23/07/2025
Il non è una terapia, ma può avere funzione terapeutica come qualsiasi pratica di tipo energetico.
Nel Reiki è prioritario uno stato di vuoto mentale da parte del praticante, per meglio rendersi "puro canale" energetico del Rei, energia dell'Universo, virtualmente ideale.
Nel terzo livello, secondo alcune scuole OKUDEN, secondo altre SHIMPIDEN essendo quello proprio del MAESTRATO, questo vuoto si arricchisce di uno stato di diversa presenza, conseguente al raggiungimento della , fase alchemica finale della sua trasformazione spirituale.
Nel Reiki il vuoto è fra le mani dell'operatore ed il corpo fisico del ricevente, lo spazio in cui è contenuta l'informazione della
Ma il della pratica Reiki è anche la manifestazione di uno stato di " " da parte del ricevente tale flusso vibrazionale, necessario per armonizzare il proprio Ki, energia vitale, presumibilmente richiedente riequilibrio.
Uno stato di distacco da ogni aspettativa e di totale apertura a ciò che potrà manifestarsi solo attraverso un cambiamento reale del proprio ciclo mentale, al momento evidentemente, sbilanciato.
Il Reiki è uguale per tutti, i risultati da esso indotti, sono soggettivi.
Tecnicamente, questa essenza si consegue con un profondo rilassamento fisico, atto a raggiungere uno stato simile al pre addormentamento/risveglio, definito Preconscio.
Con la pratica, il ricevente, apprende quanto questo stato di "Ma", non sia uno stato passivo, ma uno spazio attivo che determina il riequilibrio e l'armonia del corpo e della mente, necessari al transito del Rei in maniera fluida e produttiva.
Nella pratica la mia etica mi obbliga a ridurre i cicli di trattamento, allo stretto indispensabile perché il ricevente sia in grado di "fare da solo".
Sia in grado cioè autonomamente, di vivere il Reiki ricevuto, ascoltando la sua Anima, attraverso la comprensione del linguaggio sottile.
Un linguaggio non verbale, ma forse proprio per questo, più profondo.