema suggerisce una risposta empatica selettiva: una tendenza a esprimere solidarietà verso persone percepite come appartenenti a un presunto “gruppo interno”, trascurando invece coloro che vengono classificati come “gruppo esterno” in base a nazionalità, etnia, religione o allineamento geopolitico.
Per sfidare questo silenzio selettivo, abbiamo pubblicato una lettera aperta rivolta alle associazioni professionali e accademiche nei settori dell’assistenza sanitaria, della sanità pubblica e delle scienze sociali, esortandole a riconoscere pubblicamente il genocidio a Gaza e a rivedere le proprie posizioni ufficiali.
Nel giro di pochi giorni, la lettera ha raccolto oltre 3.300 firme, di cui 1.300 da parte di accademici e professionisti. Inoltre, l’iniziativa ha spinto tre importanti associazioni di sanità pubblica — la European Public Health Alliance, la European Public Health Association e la World Federation of Public Health Associations, che rappresentano oltre 5 milioni di operatori sanitari a livello globale — a rilasciare una dichiarazione congiunta che riconosce il genocidio.
Il genocidio a Gaza rappresenta una prova etica cruciale per la comunità sanitaria pubblica globale, per gli scienziati sociali e per le associazioni accademiche. Il silenzio non è un’opzione.
In quanto studiosi e professionisti della salute, ci troviamo di fronte a una scelta netta: o onoriamo la nostra responsabilità etica collettiva e prendiamo posizione per prevenire ulteriori violenze di massa e carestie, oppure saremo ricordati per il nostro silenzio selettivo e la nostra inazione di fronte a una delle più gravi crisi morali e sanitarie del nostro tempo.
https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(25)01541-7/fulltext?fbclid=IwQ0xDSwL36KhleHRuA2FlbQIxMQABHsKbVxfVwD1RsLni4rPyxznZ8rHbkNPxSrmDI9XfZ3XpGHg_o-kAOd2uxf4b_aem_0Qd36EXmgI7yn3JSH6Vzag